Chelsea Elizabeth Manning (nata Bradley Edward Manning, Crescent, 17 dicembre 1987) è una militare e attivista statunitense con cittadinanza britannica.
Accusata di aver trafugato decine di migliaia di documenti riservati mentre svolgeva il suo incarico di analista di intelligence durante le operazioni militari in Iraq, e di averli consegnati all’organizzazione WikiLeaks, è stata arrestata, imputata di svariati reati contro la sicurezza nazionale, e detenuta in condizioni considerate lesive dei diritti umani. Il suo caso ha suscitato un acceso dibattito in quanto quei dossier riguardavano l’omicidio di diversi civili disarmati da parte dell’esercito americano. Nell’agosto 2013 è stata condannata a 35 anni di carcere.
Immediatamente dopo la condanna, Manning ha pubblicamente reso noto di non riconoscersi nel genere maschile e di avere una percezione di sé femminile. Ha quindi intrapreso un percorso di transizione e cominciato un trattamento ormonale utile per il cambio di genere, scegliendo quale nome Chelsea Elizabeth. È stata candidata per tre volte al premio Nobel per la Pace, nel 2011, 2012 e 2014.
Nata con il nome Bradley in Oklahoma da padre americano e madre gallese, a tredici anni si trasferisce in Galles con la madre e la sorella a seguito della separazione dei genitori. Quattro anni dopo ritorna negli Stati Uniti, e si arruola nell’esercito. Nell’ottobre 2009 viene mandata in servizio in Iraq, a est di Baghdad, con la 10th Mountain Division, dove lavora come analista di intelligence.
Nel maggio 2010 l’hacker Adrian Lamo denuncia Manning alle autorità militari, asserendo che, in una conversazione via chat, gli avrebbe confidato di aver passato a Julian Assange una serie di documenti confidenziali, tra cui il video Collateral Murder (in cui due elicotteri Apache americani attaccano uccidendo 12 civili disarmati), ai quali aveva accesso dalla sua workstation. Dopo pochi giorni Manning viene arrestata e tenuta in custodia in Kuwait per due mesi. Il 29 luglio viene trasferita nel carcere militare di Quantico, in Virginia.
Dopo dieci mesi di isolamento nel carcere di Quantico, è stata trasferita a Fort Leavenworth a seguito della pressione internazionale sulle sue condizioni di detenzione. Ciò nonostante, ancora nel marzo 2012, Juan Mendez ha formalmente accusato gli Stati Uniti di trattamento crudele, disumano e degradante per la forma di detenzione inflitta a Manning.
L’avvocato e opinionista Glenn Greenwald, in un articolo del 15 dicembre, ha denunciato le condizioni inumane a cui è stata sottoposta Manning, che per gli standard di alcuni paesi costituirebbero tortura, e sottolineato che Manning non è stata condannata per alcun reato.
David House, informatico e ricercatore, che va a trovarla due volte al mese, riferisce che Manning viene tenuta in isolamento per 23 ore al giorno, dorme con le luci accese e viene controllata ogni cinque minuti. Inoltre è costretta a dormire indossando soltanto un paio di pantaloncini, esponendo la pelle a diretto contatto con una coperta molto simile a un tappeto. Durante la notte viene svegliata dalle guardie se non completamente visibile. L’unica forma di esercizio consentitale consiste nel camminare in circolo in una stanza per un’ora al giorno, e viene incatenata durante le rare occasioni in cui può ricevere visite. David House riferisce anche che le sue condizioni di salute psicofisica sono in peggioramento e che Manning è catatonica.
Nel mese di marzo 2011 il portavoce del dipartimento di stato americano PJ Crowley si dimette in seguito alle sue dichiarazioni riguardo al trattamento di Manning, da lui definito “ridicolo, controproducente e stupido”.
Le udienze preliminari del processo sono cominciate a maggio 2012. Dopo l’asilo politico di Assange e il continuo appoggio internazionale la corte marziale è stata fissata il 4 febbraio per concludersi a metà marzo.
Alla fine di febbraio 2013 Manning si è dichiarata colpevole di una parte delle accuse mosse contro di lei, ammettendo di avere fornito a Wikileaks parte della documentazione raccolta nel corso del suo lavoro di analista per l’esercito degli Stati Uniti.
Nel marzo 2013 è stata pubblicata su Internet dalla Freedom of Press Foundation una registrazione audio contenente la sua deposizione al processo segreto, nella quale accusa l’esercito USA di non dare valore alla vita umana e paragona i soldati a “un bambino che tortura le formiche con la lente d’ingrandimento”. Nella dichiarazione ha anche giustificato le proprie azioni affermando che l’esposizione dei crimini commessi dal governo doveva avere come effetto quello di aprire un dibattito sulla politica estera USA e in particolare sulle invasioni fatte a danno di Afghanistan e Iraq.
Il 21 agosto 2013 è stata condannata a 35 anni di prigione per 20 dei 22 capi d’accusa imputatile dalla procura militare: la giudice Denise Lind della corte marziale di Fort Meade la ha assolta solo dall’accusa più grave, quella di connivenza con il nemico (che prevede anche la pena di morte), ma l’ha riconosciuta colpevole dei rimanenti reati relativi alla diffusione di notizie coperte da segreto e al possesso di software non autorizzati. (Wikipedia)
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