Il premio Oscar Almendros Nestor ha conquistato la sua grande notorietà lavorando come direttore della fotografia con registi come Eric Romer e Francois Truffaut, Ma è anche stato regista di numerosi film, tra qui il forte atto di accusa contro la persecuzione degli omosessuali nella Cuba di Castro “Mauvaise Conduite” (1984).
Almendros è nato e cresciuto a Barcellona da genitori entrambi insegnanti. Da sempre avido cinefilo, si iscrisse nel 1946 ad una cineteca. I film che vide in quella occasione lo convinsero che i film possono essere una forma d’arte e non soltanto una forma di intrattenimento. Egli in seguito ricordò quella esperienza come la sua “entrata nel mondo del cinema, il suo primo momento di consapevolezza”.
Nel 1948 per evitare l’arruolamento nell’esercito spagnolo, lasciò la Spagna per Cuba, dove viveva suo padre da quando andò in esilio dopo la vittoria Fascista nella guerra civile spagnola nel 1939. La madre e i fratelli lo seguirono nel 1949.
Il giovane Almendros fu felice di scoprire l’ampia varietà di film internazionali che si potevano vedere a Cuba, ma rimase deluso per l’assenza di cineteche. Cosi nel 1951, insieme a Guillermo Cabrera Infante, che poi diventò scrittore e Tomas Gutierrez Alea che diventò un regista (Fresa y chocolate -Fragola e cioccolato) (1994) fondò la Cinemateca di Cuba, la prima associazione cinefila del Paese, chiusa poi nel 1954 dal regime di Batista.
Nel 1955 si laureò in Lettere e Filosofia.
Almendros, e gli altri membri dell’associazione, aspiravano ad una carriera nel cinema, ma si scontrarono con la natura chiusa delle associasioni sindacali locali dei lavoratori dello spettacolo. Ad ogni modo essi speravano di poter produrre dei film più seri dei film musicali e dei melodrammi che in quel periodo venivano prodotti a Cuba. Nel 1949 Almendros e Gutierrez Alea fecero il loro primo tentativo di produzione indipendente con il film “Una confusion cotidiana” basato su di una storia di Kafka.
Almendros presto si rese conto che era necessario migliorare la sua istruzione cinematografica per avere successo nella professione che aveva scelto. Cosi si iscrisse al Institute of Film Techniques presso il City College di New York, ma rimase molto deluso dalla carenza di risorse della scuola. Nel 1956 decise di proseguire i suoi studi presso il ‘Centro Sperimentale di Cinematografia’ di Roma, ma lì rimase deluso dalla scarsa qualità degli istruttori e dal loro punto di vista conservatore riguardo alle tecniche cinematografiche. Non volendo tornare nel clima politicamente repressivo della Spagna Franchista e della Cuba di Batista, Almendros ritornò a New York, dove si trovò un lavoro come insegnante di spagnolo al Vassar College. Con i risparmi provenienti da quel modesto salario comprò una telecamera 16 millimetri e iniziò a sperimentare con l’uso degli effetti di luce.
Nel 1959 Almendros tornò a Cuba dopo la vittoria della rivoluzione castrista. Sebbene in seguito divenne fortemente disilluso riguardo ai metodi
di Castro, egli inizialmente sperò che il nuovo regime avrebbe portato a positivi cambiamenti.
Trovò un lavoro presso lo ICAIC (Instituto Cubano de Arte e Industria Cinematográfico) lavorando come cameramen e come regista per film di propaganda con temi politici ed educativi.
Non soddisfatto del suo lavoro ufficiale, Almendros deecise di produrre un documentario indipendente intitolato “Gente en la Playa” nel quale sperimentò l’uso della luce, dall’illuminazione brillante del sole sulla spiaggia, alla relativa oscurità di un autobus affollato di gente.
Almendros espresse liberamente le sue idee circa le tecniche cinematografiche, e questo lo portò a scontrarsi con alcuni potenti del ICAIC. Il risultato fu che i materiali necessari alla produzione di “Gente en la Plaia” furono confiscati per impedirgli di completarlo. Alla fine egli riuscì a recuperarli e a finire il film rinominandolo “Playa del Pueblo”. Il film fu in seguito vietato perchè era stato fatto senza i permessi ufficiali.
Come risultato dell’adesione al comunismo da parte di Castro, i film che potevano essere proiettati a Cuba provenivano quasi esclusivamente dal blocco sovietico.
Nel 1962 lasciò definitivamente Cuba per Parigi, dopo che la censura castrista aveva messo al bando due suoi cortometraggi.
In Francia mostrò una copia contrabbandata di “Gente en la playa” a vari film festival, che fu ben accolto ma non portò ad offerte di lavoro. Nel 1964 Almendros stava per abbandonare i suoi sogni di carriera nel cinema quando ebbe un colpo di fortuna. Gli capitò di essere presente quando il direttore della fotografia del film di Eric Rohmer “Paris vu par…” se ne andò. Almendros si offrì per quel posto. Il produttore Barbet Schroeder gli propose una prova di un giorno e poi, contento del risultato, lo assunse.
A quel tempo Rohmer stava lavorando per il canale educativo della televisione francese. Sapendo che Almendros aveva bisogno di lavorare, gli procurò del lavoro nella produzione di documentari educativi. Tra il 1965 e il 1967 Almendros fece circa due dozzine di film di questo tipo.
Nel 1966 Rohmer diede ad Almendros la sua prima opportunità di essere direttore della fotografia in un film lungometraggio. “La collectionneuse”, che vincendo un Orso d’argento al Film Festival di Berlino, attirò su Almendros l’attenzione della critica. Egli lavorò in oltre cinquanta film. Rohmer fu il regista di sette di questi, tra i quali “Ma nuit chez Maud” (1969), “Le genou de Claire” (1970), e “Die Marquise von O.” (1975) che vinse il premio della giuria al film festival di Cannes nel 1977.
Almendros ha anche avuto l’opportunità di lavorare in nove film di Francois Truffaut, che lui ammirava molto. La loro prima collaborazione fu in “ Domicile conjugal” (1970). Negli anni seguenti essi lavoreranno assieme in film come “Histoire d’Adèle H.” (1975), “L’homme qui amait les femmes” (1977), “Le dernier métro” (1980), che fu premiato con un Premio César per la fotografia dall’Accademia Francese per le Arti
e le Tecniche.cinematografiche.
Il lavoro di Almendros come direttore della fotografia lo portò anche a Hollywood dove si trasferì nel 1978. Tra i film di quel periodo “Days of Heaven “(I giorni del cielo) (1976) di Terence Malick, che gli valse un premio Oscar per la miglior fotografia, “Kramer vs. Kramer”( (Kramer contro Kramer )(1978) di Robert Benton, “The blue Lagoon”(Laguna Blu) (1979) di Randall Kleiser, “Sophie’s Choise”(La scelta di Sophie) (1982) di J. Papula e “A Place in the Heart”(Le stagioni del cuore) (1984) di Robert Benton.
Nel suo lavoro Almendros si preoccupava soprattutto delle questioni di luce. Anche al tempo dei suoi primi film amatoriali egli studiava e sperimentava con l’uso della luce naturale disponibile, giungendo a sostituire l’illuminazione elettrica con quella a candele, come fece con risultati straordinari in “La Camera verde” (1978) di Truffaut.
I critici lo hanno paragonato ad un pittore per la sua attenzione alle luci, ai colori ed alla composizione. Questa sua capacità, combinata alla volontà di rischiare e tentare nuove soluzioni a difficili problemi di luci, rese il suo lavoro particolarmente interessante per i registi della Novelle Vague come Rohmer e Truffaut, che nei loro film puntavano alla verosimiglianza piuttosto che agli effetti speciali.
Rohmer elogiò Almendros per la sua precisione e meticolosità, caratteristiche che ritroviamo in quanto egli stesso scrive sul suo lavoro cinematografico nella sua autobiografia pubblicata in Francia nel 1980 “Un homme à la caméra” .
Documentari sulla repressione a Cuba.
Nel 1984 Almendros realizzò un progetto che metteva a frutto le sue esperienze acquisite quando girava documentari a Cuba. “Mauvaise condite” utilizza interviste filmate con ventotto cubani esiliati, che erano stati internati negli UMAP (Unidad Militar de Ayuda a la Producción) campi di lavoro forzato. I prigionieri erano stati arrestati per ciò che il regime Castro considerava dissidenza, essendo entrati in collisione conl’omofobia istituzionalizzata della legge cubana. Almerndros usò questo film come un veicolo per svelare la persecuzione dei gay a Cuba, ma egli espresse la speranza che gli spettatori capissero che “questo è solo un aspetto, forse il più assurdo, di una repressione più grande”.
La reazione della critica al film fu estremamente positiva . “Mauvaise condite” fu salutato come un importante documentario politico. Esso vinse molti premi tra cui il Gran Premio dei Diritti Umani a Strasburgo.
Come esposizione del brutale trattamento del regime di Castro verso i suoi cittadini omosessuali “Mauvaise condite” anticipa lavori come il potente resoconto di Reinaldo Arena sulla sua persecuzione dei gay a Cuba “Before Night Fall” (Prima che sia notte)(1993).
Nel 1988 Almendros co-diresse un altro documentario sulla repressione a Cuba “Nadie escuchaba”. Ancora una volta il film traeva la sua forza dalla sua franchezza: persone reali che raccontavano le loro terribili storie con le loro parole. Per Almendros le parole stesse e le espressioni facciali della gente che parlava costituivano gli elementi più importanti del film. Egli evitava deliberatamente gli “effetti pseudo-artistici” e la musica di sottofondo.
Essendo un uomo molto riservato, Almendros condusse la sua vita sessuale ed emotiva con grande discrezione. Nella sua autobiografia egli non menziona nemmeno la sua omosessualità.
Egli morì all’età di sessantuno anni per un linfoma AIDS-correlato. Egli sarà ricordato come un Maestro nell’uso della luce per portare il realismo nei film, e nell’uso dei film per portare alla luce la dura realtà.
(R.M.)
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