Non ci sono teorie ne’ complotti, non c’e’ il palazzo reale, non ci sono i figli, ne’ la sua relazione con il marito Charles. Non ci sono contrasti di corte, beghe con la servitu’ e nemmeno tanto i paparazzi. Questa “Diana” firmata da Oliver Hirschbiegel e tratta dal romanzo di Kate Snell del 2001 non racconta nulla di particolarmente segreto, se non la storia d’amore con il cardiochirurgo pachistano Hasnat Khan di cui effettivamente, per chi non ama il gossip, non se ne sa poi molto. Ma non era quello che desideravamo conoscere della “storia segreta di lady D”.
La tesi degli autori e’ quella che l’amore vero e sincero tra i due sia stata la spinta propulsiva di tutta l’attivita’ umanitaria di Diana negli ultimi due anni della sua vita, in particolare della sua campagna contro le mine anti-uomo nelle zone di guerra del pianeta.
Il risultato giunto in sala e’ alquanto terrificante. La brava Naomi Watts tenta disperatamente di somigliare a Diana facendone in realta’ una macchietta (il lavoro di parrucchieri e truccatori non va a suo favore), una sorta di ragazzetta dal cuore d’oro che per amore gira mezzo mondo coccolando i bambini. Il cardiochirurgo Hasnat sembra preso da un fotoromanzo di Bollyhood e i due piccioncini insieme non sfigurerebbero in una telenovela da primetime mattutino. Uscito in Inghilterra a fine settembre, “Diana” e’ stato accolto a fischi da tutta la stampa britannica, che lo ha unanimemente definito “spazzatura”. Noi italiani, forse meno suscettibili in materia, possiamo accontentarci di mantenere le distanze. A meno che non siate in fase harmony.
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