È probabilmente la donna single più ambita del Pianeta, e dopo il Golden Globe alla carriera con coming out ufficiale del gennaio scorso ha ripreso quello smalto presso la comunità lgbt che era rimasto un po’ offuscato per il non voler ammettere ciò che era ormai lapalissiano ben al di là della corteccia protettiva della non traspirante privacy hollywoodiana. Soprattutto dopo il ringraziamento nel 2007 alla sua “bellissima Cydney”, ossia la compagnia ultradecennale Cydney Bernard, mentre ritirava il premio “Woman in Entertainment”. Stiamo parlando ovviamente di Jodie Foster che potremo goderci dal 29 agosto nel nuovo, spettacolare fantathriller “Elysium” di Neill Blomkamp, regista sudafricano scoperto da quell’originale ‘guerrilla doc’ che era “District 9”, cinemetafora apocalittica anti-apartheid da ben quattro nominations agli Oscar tra cui quella di miglior film. Per “Elysium” Blomkamp ha avuto il triplo del budget di “District 9”, ossia circa cento milioni di dollari, e si vede. Siamo nel 2154 e la Terra si è immiserita diventando una specie di enorme immondezzaio malarico (le riprese sono state effettuate nella vera mega-discarica messicana di Borgo Poniente con controlli periodici sanitari di tutta la troupe poiché l’aria era intrisa per il 75% di materia fecale). I pochi ultraricchi vivono nella stazione orbitante stellata che dà il titolo al film, paradisiaca oasi extralusso punteggiata da ville e tenute da sogno “con pavimenti di marmo italiano” come riporta la finta pubblicità immobiliare sul sito ufficiale della versione australiana del film . Un umile operaio di una fabbrica di agenti-robot intriso di radiazioni a causa di un incidente sul lavoro, Max Da Costa (un Matt Damon tutto muscoli che mostrerà il suo fisico pompato anche nel supergay “Behind The Candelabra”), ha come sola possibilità di sopravvivenza riuscire ad arrivare su Elysium dove ogni cittadino possiede sofisticati macchinari medici guarisci-tutto. Tanto più che anche l’amata infermiera Frey (Alice Braga) ha una figlia leucemica moribonda, per cui dovrebbe fare in modo di partire insieme a lei.
Ma ovviamente Elysium è presidiata militarmente contro ogni tentativo di immigrazione terrestre e la cattivissima Segretaria Delacourt (Jodie Foster assai elegante in Armani dall’ennesima sfumatura di grigio) applica metodi terroristici da far impallidire la Bossi-Fini quali l’impiego del discutibile agente imbacuccato Kruger (Sharlto Copley) che provvede alla bisogna sparando missilotti killer alle astronavi prossime ad Elysium direttamente dalla superficie terrestre.
La metafora molto contemporanea del problema dell’immigrazione resta a livello basico ed “Elysium” va preso per quello che è, ossia un ordinario popcorn movie piuttosto manicheo – buoni da una parte, sotto, e cattivi dall’altra, sopra – con scene d’azione ben costruite e validi effetti speciali della Industrial Light & Magic. È curiosa la deriva da B-movie della seconda parte del film, in cui per far tornare in gioco un personaggio che possa dare una quadra alla sceneggiatura gli viene praticata un’istantanea ricostruzione maxillo-facciale francamente un po’ ridicola.
L’immaginario pesca un po’ ovunque nell’universo fanta-creativo cinematografico, dall’esoscheletro di “Alien – Scontro finale” in versione semplificata indossato da Damon, al look di Kruger con palandrane postatomiche in puro stile Mad Max. E quando si guarda su verso Elysium non si può non pensare allo sfolgorante Mondo di Sopra del recente “Upside Down”. L’unico personaggio che resta impresso è però proprio quello della granitica Delacourt, una Jodie Foster imperturbabile e spietata dal francese fluente (lingua parlata su Elysium, mentre sulla Terra domina lo spagnolo) che si può apprezzare soprattutto nella versione transalpina in cui la Foster doppia se stessa. Curiosità: forse non tutti sanno che il vero nome di Jodie Foster è Alicia Christian, mentre Jodie era il soprannome della compagna di sua madre Evelyn, tale Jo Dominique.