…Eudy Simelane era orgogliosamente lesbica. In Africa, farsi portavoce dell’orgoglio gay equivale ad essere attivisti per i diritti umani. L’omosessualità è reato in almeno 37 paesi del continente. Ma non in Sudafrica, dove dal 2005 sono invece consentiti matrimoni tra persone dello stesso sesso.
La legge, nel paese del mondiale, non criminalizza i gay. Lo fa il popolo delle Township. Venivano dagli slum di Johannesburg gli assassini e stupratori di Eudy Simelane. La notte del 28 aprile 2008 Eudy uscì dalla taverna di Twa Kema, alle porte di “Jo-burg” dove aveva passato la serata. A duecento metri da casa avrebbe incontrato i suoi aguzzini. La violentarono in gruppo. Poi la uccisero brutalmente con 25 coltellate al volto, al torace e alle gambe. La corsa di Eudy si fermava su un prato diverso da quello dei campi di calcio. Il giorno successivo all’omicidio, uno dei suoi assalitori Themba Mvubu indossava le “takkies”, le scarpe sportive bianche e nere di Eudy. La lampo dei pantaloni dell’uomo era macchiata del sangue della donna. Quando è stato condannato, Mvubu ha dichiarato ai giornalisti, mentre veniva portato via: «I am not sorry». … (Francesca Marretta, Liberazione)
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