“…Cristiana Alicata, 39 anni anni, omosessuale, nipote del leggendario dirigente del Pci Mario Alicata, finora nota soprattutto per le sue battaglie di minoranza nel Partito democratico e per l’impegno in favore dei diritti lgbt (acronimo che sta per lesbiche, gay, bisessuali e transgender) è sbarcata in uno dei consigli d’amministrazione più importanti d’Italia: quello dell’Anas. Matteo Renzi in persona l’ha voluta nel cda presieduto da Gianni Vittorio Armani, ex ad di Terna, che ha preso il posto del discusso presidente-amministratore delegato Pietro Ciucci. Terzo membro del consiglio è un’altra donna, Francesca Moraci.
L’ingegner Alicata di strade qualcosa ne capisce, visto che di professione è “dealer manager” al Fca Center di Napoli. Ma la vera rivoluzione è in quel suo essere “lesbica dichiarata” in un paese dove il coming out delle donne omosessuali è rarissimo. Nata a Roma nel 1976, liceo classico all’Innocenzo XII e laurea alla Sapienza in ingegneria meccanica (tesi di laurea: la combustione), una carriera in Fiat iniziata nel 2003 (oggi è responsabile del Motor Village Napoli) la Alicata ha una profonda esperienza nel settore automotive, una grande passione per il lavoro di squadra (Linkedin: “Credo in un modello di leadership basato sulla fiducia e sul rispetto reciproco che considero autentica fonte di entusiasmo e di continuo stimolo collettivo”), ma è anche una nota militante nelle battaglie per i diritti civili. Grande amica di Ivan Scalfarotto, sottosegretario ai Rapporti col parlamento e gay dichiarato, e a sua volta promotrice del movimento “We have a dream”, si era candidata al consiglio regionale del Lazio nel 2010 con lo slogan “Voglio la luna, ma sto con i piedi per terra”. Obiettivo? “Ho voglia di matrimonio gay, nonostante Bersani” dichiarava a Gay.it con la sua aria furbetta e gli occhiali colorati.
Il Pd romano non l’ha mai amata particolarmente. E neanche quello laziale. Senza nessun sostegno alle spalle, in quel 2010 ha preso però 3.200 preferenze. Forse anche merito della sua carriera di scrittrice: finora ha partorito quattro libri, ignoti magari al grande pubblico ma apprezzati dai critici e molto attenti, ovviamente, alle tematiche trans e lesbo. “Quattro”, il suo romanzo d’esordio, è per l’appunto la storia di una famiglia con due mamme e due figli che lei racconta, con grande finezza, nella sua normalità e nei suoi problemi quotidiani….” (Anna Morgantini, Il Fatto)
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AUTOBIOGRAFIA
Sono nata a Roma il 22 febbraio del 1976. Nel mio sangue c’è la Sicilia, l’Ungheria, la Germania e il centro Italia. Nelle mie due famiglie di provenienza, c’è tutta la storia del secolo passato. Più di tutto, nel mio sangue, c’è la Sicilia da parte di padre: le radici arrivano almeno fino al 1492.
Ho passato l’infanzia per i primi 3 anni ad Anzio e poi in provincia di Bergamo dove ho visto nascere il fenomeno della Lega Nord negli anni 80. Non dimentico i primi volantini che promettevano la “cacciata” dei terroni che erano in Padania da meno di 5 anni. Non dimentico il clima di allora e nemmeno le botte fuori dalla scuola perché ero terrona e romanista.
A 14 anni sono tornata ad Anzio dove ho frequentato il Liceo Classico che aveva appena trovato un sede ed usciva da un garage per entrare in una palazzina sul mare dove i riscaldamenti, quando c’era vento, si spegnevano. Al liceo sono stata rappresentante d’istituto, guidando due occupazioni e lanciando un modello di occupazione che durante la mattina prevedeva le lezioni. Durante l’ultima occupazione elaborammo una proposta di riforma che portammo fino alla Camera. L’Unità dell’epoca parlò del nostro modello di occupazione come un caso unico. In tutto questo mi capitò, comunque, di essere accompagnata dalla Digos in questura per essere uno dei capi dell’occupazione. Ricordo ancora la faccia del questore quando gli raccontavo che non avevamo la palestra e spesso nemmeno il riscaldamento. Ricordo anche che una notte i “fasci” ci tirarono una molotov e che alcuni di noi erano usciti in cortile per una lezione notturna di astronomia.
A 19 anni, nel 1996, ho lasciato casa per andare a Roma, a studiare ingegneria meccanica presso la facoltà di Ingegneria de La Sapienza. Con me è la quarta generazione di ingegneri in famiglia: il mio bisnonno paterno è stato ingegnere capo del Genio Civile e ha partecipato alla ricostruzione di Messina e Reggio Calabria dopo il terremoto.
Durante gli anni universitari ho insegnato per due meravigliosi anni in una scuola pubblica di periferia: un istituto tecnico di “confine” dove i laboratori erano inagibili perché c’era l’amianto e le porte sfondate e le risse quasi all’ordine del giorno. Come se non bastasse il provveditorato mandava in quella scuola gli insegnanti cacciati dalle scuole del centro rendendo tutto difficile per quei ragazzi. E’ stata una delle cose più belle della mia vita e mi ha fatto vedere ancora meglio lo stato in cui versa la scuola pubblica e la cura che dovremmo dare al settore tecnico per garantire ai giovani che hanno voglia di imparare un mestiere di trovarlo.
In quegli stessi anni ho creato con Elisa un sito internet gratuito per studenti fuorisede (affittistudenti.it). Il sito è stato venduto qualche anno fa perché non avevamo più tempo di gestirlo e meritava di crescere. E’ stato un peccato. Forse in un altro Paese sarebbe stata una bella opportunità.
All’università insieme ad altri ho guidato la battaglia contro l’aumento delle tasse universitarie e mi sono opposta alla riforma universitaria del cosiddetto 3+2, creando un movimento che superava gli schemi delle compagini giovanili legate ai partiti. Sono stata rappresentante in consiglio di Facoltà e in consiglio di corso di Laurea per la lista “InChiostro Rosso” che fece un grandissimo risultato alle elezioni universitarie sulla scia del ricorso (vinto) che presentammo contro il CDA della Sapienza guidato da D’Ascenzo che aumentava le tasse universitarie.
Credo che le nostre università soffrano molto: i baroni non consentono ricambio non solo generazionale, ma nemmeno intellettuale, perpetuando se stessi con cloni e fedeli e non percorrendo mai la coraggiosa strada di scegliere accanto a se persone diverse come viene fatto all’estero.
Mi sono laureata nel 2003 in ingegneria meccanica alla Sapienza di Roma : tesi in Perl (sviluppata nel centro ricerche Alstom Power a Baden, in Svizzera) sulla diminuzione dell’inquinamento da ossidi di azoto emessi da turbine a gas per produzione di energia elettrica. Sono stati sei mesi bellissimi in un contesto internazionale.
Subito dopo la laurea, ho lavorato qualche mese ad Aprilia, in provincia di Latina, in una piccola cooperativa di carpenteria pesante. Sono entrata in Fiat Auto, oggi FCA, il 6 ottobre del 2003.
Per FCA ho girato l’Italia e conosciuto la realtà difficile del Nord-Est, il risveglio della città di Torino, il tessuto imprenditoriale di Liguria, Toscana, Lazio, Abruzzo, Molise. Ora sono a Napoli con la responsabilità della sede di questa meravigliosa città per FCA Center Italia. Girare moltissimo mi ha fatto comprendere la grandissima differenza infrastrutturale che divide il paese. Anche solo le strade e la possibilità di “comunicare” tra un luogo e un altro, raccontano tantissimo della civiltà di un Paese. Mi è capitato anche di andare in estremo oriente e di conoscere il “nuovo” mondo emergente. Sul mio blog non parlo di lavoro, per questo ultimamente scrivo pochissimo.
Credo fortemente che il Paese abbia bisogno di riforme strutturali che possano attrarre capitali esteri e di un impegno a valorizzare il patrimonio nazionale fatto di cultura e turismo. Sul mio blog trovate tanti interventi su questi temi.
Sono orgogliosamente impegnata, insieme a molti altri, nella battaglie del movimento omosessuale e transessuale per il riconoscimento del diritto al matrimonio civile per le coppie dello stesso sesso (sono tra i promotori dei sei referendum tematici di Prossima Italia) e affinché il tema dell’omosessualità e della transessualità siano temi affrontati fin dalle scuole elementari. Credo che due omosessuali abbiano le stesse possibilità di essere ottimi genitori e combatterò affinché in Italia si affermi una visione sana e non asfittica di famiglia, come luogo di mezzo e non come luogo finale dello sviluppo sociale della vita. Per questo mi oppongo ad ogni forma di bonus bebè e preferisco uno Stato che usi le risorse per un welfare accessibile a tutti: meno bonus più asili.
Sogno un Paese dove lo Stato sia leggero con le imprese e pesantemente presente nella vita dei cittadini: insomma una socialdemocrazia dove ci sia il giusto equilibrio tra libertà d’impresa e protezione dei singoli. Un sistema libero dove i singoli siano invece ben protetti.
Nel 2010 mi sono candidata come consigliere della regione Lazio nel collegio di Roma e provincia, prendendo 3200 preferenze e spendendo meno di 5000€ e pubblicando tutte le spese fatte con i soldi raccolti. Fu una bellissima esperienza collettiva che rifarei.
Sono editore del magazine imille.org, ho scritto tre romanzi (Quattro, 2006 Il Dito e La Luna e Verrai a Trovarmi d’inverno, 2011 Hacca Edizioni, Ho dormito con te tutta la notte, 2014 Hacca Edizioni) e alcuni miei racconti compaiono nelle raccolte “Principesse Azzurre da guardare”, Mondadori, “Le Cose Cambiano”, Isbn e e dal 2006 curo un blog dove scrivo tutto quello che penso (wordwrite.wordpress.com)
Per Imille ho cominciato anche una faticosa e molto sporadica rubrica (Lezioni di Impolitica) che ho dedicato alla mia città – Roma – e che voleva capovolgere il ruolo della politica e ricondurla all’ascolto con l’orecchio a terra.
Ho partecipato alla fondazione del Partito Democratico e ritengo che avremo un Paese migliore se avremo un Partito Democratico migliore. In questi anni nel Lazio ho cercato di portare avanti battaglie di trasparenza e legalità: il rispetto delle regole interne, l’uso delle primarie per la definizione delle cariche monocratiche, la battaglia contro i manifesti abusivi che imbrattano la città e spesso sfruttano lavoro nero, contro l’uso sconsiderato dei fondi pubblici in modo indiscriminato soprattutto in regione. In questi anni, insieme ad altri, abbiamo per esempio segnalato e chiesto interventi sui consiglieri regionali che non versavano la quota concordata al partito: tutte dinamiche che non consentono la piena contendibilità della politica perché concentrano risorse nelle mani di pochi. Anche per questo sono da sempre contraria al sistema delle preferenze e prediligo una riforma elettorale di tipo maggioritario in collegi uninominali. Nel nostro paese c’è bisogno di accountability, è l’unica strada per risparmiare i soldi di stato, spenderli bene e usare ciò che avanza per innovare, per il welfare e per dotare il paese di infrastrutture che lo rendano accessibile e competitivo.
E’ difficile condensare in poche righe tante cose e tante idee. Sul mio blog, se avete pazienza, ci sono tantissime idee e pensieri scritti in questi anni quasi quotidianamente.
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