Friedrich Wilhelm Murnau è stato uno dei più grandi registi tedeschi degli anni ’20, periodo d’oro del cinema muto. Omosessuale dichiarato, frequentò i circoli artistici di Berlino dove, in quegli anni, l’omosessualità era considerata del tutto naturale (merito soprattutto della vitalità artistica e creativa della Repubblica di Weimar). Quando si trasferì a Hollywood nel 1927, le cose diventarono più difficili dovendo far fronte a sconsiderati pettegolezzi sulla sua omosessualità. Ancora oggi famoso, anche se tutte le evidenze ne decretarono la falsità, quello che attribuiva la causa dell’incidente automobilistico mortale dell’ 11 marzo 1931, ad una fellatio che stava facendo al suo autista. Spesso purtroppo dobbiamo assistere al cattivo vezzo di diffamare gli artisti omosessuali, cosa che traspare anche nel film “Shadow of the Vampire” del 2000, con John Malkovich nella parte di Murnau, che presenta il regista come un uomo così estremo da desiderare esso stesso la morte. Questi pettegolezzi sul suo conto erano così insistiti che al suo funerale parteciparono pochissime persone, una delle quali era Greta Garbo, che per tutta la vita tenne sulla sua scrivania l’immagine di Murnau.
Prima di iniziare la sua carriera registica si era impegnato in studi di storia dell’arte, cosa che lo aiuterà molto nella composizione delle immagini nei suoi film, dove userà i limitati effetti speciali disponibili all’epoca per creare suggestive e inquietanti composizioni filmiche. Il suo primo capolavoro è stato “Nosferatu, eine Symphonie des Grauens” (Nosferatu il vampiro, 1922), che per problemi di copyright dal libro di Bram Stoker, ebbe una distribuzione mondiale limitata. Nel 1924 realizzò “Der letzte Mann” (L’ultima risata, 1924) che fu giudicato come uno dei più grandi film realizzati fino ad allora. Il film non portava nemmeno le solite didascalie che accompagnavano i film muti. E’ la storia della degradazione di un attempato signore che da portiere diventa addetto alle latrine (famosa la scena che lo vede togliersi la divisa da portiere). La grandezza del film risiede nella capacità registica di offrirci la visione soggettiva del dramma che vive quest’uomo. Il protagonista del film, Emil Jannings, diventò subito una star internazionale richiesta da Hollywood dove vinse il primo Oscar per l’interpretazione maschile. Jannings fu il protagonista anche del successivo film di Murnau, “Tartuffe” del 1925, una deprimente versione del tartufo di Moliere.
Nel 1926 Murnau realizza “Faust”, il più dispendioso film girato in Germania a quei tempi, con la ricostruzione di un monumentale paesaggio medievale e sfarzosi ed elaborati costumi. L’insuccesso commerciale del film costrinse Murnau ad accettare l’invito di andare ad Hollywood, dove stipulò con William Fox un contratto che gli dava completa libertà d’azione senza nessuna interferenza. Il primo risultato fu “Sunrise” (Aurora, 1927), per la realizzazione del quale utilizzò diversi artisti tedeschi suoi amici, come lo scenografo Carl Mayer, l’operatore Karl Struss e il direttore artistico Rochus Gliese. Il film è considerato ancora oggi un capolavoro assoluto, una “ode all’amore”, una magica parabola su una coppia di contadini che vedono minacciato il loro amore ma che riusciranno insieme a farlo risorgere. Purtroppo anche questo film fu un disastro commerciale, dovuto soprattutto all’enorme set (il più grande costruito fino ad allora negli USA) e forse anche alla concorrenza del cinema sonoro che stava nascendo in quel periodo. Il film vinse comunque diversi Oscar ( miglior attrice, miglior fotografia, migliore qualità artistica) e fu unanimente acclamato. I compromessi che Murnau dovette accettare per la realizzazione dei successivi due film, “Four Devils” (I quattro diavoli, 1928) e “City Girl” (Il nostro pane quotidiano, 1929), ne limitarono la qualità artistica, convincendo Murnau a cambiare le modalità lavorative. Nel 1930 Murnau parte infatti con l’intenzione di creare una compagnia di produzione col regista Robert Flaherty, che però appena stabilita la locazione nel South Pacific, abbandonerà Murnau lasciandolo solo nell’impresa. Il frutto di questo impegno è il magnifico film “Tabu” (Tabù, 1931), una tragica storia d’amore che porta al limite le ambientazioni utilizzate per Nosferatu.
Murnau muore, come abbiamo detto sopra, in un incidente stradale, una settimana prima dell’uscita di Tabu nel 1931. Il film vincerà l’Oscar per la migliore fotografia (Floyd Crosby, il padre del musicista rock David Crosby)
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