Vaclav Fomic Nižinskij è stato un ballerino e coreografo russo di origine polacca. Omosessuale (forse bisessuale). Considerato uno dei ballerini più dotati della storia, divenne celebre per il suo virtuosismo e per la profondità e intensità delle sue caratterizzazioni.
Nacque a Kiev da una famiglia di ballerini polacchi emigrata in Russia e considerò sua madre e patria sempre la Polonia, nonostante la sua non perfetta conoscenza della lingua.
Si iscrisse alla Scuola di Ballo Imperiale di San Pietroburgo nel 1900, dove studiò con Enrico Cecchetti, Nikolaj Legat e Paul Gerdt. A 18 anni si esibì sul palco del teatro Mariinskij in ruoli da protagonista; assieme a lui era la sorella Bronislava Nižinskaja, che lo seguì per parte della sua carriera, diventando anch’essa grande ballerina e coreografa.
La relazione con Djagilev
Il punto di svolta nella vita di Nižinskij è il suo incontro con Sergej Djagilev, membro dell’élite di San Pietroburgo e ricco mecenate, che promuove le arti visive e musicali russe all’estero, in special modo a Parigi. Nižinskij e Djagilev diventano amanti e Djagilev prende in mano la direzione della carriera artistica di Nižinskij. Nel 1909 organizza la tournée parigina di una compagnia di ballo di cui Nižinskij e Anna Pavlova sono le étoiles. Lo spettacolo riscuote un grande successo che accresce la reputazione dei tre attraverso i circoli artistici europei. Sulla scia del successo Djagilev crea la compagnia Les Ballets Russes che il coreografo Michel Fokine renderà una delle compagnie di ballo più famose dell’epoca.
Dal 1909 al 1913 la relazione personale e quella professionale fra i due procedettero sempre di pari passo (sia pure attraverso momenti tempestosi, oggetto di pettegolezzi non sempre benevoli nella “buona società” letteraria e artistica). Fino alla fine: la decisione di Nižinskij di sposarsi e quella di porre fine alla collaborazione con Djagilev coincisero.
Vaclav Nižinskij in Le Spectre de la rose (1911). Disegno di George Barbier
Il talento di Nižinksij fu evidenziato in diversi allestimenti di Fokine, tra cui Le Pavillon d’Armide (musiche di Nikolaj Cerepnin), Cléopâtre (musiche di Anton Arenskij ed altri compositori russi) e il divertissement “La festa”. La sua esecuzione di un pas de deux da “La bella addormentata” di Pëtr Il’ic Cajkovskij fu un grandissimo successo.
Nel 1910 si esibì in Giselle e nei balletti Il carnevale e Shéhérazade, basati su una suite orchestrale di Nikolaj Rimskij-Korsakov.
Rientrato al teatro Mariinskij, ne fu espulso presto a causa di uno scandalo omosessuale. Divenne allora membro fisso della compagnia di Djagilev, le cui realizzazioni furono da quel momento centrate sul suo ruolo e le sue capacità. Fu così protagonista dei nuovi allestimenti di Fokine, Le Spectre de la rose di Carl Maria von Weber e Petruška di Igor Stravinskij.
Col supporto e l’incoraggiamento di Djagilev, che ne intuì le doti fin lì inespresse in questo campo, Nižinskij iniziò a lavorare egli stesso come coreografo, influenzato dall’euritmica di Émile Jaques-Dalcroze, e produsse tre balletti, Il pomeriggio di un fauno (L’après-midi d’un faune), su musica di Claude Debussy (1912), Jeux (1913) e La sagra della primavera su musiche di Stravinskij (1913).
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Il pomeriggio di un fauno (balletto).
Nei suoi spettacoli Nižinskij introduce forti innovazioni, prendendo le distanze dallo stile del balletto dell’epoca. I suoi radicali movimenti angolari, uniti alla forte carica di sottintesi sessuali, causano disordini al teatro degli Champs-Elysées quando “La sagra della primavera” debutta a Parigi. In Il pomeriggio di un fauno viene accusato di “masturbarsi” nella sciarpa di una ninfa.
Il matrimonio
Nel 1913 la compagnia de Les Ballets Russes parte per un tour in America del Sud senza Djagilev, per via della sua paura dei viaggi trans-oceanici. Senza la supervisione del suo mentore, Nižinskij sposa Romola de Pulszky, una contessa ungherese. Secondo le memorie della sorella Bronislava Nižinskaja la de Pulszky, grande ammiratrice del ballerino, fece di tutto tramite i propri contatti per potersi avvicinare a Nižinskij, fino al riuscire a viaggiare sulla sua stessa nave in occasione di un trasferimento.
Numerose furono le ipotesi sulle vere ragioni che stavano dietro a questo matrimonio: la più diffusa vuole che Nižinskij vide nella ricchezza e nel titolo nobiliare della de Pulszky un mezzo per affrancarsi dalla dipendenza da Djagilev.
Romola è stata successivamente criticata da molti come la donna che forzò Nižinskij ad abbandonare la propria arte per il cabaret, e le cui maniere pragmatiche e decise spesso si scontravano con la natura sensibile dell’artista. Molti vedono in questo fatto un contributo allo scivolamento di Nižinskij nella follia. E nel suo diario Nižinskij annota che “mia moglie è una stella che non splende…”.
Si sposarono a Buenos Aires ed al ritorno in Europa furono immediatamente licenziati da Djagilev in preda alla gelosia. Nižinskij cercò di fondare una propria compagnia, ma un cruciale ingaggio londinese fallì per problemi amministrativi.
Il declino
Durante la prima guerra mondiale Nižinskij, cittadino russo, fu internato in Ungheria.
Djagilev riuscì a farlo espatriare per un tour in America del Nord nel 1916, dove fu coreografo e protagonista del balletto “Till Eulenspiegel”.
I segni della sua dementia præcox iniziarono a manifestarsi allora agli altri membri della compagnia. Nižinskij aveva paura degli altri ballerini e temeva che le botole del palcoscenico venissero lasciate volutamente aperte per farlo cadere dentro.
Con un esaurimento nervoso nel 1919, la carriera di Nižinskij giunse di fatto alla fine. Gli fu diagnosticata la schizofrenia e la moglie lo fece ricoverare in Svizzera, affidandolo alle cure dello psichiatra Eugen Bleuler.
Nižinskij avrebbe trascorso il resto della sua vita entrando e uscendo da ospedali psichiatrici.
Morì in una clinica di Londra l’8 aprile 1950 e fu sepolto a Londra, dove rimase fino al 1953, quando la salma venne traslata al Cimitero di Montmartre a Parigi, in una tomba accanto a quelle di Gaetano Vestris, Théophile Gautier e Emma Livry.
I Diari
Nel 1919, sulla soglia della malattia, Nižinskij scrisse tre quaderni conosciuti come i Diari.
Questi quaderni mostrano con grande candore il fragile equilibrio psichico di Nižinskij, gli argomenti trattati sono prevalentemente di carattere ideale e di pensiero, egli scrisse questi quaderni con l’idea che sarebbero stati pubblicati e avrebbero insegnato alle genti del mondo ad amarsi e a non mettere il denaro al centro della vita. Parla del contatto degli uomini con la natura e con l’universo, dell’amore per gli animali che motiva il suo essere vegetariano, vengono poi esplicitate alcune incomprensioni con la moglie e con i genitori di lei, il suo amore per tutta l’umanità viene espresso con convinzione più volte in tutti e tre i quaderni, sono presenti alcuni discorsi sulla sessualità (che furono censurati nella prima edizione condotta sulla traduzione inglese curata dalla moglie con la collaborazione di Jennifer Mattingly, nel 1936) mentre la danza viene menzionata molto poco.
Un elemento fondamentale è il dialogo di Nižinskij con una seconda parte della sua personalità che viene designata come “Dio”, egli sottolinea la sua dipendenza da questa entità che vive dentro di lui e che ha il potere di decidere ogni sua mossa. Infine Nižinskij si dimostra consapevole della mestizia della moglie e del medico di famiglia che cominciano a leggere nel suo comportamento i primi segni della malattia, comprende che le persone che lo circondano vedono in lui un malato mentale e teme la chiusura in manicomio. (Wikipedia)
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