Dal 9 all’11 dicembre si svolge a Kampala il Queer Kampala International Film Festival, primo ed unico festival di cinema LGBT in Uganda, organizzato con estremo coraggio da un gruppo di esperti di cinema internazionale impegnati nella difesa dei diritti umani. Ricordiamo che l’Uganda, come molti altri paesi africani, ha leggi omofobe e repressive nei confronti degli omosessuali. Pochi anni fa venne barbaramente ucciso il militante gay David Kato Kinsule, divenuto un simbolo internazionale della lotta all’omofobia. Il Festival si propone di “celebrare la diversità di gay, lesbiche, bisessuali, transgender attraverso il cinema di qualità, con anteprime cinematografiche, colloqui con gli artisti e tavole rotonde, con l’obiettivo di sostenere ed incoraggiare lo sviluppo professionale del cinema queer in un Paese, l’Uganda, che è uno dei posti peggiori per le persone queer. Vogliamo diffondere informazioni corrette sull’identità omosessuale e promuovere la dignità delle persone LGBT“.
Tra le opere presentate troviamo anche il cortometraggio italiano “Makwan, lettera dal paradiso” del regista Dario Picciau, basato sulla poesia omonima di Roberto Malini, anche sceneggiatore, un corto che vuole omaggiare il ventunenne iraniano Makwan Moloudzadeh, impiccato in Iran il 4 dicembre 2007 dopo essere stato arrestato, incarcerato e condannato a morte dalle autorità del suo paese, dove l’omosessualità è un reato passibile della pena capitale. Gli autori, che sono anche co-presidenti del Gruppo EveryOne (che sostiene la depenalizzazione dell’omosesualità nel mondo proposta dalla Francia sulla base di una mozione-petizione rivolta alla Nazioni Unite), si erano impegnati in prima persona per chiedere alle autorità di graziare il ragazzo, avviando una campagna internazionale che ha visto migliaia di attivisti di tutto il mondo inviare fiori bianchi e rossi alle autorità della Repubblica Islamica dell’Iran. In Iran il film, premiato con la palma di Miglior Cortometraggio al Festival Internazionale del Cinema LGBT di Parigi 2008, è diventato un cult e viene spesso proiettato clandestinamente. La voce recitante nella versione inglese è quella di Norman Nawroski, mentre in quella italiana è Emiliano Coltorti.
Tra le altre opere presentate (trovate tutto il programma a questa pagina) segnaliamo il bellissimo doc “Kuma Hina” (77′), USA, di Dean Hamer, vincitore come miglior documentario ai GLAAD Media Award 2015, che racconta le vicende di un insegnante nativo hawaiano, fiero e sicuro di sé, donna transgender e ammirata operatrice culturale;
“My Brother” (23′), Germania e Spagna, 2015, di Miguel Lafuente racconta la storia del giovane spagnolo Alberto, fuggito da una famiglia conservatrice, che ora vive a Berlino col suo compagno e lavora come illustratore di fumetti. Un evento improvviso lo costringe a tornare al suo villaggio castigliano dove dovrà affrontare le sue origini e tutte le bugie che ha dovuto raccontare per sopravvivere. (foto in alto)
“Gender Troubles: The Butches” (54′), USA, di Lisa Plourde, un doc che sfida le convenzioni sociali e spiega come si possa far fronte, superare e prosperare in un mondo ostile;
“Miss Major” (91′), USA, di Annalise Ophelian, racconta la vita di Miss Major Griffin-Gracy, una 73enne transgender nera che combattuto per oltre 40 anni per i diritti delle donne trans;
“Outed-The Painful Reality” (66′), Uganda, di Kamoga Hassan, basato sulla storia vera di John Alex Kigozi aka Vida, che fu dichiarato esere “uno degli omosessuali più rilevanti del Paese” da un importante giornale ugandese. Dopo questo outing la vita di Vida diventa un tormento, con perdita del lavoro, della casa, e di molto altro;
“Political Animals” (85′), USA, di Jonah Markowitz & Tracy Wares è uno splendido doc sui primi quattro legislatori apertamente gay in California, quattro donne, Carole Migden, Christine Kehoe, Jackie Goldberg e Sheila Kuehl, che hanno aperto la strada verso la conquista dei diritti civili per la comunità gay, trasportando la protesta delle strade degli anni ’70 e ’80, nei corridoi del potere degli anni ’90, combattendo per cause personali e comunitarie;
“Muxe” (118′), 2016, Germania, di Michael Satzinger, racconta la storia di Muxe, un Two Spirit Indio, che viene invitato in Europa per partecipare ad una mostra etnografica e si innamora perdutamente del membro di una band rock provinciale. I due uomini vengono coinvolti in una turbolenta avventura che comprende Cloud People e un antico vaso di argilla, famoso per contenere un messaggio segreto. I due, prima di superare le barriere generate dalle loro diverse culture e confessarsi l’amore reciproco, dovranno risolvere il mistero del segreto che una volta rivelato ha il potere di cambiare per sempre la vita sulla terra.
“Restless Love” (94′), Brasile, di Vera Egito. Una commedia drammatica che racconta la storia di tre amici che vivono nello stesso edificio. Julia (Maria Laura Nogueira), Diego (la cantante Thiago Pethit, qui al suo debutto come attrice) e Micaela (Renata Gaspar), tre giovani anti-eroi dalla forte personalità alle prese con amore e disavventure.