Johann Joachim Winckelmann

Johann Joachim Winckelmann
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  • Luogo di nascita Stendal
  • Luogo di morte Trieste

Johann Joachim Winckelmann

Fu il primo ad adottare, nella storia dell’arte, il criterio dell’evoluzione degli stili cronologicamente distinguibili l’uno dall’altro. Notevole è stato il suo contributo per la storia dell’estetica. È stato uno fra i massimi teorici ed esponenti del neoclassicismo. Per aver pubblicato la Storia delle arti del disegno presso gli antichi, in cui la storia dell’arte antica è ricostruita in base alle scoperte archeologiche, Winckelmann è considerato il fondatore dell’archeologia moderna, sulle orme di Ciriaco d’Ancona, fondatore di questa scienza in senso generale.

Nacque a Stendal, figlio di un povero maestro calzolaio. Frequentò il ginnasio a Berlino e il liceo a Salzwedel: nel 1738 si trasferì nella città di Halle come studente di teologia, dedicandosi ben presto e con grande entusiasmo alla letteratura e all’arte greca. Frequentò le lezioni di medicina e matematica all’Università di Jena. La mancanza di mezzi economici adeguati lo costrinse ad accettare un posto da precettore a Hadmersleben vicino a Magdeburgo. Dal 1743 al 1748 fu rettore associato presso la scuola di Seehausen (Altmark). Dal settembre 1748 all’ottobre 1754 ebbe il posto di bibliotecario presso il conte dell’impero Heinrich von Bünau a Nöthnitz vicino a Dresda e si occupò di raccogliere materiali per la storia del Sacro Romano Impero che questi stava scrivendo. L’11 giugno 1754 avvenne la conversione al cattolicesimo per poter coronare il suo sogno di recarsi a Roma. Dall’ottobre 1754 al settembre 1755 soggiornò a Dresda. Qui scoprì i tesori delle raccolte di antichità dell’elettore di Sassonia, che risvegliarono in lui un profondo interesse nei confronti dell’arte, che approfondì con il pittore Adam Friedrich Oeser, che più tardi avrebbe esercitato una forte influenza su Goethe.

Nel giugno 1755 pubblicò i Gedanken über die Nachahmung der griechischen Werke in Malerei und Bildhauerkunst (“Pensieri sull’imitazione delle opere greche in pittura e scultura”), seguito da un preteso attacco all’opera da parte di un fittizio corrispondente e da una “Spiegazione” dei suoi principi da parte dell’autore. I “Pensieri” contengono la prima asserzione delle dottrine che successivamente sviluppò e furono molto ammirati, non solo per le idee che contenevano, ma anche per il suo stile, al punto da spingere Augusto III, elettore di Sassonia e re di Polonia, a concedergli una pensione di 200 talleri per permettergli di proseguire i suoi studi a Roma. Il 24 settembre 1755 iniziò il viaggio verso Roma, dove arrivò il 19 novembre. Conobbe, attraverso il cardinale Alessandro Albani, il pittore Anton Raphael Mengs, con cui intrecciò una relazione. Conobbe inoltre i cardinali Archinto, Passionei e Alessandro Albani. Nel gennaio 1757 divenne bibliotecario del cardinale Archinto. Nel giugno 1759 assunse l’incarico di bibliotecario del cardinale Albani che in quegli anni stava costruendo la sua magnifica villa presso la Porta Salaria. Nell’aprile 1763 fu nominato prefetto delle antichità di Roma.

Nel 1760 apparve la sua Description des pierres gravées du feu baron de Stosch; nel 1762 le sue Anmerkungen über die Baukunst der Alten (“Osservazioni sull’architettura degli antichi”), che comprendeva un resoconto sui templi di Paestum; nel 1763 la Storia dell’arte nell’antichità (Geschichte der Kunst des Alterthums). Tra il 1758 e il 1762 visitò Napoli e gli studiosi ebbero dai suoi volumi Sendschreiben von den Herculanischen Entdeckungen (“Lettera sulle scoperte di Ercolano”, 1762) e Nachrichten von den neuesten Herculanischen Entdeckungen (“Notizie sulle ultime scoperte di Ercolano”, 1764) le prime informazioni sui tesori rinvenuti a Pompei ed Ercolano. Visitò nuovamente Napoli nel 1765 e nel 1767 e scrisse per il principe elettore di Sassonia i suoi Briefe an Bianconi (“Lettere a Bianconi”) che fu pubblicato undici anni dopo la sua morte nell’Antologia romana[2].

Negli ultimi anni visse abbastanza apertamente la propria omosessualità. Il 10 aprile 1768 partì in compagnia dello scultore Bartolomeo Cavaceppi per fare ritorno in patria dopo un’assenza di oltre dodici anni. Dopo aver attraversato le Alpi, decise di interrompere improvvisamente il suo viaggio e di ritornare a Roma. Il 12 maggio si recò a Vienna, dove fu ricevuto con grandi onori dall’imperatrice Maria Teresa e dalla corte imperiale. Ricevette in dono dal cancelliere Kaunitz e da Maria Teresa rispettivamente una medaglia commemorativa in oro, un’altra in oro e due in argento.

Il 28 maggio partì da Vienna e il 1º giugno arrivò a Trieste. Prese una stanza alla “Locanda Grande” in attesa di una nave per Ancona. Fece la conoscenza di Francesco Arcangeli, un cuoco originario di Pistoia con precedenti penali, che incoraggiò i suoi approcci con l’intenzione di derubarlo delle medaglie ricevute in regalo alla corte imperiale. L’8 giugno 1768 venne assassinato dall’Arcangeli e il 9 giugno venne sepolto nel cimitero della cattedrale di San Giusto. Il 20 luglio Francesco Arcangeli venne giustiziato. (Wikipedia)

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