Maurice Sachs, pseudonimo di Maurice Ettinghausen, è stato uno scrittore francese. Omosessuale dichiarato.
La vita di Maurice Sachs presenta un contrasto insanabile fra le positive qualità letterarie, che fanno sì che i suoi libri siano pubblicati ancor oggi, e la personalità, che non è eccessivo definire sociopatica.
Omosessuale, di gradevole aspetto, Sachs visse un po’ prostituendosi al fior fiore dell’intellighenzia gay parigina dell’epoca, un po’ facendo il segretario dei suoi amanti, un po’ rubando, un po’ truffando (commerciava in libri e manoscritti d’antiquariato, falsificandoli sfacciatamente), e un po’ con gli introiti del normale lavoro di scrittore. Alla fine della sua vita non esitò, lui ebreo ed omosessuale, a diventare durante la seconda guerra mondiale spia e collaboratore della Gestapo nazista.
Ovviamente la gratitudine non era la sua qualità principale, per cui nei suoi scritti, soprattutto Il Sabba, ci ha lasciato una quantità di pettegolezzi e giudizi spietati sulle debolezze (omosessuali e non) dei personaggi da lui frequentati o conosciuti, quali Marcel Proust, Jean Cocteau, André Gide, Max Jacob ed altri ancora. Se la lettura di queste pagine è amena per il lettore d’oggi, non lo fu certamente per i diretti interessati ancora in vita al momento della pubblicazione dell’opera.
Eppure Hans Mayer, nel suo saggio I diversi, probabilmente forzando i termini della questione come già aveva fatto Jean Paul Sartre con Jean Genet, vede nell’opera e nella vita di Sachs la prefigurazione di quel rifiuto dell’Illuminismo che sarebbe stato portato a termine, dopo la guerra, da personaggi più complessi e completi, come appunto Jean Genet.
Durante la guerra Sachs fu assunto dalla Gestapo di Amburgo come agente infiltrato negli ambienti francesi del Service du Travail Obligatoire (STO – “Servizio del lavoro obbligatorio”), vivendo nel 1943 una vita da avventuriero e da spia negli ambienti dei trafficanti del mercato nero, divertendosi spensieratamente con giovani francesi della Légion des Volontaires Français (LFV – “Legione dei volontari francesi”), campando d’intrallazzi e truffe, e denunciando senza tregua. Viveva con due giovani collaborazionisti francesi omosessuali, Philippe Monceau e Paul Martel.
Conosciuto presto con il soprannome di “Maurice la tante” (“Maurice la checca”), molti giurarono di rendergli la pariglia appena si fosse presentata l’occasione. Nel novembre 1943, fu però arrestato dalla Gestapo, stanca dei suoi errori, delle sue imprudenze e dei suoi rapporti falsi. Venne imprigionato nel carcere di Fuhlsbütteln, lo stesso in cui aveva fatto rinchiudere molta gente.
Nel 1950 Philippe Monceau afferma nel suo libro Le dernier sabbat de Maurice Sachs (“L’ultimo sabba di Maurice Sachs”) che Sachs fu linciato dagli altri prigionieri dopo la partenza dei custodi nel 1945, e che il suo cadavere venne buttato in pasto ai cani.
Tuttavia la sua fine fu meno spettacolare e romanzesca. Nella primavera del 1945, di fronte all’avanzata delle truppe britanniche, la prigione di Fuhlsbüttel fu evacuata su Kiel, una lunga marcia di diversi giorni.
Il terzo giorno, il 14 aprile 1945, alle undici del mattino, era sfinito e non poteva continuare la marcia della morte. Venne abbattuto con una pallottola alla nuca, e il suo cadavere fu abbandonato sul bordo della strada con quello di un compagno di sfortuna. (Wikipedia)
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