Un film, “Allacciate le cinture”, che sembra avere come primo obiettivo quello di coinvolgere ed interessare il più ampio pubblico possibile. E siamo sicuri che ci riuscirà e che le sale saranno piene di gay ed etero pronti ad emozionarsi davanti all’esplosione di una passione carnale imprevedibile, lei istruita e sensibile, lui rozzo e superficiale, ma entrambi con dei corpi da brivido in attesa solo di esprimere tutte le loro potenzialità (che generosamente non ci vengono nascoste).
In effetti c’è anche qualcosa di più, almeno nelle intenzioni. Quella cosa che si chiama amore e che scocca a nostra insaputa, nei momenti più imprevedibili, come all’inizio del film sotto una pensilina dell’autobus ed una pioggia torrenziale. Ma la spinta decisiva arriverà quando oltre alla bellezza del corpo, la protagonista scoprirà nel suo uomo anche una debolezza (è dislessico) che glielo mostra nella sua umanità. Il film è quindi la storia di questo amore, che durerà tutta la vita, nonostante diverse turbolenze. Ozpetek non rinuncia comunque ad una visone corale della storia, coralità che è sicuramente la cosa migliore del film, con diversi personaggi secondari che non rimangono mai delle semplici macchiette ma vengono cesellati come figure complete, ognuna con qualcosa da comunicare.
Una di queste assurge quasi ad un ruolo primario, accompagnando il film dall’inizio alla fine, senza però diventare una seconda storia e nulla togliere (o aggiungere) alla trama principale. Parliamo del personaggio di Fabio (Filippo Scicchitano, qui al suo secondo ruolo gay), amico del cuore di Elena (Kasia Smutniak), la protagonista, gay dichiarato e sereno, che ha idee particolari sull’amore ed il sesso, tipiche di molti omosessuali, comunque mai contrastato dall’amica che ci dà una bella lezione di tolleranza e comprensione. L’incontro tra Fabio e Antonio (un sorprendente Francesco Arca alla sua prima prova cinematografica), il protagonista maschile, non è dei migliori, perché Fabio, che già sbavava davanti al suo fisico, non può sopportare l’istintiva e rozza omofobia di Antonio. In seguito impareranno ad essere amici (ma nulla di più, come il bon ton insegna).
Al film abbiamo dato due GG di rilevanza gay, perché, anche se non ci sono storie gay ed il film è centrato su una storia d’amore etero, il film è gay dall’inizio alla fine, grazie alla continua presenza di Fabio (che comunque non ha nulla di sterotipato), allo spirito gayo che il regista mette praticamente in ogni scena, attraverso battute, osservazioni o commenti, e, last but not least, anche con una piacevolissima insistenza sul fascino del protagonista maschile, nudo o vestito che sia.
Dicevamo di un film che sembra fatto a tavolino per piacere a tutti, e che per questo si lascia andare ad immagini da cartolina, a stucchevoli girotondi intorno al viso della protagonista, spesso alla ricerca della gag facile (la salsiccia in bocca alla vegana), o del melodramma strappalacrime, che però trova anche momenti genuini ed efficaci, soprattutto nelle scene corali della prima parte, in alcuni momenti della vita di coppia (quando ad esempio marito e moglie si parlano ormai solo di spalle), e nella caratterizzazione dei vari personaggi (indimenticabile la compagna d’ospedale di Elena).
Restiamo però sempre in attesa del capolavoro che prima o poi, siamo sicuri, Ozpetek saprà regalarci.
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