Il barone Jacques d’Adelswärd-Fersen o Jacques Fersen fu uno scrittore e poeta francese. Aristocratico, dandy, militante omosessuale, fu un artista di qualche rilievo.
Nel 1903, uno scandalo che coinvolgeva alcuni studenti di Parigi, coi quali fu accusato di celebrare “messe nere” a sfondo sessuale, lo rese “persona non grata” nei salotti parigini e compromise i suoi progetti di matrimonio. Iniziò allora ad abitare a Capri, dove costruì l’imponente “Villa Lysis”, nella quale visse anche assieme al suo compagno Nino Cesarini, fino al suicidio per mezzo di una overdose di cocaina nel 1923.
La sua figura è stata resa celebre dal romanzo L’esule di Capri di Roger Peyrefitte.
Nato Jacques d’Adelswärd, era imparentato dal lato paterno con Hans Axel von Fersen, un conte svedese che era stato amante di Maria Antonietta. D’Adelswärd in seguito aggiunse anche il nome di Fersen al suo cognome per ammirazione verso il suo lontano antenato. Successivamente, a Capri, tolse “d’Adelswärd” dal suo nome per chiamarsi semplicemente conte Fersen.
Il nonno di d’Adelswärd-Fersen aveva fondato l’industria dell’acciaio a Longwy-Briey, un’impresa a tal punto redditizia da rendere d’Adelswärd-Fersen estremamente ricco nel momento in cui entrò in possesso dell’eredità familiare, a 22 anni. Di conseguenza, egli divenne molto ricercato nei circoli più elevati, dato che varie famiglie speravano di fargli sposare una delle loro figlie.
Oltre ad essere entrato nell’esercito, d’Adelswärd-Fersen aveva già molto viaggiato e pubblicato alcuni libri di poesie, tra cui Chansons Légères. Circa in questo periodo, le sue tendenze omosessuali cominciarono a divenirgli manifeste, cosa che è anche accennata in modo relativamente chiaro nella sua poesia. Sfortunatamente per lui, era sessualmente attratto non da uomini adulti (cosa che in quel periodo in Francia non gli avrebbe procurato guai con la legge), ma da adolescenti tra i 15 e i 17 anni, prediligeva quindi relazioni pederaste. Questa inclinazione fu ciò che alla fine causò le sue sfortune nella società francese.
Nel 1903, cominciarono a circolare accuse che il conte avesse celebrato messe nere nella sua casa al 18 di Avenue de Friedland. A quanto si diceva, questi festini orgiastici vedevano la partecipazione di studenti parigini e comprendevano atti sessuali illeciti fra questi e il conte. Egli venne accusato di comportamento indecente con minori, scontò sei mesi di prigione, venne multato di cinquanta franchi e perse i suoi diritti civili per cinque anni.
Lo scandalo fu in pratica la versione francese di ciò che era successo appena pochi anni prima ad Oscar Wilde. Probabilmente, la fortuna di d’Adelswärd-Fersen fu che a queste feste, che egli chiamava scherzosamente “messe rosa”, in riferimento al loro contenuto omosessuale, partecipavano anche altri personaggi in vista dell’alta società parigina, i quali fecero più o meno pressione sui giudici perché lasciassero cadere qualcuna delle accuse, per ridurre l’impatto dello scandalo.
Da ciò che sappiamo oggi dei fatti, le “messe rosa” di d’Adelswärd-Fersen erano probabilmente molto più innocenti di quanto si pensasse all’epoca in alcuni circoli. Prevalentemente sembra consistessero in letture di poesie e composizioni di tableaux-vivants di scene mitologiche nella grotta di Matermania, che includevano spesso ragazzi semi-svestiti. Sembra comunque vero che d’Adelsward-Fersen avesse masturbato qualcuno dei ragazzi in almeno un’occasione.
Dopo che i suoi progetti di matrimonio naufragarono a causa di ciò, d’Adelswärd-Fersen si ricordò dell’isola di Capri dalla sua giovinezza, e decise di costruirvi una casa. Comprò del terreno in cima ad una collina all’estremità a nord-est dell’isola, vicino al luogo in cui, due millenni prima, l’imperatore romano Tiberio aveva costruito la sua Villa Jovis. La sua casa, inizialmente chiamata Gloriette, fu infine battezzata Villa Lysis (in seguito chiamata a volte semplicemente Villa Fersen), con riferimento al dialogo di Platone Liside sul tema dell’amicizia e, secondo i moderni metri di giudizio, dell’amore omosessuale.
Villa Lysis era stata progettata da Edouard Chimot in stile liberty, l’equivalente italiano dell’Art Nouveau. Al pianterreno vi è un’ampia sala da fumo dove d’Adelswärd-Fersen usava consumare oppio e dove infine si suicidò. Un’iscrizione latina sopra l’entrata recita: Amori et dolori sacrum — “[Luogo] sacro all’amore e al dolore”. La villa è rimasta per decenni in pessime condizioni, ma grazie a dei restauri promossi dal Comune di Capri all’inizio degli anni duemila è ora di nuovo aperta ai turisti. (Wikipedia)
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