Paolo Seganti, gay romano 35enne dichiarato, la notte dell’11 luglio 2005 fu assassinato barbaramente a Roma, nei giardini di Parco delle Valli. Il carnefice è ancora a piede libero e nessuna giustizia è stata fatta. Nel 2007 il Comune di Roma ha deciso di dedicargli una piazza proprio in quei giardini che l’hanno visto morire solo perchè omosessuale. Paolo avrebbe voluto fare il prete, ma nel 1998 gli fu detto che non poteva perché omosessuale.
“Paolo Seganti, romano di 35 anni assassinato a Roma nella notte del 10 luglio (2005). Ucciso in un parco di periferia, mentre urlava disperatamente aiuto facendosi sentire dalla gente dei palazzi vicini che stava in casa con le finestre aperte per il caldo. Qualcuno ha avvisato la polizia e qualcun altro i carabinieri, ma le pattuglie intervenute non hanno notato niente di strano e se ne sono andate. Poi si è sentito di nuovo urlare e poi più nulla. La mattina dopo una signora che portava a spasso il cane ha trovato il cadavere immerso nel sangue e ha dato l’allarme. Secondo la ricostruzione fornita, Paolo Seganti è stato torturato con un coltello che gli ha procurato oltre venti ferite ai genitali e alle natiche e poi finito con un colpo alla base del cranio. Le indagini sono ancora in corso, ma almeno stando alle apparenze, l’omosessualità della vittima non è un dettaglio insignificante per spiegare l’accaduto. Paolo Seganti era un gay dichiarato e un cattolico praticante. “Uno che aveva scelto di non nascondere la sua fede e il suo orientamento omosessuale”.” (Gianni Rossi Barilli, Pride, agosto 2005)
“…Con Paolo non se ne è andata solo una persona conosciuta o sconosciuta, con lui evapora l’illusione che certe cose capitano solo a chi, in fondo, un po’ se le cerca, a chi non sta dalla parte giusta, nel modo giusto, fra le persone giuste, con i giusti mezzi per garantirsi il giusto grado di visibilità, riconoscimento, libertà. Con lui se va definitivamente la certezza del diritto e, lasciatemelo dire, del privilegio. Paolo non era un marchettaro a caccia di sesso nel parco, non aveva sordidi conti in sospeso (come se ciò potesse giustificare un omicidio). Paolo era un bravo ragazzo, un ragazzo normale senza grilli per la testa, credente in sofferenza perché rifiutato da quella comunità cattolica alla quale sentiva di appartenere, della quale voleva far parte. Era solo andato ad annaffiare le sue amate piantine e ha pagato con la vita il prezzo dell’odio e del disprezzo, delle crociate moralizzatrici partorite dalla mente malata di Ratzinger, sostenute dal centro-destra nel silenzio colpevole e ossequioso del centro-sinistra, condivise dagli integralisti di questo ed ogni altro paese maschilista ed eterosessista. I giornali e la TV quasi non hanno parlato dell’assassinio di Paolo e quando lo hanno fatto non sono riusciti a risparmiare all’intelligenza e, soprattutto, alla vittima, un supplemento di offesa, evidente o sottesa. Figuriamoci se poteva rimbalzare sulla stampa nazionale la notizia di una fiaccolata straordinariamente partecipata, sentita, con motivazioni tanto importanti che non riguardano più, ne mai hanno riguardato soltanto i gay, le lesbiche e i/le transessuali…” (CinziaRicci.it)
Condividi