James Francis Ivory nasce a Berkeley in California nel 1928. Studia all’Università dell’Oregon, dove si specializza in architettura e storia dell’arte. Frequenta la University of Southern California dove studia cinema e televisione e nel 1957 presenta come tesi un documentario intitolato “Venice: Themes and Variations”. Ha un grande interesse per la cultura indiana che si manifesta nel suo secondo film “The Sword of the Flute”. Il successo dell’opera gli fa conquistare una borsa di studio della Asia Society of New York con il quale realizza “The Delhi Way”. Nel 1960, a new York, durante la programmazione del suo ultimo film, incontra e conosce Ismail Merchant, che diventerà suo partner e collaboratore per tutta la vita. Ismail era nato a Bombay in India nel 1936, ed era arrivato negli USA per studiare e laurearsi all’università di New York. Aveva poi iniziato a lavorare per un’agenzia pubblicitaria, producendo il film “Creation of Woman” (che vinse un Oscar come miglior soggetto di cortometraggio. Insieme ad Ivory fonda nello stesso anno, il 1961, la Merchant Ivory Productions, con il progetto di realizzare in India film in lingua inglese da distribuire sul mercato internazionale. Il primo lavoro che nasce da questo progetto è “Il capo famiglia”, del 1963, tratto da una sceneggiatura di Ruth Prawer Jhabvala, che inizia da questo momento con la Merchant-Ivory una collaborazione di oltre trenta anni. Dopo alcuni lavori ambientati in India ed ispirati allo scontro culturale tra occidente ed oriente (Shakespeare Wallah, 1965; The Guru, 1979; Bombay Talkie, 1970) e l’insuccesso commerciale di film come “Savages” (1972) e “The Wild Party” (1975), Merchant e Ivory trovano con il film “The Europeans” (1979) una strada a loro più congeniale, basata sull’adattamento cinematografico di capolavori letterari. Da questo momento in poi i loro film, tratti quasi sempre da scrittori gay o lesbo e spesso con personaggi o storie omosessuali, godranno di un notevole successo internazionale. Tra questi ricordiamo “I Bostoniani” (1984), dal romanzo omonimo di Henry James, dove Vanessa Redgrave interpreta Olive, una donna in rivalità con un uomo per l’amore di un’altra donna; “Maurice” (1987) uno dei primi film a completa tematica gay, ricavato dal romanzo di E.M. Forster, fino a quel momento tenuto nascosto per la realistica e positiva storia di un amore gay; ancora da Foster abbiamo “Camera con vista” del 1986 e “Howards End” del 1992; da Carson McCullers “The Ballad of the Sad Café” del 1991; da H. James “The Golden Bowl” del 2001.
Portando le tematiche della diversità sessuale e del razzismo in film che hanno avuto una larga diffusione, grazie anche alla partecipazioni di attori e attrici amati dal grande pubblico, i due autori Ivory e Merchant, spesso in modo sottile ma significativo, hanno contribuito alla formazione di una maggiore consapevolezza delle differenze nella società.
Ivory e Merchant hanno condiviso le stesse abitazioni in tre continenti, compreso la casa a Claverack nello stato di New York. La loro convivenza è durata 45 anni, fino al 25 maggio 2005, quando Ismail Merchant muore a Londra per complicazioni in seguito ad un’operazione chirurgica allo stomaco.
“The City of Your Final Destination”, ricavato dal romanzo dell’autore gay Peter Cameron, è il primo film fatto dopo la dipartita di Ismail.
Il Festival gay di Torino del 2010, che ha presentato il film in prima nazionale, ha conferito a James Ivory la prima onoreficenza “Dorian Gray” con le seguenti motivazioni:
“È a lui che abbiamo subito pensato una volta avuta l’idea di un premio che fosse assegnato a una personalità del cinema. Chi, se non James Ivory, poteva degnamente inaugurare il “Premio Dorian Gray” che viene attribuito di anno in anno a un personaggio del “nostro” cinema, come un riconoscimento per il suo contributo alla causa, un ringraziamento per il suo lavoro. Nel nostro immaginario James Ivory (e, ne siamo certi, anche nel vostro) il grande regista californiano, la cui vocazione nomade ed esotica lo ha spinto spesso a girare i suoi film in India e in Europa, non è soltanto l’autore di Maurice, una delle pellicole più amate dalla comunità omosessuale di tutto il mondo. A rendercelo più vicino è una sensibilità che ci ha conquistati: le atmosfere rarefatte delle impareggiabili traduzioni cinematografiche di romanzi “classici” (Henry James, E. M. Forster…) e moderni, la fascinazione per il magnifico dualismo tra mente e corpo che agita i suoi eroi e, soprattutto, le sue eroine, il melting pot, antropologico, sessuale e geografico di cui sono intrise le messe in scena, la condizione d’estraneità e, allo stesso tempo, il desiderio di appartenenza che agitano i personaggi, perennemente combattuti tra confronto e antagonismo. E, naturalmente, non da ultimo, anche il sodalizio artistico che, per oltre quarant’anni, lo ha legato a Ismail Merchant, suo compagno anche nella vita, morto nel 2005. Il fatto, poi, che il suo ultimo film – The City of Your Final Destination – fosse tratto da un lavoro di Peter Cameron e che, nelle nostre intenzioni, ci fosse anche quella di invitare a Torino l’acclamato scrittore americano, molto letto e apprezzato, ci è parso un motivo in più per averlo con noi. È la prima volta che Ivory prende parte, in veste ufficiale, a un Festival gay. Ne siamo onorati e, naturalmente, questo evento unico ci rende fieri.”
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