Maestro assieme a Jean Renoir del ‘Realismo poetico’ Marcel Carné è stato autore di alcune delle pellicole fondamentali del cinema francese nel decennio tra il 1936 fino al 1946 come ‘Jenny’ (1936), ‘Drôle de drame’(1937), ‘Le quai des brumes’ (Il porto delle nebbie, 1938), ‘Hôtel du Nord’ (1939), ‘Le jour se lève’(Alba Tragica, 1939) e soprattutto il suo capolavoro ’Les Enfant du Paradise’ (Amanti perduti, 1945). Nel suo lavoro egli ha avuto la possibilità di giovarsi di collaboratori eccezionali come il poeta Jacques Prévert e di attori del calibro di Jean Gabin ( perfetta incarnazione dell’eroe disperato in Il porto delle nebbie e in Alba Tragica).
Marcel Carné è nato a Batignolles, Parigi il 18 Agosto 1906 (per molto tempo lui sostenne di essere nato nel 1909). Quando aveva soli cinque anni la madre morì di polmonite, tragedia da lui mai del tutto superata. Il padre ebanista cercò di avviarlo al suo stesso lavoro, ma Marcel cambiò presto attività per entrare come impiegato in una compagnia di assicurazioni. Nel frattempo, dall’età di 15 anni, iniziò ad appassionarsi al cinema ed in particolare ai film di Friedrich W.Murnau, Fritz Lang e Josef von Sternberg. Dopo aver frequentato dei corsi all’École technique de Photographie et de Cinéma, Carné iniziò la sua carriera nel cinema come critico nella rivista “Ciné-Magazine”. Quindi dopo aver realizzato alcuni filmati pubblicitari, diresse nel 1929 il suo primo cortometraggio dal titolo “Nogent, Eldorado du dimanche”, un documentario che riprendeva della gente comune sulle rive della Marna in una domenica d’estate.
In seguito divenne assistente alla regia di René Clair (nel film ‘Sotto i tetti di Parigi’, 1930) e di Jacques Feyder. Nel 1936, all’età di 25 anni, grazie all’aiuto di Feyder, Carné riuscì a realizzare il suo primo film ‘Jenny’, triste melodramma su di una tenutaria d’una casa di appuntamenti che non riesce a tirarsi fuori dal suo ambiente e dal suo passato.
Il quel periodo il regista assistendo alle rappresentazioni teatrali del gruppo “Octobre” conobbe il poeta surrealista e sceneggiatore Jacques Prévert , col quale poi iniziò un fertile sodalizio durato più di dodici anni.
L’anno seguente girò il primo film con la sceneggiatura di Prévert “Drôle de Drame” (“Lo strano dramma del dottor Molineux”) una commedia dadaista, paradossale e ironica ambientata in una Londra caricaturale.
Quindi nel 1938 ‘Il porto delle nebbie’ (Le quai des brumes) infelice storia d’amore tra Jean, un disertore dalla Legione straniera e Nelly una giovane orfana, perseguitata da un potente ganster suo tutore-seduttore; Jean lo uccide ma è colpito a sua volta da un membro della banda e muore tra le braccia dell’amata.
Nel 1938 seguì ‘Albergo Nord’ (Hôtel du Nord) e l’anno seguente ‘Alba tragica’ (Le jour se lève) storia di un operaio che, preso d’assedio dalla polizia nella sua camera in una soffitta, rivive in tre flashback i momenti che lo hanno condotto ad uccidere per amore e, quando si leva il sole, si spara.
Nel 1943, seguirà il meno fortunato ‘L’amore e il diavolo’ (Le visiteurs du soir), una leggenda medievale. Quando Parigi venne liberata dai tedeschi, Carné e Prévert presenteranno il loro capolavoro: ‘Gli amanti perduti’ (Les enfants du paradis), ambientato in una Parigi ottocentesca, è la storia delle vite incrociate di un famoso mimo Battiste Debureau( Jean-Louis Barrault) e di un grande attore Frédérick Lemaître(Pierre Brasseur), entrambi innamorati della bella e statuaria Garance( Arletty). ‘Les enfants du paradis’ segnò l’apice della sua produzione artistica. Dopo la seconda guerra mondiale la sua squadra di collaboratori si disperse. I suoi film successivi, che ancora insistevano su temi quali il fatalismo e le storie d’amore senza speranza, non incontrarono più lo stesso favore di pubblico e di critica. A ciò contribuì anche un giudizio poco benevolo da parte dei critici della Nouvelle Vague e questo nonostante che Francois Truffaut avesse di Carnè una grande considerazione.
Di questo secondo periodo ricordiamo ‘ Juliette ou la Clef des songes’ (1951) con una grande interpretazione di Gerard Philipe; ‘ Thérése Raquin’ (1953) dal romanzo di Zola, con Simone Signoret e Raf Vallone; ‘Peccatori in blue-jeans’ (Les tricheurs, 1958), “Trois chambres à Manhattan”, (1965), ‘I giovani lupi’ (Les jeunes loups, 1968) e ‘Inchiesta su un delitto della polizia’ (Les assassins de l’ordre, 1971).
Carné era gay, ma avendo girato la maggior parte delle sue pellicole prima della nascita dei movimenti per i diritti civili, questo non risulta evidente nella sua opera. Secondo i canoni attuali egli era un omosessuale ‘velato’, soprattutto se confrontiamo il suo lavoro con quello di alcuni suoi contemporanei (come Jean Cocteau), che nonostante l’atmosfera omofobica generale, avevano espresso la loro sessualità in termini radicalmente differenti.
L’impossibilità di esprimere liberamente la propria sessualità può almeno in parte giustificare la presenza nei suoi film di alcuni temi ricorrenti come l’impossibilità della felicità , storie di amore sempre accompagnate da sofferenza e separazione; il senso della perdita e dell’esilio da un paradiso e da una innocenza perduti; il desiderio di fuggire in un posto migliore.
Benché, a ben vedere, i suoi film contenessero molti elementi sovversivi, troviamo raramente dei personaggi chiaramente omosessuali; alcuni sono androgini o bisessuali: come Nelly in ‘Le Quai des Brumes’, Dominique in ‘Les Visiteurs du soir’, Baptiste in ‘Les Enfants du paradis’ e l’angelo di ‘La visite Merveilleuse’; un personaggio omosessuale ben definito è presente in Hôtel du Nord, Adrien ,la cui omosessualità è conosciuta ed accettata dagli altri occupanti dell’hotel e la cui rappresentazione non è convenzionale ne stereotipata. Abbiamo poi il personaggio di Laurent Terzieff con gusti bisessuali in ‘Les Tricheurs’ e il gigolo bisessuale in ‘Jeunes Loups’.
Carnè ha descritto spesso nei suoi film legami affettivi forti tra uomini, come in ‘Jenny’ tra Xavier e Lucien; in ‘Quai des Brumes’, tra Lucien e il suo amico ‘l’orfano’ e in ‘Les Enfants du paradis’ tra Lacenaire e Avril. Ma il film dove un legame di questo tipo può forse esprime più significativamente le pulsioni omoerotiche di Carnè è ‘L’Air il de Paris’ del 1954, del quale egli è anche sceneggiatore. In esso si racconta il legame di amicizia tra un maturo allenatore, l’ex pugile fallito Victor (Jean Gabin) e un giovane operaio André Ménard, conosciuto come Dédé (Roland Lesaffre) con un certo talento per la box, che Victor sogna di trasformare in un campione. Anche qui abbiamo un personaggio chiaramente gay, Jean-Marc, un sarto effeminato, attratto dal bel corpo di Dédé. Victor è un uomo generoso, che addestra e sfama gratuitamente i ragazzi poveri. Per Dédé Victor è quasi come un padre ed egli lo ricambia con il suo affetto. Sebbene entrambi i personaggi siano presentati come eterosessuali, la loro passione per la box sembra nascondere un legame più forte. Victor dedica la maggior parte del suo tempo e delle sue energie a Dedè e questo indispettisce sua moglie Blanche (Arletty). Più tardi, anche Victor diventa geloso, quando Dédé si innamora della bella e sofisticata Corinne (Marie Daems) e trascura il suo addestramento. Ma Corinne, per non interferire con la carriera sportiva di Dédé alla fine se ne va. E Victor dovrà consolare l’amico. Entrambe le donne sono rappresentate come un ostacolo ai progetti sportivi di André e di Victor e si contrappongono alla purezza della loro amicizia virile.
L’aspetto fisico di Dédé è sempre al centro dell’attenzione degli altri personaggi, che lo guardano con insistenza e ammirazione. Victor, guarda Dedè quasi con amore e a volte le immagini sono accompagnate da musica romantica. Che non si tratti semplicemente di un allenatore che guarda un potenziale campione diventa chiaro quando Victor si complimenta con Dédé per il suo bel sorriso. Anche l’illuminazione su Dedè è tale da accentuare la bellezza dei suoi lineamenti delicati e dei suoi capelli biondi. Il corpo di Dédé è poi messo passivamente in esposizione, nella sequenza dove egli viene lungamente massaggiato da Victor.
Il primo documentario di Carné, ‘Nogent, Eldorado du dimanche’ glorificava il corpo maschile nell’attività atletica. In Thérèse Raquin l’avvenenza del marinaio (Roland Lesaffre) è ampiamente accentuata con le immagini dei suoi tatuaggi, della biancheria strappata, e degli abiti in cuoio. L’ultima pellicola di Carné ‘La Merveilleuse visite’ racconta di un giovane bello e semi-nudo che risulta essere una angelo in visita alla Terra, ed è un allegoria in cui la bellezza maschile è usata come indicatore di innocenza.
Dopo la guerra Carnè conobbe il giovane Roland Lesaffre ( nato nel 1927), anch’egli omosessuale, col quale iniziò un legame durato poi per tutta la vita. Lesaffre ex marinaio, bello e sportivo, è apparso come suo attore feticcio in quasi tutti i suoi film dagli anni ’50 in poi, anche se spesso in ruoli di secondo piano.
Negli anni 70, alcune dichiarazioni alla stampa indicavano come Carnè avesse desiderato che l’apertura dell’era post-Stonewall fosse arrivata prima, cosi da permettergli una maggior libertà di espressione. Egli era un convinto sostenitore di registi come PierPaolo Pasolini e Rainer Werner Fassbinder, che avevano potuto esprimere una maggiore coscienza politica nelle loro opere.
Carnè contribuì con i suoi giudizi entusiastici al successo in Francia dei film di Pasolini, come ad esempio Accattone (1961), accolto tiepidamente dalla critica italiana.
Nel 1982 Carnè come Presidente della giuria del Festival di Venezia si dissociò con una dichiarazione ufficiale dalla decisione della giuria di non assegnare il Leone d’Oro a Querelle de Brest di Fassbinder.
Marcel Carné è morto il 31 ottobre 1996 a Clamart, Hauts-de-Seine, ed è stato sepolto nel cimitero Saint-Vincent a Montmartre.
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