È bastato un programma – Alla lavagna! – per scatenare il pandemonio. Che sarà mai successo? Niente, verrebbe da dire. Infatti, nella trasmissione in questione, andata in onda nella seconda serata di Rai3, Vladimir Luxuria, con grande candore e umanità, ha spiegato ai bambini cosa vuol dire essere gay, cosa vuol dire essere trans e, soprattutto, ha parlato di bullismo. Temi che dovrebbero essere presenti sempre nelle nostre scuole, soprattutto per educare e fare capire ai ragazzi che il mondo ha diversi colori, che vanno conosciuti e non derisi o emarginati. Evidentemente questa cosa di Luxuria non è piaciuta e sono iniziati a fioccare titoli del tipo “Luxuria insegna ai bambini a diventare trans”. Roba che, solo a leggerla, viene da sorridere, ma giusto perché sarebbe bastato informarsi. Abbiamo sentito Luxuria, visto che nel giro di pochi giorni gay, PIL e trans sono stati nell’occhio del ciclone.
Sembra, sai quelli che si incontrano in osteria, magari si fanno un litrozzo di vino per uno. E poi a uno scappa una battuta un po’ greve che diventa il titolo di un quotidiano: «Calano fatturato e PIL, ma aumentano i gay. C’è poco da stare allegri». Questo il titolo. I gay cosa sono? Sono come il debito pubblico che aumenta? O come i reati che aumentano? Questa è la stampa che mi ha anche attaccata, massacrata, per aver osato parlare a dei bambini in un’aula televisiva. Neanche scolastica, ma televisiva. Forse è la risposta alla mia lezione, a causa delle mie lezioni sul gender aumentano i gay.
Bella battuta. Scherzi a parte, però, ti stanno facendo nera.
Io leggo, si parla di indottrinamento, di una che vuole fare proseliti, una che vuole cambiare, trasformare. Quella è l’idea: che una persona – parlando di un tema e spiegando la differenza tra omosessualità e transessualità – trasformi un bambino da etero in gay, un po’ questo. Questo è alla base della legge che ha fatto Putin sulla cosiddetta propaganda gay. Nella sua nazione non si può parlare pubblicamente di omosessualità, perché altrimenti gli adolescenti diventano tutti gay. Capito? È un po’ questa l’idea.
Il senatore Simone Pillon – quello che vuole abolire la legge sull’aborto, per intenderci – ha detto che farà un’interrogazione parlamentare.
La facesse, che ti devo dire? La facesse. Ma guarda, alcuni non l’hanno proprio vista la trasmissione. E sbraitano. È stato divertente leggere il tweet di Daniela Santanché o dello stesso Adinolfi che dice «addirittura in fascia protetta», non sapendo che in realtà la trasmissione è andata in onda alle 23:00. Proprio ignoranza nel senso etimologico.
Ma perché Adinolfi tira sempre in ballo i gay?
Perché siamo la sua unica ragione di vita.
In che senso?
Senza di noi, lui non ha una realtà. Lui ha fondato la sua professione e la fortuna mediatica sull’omofobia. E quindi tutte le volte che c’è bisogno di un contraddittorio, lui viene inviato, ha una sua base identitaria nell’omofobia, nel contrastare gli altri, nel voler impedire agli altri di essere quello che vogliono essere.
Pensi che nel 2007, quando Adinolfi si candidò alle primarie del PD sembrava addirittura pro matrimoni gay. Poi che è successo?
Ma sai, lui è uno che di comunicazione se ne intende. Un po’ di opportunismo, magari un po’ ci fa. Io non sono una psicologa, devo solo rispondere e cercare di contrastare le stupidaggini che dicono gli altri.
Anche Toni Brandi e Jacopo Coghe di ProVita e Generazione Famiglia ti hanno attaccata.
La verità è questa: tutta questa gente è contenta, in realtà, quando accadono episodi di discriminazione e offese verbali e fisiche. La loro teoria vera – non travestita da filosofia o altro – è quella che, se nasci etero sei fortunato, se nasci gay devi considerarti sfortunato e, in fondo, devi pensare che se lo dici, che se lo mostri, poi vai incontro alla discriminazione, alle botte, agli insulti. Quindi è meglio stare zitti, meglio nascondersi – come è stato per tanto tempo – come loro desiderano. A loro dà fastidio la visibilità, il poter dire «Sono così, mi sta bene così e mi sta bene dichiararlo». Questa è la verità. E per questo non amano che si parli di bullismo.
Perché se si parla di bullismo che succede?
Perché parlarne vorrebbe dire contrastarlo, mentre loro vorrebbero che, in qualche modo, si possa tollerare questo tipo di atteggiamento: se sei gay (e lo dici) poi ti meriti di essere insultato, discriminato, bullizzato, messo da parte, schernito. Questa è la verità, perché altrimenti, uno che dice tanto ProVita no? Dovrebbe pensare alla vita non solo degli embrioni, ma degli adolescenti che vengono derisi, insultati, che desiderano lasciare gli studi, quando il clima è insopportabile, se non addirittura desiderare di lasciare la vita.
E degli ultras del Lazio che hanno fatto uno striscione chiaramente riferito a te, che mi dici?
Ignorano che esiste un’unica educazione, quella alla convivenza, al rispetto, contro la discriminazione, contro l’omofobia. Cosa vogliono? Vogliono loro essere maestri? Vogliono loro andare in una classe a insegnare che ci si può massacrare per un pallone?
Senti, Vladimir, si dice spesso che, il popolo, è meglio della sua classe politica. Tu che ne pensi alla luce delle forti critiche che ti hanno visto coinvolta?
Ho ricevuto moltissimi attestati di affetto, solidarietà e complimenti per il programma da parte di chi ha visto la puntata o l’ha cercata su RaiPlay. È andata in onda in seconda serata, su Rai3, di sabato, tanti di sabato vanno fuori, e l’hanno rivista successivamente. Non posso considerare rappresentativo chi ha scritto direttamente a me, perché magari posso partire del presupposto che sia già predisposto bene.
Quindi nessuna critica?
Gli altri poi, vabbè, ci sono quelli che, se salvassi un gatto da un incendio, direbbero che l’ho fatto per farmelo al forno con le patate. E poi ci sono quelli che abboccano.
In che senso?
Perché è chiaro che, se leggono un titolo di giornale online – di cui spesso non si legge nemmeno il contenuto – e vedono «Luxuria spiega ai bambini come diventare transessuale» è chiaro che, poi, queste persone hanno un atteggiamento negativo nei miei confronti, perché si fondano sulla menzogna su qualcosa che non è vero. Come posso pensare di insegnare come diventare transessuali? Io non voglio insegnare niente a nessuno. Non voglio aumentare il numero di gay o di trans nel mondo. A parte che, pur volendo, sarebbe impossibile.
Qual è stato e qual è il tuo obiettivo quando vai in tv?
Che gli adolescenti gay, trans o che vengono percepiti come tali – perché non amano il pallone o gli piace la musica classica – non debbano subire quelle angherie e quegli episodi di bullismo che ho subito io. Poi c’è chi dice che deve farlo il personale specializzato, i maestri. E che non lo deve fare una come Luxuria. Non sono una psichiatra, non sono una psicologa, ho un unico titolo: quello di averli vissuti questi episodi. E ti assicuro che sulla gente fa molto presa. Ed è questo che dà fastidio, perché sono molto credibile quando le racconto. Non mi baso su testi, ma sul libro della mia vita.
Che poi, ora che ci penso, un tempo la parola bullismo nemmeno esisteva. Un tempo non c’era la parola perché “bullismo”, in qualche modo, stigmatizza questo atteggiamento. Una volta non c’era la parola perché era considerato normalissimo, perché trovare una parola?
Ma come stai reagendo a tutti questi attacchi?
È vero che sono una guerriera e che sono forte, ma a volte un po’ scoraggiamento mi viene. Forse perché, quando leggi certi commenti, l’odio e la falsità non ti lasciano completamente indifferente. Dopodiché non gliela do vinta. E ho tantissimi inviti dalle scuole per andare a parlare di bullismo. Posso dire una cosa?
Certo.
Sapevano da tempo che sarebbe andata in onda questa puntata. Perché non hanno protestato prima?
Eh, perché?
Perché loro volevano andasse in onda, per avere la loro ragione di vita, per avere il loro spazio mediatico, ecco la verità.
Se la Lega ti ha attaccato più pesantemente, che mi dici dei Cinquestelle?
Sono contenta della presa di posizione del sottosegretario alle Pari Opportunità Vincenzo Spadafora e delle due pentastellate Conny Giordano e Carmen DI Lauro, nella Commissione Vigilanza Rai, che si sono un po’ smarcate dai loro alleati di Governo. Quindi ho diviso il Governo. (ride, ndr)
E dagli altri politici?
Quella più diretta è stata Monica Cirinnà, ma siamo amiche, è anche più facile.
Si aspettava la solidarietà da qualcuno, ma non è arrivata?
Quella di Liberi e Uguali, la sinistra-sinistra, non hanno battuto colpo. Mi sarei aspettata forse un po’ di più, devo dire la verità. Anche Pina Picierno, del PD, ha scritto un post…
La sinistra è morta?
Forse non se ne sono accorti, boh. La Boldrini non ha niente da dire su questo?
La Boldrini non ha detto nulla?
Niente, boh.
Com’è quest’Italia? Che clima c’è?
Secondo me stiamo vivendo un clima di chiusura, di invito alla chiusura, sento puzza di chiusura, come quando entri in una casa che non è stata aperta da tantissimo tempo. C’è bisogno di qualcuno che lotti per aprire finestre, cuori e menti. Perché andando avanti così rischiamo di essere egoisti, rancorosi, alla ricerca del nemico di turno, omofobi e razzisti. Questo è quello che rischiamo di diventare, sempre di più. Scivoliamo sempre di più verso la tentazione al male, perché questo è il male.
Un clima che ha avuto ripercussioni anche sul tuo lavoro?
(Prima di rispondere fa un lungo respiro, ndr) Non lo so, spero di no.
Prima di lasciarti andare, cosa stai preparando?
Ho scritto il capitolo di un catalogo per una mostra su Andy Warhol a Monza, poi sarò alla Candelora di Montevergine, dove vado tutti gli anni. Ho un’attività molto transgenere. (ride, ndr)
da La Repubblica del 29/01/2019
L’AMACA
Michele Serra
L’identità sessuale — tranne nei casi in cui sia matrice di palese violenza contro altri — non dovrebbe mai essere oggetto di critica. Men che meno di satira. Merita un’eccezione l’esilarante battuta di Vladimir Luxuria versus Daniela Santanchè: «Sei più trans di me, Dany», una di quelle stoccate che raramente, nella rissa televisiva, si riesce a mettere a segno. Luxuria, per altro, ha fatto gol nella più classica delle azioni di contropiede: era sotto attacco, ha sferrato un contrattacco fulmineo e vincente. Si sappia, in ogni modo, che questo genere di scaramucce verbali è un lusso democratico (sia detto a vantaggio di entrambe le signore, Luxuria e Santanchè). In Brasile l’unico deputato dichiaratamente omosessuale, Jean Wyllys, ha appena lasciato il suo seggio in Parlamento (e ha annunciato di voler lasciare il Paese) perché non regge più le minacce di morte, raddoppiate da quando è al governo il maschione Bolsonaro, che sugli omosessuali ha detto, pubblicamente, cose atroci, applauditissime dalla sua claque. In ciò che chiamiamo molto genericamente “sovranismo” c’è una forte componente patriarcale, antifemminista e omofoba. Si può anche fare finta di non vederla, per ottimismo oppure per opportunismo. Ma c’è. E conta, e incombe quanto l’altra bomba sempre innescata, che è l’antisemitismo. La nuova destra mondiale vive, e ingrassa, se ha dei nemici, dei confini da difendere e il fucile puntato contro qualcuno. Di buone ragioni in proprio, non sembra averne mezza.