Coraggioso film greco, non privo di difetti, che si mette tutto dalla parte di una gioventù disorientata e abbandonata a se stessa, divisa nelle storie famigliari così come nel mondo che abita, una Grecia alle prese con una profonda crisi economica, con una immigrazione che (come in Italia) si vorrebbe colpevolizzare, una società in cerca di capri espiatori che genera fascismo, razzismo ed omofobia. Il protagonista del film è il quasi sedicenne Dany (l’esordiente Kostas Nikouli), tipico esemplare di fricchettone gay, tutto sesso e discoteca, spensierato e gayo in apparenza, comunque in perfetta armonia con la propria sessualità. Nella prima scena del film lo vediamo che sta facendosi fare del sesso orale dal suo medico, probabilmente un omosessuale velato, forse più amico che cliente, a cui alla fine chiede in prestito del denaro per poter fare un viaggio ad Atene. Basta questa scena per farci entrare, noi gay, subito in armonia col giovane protagonista molto look oriented, affabile, determinato, e anche tenerone, sia per l’abbraccio al maturo amico che per le sue conversazioni col coniglietto che si porta nella borsa. Questo bellissimo coniglio bianco è il terzo protagonista del film, divertente metafora dell’adolescenza (forse un po’ troppo insistita) che dovrà pagare il suo prezzo per accedere alla maturità.
Dany, di origine albanese, vive a Creta, ma ora che la madre è morta, pensa di recarsi ad Atene dove vive il fratello etero Odysseas (il modello Nikos Gelia), maggiore di tre anni, commesso in una rosticceria. Ha in mente un programma preciso: andare col fratello alla ricerca del genitore biologico che li abbandonò piccolissimi ed ora ben sistemato con una nuova famiglia, e far partecipare il fratello dall’ugola d’oro ad un famoso concorso canoro. Tutti i loro problemi si risolverebbero grazie al genitore che dovrebbe riconoscerli come figli suoi e fargli quindi ottenere la cittadinanza greca. Il concorso canoro potrebbe lanciarli nel mondo delle star, quello delle cantanti italiane viste in tv che, con le loro canzoni, hanno forse accompagnato i momenti più belli della loro difficile crescita. Patty Pravo e Raffella Carrà sono anche la colonna sonora del film che, come avrete già arguito dalla trama, richiama molto il primo Almodovar e qualcosa di Greg Araki. La cosa più riuscita del film è però l’incontro scontro tra i due fratelli, all’inizio così diversi e distanti. Tanto fantasioso e spregiudicato il più giovane quanto riflessivo e ponderato l’altro, nonostante ci siano solo tre anni a separarli. Il film, diviso tra melodramma e road movie, segue il loro avventuroso viaggio verso Salonicco, città del genitore e del concorso canoro. Prima di partire incontrano un anziano amico che li ha visti crescere, Tassos (Aggelos Papadimitrou), una checca stile vizietto che conduce un locale di tendenza, Il Paradiso, e che si dimostra assai benevolo nei loro confronti. Sembra che uno degli obiettivi principali della regia non sia stato quello di abbattere e superare gli stereotipi ma di valorizzarli, dando loro una patente di legittimità, umanità e comprensione. Toccante la scena di Tassos che guarda i due giovani seminudi che dormono e si copre il villoso petto, quello su cui si addormentava il piccolo Dany, come per scacciare qualsiasi tentazione.
Il viaggio dei nostri due eroi si trasforma in una fuga nella foresta (anche questa un po’ troppo prolungata, nonostante la bellezza del paesaggio) dopo che vengono assaliti da una banda di omofobi. La tematica sociale, con bande di fascisti e omofobi che scorazzano liberamente, ed una polizia razzista e violenta, viene ad inserirsi assai bene nell’economia della storia, dandoci un quadro realistico e credibile del tormento che vivono i protagonisti. Tormento che il nostro Dany, con la sua irresponsabile tenacia saprà esorcizzare, portando completamente dalla sua parte il fratello timoroso e diffidente. La scena del ballo sulle note di “Rumore” nell’hotel abbandonato e fatiscente (perfetta metafora della Grecia contemporanea), ci dimostrerà come i due giovani siano molto più simili di quanto volessero farci credere.
Il finale del film, ottimo esempio di dramedy (dramma e commedia), anche se non ci coglie di sorpresa, ci fa mettere sulla punta della sedia, grazie soprattutto ai due bravi protagonisti che devono giocare con tutte le corde dei sentimenti.
Un film che per essere perfetto avrebbe bisogno di essere smussato in alcune parti (due ore sono troppe per una storia alla fine assai semplice) ma che comunque ci regala momenti deliziosi e personaggi accattivanti. Il film, proiettato in anteprima a Cannes 2014 nella sezione Un certain regard, viene distribuito, doppiato, nelle sale italiane dall’encomiabile Officine Blu ed arriverà sul mercato americano nel 2015 distribuito da Strand Releasing.