Emma Dante è un’attrice teatrale, regista teatrale e drammaturga italiana.
Emma Dante nasce a Palermo nel 1967 ma trascorre la sua infanzia a Catania dove si trasferisce da piccola con la famiglia per seguire il lavoro del padre. Nel 1986, all’età di diciannove anni, appena conseguito il diploma di Liceo Classico, decide di tornare a Palermo, dove risiede tutt’oggi.
Al ritorno nella sua città natale Emma Dante ha il primo incontro con il teatro: la scuola Theatres di Michele Perriera, un importante teorico italiano esponente del Gruppo 63, di cui frequenta un solo anno. Decide di lasciare la Theatres perché si accorge che il teatro di Perriera, fortemente legato all’espressionismo, non le suscita forti emozioni.
Nel 1987, spinta della madre, che la vuole lontana dalla Sicilia, Emma Dante decide di intraprendere la carriera teatrale vera e propria iscrivendosi al concorso per l’ammissione all’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma. Si presenta alle selezioni con un testo di Henry Miller: Proprio pazza per Harry; viene ammessa dopo una performance che lei stessa giudica mediocre.
Il periodo dell’Accademia è segnato dall’incontro con Elena Stancanelli, Arturo Cirillo, Davide Iodice, Lorenza Indovina, Ilaria Borrelli, Roberto Romei e Sabrina Scuccimarra, alcuni tra i principali esponenti della nuova generazione teatrale italiana, all’epoca suoi compagni di corso. Durante gli anni di studio lavora con insegnanti del calibro di Mario Ferrero e Lorenzo Salvedi, Elena Polvedo, Enzo Siciliano, Paolo Terni e Ninni Giromella; in occasione di un seminario proposto dalla scuola ha occasione di conoscere Andrea Camilleri, con cui produce uno spettacolo su La Morsa di Luigi Pirandello.
Durante gli anni dell’Accademia Emma Dante ha l’opportunità di leggere un numero elevato di testi teatrali, i cosiddetti classici, che sono alla base di tutta la sua attività come regista e attrice.
Alla fine degli anni ’80 Emma Dante si avvicina al teatro di avanguardia. Si trova di fronte a spettacoli dell’Odin Teatret e dello sceneggiatore polacco Tadeusz Kantor. È proprio durante uno spettacolo di Kantor, La macchina dell’amore e della morte, che la Dante riconosce di aver avuto quella che lei chiama “la folgorazione teatrale” che la guiderà verso una precisa direzione artistica come regista. In La macchina dell’amore e della morte, gli attori guidati da Kantor danno le spalle al pubblico e, dice la Dante: “le spalle di Kantor per me sono il teatro”, “ecco in quell’occasione, forse, ci fu un piccolo scarto che mi aiutò a capire che non mi interessava fare teatro, seguire la tradizione, ma dare le spalle al pubblico e fare ricerca”.
Appena uscita dall’Accademia, nel 1990, si unisce alla Compagnia della Rocca dove lavora con Roberto Guicciardini. Gli spettacoli a cui partecipa sono Turandot, Le preziose ridicole e Rinoceronti.
Nel 1995 le compagnie di Torino si uniscono in un grande consorzio denominato “Canto per Torino”, diretto da Gabriele Vacis. A quell’esperienza partecipa anche Emma Dante, qualche anno prima prima di lasciare definitivamente la Compagnia della Rocca e Torino. Il sogno di lavorare con Vacis era maturato in lei fin dagli anni dell’Accademia.
Lasciata la città di Torino dopo l’esperienza di “Canto per Torino”, nel 1999, Emma Dante frequenta un laboratorio di canto con Cesare Ronconi e ricorda quel periodo come uno dei più formativi della sua carriera poiché ebbe l’occasione di incontrare Valeria Moriconi e capire che “fare l’attrice vuol dire vivere in un’altra dimensione fatta di negazione della vita privata, essere sempre in viaggio e quindi vivere ogni volta in un posto diverso”. Da qui la decisione di abbandonare la professione di attrice e diventare regista. Nello stesso anno però – dopo aver interpretato La Rosa Tatuata, spettacolo diretto da Gabriele Vacis – decide di prendere una pausa dallo studio del teatro per seguire il fidanzato a Catania.
Dopo il periodo di “riflessione” sul ruolo del teatro nella sua vita e il ritorno a Palermo per assistere la madre morente, Emma Dante decide di fondare la sua compagnia. Nasce così, nel 1999, la “Sud Costa Occidentale”: “E allora mi sono chiesta: «dove siamo? A Palermo, in Sicilia, al Sud». Ho pensato che la compagnia potesse avere come nome la sua collocazione geografica, ovvero il luogo in cui viveva e lavorava. Palermo sta sulla Costa Occidentale: all’inizio avevo pensato a «Costa Sud Occidentale», ma sembrava il nome di una compagnia di crociere! Allora ho messo «Sud» prima di tutto. E «Sud Costa Occidentale» mi piaceva. In primo piano il Sud, la nostra lingua, le nostre storie, e poi, specificato, quale sud: la costa occidentale della Sicilia…”
Fin dagli esordi decide di affidarsi ad attori provenienti dall’Accademia perché più preparati sui classici e sulle basi della recitazione teatrale: “A me interessano gli attori che escono dall’Accademia perché sono più «preparati». Che è diverso dall’essere «bravi». […] L’attore che esce dall’Accademia possiede, in modo ancora informe, la sua possibile «bravura». Ha delle «basi»: l’Accademia non fa essere bravi, ma dà delle basi. E le basi sono fondamentali: io non lavoro con persone che hanno degli handicap psico-fisici, non lavoro con persone «della strada»: lavoro comunque sulla formazione dell’attore.”
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Via Castellana Bandiera (Rizzoli, 2008)
È il primo romanzo di Emma Dante e ha vinto il Premio Vittorini nel 2009. La storia è incentrata sull’incrocio tra due auto in via Castellana Bandiera a Palermo. Questa strada poco più grande di un budello non permette ad entrambe le macchine di passare senza doversi fermare e lasciare il passaggio l’una all’altra. Ma né Samira, anziana albanese che abita in quella via, né Rosa, una ragazza che vive a Milano ma è d’origine palermitana, accettano di arretrare.
L’incontro delle due auto porta così all’incontro tra due generazioni differenti e allo scontro tra mondi diversi. Da una parte, Samira insieme al cognato Saro Calafiore, capostipite di una famiglia costruita tra odio e dissapori, opportunismo e costrizioni e Rosa dall’altra, che si è allontanata dalla famiglia perché il padre non voleva accettare una figlia lesbica. Attorno alle due donne si muovono personaggi grotteschi, a partire dalla famiglia Calafiore intenta ad organizzare un giro di scommesse per sfruttare a loro vantaggio il faccia a faccia. Il complotto avrà però esiti sconvolgenti.
Il quotidiano La Repubblica parla così dell’esordio di Emma Dante come scrittrice: “nel passaggio dalla scrittura scenica a quella letteraria, la Dante si porta appresso i suoi “Cani di bancata”, i suoi personaggi torvi, tanto violenti quanto violentati, e il suo gusto per la sberla allo spettatore, in questo caso lettore. Mira al ventre, Emma Dante, e chi cerca cartoline da Palermo o eroi seducenti ha sbagliato libro. E così, giusto per rimarcare le radici, via Castellana Bandiera diventa il palcoscenico di una tragicommedia tutta palermitana nella quale, alla maniera di Roberto Alajmo e del suo «È stato il figlio», la macchina si pone come un irrinunciabile simbolo di possesso e di potere, strumento di protervia col quale imporre la propria legge nel Far West del quartiere Fiera. Una sorta di protesi del proprio corpo grazie alla quale esigere rispetto in nome di un paraurti più poderoso di quelli altrui, di un clacson più strombazzante di quelli «avversari»” (wikipedia)
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