Nel suo elogio funebre per Sir Dirk Bogarde, Glenda Jackson, lo definì ‘la prima star cinematografica inglese cresciuta in casa’; la sua carriera abbracciò cinque decenni ed una settantina di film.
Il suo vero nome era Derek Jules Gaspard Ulric Niven Van den Bogaerde.
Era nato il 28 marzo 1921 (in un taxi) a Hampstead Londra.
Suo padre Ulric van den Bogaerde, di origine olandese, era un influente redattore artistico del Times di Londra. Sua madre Margaret Niven, era un’attrice che abbandonò le scene per il matrimonio; sarà proprio lei a introdurlo nel mondo dello spettacolo, mentre il padre sperava per il suo primogenito una brillante carriera al Times..
Dopo essersi diplomato alla Chelsea School of Art e al Royal College of Art di Londra, Bogarde nel 1939 inizia a lavorare in teatro, prima come fattorino, poi come scenografo e finalmente come attore, recitando in alcuni lavori di J.B. Priestly (“When We Are Married” e “Cornelius”). Nello stesso anno ottiene una particina in un film (‘Came On George!’). La sua carriera viene però interrotta dal servizio militare durante la seconda guerra mondiale.
Bogarde riprende a recitare in teatro dopo la guerra.. Nel 1947 ottiene un buon successo in ‘Power Without Glory’ . Nel 1948 inizia la sua carriera cinematografica lavorando come protagonista nel film ‘Esther Waters’ . Il successo ottenuto gli procura un contratto cinematografico di sette anni con la Rank Studios e cosi interrompe la sua attività teatrale.
Due anni dopo in “The Blue Lamp” di B. Dearden interpreta la parte di un giovane assassino di poliziotti. Nel dramma giovanile carcerario “Boys in Brown” interpreta un giovane gallese che corrompe un nuovo arrivato.
In “Doctor in the House” interpreta il ruolo del Dott. Sparrow, il film ha tre seguiti e Bogarde diventa la star principale della Rank.
Negli anni ’50 Bogarde lavora con parti di primo piano in numerose commedie romantiche, film bellici e thriller e diventa un idolo dei giovani; viene anche soprannominato ‘il Rock Hudson inglese’ per il suo bell’aspetto.
Ma dopo anni di film mediocri Bogarde si convince a lasciare la Rank e ad essere più selettivo nella scelta dei copioni. Cosi verso i quarant’anni inizia ad interpretare ruoli più drammatici, alcuni dei quali riguardanti temi omosessuali, un’impresa particolarmente rischiosa in anni precedenti la depenalizzazione dell’omosessualità maschile in Inghilterra (con la legge del 1967 – Sexual Offences Act). Bogarde da quel momento lavorerà con molti dei maggiori registi gay del suo tempo.
In “Victim” (1961) di Basil Dearden, Bogarde è un avvocato che sacrifica la carriera e il matrimonio, confessando pubblicamente la sua omosessualità piuttosto che accettare di essere continuamente ricattato. Rappresentando un ritratto di omosessuale positivo Bogarde ha contribuito ad influenzare l’opinione pubblica nel dibattito che ha poi portato alla depenalizzazione.
Bogarde andava fiero di questo film e disse di aver ricevuto tantissime lettere da gente che lo ringraziava per essersi assunto l’impegnativo ruolo di raccontare le loro vite.
Con questo ruolo arrivò anche la prima delle sei nomination ai British Academy Award come miglior attore.
Altri ruoli scomodi, ma ben adatti al suo temperamento, glieli riserva il regista Joseph Losey con
“The Servant” (Il servo) del 1963 , sceneggiato da Harold Pinter, dove Bogarde indossa i panni di un viscido cameriere sessualmente ambiguo (per cui si aggiudica un British Academy Award)
e “Accident” (L’incidente) del 1967 sceneggiato sempre da Pinter, un dramma psicologico imperniato sullo scontro fra due uomini per una ragazza straniera.
Un altro British Academy Award gli arriva per “Darling” (1965) di John Schlesinger. Altri significativi film del periodo sono “Song Without End”(1960); “Damn the Defiant!”(1962): “I Could Go On Singin”(1963) insieme a Judy Garland; “Modesty Blaise”(1966) e “Our Mother’s House”(1967).
In seguito Bogarde appare soprattutto in film europei.
Particolarmente importante è stato il suo sodalizio con Luchino Visconti in
“La caduta degli dei” (1969) dove, nella parte di Friederich, esprime con grande drammaticità l’angoscia della morte
e in “Morte a Venezia”(1971) basato sul racconto di Thomas Mann, dove nel ruolo di Aschenbach interpreta uno scrittore morente ossessionato dalla bellezza di un giovanissimo ragazzo.
Bogarde di “Morte a Venezia” dirà :’ è l’apice e l’arrivo della mia carriera; non posso sperare di fare un’interpretazione migliore in un film migliore.”.
Nel 1974 Liliana Cavani lo vuole per interpretare “Il portiere di notte”, storia di un ambiguo rapporto sadomasochistico fra una ragazza reduce da un campo di concentramento e il suo aguzzino ritrovato.
Nel 1977 è protagonista di “Despair” in cui il regista Fassbinder rievoca la Berlino anteguerra.
Nello stesso anno interpreta la parte di un cinico avvocato in “Providence” di Alain Resnais.
Uomo dolce e raffinato, Bogarde era considerato negli anni ’50 e ’60 dalle sue fans uno scapolo d’oro. Pur non essendosi mai sposato, le cronache riportavano molte sue relazioni con donne (tra le quali con le attrici Nina Ricci e la francese Capucine).
Ma la relazione più importante nella vita di Dirk Bogare è stata con il manager teatrale Anthony (Tony) Forwood, conosciuto nel 1939 e in seguito diventato suo manager, suo amico e
poi compagno di tutta una vita.
Con Tony Forwood (che era reduce da un matrimonio eterosessuale) Bogarde ha convissuto prima a Amersham in Inghilterra, poi dalla metà degli anni ’80 in Provenza nel sud della Francia.
Quando Forwood diventò malato terminale nel 1983, Bogarde tornò con lui in Inghilterra e si occupò di lui sino alla sua morte, avvenuta nel 1988.
Durante questo periodo , Bogarde ridusse la sua attività di attore e si imbarcò nella carriera di scrittore. Negli anni ’80 e ’90 egli pubblicò sedici libri inclusi sette volumi di autobiografie e numerosi romanzi.
Nel 1984 è stato Presidente di giuria del Festival di Cannes.
Nel 1990, dopo dodici anni di assenza dal set, interpreta in “Daddy Nostalgie” di Bertrand Tavernier il ruolo di un uomo d’affari che torna a casa per morire dopo aver girato il mondo. A 69 anni si ritira per sempre dal cinema.
Il 13 febbraio 1992 la regina Elisabetta lo nomina Sir.
Muore di attacco di cuore a Londra l’8 maggio 1999, dopo che era già stato reso invalido da un infarto nel 1996.
Mentre nei suoi lavori autobiografici Bogarde evita di affrontare direttamente il tema della sua omosessualità, egli parla invece spesso del legame con il suo partner e in particolare delle sue cure durante l’ultimo lungo periodo di malattia.
Per la maggiorparte della sua vita, Bogarde ammise la sua omosessualità solo tacitamente, sebbene il suo necrologio sull’Indipendent faccia notare che “il pubblico comprese che egli fu essenzialmente gay”. A causa di questa sua discrezione egli fu criticato da alcuni gay appartenenti alle generazioni cresciute dopo la depenalizzazione. La sua reticenza sulla sua vita personale, non deve tuttavia oscurare il suo coraggio nell’essere stato il primo attore a creare un personaggio gay positivo in un film inglese. Spesso i grandi artisti preferiscono parlare attraverso le loro opere.
Premi
2 BAFTA quale miglior attore britannico, nel 1963 e nel 1965.
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