Dai nostri inviati Antonio Schiavone e Roberto Mariella
L’evento della serata, che ha riempito completamente la sala, è stata la proiezione in anteprima assoluta dell’ultimo film documentario di Matteo Tortora, “Il calciatore invisibile”, dedicato all’omosessualità/omofobia nel mondo del calcio.
La quarta giornata del 16° Florence Queer Festival è iniziata alle 11 con il primo dei Queer Focus, una interessantissima masterclass su Tondelli tenuta da Giacomo Aloigi.
“Un decennio postmoderno – Tondelli, Firenze e gli anni ottanta” con letture di Stefano Mascalchi. Di seguito un riassunto.
Gli anni ’80 da molti ricordati con nostalgia (Raf, che cosa resterà di questi anni ’80), sono stati guardati con occhio prevenuto da parte dell’intellighenzia, in quanto dopo un decennio segnato da storiche battaglie civili, gli anni ’70, si è entrati in un periodo che rinnega quei momenti politici a volte anche tragici, con la maggioranza della popolazione che scende volentieri in piazza solo per la vittoria ai Mondiali di calcio del 1982. Tondelli è stato il principale narratore di quel decennio. Il suo primo libro è del 1980, Altri Libertini e lui muore nel 1991.
Negli anni ’80 inizia a muoversi qualcosa di nuovo, il postmoderno, concetto nato prima in architettura e poi nelle arti figurative. Dopo la Pop Art, gli informali, l’Arte Povera nasce una nuova generazione di artisti che rinnega in parte queste avanguardie. In ambito letterario il postmoderno è una semplificazione della realtà. Dopo i grandi autori del dopoguerra e le avanguardie, nascono nuovi autori che guardano più all’intimo, all’introiezione, alla loro realtà quotidiana: oltre a Tondelli, Andra De Carlo, Aldo Busi, Del Giudice, Palandri… Autori tacciati come superficiali, che in realtà si limitano a raccontare un sentimento diffuso della società dell’epoca.
Altri Libertini del 1980, libro che fu sequestrato per oscenità, è un romanzo che si concentra nella Bologna di fine anni ’70, con un suo slang, fatto di termini presi dal gergo giovanile. Poi venne Pao Pao. Per Jean Francois Lyotard, per essere moderni bisogna essere prima post moderni. Pier Vittorio Tondelli, non ha mai scritto un libro simile al precedente, ha sempre cercato di superare sè stesso. In Rimini del 1985 Tondelli fa convivere storie diverse trattate con stili diversi. Rimini è veramente il manifesto degli anni ’80. Negli anni ’80 si cerca di fare tutto, di essere magniloquenti, un decennio che cerca di esagerare. I denigratori del periodo parlavano dei banali anni ’80.
Tondelli arriva a Firenze in un momento complicato della sua vita, è ospitato in diverse case di amici, poi trova un suo appartamento in via dei Serragli. A Firenze in quel periodo, anche grazie a personaggi come Bruno Casini, succedeva di tutto, sfilate di moda, nuovi locali, mostre, party, il Trend fiorentino degli anni ’80 che esplodeva. Si può dire che Firenze era la capitale degli anni ’80, un po’ come Milano, che però si muoveva in una dimensione diversa.
Per poi arrivare alla fine del decennio ad un esaurirsi. Molti dei protagonisti della Firenze di quel periodo son emigrati disperdendosi in varie parti del mondo. Dopo Biglietti per gli amici nel 1989 Tondelli scrive Camere separate. Ancora una volta un lavoro diverso dai precedenti, scritto in una dimensione crepuscolare, incentrato sull’abbandono, inquietante alla luce della vicenda personale dell’autore. Camere separate è il personaggio più riuscito di Tondelli. Il protagonista va a far visita al suo compagno ed è l’ultimo momento in cui lo vedrà in vita.
Giacomo Aloigi ha scritto un romanzo ambientato in quel periodo, Gotico Fiorentino, in cui appare, verso la fine, anche Pier Vittori Tondelli.
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I lungometraggi della giornata.
ALIFU, THE PRINCE/SS di Yu Lin Wang
(Taiwan, 2017), 91’
Voto:
Alifu è un giovane di 25 anni che lavora, truccato da ragazza, come parrucchiere in un salone di Tapei, ma è anche l’unico figlio del capo della tribù aborigena Paiwan, il secondo gruppo indigeno più grande di Taiwan. Il suo sogno è fasi operare per diventare donna, purtroppo però suo padre che vive in una zona rurale è all’oscuro di tutto ed essendo malato progetta di trasferire il titolo di capo tribù al suo unico figlio. (La locandina del film, mostra Alifu vestito da principessa tribale).
Pei-zhen, è una lesbica che si è appena lasciata con la sua ragazza, è coinquilina, collega di lavoro e migliore amica di Alifu. Peizhen scopre di essere innamorata di Alifu, nonostante i loro poco conciliabili orientamenti sessuali e gli fa avances non gradite.
Un’altra storia passione d’amore è quella della transgender Sherry, proprietaria di un drag bar, gravemente malata, per un rozzo idraulico che non ha interesse sessuale per lei.
Tra gli artisti sul palcoscenico del bar di Sherry c’è Chris, un ragazzo muscoloso etero che ama vestirsi di piume e trucco e esibirsi, un impiegato pubblico e di giorno che nasconde il suo lavoro notturno alla sua ragazza.
Le loro storie di vita si intrecciano anche in modo bizzarro, mischiando diversi generi e orientamenti sessuali, ciò che li accomuna tutti è l’amore, non importa chi possa essere l’oggetto di questo amore.
Il film è molto divertente e in alcuni punti commuovente ma nonostante la lodevole intenzione di spiegare tutti i tipi di personaggi LGBT+ presenti a Taiwan, le troppe storie del film sono piuttosto difficili da seguire.
Il 24 maggio 2017 la Corte costituzionale di Taiwan ha annunciato la sua decisione di consentire il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Ma tra la gente le vecchie generazioni non sono però cosi aperte.
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Tra i cortometraggi del concorso VIDEOQUEER proiettati oggi, due, con protagonisti dei bambini, sono davvero molto belli.
Goldfish di Yorgos Angelopoulos
(Grecia, 2017, 14’)
E’ il 7° compleanno di Stratis ma da subito ci rendiamo conto che suo papà Yorgos è nervoso e cerca di condizionare il comportamento del figlio. Quando Stratis vuole aiutare la mamma a cucinare gli dice che è una cosa da donne. Poi vuole costringerlo a giocare a calcio, ma a Stratis non piace il calcio. Si arriva al momento che Stratis dice al suo papà che ha chiamato il pesce rosso che ha appena ricevuto in dono Tom Daley, come il campione olimpico, perchè sono entrambi nuotatori, e perchè il suo pesce è gay. Stratos aveva sentito parlere di Tom Daley in televisione perchè aveva fatto il suo caming out. E aggiunge;’è gay perchè è mio’. ll papa a quel punto perde il controllo. E’ una storia di crescita, non del bambino ma del padre, che deve accettare che suo figlio abbia una sua personalità.
Mrs. McCutcheon di John Sheedy
(Australia, 2017, 17’)
Tom ha 10 anni e non si riconosce nel nome che ha avuto alla nascita, sente di essere invece la signora McCutcheon, anche se è nata in un corpo da maschio. Per questo preferisce indossare abiti femminili a scuola invece dei pantaloni, e per questo viene fatta oggetto di bullismo da alcuni compagni. E anche il preside è dalla loro parte. Ma l’amicizia e interesse romantico da parte di un compagno di classe Trevor, la convincono a non darsi per vinta. Anche Trevor è un outsider perché ha origini aborigene, però sa farsi rispettare. Al ballo della classe Mrs. McCutcheon si presenta con un fantastico abito rosa. Il suo coraggio e l’appoggio del suo amichetto convincono tutti a lasciarsi andare a divertirsi senza pregiudizi.
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L’evento della serata, che ha riempito completamente la sala è stata la proiezione in anteprima assoluta dell’ultimo film documentario di Matteo Tortora dedicato all’omosessualità/omofobia nel mondo del calcio. Alla presenza dell’Assessora Sara Funaro del Comune di Firenze, del regista e dei giocatori della squadra fiorentina di calcetto “Revolution team”. La proiezione è stata realizzata in collaborazione con Festival dei Diritti 2018 del Comune di Firenze.
Il calciatore invisibile di Matteo Tortora
(Italia, 2018), 50’
Voto:
“Il Calciatore Invisibile” tratta la storia di una squadra amatoriale di calcio composta da giocatori omosessuali, il Revolution Team, di Firenze, dando voce ai suoi atleti. In parallelo si parla dell’omofobia nel calcio ufficiale, della serie A, attraverso interviste a importanti personaggi del mondo del calcio.
Tortora si è avvalso della collaborazione del giornalista Francesco Belais (col quale aveva già girato La donna pipistrello) , che ha intervistato sull’argomento due autorità come Cesare Prandelli, ex-ct della Nazionale, e Alessandro Costacurta, storica bandiera del Milan. A cui si aggiunge il vicedirettore di Gazzetta dello Sport Andrea Di Caro, che di gran lunga ha fornito il contributo più aperto e competente.
Nel 2009 Marcello Lippi, ct della Nazionale, in un’intervista dichiarava che in quarant’anni di carriera non aveva mai incontrato un calciatore gay e che il calcio e l’omosessualità erano poco compatibili. E in effetti ancora oggi in Italia non esistono calciatori professionisti che si siano pubblicamente dichiarati omosessuali.
il Revolution Team è una squadra maschile di calcio a 5 dichiaratamente gay e gay-friendly nata a Firenze nel 2008. La squadra gioca in tornei amatoriali contro squadre non solo omosessuali e ha organizzato un torneo che si chiamava “Finocchiona cup” e ora ha un nome più internazionale, Florence International Soccer.
Ha detto Tortora in una intervista:”Girando Il calciatore invisibile e Temporary queens, mi sono accorto che spesso i peggiori pregiudizi arrivano dal mondo omosessuale, più che dagli eterosessuali, forse proprio per una forma di omofobia interiorizzata. Quando racconto ad amici gay che ho realizzato un documentario sulle drag queen, c’è chi storce la bocca. Le drag sono ‘travestiti’ o donne mancate, il calcio invece un gioco solo da maschi».
Ricordiamo che la prima squadra di calcio italiana composta da atleti gay fu la Kaos A.C. Milano, fondata nel 1992 e capitanata da Valerio Chiappa, seconda associazione sportiva gay italiana dopo il gruppo di nuoto Pesce, nato nel 1989 e ancora esistente.
Matteo Tortora. Regista toscano (livornese ma fiorentino di adozione) è di casa qui al Queer festival, dove è sempre stato accolto dal pubblico con grande calore e affetto. L’anno scorso la presentazione del suo “Temporary Queens: Regine dal tramonto all’alba” aveva riempito il palco di questa sala con la festosa presenza di tutte le sue amiche drag. L’anno prima, con La donna pipistrello (2016) girato insieme a Francesco Belais, aveva convinto a salire sul palco del teatro, allora l’Odeon, dopo anni di oblio la mitica Romanina Cecconi. Prima ancora aveva portato Ubi ego gaia(2013) , documentario che già lo impose come una brillante promessa.
Il documentario di Matteo Tortora esce a pochi mesi dall’uscita di un altro importante film sull’argomento dell’omofobia nel calcio, questa volta una fiction, proveniente dalla Svizzera, il bellissimo ‘Mario’ di Marcel Gisler, una storia d’amore fra due giovani promesse dello Young Boys di SanGallo. Film arrivato al festival di Locarno di quest’anno. ‘Mario’ ha avuto il pieno appoggio della federazione calcio svizzera.
(Antonio Schiavone e Roberto Mariella)