Non si era mai visto l’attraente Ryan faccia-d’-angelo Gosling con parruccona e occhialoni schermanti alla Tootsie, smalto scarlatto e ombretto ceruleo in stile Maraini, andatura goffa in ampi abiti cheap femminili: è l’apparizione choc nella svolta narrativa più improbabile di un discontinuo psycho-thriller americano, Love & Secrets di Andrew Jarecki, autore dell’apprezzato documentario nominato agli Oscar Una storia americana – Capturing the Friedmans su una famiglia accusata di pedofilia.
Tratto da un giallo irrisolto che stregò l’opinione pubblica americana negli anni ’80 per essere riaperto vent’anni dopo, l’inspiegabile scomparsa della moglie di un immobiliarista miliardario, tale Robert Durst, Love & Secrets vanta un cast di tutto rispetto, indubbiamente il pregio maggiore di questo passabile noir dagli echi hitchcockiani: oltre al bravo Gosling di Drive, sempre più convincente nel conferire spessore a personaggi complessi le cui apparenze bonarie svelano retroscena inquietanti, ecco l’ottima Kirsten Dunst di Melancholia nell’appropriato ruolo della dolce consorte del protagonista e un ritrovato Frank Langella in quelli mefistofelici del padre di lui avido di denaro e potere.
La vicenda viene ricostruita in maniera piuttosto fedele mentre il protagonista, di cui si cambia il nome in David Marks, viene interrogato in voce off durante il processo: figlio ribelle di una facoltosa famiglia di immobiliaristi-avvoltoi proprietari di mezza Times Square, David sposa contro la volontà dei suoi che mal vedono la discrepanza sociale una candida e semplice ragazza di Long Island, Katie, desiderosa di studiare medicina. Fugge con lei in Vermont, dove in idilliaca simbiosi la coppia apre un negozio di prodotti biologici, All Good Things (“Tutte cose buone”, titolo originale del film), che però è finanziato dal padre, il quale presto sospende i foraggiamenti per convincere il figlio a prendere in mano le redini della lucrosa attività di famiglia. Così avviene, ma lentamente David rivela tratti del proprio carattere di psicopatica instabilità, logorando inesorabilmente il rapporto con Katie, complici un aborto indotto e reiterate violenze domestiche. Il comportamento di David è riconducibile a un trauma infantile: all’età di sette anni assistette al suicidio della madre, tragedia conosciuta da Katie solo grazie alla confidenza di un’amica. Ferita occulta e non condivisa che genererà mostri. Così, un giorno, la signora scomparve.
Se fino a questo punto il regista orchestra abbastanza abilmente tensioni da manuale e disagi interpersonali, si rischia invece il deragliamento verso il ridicolo involontario con David che cambia vita fuggendo da Manhattan e travestendosi da donna – ma la situazione viene presentata ex abrupto senza alcun approfondimento psicologico al fine di giustificare il transfert edipico – per fare quindi amicizia con un anziano vicino, Malvern (interpretato dal grande Philip Baker Hall), che coinvolgerà in azioni criminose, questa volta intercettate dalla giustizia. Gosling è vistosamente stonato in questa parte di camuffamento gender in zona di frontiera tra Psyco e Doppia personalità che non ha una vera e propria plausibilità se non il semplice fatto di stupire lo spettatore.
“Mi incuriosisce sempre il lato umano nelle storie di mostri – spiega il regista – nel decifrare la vera e complicata vita nascosta dietro ad un comportamento estremo. Robert Durst, l’uomo che ha ispirato il personaggio di David Marks, era stato presentato dalla stampa come un personaggio quasi burlesco – questo travestito, ricchissimo ed eccentrico maniaco – ma quando abbiamo iniziato a fare ricerche su di lui, abbiamo trovato che ha iniziato come un ragazzo nel quale possiamo riconoscerci tutti, un ragazzo con sogni, speranze e desiderio di avere una bella vita”.
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