George Dewey Cukor

George Dewey Cukor
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  • Data di nascita 01/01/1970
  • Data di morte 23/01/1983
  • Luogo di nascita New York
  • Luogo di morte Los Angeles

George Dewey Cukor

George Cukor è stato il più famoso dei registi gay attivi durante la cosiddetta Età dell’Oro di Hollywood ( 1930-1950, insieme a James Whale e Vincente Minelli). Molti dei suoi film sono diventati dei classici cult gay come ‘Margherita Gauthier’ (1937) con Greta Garbo, ‘Donne’ (1939) e ‘È nata una stella’(1954) con Judy Garland. Nel 1962 fu il regista dell’incompiuto “Something’s Got to Give” con l’ultima scena girata da Marilyn Monroe. La carriera di Cukor si estese per cinque decenni, ma egli vinse solo un premio Oscar per la regia di “My Fair Lady” nel 1964.
Cukor lavorò in molti generi di film, dal dramma al musical, ma la sua specialità divenne la ‘Commedia sofisticata’; non girò mai film di guerra, westerns o altri film di azione.
Etichettato come il miglior “Regista di donne”, George Cukor ha rappresentato meglio di chiunque altro sullo schermo l’immagine femminile, conferendole una grazia, uno stile ed un’ironia mai raggiunti prima; egli era affascinato dai personaggi femminili con un forte carattere che, con la sua istintiva sensibilità riusciva a filmare dal loro punto di vista. L‘appellativo “Regista di donne” fu anche, per qualcuno, un modo omofobico di denigrare il suo talento, ma nonostante ciò, tale definizione descrive bene l’affinità tra il regista e le sue attrici, come se la sua sensibilità gay l’avesse aiutato a riconoscere ed a descrivere meglio la fluidità dei ruoli tra i due sessi, l’importanza dei costumi e dell’interpretazione e la centralità dello stile. Molte grandi attrici adoravano Cukor e pretendevano di lavorare con lui, anche per la sua risaputa abilità di ottenere da loro il massimo. I suoi film sono stati costruiti attorno alle più grandi star di Hollywood, incluse icone gay come Greta Garbo, Joan Crawford, Tallulah Bankhead, Judy Garland, Anna Magnani, Jean Harlow, Marilyn Monroe, Judy Holliday, Audrey Hepburn, Rita Hayworth e molte altre. Anche molti attori maschi hanno potuto interpretare grazie a lui parti memorabili e alcuni di loro sono stati premiati con l’Oscar (James Stewart in ‘Scandalo a Filadelfia’, Ronald Colman in ‘Doppia vita’ e Rex Harrison in ‘My Fair Lady’).
George Dewey Cukor era nato a New York il 14 luglio 1899, da una coppia di immigrati ebrei ungheresi, Victor e Helen Cukor. George aveva un’unica sorella, Elsie, maggiore di 4 anni. Il padre, un assistente giudice distrettuale, era una persona piuttosto grigia. Al contrario la madre, molto dolce e protettiva, era considerata in famiglia una intellettuale, componeva e recitava poesie e affascinava il piccolo George quando intratteneva gli ospiti con piccole recite durante le feste familiari.
Cukor mostrò un precoce interesse per il teatro e già all’età di 10 anni allestiva recite con gli amici. Una volta diplomato alla De Witt Clinton High School nel 1916, non volle seguire la carriera paterna e andò a lavorare come assistente direttore di palcoscenico per una compagnia teatrale di Chicago. Tre anni dopo fondò una propria Compagnia a Rochester. Nel 1925 fece il suo debutto in un teatro di Broadway. Dopo una decina di regie tra Rochester e Broadway, nel 1929 si trasferì a Hollywood. Con l’introduzione del sonoro nel cinema, molti registi di Hollywood avevano difficoltà nel gestire il parlato, cosi gli Studios chiamarono in loro aiuto persone provenienti dal mondo del teatro. Cukor venne assunto dalla Paramount come direttore dei dialoghi. Co-diresse poi tre film, dove egli si occupava degli attori e dei dialoghi, mentre altri registi giravano le scene, fino al suo primo film da solo, la commedia ‘Il marito ricco’ (Tarnished Lady) (1931) con protagonista la grande attrice bisessuale Tallulah Bankhead al suo primo film parlato.
Poco dopo gli venne affidata la regia della commedia “Un’ora d’amore” (1932) in sostituzione di Ernst Lubitsch, Quando però Lubitsch ottenne di riprendere la regia del film, non ritenendosi soddisfatto del lavoro fatto, Cukor fece causa alla Paramount e passò alla RKO, diretta dal famoso produttore David O. Selznick, suo vecchio amico. Alla RKO Cukor si affermò come uno dei registi di maggior talento del momento.
Con ‘Febbre di vivere’ (1932) iniziò una collaborazione e un’amicizia durata tutta la vita con Katharine Hepburn, qui 24enne al suo primo ruolo da protagonista. La Hepburn fu protagonista in nove suoi film tra cui diverse commedie interpretate al fianco di Spencer Tracy. L’ultimo film della coppia Cukor-Hepburn risale al 1975 ‘Amore tra le rovine’, lui aveva 76 anni lei 68.
Del 1932 è anche ‘A che prezzo Hollywood?‘ una denuncia delle miserie del dorato mondo del cinema.
Nel 1933 dirige la splendida commedia ‘Pranzo alle otto’ descrizione delle ipocrisie e delle frivolezze dell’alta borghesia americana, con una Jean Harlow in stato di grazia e ‘Piccole donne’ con la Hepburn, tratto dal romanzo di Louise May Alcott.
Nel 1936 ottiene la migliore interpretazione di Greta Garbo in ‘Margherita Gauthier’ (1936).
Il successo di ‘Piccole donne’ indusse i produttori ad affidare a Cukor altre riduzioni da famose opere letterarie, come “David Copperfield” (1935) e “Giulietta e Romeo”(1936). Una delle caratteristiche delle regie di Cukor è sempre stata la fedeltà al testo originario, qualità apprezzata dagli autori, ma meno dai critici che furono a volte severi con i suoi film ritenendoli troppo teatrali.

L’omosessualità ‘velata’ di Cukor si è riflessa a volte anche nei personaggi dei suoi film; egli ha spesso prediletto protagonisti fuori dal coro, che faticano ad integrarsi, attori che recitano anche nel mondo reale, persone con una doppia vita. Uno dei film in cui egli si è più esposto è stato ‘Sylvia Scarlett’(1935), accolto freddamente dal pubblico, forse proprio per il suo giocare sull’ambiguità dei sessi. In Sylvia Scarlett, Katharine Hepburn interpretava il ruolo della figlia di un truffatore inseguito dalla polizia. Costretta per la maggior parte del film a travestirsi da ragazzo, fa innamorare di se sia donne che uomini. Un pittore (Cary Grant) rimanendone attratto le dice: “Non so che cosa sia che mi provoca uno strano sentimento quando vi guardo..” e poi rivolgendosi sempre al “ragazzo”: ‘L’aria è pungente fuori stanotte… funzionerai benissimo come borsa dell’acqua calda..’.

Nonostante una serie impressionante di successi, la carriera di Cukor rischiò nel 1937 di interrompersi. Scelto dal produttore David O. Selznick per il kolossal “Via col vento”, venne bruscamente sostituito dopo due anni di pre-produzione e dopo pochi giorni di riprese da Victor Fleming amico di Clark Gable. Secondo la versione di Patrick McGilligan nella sua biografia “George Cukor: A Double Life” (1991) “Il regista era sul set e stava preparandosi a girare… improvvisamente Gable esclamò a voce alta ‘non posso farlo … non posso fare questa scena…’ Tutti rimasero stupiti perché Gable era molto professionale nel suo lavoro. Qualcuno gli chiese ‘Ma che cosa hai oggi?’ improvvisamente Gable esplose: ‘Non posso andare avanti con questo film! Non voglio essere diretto da una fata! (fairy sinonimo di frocio).. io devo lavorare con un uomo vero!’. Calò un gelido silenzio e Cukor si allontanò dal set. Il giorno dopo Gable non si presentò per le riprese e convinse David O. Selznick a cacciare Cukor. La biografia di P. McGilligan riferisce che Clark Gable era arrabbiato anche per un pettegolezzo che girava sul set del film, secondo il quale agli inizi della carriera si era lasciato sedurre, sotto i fumi dell’alcool, dall’attore William Haines, amico e compagno di avventure di Cukor; voce che ovviamente minava l’immagine molto virile di Gable. E forse a Gable anche non garbava di essere continuamente chiamato da Cukor ‘dear’. Per altri Gable più semplicemente sospettava che la sua interpretazione sarebbe stata oscurata a vantaggio di quelle delle due protagoniste femminili Vivien Leigh e Olivia de Havilland. Nonostante il licenziamento di Cukor, Vivien Leigh continuò a farsi istruire privatamente da lui, tipico esempio del legame di fedeltà che esisteva tra Cukor e le sue attrici. Nello stesso modo informale egli intervenì sul set de “Il mago di Oz” (1939), suggerendo notevoli cambiamenti nella recitazione di Judy Garland ed alle scene del film.
Quasi a conferma della sua immagine di ‘Regista di donne’, poco dopo questo episodio umiliante egli per ben due volte diresse film con un cast completamente femminile: “Donne” (1939) gustosa commedia con un cast di star tra cui Norma Shearer, Joan Crawford, Rosalind Russell e Joan Fontane, con dei dialoghi nei quali generazioni di gay ancora si riconoscono, seguito nel 1940 da “Peccatrici folli”.
Nel 1940 Cukor dirige anche quella che è considerata una delle più classiche commedie di Hollywood: “Scandalo a Filadelfia” un frizzante triangolo amoroso con Katharine Hepburn, Cary Grant e James Stewart.
Fra i molti film girati negli anni ’40 e ’50 ricordiamo il poco fortunato “Non tradirmi con me” (1941) con la Garbo, “Angoscia” del 1944 per il quale Ingrid Bergman vinse l’Oscar e “Edoardo mio figlio” del 1948 che lanciò l’ attrice Deborah Kerr.

Negli anni ’50, Cukor lavorerà spesso come regista indipendente. I suoi film in quel periodo sono caratterizzati da un maggior realismo rispetto ai precedenti, in particolare nelle sue collaborazioni con la coppia di sceneggiatori Garson Kanin e sua moglie Ruth Gordon: ‘Doppia vita’(1947), ‘Vivere insieme’(1952), ‘La ragazza del secolo’(1954), inoltre due delle migliori interpretazioni di Spencer Tracy e Katharine Hepburn “La costola di Adamo” (1949) e “Lui e lei” (1952) e la splendida commedia sofisticata ‘Nata ieri’ (1950) con Judy Holliday.
Nel 1954 gira il musical “E’ nata una stella” sua prima pellicola a colori, remake di un film del 1937, con Judy Garland nella migliore interpretazione della sua carriera, ingiustamente non premiata con l’Oscar.

Gli anni ’60 si aprono con “Facciamo l’amore” con Yves Montand e Marylin Monroe. Nel 1964 finalmente Cukor riceve un Oscar per il musical “My Fair Lady” ispirato al “Pigmalione” di George B. Shaw, con protagonisti Rex Harrison, e Audrey Hepburn.
Negli anni successivi ormai leggendario, Cukor dirada molto il suo lavoro, lavorando soprattutto per la televisione, continua comunque a girare fino agli anni ’80.
Nel 1981, due anni prima della morte, gira il suo ultimo film,”‘Ricche e famose”. La storia si concentra sull’amicizia tra due scrittrici, l’intellettuale Liz Hamilton (Jacqueline Bisset) e l’autrice di bestseller Merry Blake (Candice Bergen), che diventano rivali sia professionalmente che sentimentalmente. Sotto la sua trama eterosessuale, ‘Ricche e famose’ esprime chiaramente una sensibilità gay e come ha rilevato Vito Russo nel suo “The Celluloid Closet” è stato uno dei primi film a trattare il corpo maschile come un oggetto di desiderio. Le scene d’amore della Bisset con i giovani uomini che incontra, sono mostrate utilizzando un punto di vista di solito associato con lo sguardo maschile. Una critica cinematografica dell’epoca, Pauline Kael, alla quale il film non era piaciuto, affermò che le situazioni promiscue e masochiste vissute dal personaggio della Bisset erano più simili a fantasie omosessuali, che ad avventure reali nelle quali una donna potrebbe essere coinvolta (‘Sex ad the City’ era ancora molto di là da venire).

L’omosessualità di Cukor è sempre stata ben nota nell’ambiente degli Studios di Hollywood, ma egli, spinto anche dalle pressioni dei produttori, fu sempre pubblicamente molto discreto al riguardo e reagì alla dilagante omofobia che costringeva gay e lesbiche a doversi nascondere, creandosi un suo dorato mondo, ben protetto dalle mura della sua splendida villa a West Hollywood. Negli anni successivi la Seconda Guerra Mondiale Cukor era un regista ricco e affermato e alle sue feste tutti desideravano essere invitati. Poiché Cukor viveva una doppia vita, come molti altri da quelle parti, egli teneva due liste ben distinte di invitati. Alle feste del sabato era invitato chiunque fosse qualcuno nel mondo del cinema, della cultura e dell’Alta Società, nella seconda lista figuravano i componenti della sua fedele compagnia di amici gay, che si ritrovavano per parties ben più vivaci ai bordi della piscina alla domenica pomeriggio. In queste feste Cukor ed i suoi ricchi amici socializzavano con giovani che spesso erano marinai o soldati (numerosi nella Hollywood del dopoguerra), prostituti, aspiranti attori, artisti e scrittori in cerca di un’opportunità. Cukor a suo modo aiutava i nuovi talenti gay ad inserirsi nella comunità cinematografica: molti gay chiamavano Cukor non appena arrivavano a Hollywood, ed egli, se gli andavano a genio, li presentava agli altri membri dell’élite. Queste sue feste per soli maschi erano in competizione con quelle del compositore Cole Porter e i due erano soprannominati dai maligni “le Regine rivali di Hollywood”.
Dopo essere stato obbligato a nascondersi per tanti anni, ad un certo momento Cukor arrivò a realizzare di non avere più niente da perdere, tanto che accettò anche di essere intervistato dalla rivista gay ‘The Advocate’.
In tempi recenti gli fu chiesto se avesse sofferto per aver dovuto sempre tener nascosti i suoi veri sentimenti, ed egli rispose “molti di noi hanno sofferto, ma quando non c’è scelta o ti adatti o soffri ancora di più”.

Tra i tanti bei ragazzi che frequentavano la casa di Cukor alla fine degli anni ’50, il biondo George Towers si conquistò un posto speciale nel cuore del regista, tanto che divenne il suo unico compagno stabile di cui si sia avuta notizia. Col tempo la loro relazione si trasformò in un rapporto padre/Figlio e per il resto della vita di Cukor i due rimasero molto legati. Cukor pagò gli studi del giovane che si laureò in legge nel 1967 e nello stesso anno si sposò. Come avvocato Towers gestì gli affari del regista e dopo la sua morte fu il suo esecutore testamentario ed erede di parte dei suoi beni (valutati in 2.377.720 dollari).

Cukor si è spento il 24 gennaio 1983, per un attacco di cuore, a Los Angeles all’età di 83 anni, pochi mesi dopo aver ritirato il Leone d’oro alla carriera, conferitogli dal Festival del Cinema di Venezia.

George Dewey Cukor è presente in queste opere:

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