Cinema

I lungometraggi in concorso per il 31mo Teddy Award (Berlinale 9-19/2/2017) - I VINCITORI

Aggiornamento del 17/2/2017

I VINCITORI DEL 31mo TEDDY AWARD:

Miglior Film: A Fantastic Woman di Sebastián Lelio

Premio della Giuria: Karera ga Honki de Amu toki wa (Close Knit) di Naoko Ogigami

Miglior Documentario:  Small Talk di Huang Hui-chen

Miglior corto:  Min Homosyster di Lia Kim Hietala

Premio della Giura di Männer Reader: God’s Own Country di Francis Lee

 

Teddy Award è un’associazione che, all’interno della Berlinale, “premia film e persone che comunicano tematiche queer contribuendo ad una maggiore tolleranza, accettazione, solidarietà ed uguaglianza nella società”. Il premio nasce dall’istituzione ufficiale (su iniziativa del direttore della Berlinale Moritz de Hadeln), nel 1982, di una sezione parallela della Berlinale dedicata ai film a tematica LGBT, denominata prima “Info-Schau” e poi, dal 1986, “Panorama”. Nel 1987 viene istituito il primo premio Teddy Bear, assegnato a Pedro Almodóvar per il suo film “La legge del desiderio”.

Nella presentazione del 31mo Teddy Award (che verrà assegnato il 17 febbraio 2017), il direttore della Berlinale, Dieter Kosslick, scrive: “Quest’anno è iniziato in un modo fantastico. L’83 per cento dei tedeschi stanno ora dicendo sì all’uguaglianza del matrimonio. Il 31mo Teddy ci sta portando gioia per il nuovo anno e speranza che le vittime del terribile paragrafo 175 saranno finalmente (!) riabilitate. Il Teddy stesso è parte integrante del movimento per la lotta sui diritti civili della comunità queer e quest’anno adempie anche all’importante compito di ricordarci di non dimenticare mai, ancora una volta, e di non permettere che si possa mai tronare indietro dalle conquiste realizzate. Sono felice di vedere un così ampio numero di candidature al premio Teddy 2017. Film queer sono presenti sia nel Concorso principale che in Panorama, Forum, Generation, Prospettive e Corti. Per la prima volta Queer Academy Industry Meeting avrà luogo all’European Film Market in Martin Groupius Bau. Monika Treut, che ho incontrata molti anni fa, la leggenda del  ‘Nuovo cinema queer’ riceve quest’anno lo Speciale Teddy. La ricchezza e la forza delle sue creazioni sono state molto ben riassunte in un articolo di Claire Monk, dove dice “uno dei più anarchici, cinico e sovversivo attacco contro l’attuale politica sessuale”. Auguro a tutti, ospiti ed artisti, i giorni più belli.  Il riscaldamento è acceso! Non c’è posto per guerrieri freddi”.

Il Sindaco di Berlino, Michael Müller, scrive: “Il Teddy Award ha superato i 30 anni. Quando Manfred Salzgeber e Wieland Speck lanciarono questo premio durante la Berlinale 1987, hanno dimostrato un grande coraggio. In quegli anni, il problema dell’Aids suscitava paura e incertezza e minacciava di annullare tutti i progressi compiuti fino allora dalla liberazione gay. Quello stesso anno, Pedro Almodóvar vinse il primo Teddy Award per “La legge del desiderio”.  È stato il primo premio vinto da un film di Almodóvar e l’inizio della sua carriera come regista internazionalmente celebrato. Anche il Teddy Award si è guadagnato il riconoscimento a livello mondiale negli anni che seguirono. Oggi il Teddy è molto più di un premio cinematografico. Il suo contributo per rendere gay, lesbiche e trans identità socialmente accettabili è stato inestimabile.  E, grazie al Teddy Award, star e film sono stati avviati ad una brillante carriera anche all’esterno del contesto queer dove sono stati scoperti. Il Teddy Award è da tempo diventato parte integrante e altamente considerata del Berlino International Film Festival”.

Quando potremo vantarci di dichiarazioni con questi toni, da parte del Sindaco di Venezia e del Direttore della Mostra, per il Queer Lion?

 

LUNGOMETRAGGI IN CONCORSO PER IL 31MO TEDDY AWARD (dal sito della Berlinale)

Ein Weg (Paths)

Germany 2017, 107′
Director: Chris Miera

Perspektive Deutsches Kino

Un bacio in riva al mare, una promessa per la vita. A chi piace andare sulla costa baltica in autunno? A nessuno tranne che a Martin e Andreas. Vengono qui ogni anno, e, ogni anno, il loro figlio Max è un po’ più alto, e i loro visi un po’ più vecchi. Questa volta Martin è insoddisfatto. Il tempo non è bello e lui avrebbe preferito restare a casa. Andrea invece è felice, si toglie i vestiti e si getta nelle fredde acque del mare. Un preoccupato Martin tenta di fermarlo ma inciampa e cade nell’acqua salata. Al rientro nella loro casa delle vacanze l’atmosfera è pesante, la differenza di vedute su come passare insieme questa vacanza si fa sentire. Che cosa si sono lasciati alle spalle dopo tutti questi anni? … Molti film sulle relazioni finiscono quando la coppia ha trovato la felicità. Per il regista Chris Miera le storie invece diventano interessanti solo a partire da quel momento. Qual’è la forza che permette a due persone, tra milioni, di decidere il resto della loro vita insieme? E che cosa può spingere queste due persone a separarsi dopo tanto tempo vissuto insieme? Questo film cerca di rispondere in modo originale a tutte queste domande.

Bing Lang Xue (The Taste of Betel Nut)

Hong Kong, China 2017, 84′
Director: Hu Jia

Panorama

Li Qi sta lavorando per uno spettacolo di delfini, il suo amico Ren Yu si dà da fare con il suo karaoke mobile, lavorando nella spiaggia dei surfisti lungo la costa di Hainan dove vivono entrambi. I turisti sono deliziati dalla somiglianza fisica di Ren con l’attore Leslie Cheung e sono felici di pagare per una foto con lui, ma anche di ubriacarsi insieme. Quando una giovane donna si unisce a questa coppia poliamorosa, le cose non sembrano inizialmente cambiare più di tanto, anche se adesso ci troviamo davanti ad un triangolo amoroso che va in tutte le direzioni. Insieme, Li Qi, Ren Yu e Bai Ling stanno mettendo alla prova le limitazioni di una società restrittiva come pure la sessualità di ognuno di loro. Ma poi accade qualcosa che colpisce al cuore i nostri tre eroi con ripercussioni profonde e durature su ciascuno di loro. Il regista Hu Jia ritrae una generazione che sembra muoversi con disinvoltura e coraggio tra tradizione e stili di vita alternativi. Il film, in gran parte senza dialoghi, si focalizza su piccoli gesti riempiendoli di significato, su immagini ed ambienti che ci catturano, raccontando una storia di amore e sesso, con scene particolarmente esplicite, ma anche di fiducia e brutalità, offrendoci un quadro della vita quotidiana in Cina come raramente abbiamo potuto vedere sul grande schermo.

Wilde Maus (Wild Mouse)

Austria 2017, 103′
Director: Josef Hader

Competition

Georg si trova molto bene nella sua posizione come membro della redazione di un quotidiano Viennese. Egli è sia amato che temuto – come si addice ad un quotato critico musicale che brandisce una penna tagliente. Ma un bel giorno salta improvvisamente fuori che sarebbe in esubero. Prima di accompagnarlo alla porta gli spiegano che si tratta di un problema di costi. Georg non racconta niente di questo alla moglie moglie Johanna, i cui pensieri attualmente ruotano intorno al desiderio di avere bambini e alla sua successiva ovulazione. Georg medita una vendetta. Trova un alleato in un suo vecchio compagno di scuola, Erich, col quale dà sfogo alla sua rabbia contro il suo ex-capo. Quello che inizia come piccoli danni si trasforma presto in una campagna di terrore. Allo stesso tempo Georg ed Erich hanno l’idea di rivitalizzare un fatiscente rollercaster (montagne russe) nel parco giochi di Vienna, il leggendario “wild mouse”… In questo debutto, il cabarettista ed attore Josef Hader, ci racconta una storia divertente e drammatica nello stesso tempo, sulle paure private (del fallimento) della classe media austriaca e del suo declino sociale. Un film spiritoso e ironico che riflette su come una vita borghese possa andare in crisi – ma alla fine, dopo tutto, forse qualcosa possa tornare in equilibrio.

Una mujer fantástica (A Fantastic Woman)

Chile/USA/Germany/Spain 2017, 104′
Director: Sebastián Lelio

Competition

Marina e Orlando sono innamorati e programmano di trascorrere la loro vita insieme. Lei lavora come cameriera e adora cantare. Il suo amante, vent’anni più vecchio, ha abbandonatao la sua famiglia per unirsi a lei. Una notte, mentre stanno tornando a casa dopo aver calorosamente festeggiato il compleanno di Marina in un ristorante, Orlando diventa estremamente pallido e rimane bloccato. All’ospedale, i medici non possono fare altro che confermare la sua morte. Gli eventi successivi si accavallano velocemente: Marina si trova davanti ad un ispettore di polizia donna che le fa spiacevoli domande e la famiglia di Orlando la guarda con rabbia e sfiducia. La moglie di Orlando esclude Marina dal funerale e le ordina di abbandonare subito l’appartamento, che sulla carta è intestato a Orlando. Marina è una donna transgender. La famiglia del defunto si sente minacciata dalla sua identità sessuale. Con la stessa energia che una volta ha usato per difendere la sua decisione di vivere come donna, Marina, a testa alta, ora insiste per il diritto ad elaborare il suo lutto… Anche se tutto l’ambiente che la circonda cospira contro di lei, il film è decisamente dalla sua parte, mostrandoci una protagonista che , sebbene altamente segnata, è comunque forte e consapevole di come va il mondo, una donna veramente fantastica.

Bones of Contention

USA 2017, 75′
Director: Andrea Weiss

Panorama

Ci sono 120.000 vittime del regime di Franco sepolte lungo interminabili chilometri di strade che attraversano tutta la Spagna. Una di queste vittime è il rinomato poeta spagnolo Federico García Lorca, ucciso dai fascisti durante i primi giorni della guerra civile spagnola. Il mistero che circonda l’esatta posizione dei suoi resti lo ha fatto diventare un simbolo per coloro che cercano di ricordare e divulgare le storie nascoste di tanti gay e lesbiche che hanno vissuto in quegli anni, persone che continuarono ad essere sottoposte a violente repressioni anche molto tempo dopo la fine della dittatura. La Spagna è oggi uno dei paesi più progressisti quando si tratta di omosessualità, eppure ancora oggi questa nazione si rifiuta di portare davanti ad un tribunale queste persecuzioni. Questo allarmante film dà voce a molte vittime della comunità LGBT, racconta le loro storie e le loro lotte per ottenere chiarezza, giustizia e diritti umani, insieme ai continui sforzi per fornire una sepoltura dignitosa a coloro che sono scomparsi o assassinati. Una impressionante mole di materiali d’archivio documenta queste storie di repressione che trovano una profonda e dolorosa eco nella musica e nella poesia di Lorca

Call me by your Name

Italy/France 2017, 130′,
Director: Luca Guadagnino

Panorama Special

Unico film di regista italiano presente alla Berlinale 2017.

La storia è ricavata da uno dei romanzi gay più belli degli ultimi anni, “Call Me By Your Name” di André Aciman e affronta uno dei temi essenziali e centrali nella vita di ciascuno di noi, la scoperta del desiderio omosessuale, in modo travolgente e irrefrenabile, un evento che solitamente ci resta impresso nella memoria per tutta la vita. Un evento che a volte, purtroppo, rimane anche unico, come succede ai due protagonisti di questa storia. Vent’anni fa, un’estate in Riviera, una di quelle estati che segnano la vita per sempre. Elio ha diciassette anni, e per lui sono appena iniziate le vacanze nella splendida villa di famiglia nel Ponente ligure. Figlio di un professore universitario, musicista sensibile, decisamente colto per la sua età, il ragazzo aspetta come ogni anno «l’ospite dell’estate, l’ennesima scocciatura»: uno studente in arrivo da New York per lavorare alla sua tesi di post dottorato. Ma Oliver, il giovane americano, conquista tutti con la sua bellezza e i modi disinvolti. Anche Elio ne è irretito. I due condividono, oltre alle origini ebraiche, molte passioni: discutono di film, libri, fanno lunghe passeggiate e nuotate. E tra loro nasce un desiderio inesorabile quanto inatteso, vissuto fino in fondo, dalla sofferenza all’estasi. Chiamami col tuo nome è la storia di un paradiso scoperto e già perduto, una meditazione proustiana sul tempo e sul desiderio, una domanda che resta aperta finché Elio e Oliver si ritroveranno un giorno a confessare a se stessi che «questa cosa che quasi non fu mai ancora ci tenta».

Dream Boat

Germany 2017, 92′
Director: Tristan Ferland Milewski

Panorama Dokumente

Una settimana su una nave da crociera, con feste, divertimento e nuove amicizie. La clientela a bordo della nave è escusivamente gay. Chiacchiera di identità, di bellezza, di corpo e di sesso. Ogni serata è dedicata ad un tema nuovo, sfidando i passeggeri ad indossare abiti sempre più stravaganti e naturalmente sempre attillatissimi. Nelle cabine tuttavia gli argomenti sono sempre più intimi e privati. Marek è un giovane polacco che vuole solo essere accettato e amato come essere umano, e non solo per il suo splendido corpo. Dipankar è appena uscito dall’India; lui e il suo amico palestinese Ramzi si stanno godendo quella libertà che nei loro paesi omofobi potevano solo sognare. Martin è un sieropositivo che medita sull’edonismo, mentre il francese Philippe si limita ad oservare serenamente, dalla sua sedia a rotelle, quanto accade sulla nave. Il regista Ferland Milewski, qui al suo debutto nel lungometraggio, ci offre uno sguardo che vuole andare oltre le apparenze di un mondo apparentemente superficiale. Il suo approccio umoristico ci aiuta a creare un legame autentico coi vari protagonisti, che parlano apertamente dei propri desideri gay, dell’amore libero e di quello più tradizionale inteso come monogamico.

Casa Roshell

Mexico/Chile 2017,71′
Director: Camila José Donoso

Forum

Non diresti mai che questa è la tua casa lontano da casa. La telecamera di sorveglianza all’esterno mostra una zona di accoglienza squallida e un insignificante strada a città del Messico. All’interno ci sono luci flash, ma i tavoli sono vuoti. Tuttavia i preparativi fervono: le stoppie vengono rimosse, gli abbellimenti applicati, e le striscie colorate vengono stese tutt’intorno; la telecamera non si fissa sugli uomini ma su quello che essi vedono negli specchi. C’è tempo per una lezione prima di andare avanti coi festeggiamenti, per praticare il walking, per considerare le lettere dell’alfabeto, per pensare a quale tipo di persona essere. La musica suona, le bevande vengono servite, e le ultime incertezze sono sospese: quelle tra uomo e donna, gay, etero e bisex, passato e presente, realtà e finzione. Le persone che parlano ai tavoli o che sono in attesa di entrare nella dark room sono riprese in modo da sembrare dei personaggi di un film, incredibilmente glamour, il che non significa che le loro storie non siano vere. Ogni volta che il film cambia le immagini digitali è come se ci restituisse un simbolo dei tanti ricordi di Casa Roshell, dei tanti spettri di coloro che sono venuti qui e non si sono più sentiti soli. Non importa quanto sia piccola l’utopia che il mondo esterno vuole ancora raffigurarci.

Casting

Germany 2017, 91′,
Director: Nicolas Wackerbarth

Forum

Per il suo primo film televisivo, un rifacimento delle Lacrime amare di Petra von Kant di Fassbinder, la regista Vera vuole un cast perfetto. Ma il primo giorno di riprese si sta avvicinando velocemente e le numerose sessioni di casting devono ancora trovare un’attrice adatta a svolgere il ruolo di leader. Anche se il produttore e la squadra si dimostrano sempre più esasperati con Vera, Gerwin è felice per il suo lavoro supplementare per il fatto che guadagna soldi come lettore di audizione che fornisce le linee di dialogo ai candidati per i vari casting. Quando il protagonista maschile già selezionato deve improvvisamemnte allontanarsi, Gerwin pensa che questa potrebbe essere la sua grande occasione… Il regista Nicolas Wackerbarth cattura la complessa essenza del film di Fassbinder e contemporaneamente ci mette molto del suo. Il film ci offre uno sguardo inflessibile sulle oscure profondità delle realzioni umane, guidate dal potere, dalla passione e dalla disperazione. Ma Wackerbarth ci offre anche un’amara verità, quella che, quasi di sfuggita, rende visibile i rapporti di potere e le interdipendenze nell’industria televisiva tedesca. Un film intelligente e divertente con recitazioni mozzafiato di un cast davvero virtuoso.

Ceux qui font les révolutions à moitié n’ont fait que se creuser un tombeau

Canada, 183′
Director: Mathieu Denis, Simon Lavoie

Generation 14plus

” Dopo dodici settimane di attacchi, assemblee, solidarietà, arresti, proteste, cosa abbiamo ottenuto? Niente.” Nel 2012 la protesta del movimento studentesco nel Quebec, chiamata ‘Maple Spring’, inizia a defluire come una scura e violenta tempesta. Guidati da un crescente senso di frustrata impotenza e da un desiderio per una vita nuova, Klas Batalo, Ordine Nuovo, Tumulto e Giutizia sono un frantumato gruppo d’avanguardia. La loro ostilità profondamente radicata verso l’ordine sociale prevalente trova un’espressione politica ambigua in atti che includono guerriglia, scherzi, e lanci di Molotov… Utilizzando potenti immagini fornite da un secolo di politica estetica, il film è un collage di scene e frammenti di documentari che rendono tangibile l’isolamento dei quttro protagonisti. In un percorso formato da ideali e dubbi, siamo testimoni di un radicalismo che conduce solo ad un inevitabile ripiegamento su se stessi

Chavela

USA 2017, 90′,
Director: Catherine Gund, Daresha KyiHauptsächlich

Panorama Dokumente

La cantante Chavela Vargas si è guadagnato un nome ed una fama in primo luogo in Messico e successivamente in tutto il mondo, soprattutto per la sua interpretazione della tradizione rancheras. Queste canzoni sono state composte principalmente da uomini e per lo più parlano di amore non realizzato per le donne, di stanchezza e solitudine. Chavela le interpreta con la sua particolare ed unica sensibilità ritmica ed una voce grezza particolare e vulnerabile. Il suo aspetto maschile ed il suo poncho rosso sono inconfondibili. Ad Acapulco, che nel 1960 era il parco giochi di ricchi e famosi nel mondo della politica e della cultura, strofinò le spalle con molte celebrità, facendo girare la testa a Frida Kahlo e Lana Turner con il suo fascino e la sua suggestiva bellezza. Dopo una pausa di 13 anni dovuta alla sua dipendenza da alcol, viene riscoperta nel 1990 con un glorioso ritorno sulle scene come musa di artisti e registi, tra i quali Pedro Almodovar. Il materiale inedito in questo film, come pure le interviste a Chavela stessa ed a suoi contempranei, colleghi e partner, ci regalano l’affettuoso ritratto di un’artista carismatica ed eccezionale che è stata apertamente lesbica per tutta la sua vita fino alla morte avvenuta nel 2013 all’età di 93 anni.

Como Nossos Pais (Just Like Our Parents)

Brazil 2017, 102′,
Director: Laís Bodanzky

Panorama Special

Rosa si sta avvicinando ai quaranta. I suoi genitori sono divorziati. Vive con la sua famiglia in un appartamento nel centro di São Paulo. Il marito è spesso lontano per viaggi di ricerca che non sono particolarmente redditizi, quindi spetta a lei faticare per sostenere e curare le loro due figlie. Invece di concentrarsi sulla sua vocazione come autrice teatrale, è obbligata a guadagnarsi da vivere scrivendo pezzi di pubblicità per un’azienda di ceramica del bagno. Affrontare i problemi sessuali della sua relazione così come i problemi con le sue varie commissioni, ma anche sentirsi obbligata a risolvere i bisogni artistici della fragile personalità del padre, sono tutte cose che rappresentano una sfida crescente per Rosa. Quando un giorno sua madre le fa una sorprendente rivelazione, Rosa decide di uscire da tutta questa catena di obblighi. Arriva così a scoprire che la vita ha molte sorprese in serbo per lei… Questo film straordinariamente realistico ritrae la vita di tre generazioni che vivono nella più grande città del Brasile. Sono vite strette tra passioni individuali e una vita di bugie. Il cuore del film è il ritratto di una donna inghiottita dalle esigenze che le cadono continuamente addosso è la sua decisione di voler scoprire chi veramente sia.

Cuatreros (Rustlers)

Argentina 2016, 85′
Director: Albertina Carri

Forum

Albertina Carri vuole fare un film su Isidro Velázquez, una figura quasi mitica, un fuorilegge argentino che è stato ucciso dalla polizia nel 1967. Anche suo padre, il sociologo Roberto Carri, è stato interessato a questa figura, sulla quale ha scritto un libro “Forme di violenza prerivoluzionarie”. Sempre su questo personaggio è stato anche fatto un film, ma sia il film che il padre sono scomparsi durante la “sporca guerra”. Leggende, famiglie, allineamenti politici, cinema: nessuno ha offerto una precisa rappresentazione e il passaggio dei Carri in questo lavoro è stato come attraversare un giardino su sentieri che si biforcano, solo per arrivare in un paesaggio di terra spaccata piena di sterpi. La narrazione di Carri non è in ogni modo quella che una volta sarebbe potuta essere, una madre non racconta le cose allo stesso modo di una figlia. Leggende, famiglie, allineamenti politici, cinema: ognuno elabora delle immagini e questo è quello che vediamo sullo schermo, in un canale, in tre canali, cinque. E’ tutto materiale raccolto da un archivio e offerto in modo meravigliosamente eccentrico: bobine di notizie, annunci, home video, interviste, filmati, forme astratte. Immagini che potrebbero derivare da vecchi film, film perduti, nuovi film, possibile film, pellicole impossible; questo è un film per il quale nessuna altra immagine potrà essere fatta.

Discreet

USA 2017, 81′
Director: Travis Mathews

Panorama

Della pancetta che sfrigola nel grasso, una giovane donna che ringrazia i seguaci del suo canale youtube, un cadavere ordinatamente avvolto in sacchetti di immondizia neri e galleggiante lungo un fiume. Sono le prime immagini di questo mystery thriller di Travis Mathews, la connessione tra le quali emergerà pian piano, come qualcosa che gradualmente riaffiora dal subconscio. Una storia ellittica che gira intorno alla vita di un uomo che non può essere descritto come giovane, accompagnata da un inquietante paesaggio sonoro. Alex è un regista che vive in un furgone. Dirige la sua telecamera verso zone rurali degli stati Uniti, quelle terre di nessuno che costeggiano le autostrade. Durante una visita alla madre alcolizzata, un giorno, lei gli rivela un segreto molto ben custodito fino a quel momento. C’è anche un piccolo ragazzo con il quale Alex sviluppa un rapporto intimo in modo imprevisto… Il regista Travis ci racconta una moderna storia gay ambientata nel west, tra sesso anonimo, porno eterosessuale nella cabina di un bar, sesso servito nella stanza di un motel. Una piccola casa ed una vita ai margini della società. Mentre dalla radio siamo bombardati da un flusso costante di slogan reazionari contro tutto quello che non sia bianco ed eterosessuale, qui nel Texas.

EMO the Musical

Australia 2016, 94′
Director: Neil Triffett

Generation 14plus

“Come facciamo a saper chi siamo per davvero?”. “Ho cercato di impiccarmi nella mia ultima scuola e mi hanno espulso”. Dopo aver ricevuto una menzione speciale per il miglior cortometraggio dalla giuria del Best Short Film alla Berlinale 2014, adesso questa storia d’amore piena di ironia e di euforia, è diventata un lungometraggio. Ethan, un ragazzo Emo sensibile e depresso con tendenze suicide, suona del tragico e tenebroso rock con ragazzi che la pensano allo stesso modo, una band dove il buon umore non ha cittadinanza. L’allegra compagna di classe Trinity preferisce invece usare la sua dolce voce per cantare le lodi al Signore nel suo gruppo di giovani cristiani. Trinity e Ethan, nessuno potrebbe accettare una simile accoppiata, nessuno eccetto loro. Succede infatti che già dal primo incontro, Trinity e Ethan si comprendano perfettamente. Questo legame impossibile genererà una serie di eventi memorabili nella loro pazza scuola.

Final Stage

Germany 2017, 27′
Director: Nicolaas Schmidt

Perspektive Deutsches Kino

Il presente, il presente tutto e niente ma il presente. Un giovane su una passerella, un autobus parte, suo amico è andato. Questa è seguita da una maestosa parata attraverso un centro commerciale. Questo scatto centrale nel film è un atto di equilibrio fragile tra l’osservazione documentaria e direzione sottile. Deliberatamente asincrona suono serve per aumentare il senso che gli eventi non sono nient’altro che una costruzione di una realtà apparentemente familiare. Malinconica del ragazzo del cuscinetto e il modo si svolge il film, sono incorporati in un estremamente espressivo, seppur narrativamente minimalista, drammaturgia di colore. Colori vivaci introducono ogni sequenza individuale: blu, verde, giallo, arancione, rosso.

Fluidø

Germany 2017, 80′
Director: Shu Lea Cheang

Panorama

Siamo nel 2060 e l’Aids è stata finalmente sradicata. Tuttavia, in alcuni, il virus dell’HIV si è ora mutato in un gene dal quale si può estrarre una droga che è diventata la polvere bianca del ventunesimo secolo. Un sistema di scansione virtuale permette alla polizia segreta di identificare le persone che portano questo gene. Nel frattempo, in un altro luogo, dei giovani uomini sono collegati ad un sistema di cavi e comandati a produrre sperma che viene utilizzato per fare prodotti farmaceutici molto richiesti dal mercato… Girato in una fantascientifica Berlino dall’artista multimediale e regista d’origine taiwanese Shu Lea Cheang, il film ruota intorno alla lotta per ottenere il controllo sulla produzione e lo sfruttamento dei fluidi corporei. Il film si presenta come un’opera orgiastica, un giro senza fiato di corpi, secrezioni, spettacoli e atti sessuali al servizio dell’economia dominante. Un insolito, largamente sperimentale e deliberatamente para-pornografico dramma in cui non esistono confini tra tra i sessi, siano essi omo, etero, bi, trans, o intersessuali.

Freak Show

USA 2017, 95′
Director: Trudie Styler

Generation 14plus

Essere Favoloso, no: essere inesorabilmente favoloso è dannatamente un duro lavoro. Dovrei saperlo. Ho dedicato la mia vita alla ricerca di questo. Billy Bloom poteva essere come tutti gli altri se l’avesse voluto? La cosa lo avrebbe certamente salvato un sacco di guai. Ma lui non ha assolutamente alcun desiderio di essere come loro. Quando gli altri lo chiamano affettato, lui lo prende come un complimento. Quando i suoi compagni di classe lo provocano, ottengono solo il risultato di motivarlo ulteriormente sulla sua strada. Suo padre lo avvisa: “Il chiodo che sporge è il primo a venire martellato”. Nulla lo può distogliere o scoraggiare dal partecipare al concorso di reginetta dell’anno… Da qualche parte tra David Bowie, Lady Gaga, Freddy Mercury e Oscar Wilde, nello spazio trasgressivo della cultura pop, un’opera vestita da commedia d’alta scuola, con arguzia, cuore ed un cast abbagliante. E’ la violenza della conformità contro la potenza dell’autodeterminazione.

God’s Own Country

Great Britain 2017, 104′
Director: Francis Lee

Panorama

Opera prima del regista sceneggiatore Francis Lee in competizione nella sezione Cinema Drammatico Mondiale del Sundance. Primavera. Yorkshire, in Inghilterra. Johnny Saxby, è un 25enne allevatore di pecore che ha sacrificato il college e la possibilità di trovare un lavoro in città per portare avanti la fattoria di famiglia dove ora vive col padre malato, Martin (Ian Hart), e la stoica nonna Deirdre (Gemma Jones). Ora conduce una vita frustrante e desolata tra boccali di birra e sesso occasionale. Quando si avvicina la stagione dell’agnellatura, Martin vuole assume un lavoratore migrante rumeno, Georghe, che deve assistere Johnny, già stremato. Johnny non è d’accordo e insiste che può farcela da solo. L’arrivo di Georghe cambia molte cose. Georghe non solo capisce bene la vita della fattoria, ma capisce altrettanto bene Johnny, col quale inizia un intenso rapporto che cambierà completamente la vita di Johnny. Si sente odore di fango in questo film. Ogni dettaglio, grintoso, sensuale, scaturisce dalla’autenticità, soprattutto il potente percorso emotivo del giovane protagonista, interpretato mirabilmente con impegno feroce da Josh O’Connor ( che si è fatto notare nella serie televisiva del 2016 di ITV, The Durrells, in cui ha interpretato il giovane Lawrence Durrell,  l’acclamato autore  conosciuto soprattutto per la sua tetralogia Il Quartetto di Alessandria), affiancato da un altrettanto bravo Alec Secareanu  nel ruolo di Georghe. Un film che segna la scoperta di un importante nuovo talento, lo scrittore, attore e regista Francis Lee che  ha debuttato alla regia con il cortometraggio del 2012 The Farmer’s Wife, vincitore come Miglior Film dello Yorkshire al Leeds International Film Festival. Il suo cortometraggio del 2013 Bradford Halifax London è stato nominato per il Gran Premio della Giuria allo Slamdance.

I Am Not Your Negro

France/USA/Belgium/Switzerland 2016, 93′
Director: Raoul Peck

Panorama Dokumente

Nel giugno 1979 il rinomato scrittore americano James Baldwin iniziò a lavorare al suo ultimo, incompiuto, libro ‘Remember this House’. I suoi ricordi personali sugli assassinii degli amici che hanno lottato per i diritti civili, Medgar Evers, Malcolm X e Martin Luther King, insieme a riflessioni sulla propria esperienza dolorosa come nero americano, sono alla base di questa sua speciale storia americana. Il regsita Raoul Peck ha trasformato queste trenta pagine inedite in un potente collage di fotografie d’archivio, brani tratti da film e filmati del cinegiornale. I boicottaggi e la resistenza contro la segregazione razziale nel 1950 e 1960, l’invisibilità dei neri americani nei leggendari film hollywoodiani, le proteste afro-americane contro la quotidiana brutalità della polizia, le complesse relazioni di Baldwin con il Black Power Movement, ed i paranoici rapporti dell’FBI sull’omosessualità di Baldwin, compongono un incisivo ed inquietante affresco sulla vita reale degli afro-americani in quegli anni, storie che sono state sempre ignorate dalla cultura dominante nell’America. La voce di Samuel L Jackson riempie le parole di Baldwin di toni ed inflessioni particolarmente poetiche e meditative.

Die Jungfrauenmaschine (Virgin Machine)

Germany 1988, 84′
Director: Monika Treut

Panorama

La giovane giornalista amburghese Dorothee Müller è stanca del suo assillante amante Heinz. In modo totalmente ingenuo s’imbarca, come una innocente fanciulla, nell’esplorazione dell’amore romantico. Ma quest’amore romantico è forse semplicemente una ‘malattia della donna’? I luoghi dove intraprende questa ricerca includono le pratiche di un ricercatore sulla dipendenza amorosa ormonale e la casa delle scimmie allo zoo. Incapace di trovare risposte soddisfacenti, Dorothee decide di lasciare l’Europa e recarsi in California dove continua le sue ricerche conducendo interviste ed alcune personali esplorazioni. Nella vivace San Francisco incontra tre donne straordinarie: una sfacciata ungherese chamata Dominique che si burla dell’etica tedesca e si offre di aiutare Dorothee nella sua ricerca; Susie Sexpert, una specialista in piaceri sessuali che ha una straordinaria collezione di dildo, e infine l’attraente Ramona che si esibisce in un bollente spettacolo come drag king in un bar per lesbiche. Alla fine del suo viaggio Dorothee ha riscoperto la propria sessualità e accantonato diverse illusioni in un angolo del suo passato.

Karera ga Honki de Amu toki wa (Close-Knit)

Japan 2017, 127′
Director: Naoko Ogigami

Panorama Special

L’undicenne Tomo è praticamente sempre attaccata ai suoi dispositivi. I piatti non lavati si accumulano nel lavandino e i confezionati del supermarket sono tutto quello che c’è da mangiare. La madre single di Tomo torna a casa la sera molto tardi e quasi sempre ubriaca. Quando un giorno abbandona completamente la figlia, questa può contare solo sull’aiuto dello zio che la porta a vivere con lui e la sua fidanzata Rinko. Al loro primo incontro Tomo rimane basita scoprendo che Rinko è una transessuale. Rinko inizia subito a prendersi cura di Tomo; non solo le prepara appetitosi pasti, riesce anche a creare un nuovo ambiente dedicato alla ragazzina. Ma gravi dispiaceri stanno per arrivare in questo splendido nido… Come nel suo penultimo film “Rentaneko” (Panorama 2012), la regista giapponese Naoko Ogigami ci racconta un’altra storia su come trovare una via d’uscita alla solitudine. Nel caso di Tomo si tratta di entrare in una nuova famiglia, una soluzione che unisce calore umano, buon cibo e l’atto simbolico del lavoro a maglia. Con sommesse e concentrate immagini il film ci parla di una sessualità fuori dalla norma che diventa un naturale modo di vivere e ci mostra i valori della famiglia non come frutto di convenzioni ma scaturiti da amore e attenzioni sincere

Mein wunderbares West-Berlin (My Wonderful West Berlin)

Germany 2017, 97
Director: Jochen Hick

Panorama Dokumente

Negli anni ’60 a Berlino Ovest era possibile trovare dei bar dove degli uomini potevano abbandonarsi a se stessi, un fatto che stava per trasformare la città in un magnete per i giovani omosessuali. I protagonisti di questo film, tutti ancora oggi attivi membri della comunità gay, ci ricordano quei primi anni nella città. Ci sono ricordi di una comunità che ha combattuto con perseveranza per poter esistere e per il cambiamento, arrivando fino alla caduta del muro di Berlino. Contro una considerevole represssione sociale, dal 1970 ha iniziato ad emergere un’identità collettiva gay con la “Campagna omosessuale di Berlino Ovest” indetta per ottenere l’abolizione del paragrafo 175 e il rovesciamento del patriarcato. Edifici in rovina diventano le sedi per nuovi modi di vivere insieme, come le comuni formate da solo maschi o le “queer house”. Sesso gay nei gabinetti pubblici, scambi est-ovest, bar leather, spettacoli drag nella metropolitana, una gioiosa anarchia sta eclissando un passato di sofferenze. Un decennio più tardi arriva l’Aids, che si accanisce particolarmente su Berlino…. Dopo ” Out in Ost-Berlin” il regista Jochen Hick esplora gli stili di vita queer nella Berlino occidentale e le radici di un fascino che la metropoli conserva ancora oggi, un rifugio buono non solo per gli uomini gay. Un affascinante viaggio nel tempo con materiale d’archivio inediti.

The Misandrists

Germany 2017 91′
Director: Bruce LaBruce

Panorama

Da qualche parte in Ger (wo) many… Un radicale ‘armata di amanti’ si sta preparando per la rivoluzione finale. Le donne stanno discutendo, organizzandosi, mestruandosi, meditando sul declino del patriarcato, imparando la riproduzione autonoma e facendo sesso. Ad un certo punto, tra tutte queste donne di questo convento femminista, si rivela un giovane soldato in cerca di rifugio; in più, una di queste guerriere-donna, si rivela essere un’informatrice della polizia. Questi fatti portano in scena la rigorosa sovrintendente, la ‘grande madre’, che non è affatto divertita. “Due cocks! E un poliziotto! Nella nostra casa! Questo è intollerabile!”. Ma resta un problema: è possibile avere parità in un sistema corrotto? Oppure i cocks devono andarsene subito?… Come se Valerie Solanas avesse diretto un episodio di “Schoolgirl’s Report”, quest’ultima bricconata di Bruce LaBruce si concentra su un mondo senza uomini. Il regista canadese, già vincitore ai premi Teddy (per Pierrot Lunaire), ci serve un allegro e anarchico ballo dove slogans politici si susseguono alla maniera di acclamazioni religiose. I loro sermoni sono – naturalmente- arrotondati con ‘A(wo)men’. Sarcastico, molto divertente e queer come al solito.

Pieles (Skins)

Spain 2017, 77′
Director: Eduardo Casanova

Panorama Special


Samantha, Guille, Ana e Cristian hanno tutti qualcosa in comune, sebbene essi non potrebbero esere più diversi. I loro corpi sono diversi da quelli delle altre persone; sia il caso della bocca, o del lato sinistro del viso, o la tessitura della pelle, o il fatto che le gambe non riescano a sorreggere il corpo. Tutti vivono e amano nascosti in strani interni articifiali. Come ‘freaks”, raramente escono sulla strada. Un confronto con il resto del mondo potrebbe avere conseguenze fatali. Il mondo rosa e viola , strettamente simmetrico, presentatoci dal regista Eduardo Casanova, è popolato da persone ‘deformate’ che comprendono il grasso, il piccolo e una donna nata senza occhi che lavora come prostituta… Il debutto nel lungometraggio del regista Casanova, si presenta come un’estensione dei suoi corti precedenti. Facendo uso di immagini volutamente artificiali, esplora le vite di coloro che vivono ai margini della società, persone alle quali raramente sono assegnati posti in cui sentirsi sicuri. Tuttavia, la loro situazione non è così disperata come a prima vista potrebbe sembrare, e la bellezza è un termine che viene ridefinito almeno una volta durante il corso del film.

Ri Chang Dui Hua (Small Talk)

Taiwan 2016, 88′
Director: Hui-chen Huang

Panorama Dokumente

Anu è un maschiaccio. Anche se è stata sposata in giovane età – com’era consuetudine a Taiwan nel 1970 – ha avuto due figli, ha rapidamente divorziato dal marito violento e sta facendo crescere le figlie da sola. Da allora le sue uniche relazioni sono state con le donne che, come lei, si guadagnano da vivere come assistenti ai funerali. Una delle sue figlie è la regista Hui-chen Huang. Nella cultura cinese è considerato un tabù mettere in discussione l’amore incondizionato di una madre, ed è proprio questo tabù che viene messo al centro del film di Huang. Madre e figlia partono per un viaggio nel passato durante il quale Anu deve affrontare le domande che hanno tormentato la figlia per anni. In una serie di lunghe sequenze le due donne discutono argomenti come la fiducia, l’abuso, la conoscenza, ma ancora la maggior parte di queste discussioni finiscono in un doloroso silenzio… Spostando l’obiettivo in modo da centrare la profondità degli argomenti, la regista cerca di capire sua madre anche parlando coi suoi fratelli ed ex-amanti. Il risultato è un interessante quadro dell’evoluzione nella vita per tre generazioni di donne a Taiwan.

Richard the Stork

Germany/Belgium/Luxembourg/Norway 2016, 84′
Director: Toby Genkel

Generation Kplus

“Che tipo di un passero sei?”. “Oh… Io sono una cicogna”. Quando Richard si sveglia una mattina d’autunno ritrovandosi da solo nel suo nido di cicogna, rimane inorridito. Come può essere che gli altri l’abbiano abbandonato? Imperterrito Richard viaggia per l’Africa con lo scopo di dimostrare alla sua famiglia di Cicogne che lui è uno di loro. Purtroppo c’è una verità scomoda: Richard, in realtà, è un passero e non è affatto dotato di quello che serve per completare un lungo volo. Arrivato in Europa incontra una immensa varietà di strani alati, tra i quali corvi mafiosi, piccioni ad alta tensione, l’utile gufo Olga ei parrocchetto Kiki amante del karaoke, tutti con idee brillanti. Attraverso le sue numerose avventure, Richard scopre alla fine che, in realtà, non è poi così male essere un passero tra gli uccelli più colorati.

Strong Island

USA/Denmark 2017, 107′
Director: Yance Ford

Panorama Dokumente

In una telefonata all’inizio del film, un impiegata dell’ufficio del procuratore distrettuale, si rifiuta di fare dichiarazioni per quanto riguarda l’omicidio di William Ford e si dichiara non intenzionata a prendere parte nel suo documentario. William era il fratello di Yance Ford; il suo assassinio nel 1992 gettò nello sconforto più assoluto la sua famiglia. Il loro tormento non era dovuto solo al fatto che questo giovane afro-americano era stato ucciso da un meccanico d’auto bianco per un motivo apparentemente insignificante, ma anche a causa di quello che era seguito. La telecamera soggettiva di Ford racconta la storia di una famiglia di classe media nera in America, un paese che era, ed ancora è, caratterizzato dall’ingiustizia e dal razzismo. Il suo film è un puzzle, i cui pezzi non possono essere messi insieme. Intersecando tematiche personali, investigazione poliziesca e interviste documentarie con parenti ed amici, riesce a dipingere un quadro personale e politico dell’umore di questo diseguale paese durante l’era di Obama. Con un linguaggio minimalista e concentrato, Ford descrive l’acuta rabbia, il dolore ed il suo personale coming out come transgender, così come la relatività delle pari opportunità.

Weirdos

Canada 2016, 84′
Director: Bruce McDonald

Generation 14plus

“Io sono uno strambo”, “Tesoro, anche lei è un po’ stramba. Siamo tutti un po’ pazzi. Questo è ciò che ci rende belli”. In un laconico bianco e nero, Bruce McDonald racconta la divertente storia di due adolescenti fuggiti da casa, Kit e Alice. Alla vigilia del bicentenario degli Stati Uniti del 1976, il film accompagna i due autostoppisti in un turbolento viaggio attraverso il paesaggio mozzafiato della costa orientale canadese, con la colonna sonora dalla quintessenza musicale degli anni ’70. Mentre Kit vuole iniziare una nuova vita nella gioiosa ma instabile comune artistica della madre, Alice non fa mistero del suo desiderio per una storia romantica. Tuttavia, nel bagliore del falò scoppiettante di una festa in spiaggia, entrambi raggiungono nuove intuizioni che mettono alla prova il loro rapporto. Inoltre, il giorno seguente alla loro gioiosa riunione, vediamo Kit e sua madre affrontarsi su alcune scomode verità

 The Wound

South Africa/Germany/Netherlands/France 2016, 88′
Director: John Trengove

Panorama

Debutto nel lungometraggio di John Trengove, scrittore e regista con sede a Johannesburg, che si divide tra cinema, teatro, televisione, spot e video sperimentali. Nel 2010 ha ricevuto la prestigiosa Rose d’Or per la miniserie “Hopeville”. Xolani è un lavoratore giovane e solitario che si reca in un campo di montagna dove si preparano gli adolescenti nello Xhola, il tradizionale rito di passaggio. Quest’anno Xolani viene assegnato al mentore Kwanda, un ragazzo viziato che sfida le abitudini del campo e per questo viene ostracizzato dagli altri iniziati. Kwanda nota quanto Xolani sia strano e subito si accorge dell’attrazione tra Xolani e il suo compagno, lo sfuggevole Vija. Xolani ora sarà costretto a scegliere tra il suo appassionato amore per il compagno amico d’infanzia o ascoltare le esortazioni di Kwanda che lo sprona ad abbandonare la sua vita opprimente ed affrontare un futuro pieno di incertezze. Il regista ci mostra, attraverso l’esame complesso delle dinamiche sessuali e comportamentali di un mondo sempre più occidentalizzato, le contraddizioni che derivano da un’antica cultura rituale e maschilista, che tenta di spiegarsi, in modo conflittuale, cosa significhi essere un uomo.

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