Dal sito ufficiale del SQFF
Sempre più grande ed internazionale la sesta edizione del Sicilia Queer FilmFest, a palermo dal 29 maggio al 5 giugno, che il direttore Andrea Inzerillo definisce “Un festival anomalo nello scenario internazionale per spirito e vocazione. Un tentativo di raccontare le trasformazioni in atto nella società attraverso una riflessione sul futuro del cinema, con un occhio di riguardo per un pubblico ampio e uno sguardo attento a nuovi linguaggi e ai temi delle diversità”.
Da quest’anno il Festival si arricchisce di una sezione competitiva dedicata al lungometraggio intitolata “Nuove visioni” che ha come linea guida, spiega Inzerillo, l’obiettivo di “restituire al termine queer tutte le sue sfumature, estendendo la ricerca verso nuovi autori e nuovi linguaggi. Abbiamo l’ambizione di presentare a Palermo cineasti che sono o diventeranno punti di riferimento nel panorama cinematografico internazionale al di là delle mode del momento. La sezione Nuove Visioni non è che un’estensione di quel lavoro di ricerca che da anni portiamo avanti con la competizione di cortometraggi più legati alle tematiche lgbt”. L’altra sezione competitiva è il collaudato concorso di cortometraggi Queer Short, curato da Tatiana Lo Iacono.
La giuria, chiamata a scegliere le migliori opere tra 17 cortometraggi e 7 lungometraggi provenienti da tutto il mondo, è composta dallo scrittore palermitano Giorgio Vasta, affermatosi con i romanzi Il tempo materiale e Spaesamento; João Ferreira, direttore portoghese del festival Queer Lisboa; Roy Dib, videoartista libanese che ha vinto la sezione Queer Short dello scorso anno; Valérie Donzelli, attrice e regista francese, autrice e interprete del pluripremiato La guerra è dichiarata e presidente della giuria della Semaine de la Critique di Cannes 2016; Victoria Schulz, giovane e promettente attrice tedesca.
Valérie Donzelli
Il Festival sarà inaugurato al Cinema De Seta, domenica 29 maggio alle 20.30, con una serata condotta da Martino Lo Cascio, che prevede l’intervento musicale della band “La rappresentante di lista”. A seguire, la proiezione in anteprima nazionale del film Marguerite e Julien alla presenza dell’autrice Valérie Donzelli. La regista francese torna a indagare l’universo degli amori impossibili con una storia dai toni fiabeschi a metà tra l’antico e il moderno, in cui si affronta un tema difficile e delicato come la passione incestuosa, utilizzando contaminazioni che viaggiano attraverso varie epoche.
Il film, presentato in concorso alla 68ª edizione del Festival di Cannes, è interpretato dall’astro nascente del cinema francese Anaïs Demoustier (Una nuova amica, Il tempo dei lupi) e dal versatile Jérémie Elkaïm (La guerra è dichiarata, Polisse, Main dans la main), che insieme alla regista ha curato l’adattamento della sceneggiatura, scritta originariamente nei primi anni ’70 da Jean Gruault per François Truffaut.
Il film è inserito nella sezione non competitiva Panorama Queer, una vasta rassegna internazionale che proporrà, tra le altre, opere di Frederick Wiseman, Claire Simon, Canecapovolto, Catherine Corsini, Andreas Horvath, Olivier Ducastel e Jacques Martineau, Cosimo Terlizzi e che si concluderà con la proiezione di Grandma di Paul Weitz, un divertente road movie statunitense che vede al centro la movimentata giornata di una diciottenne alle prese con la sua scatenata nonna lesbica.
Dominique Sanda con Bernardo Bertolucci
Ospite d’onore del Sicilia Queer 2016 sarà l’attrice francese Dominique Sanda, in occasione di un omaggio che il 2 giugno il Festival dedicherà al film Novecento di Bernardo Bertolucci, nel quarantennale dell’uscita nelle sale italiane.
Dominique Sanda, protagonista di opere indimenticabili come Così bella, così dolce, Il conformista, Il giardino dei Finzi Contini, L’agente speciale Mackintosh, nel capolavoro di Bertolucci interpreta il ruolo di Ada Fiastri Paulhan, moglie di Alfredo Berlinghieri (Robert De Niro), che si fingerà cieca per sfuggire all’intollerabile realtà del fascismo.
L’attrice, che da anni vive in Uruguay, raggiungerà Palermo in occasione della proiezione integrale di Novecento, programmato nella sezione Retrovie Italiane curata da Umberto Cantone, per incontrare il pubblico e raccontare quella eccezionale esperienza con Bertolucci al fianco di De Niro, Gerard Depardieu, Burt Lancaster e gli altri straordinari interpreti del film, considerato una pietra miliare nella storia del cinema mondiale.
Lionel Baier
Ma è nella sezione Presenze che da sempre il Festival punta alle sue scoperte: dopo aver presentato i film di Alain Guiraudie e Melvil Poupaud, quest’anno il protagonista sarà lo svizzero Lionel Baier, erede spirituale del cinema di Truffaut, molto popolare all’estero, che il Sicilia Queer valorizzerà attraverso una retrospettiva quasi integrale e un lungo approfondimento in catalogo. Di Baier saranno proposti quattro lungometraggi: Garçon stupide (2004) – che sarà presentato in anteprima il 21 maggio alle 21.00 al Cinema De Seta – e, nei giorni del Festival, Un autre homme (2009), Les grandes ondes (à l’ouest) (2013), che vede come protagonista Valérie Donzelli e il recente La vanité (2015) interpretato da Carmen Maura.
Altra sezione caratterizzante del Festival è quella di storia del cinema intitolata Carte postale à Serge Daney, che quest’anno recupera alcune irresistibili “comiche” di Buster Keaton e Roscoe Arbuckle e propone un omaggio alla regista belga Chantal Akerman, recentemente scomparsa, autrice di opere pionieristiche come Je tu il elle, che sarà presentato dal regista francese Vincent Dieutre.
La sezione Eterotopie presenterà un focus dedicato alla Tunisia, con il lungometraggio d’esordio della regista Leyla Bouzid: Appena apro gli occhi (Canto per la libertà), che racconta la vitale storia della diciottenne Farah alla vigilia della Rivoluzione dei Gelsomini.
L’1 giugno, in occasione dell’anniversario della morte di Franco Scaldati, è previsto un omaggio, curato da Franco Maresco, che presenterà materiali inediti dal suo film Gli uomini di questa città io non li conosco, presentato fuori concorso alla 72esima Mostra Internazionale d’Arte cinematografica di Venezia e dedicato al poeta e drammaturgo palermitano.
Anche quest’anno la giuria del Palermo Pride assegnerà un premio alla migliore opera scelta tra quelle in concorso.
Confermata l’attenzione alle arti visive con due mostre internazionali: Low-Fi Chronicles (al Goethe-Institut) è una videoinstallazione di Vincent Dieutre e Christophe Berhault dedicata alla vita notturna di Berlino, mentre il progetto Something Queer – Corpo, territorio di relazioni (alla Bottega 4 dei Cantieri), a cura di Antonio Leone e Andrea Ruggieri, presenterà opere di Abel Azcona (Spagna), Ruben Montini (Italia), Gonzalo Orquín (Spagna), Seçkin Tercan (Turchia). L’estremo e controverso artista spagnolo Abel Azcona sarà anche protagonista di una attesissima performance che avrà luogo sabato 4 giugno alle ore 19 ai Cantieri Culturali alla Zisa.
La mattina del 5 giugno sarà dedicata al “Premio Nino Gennaro“, quest’anno assegnato al centro di ricerca CIRQUE – Centro Interuniversitario di Ricerca Queer, che ha sede presso l’Università di Pisa e che sarà protagonista di una discussione aperta al pubblico su attivismo, ricerca e queer. Altro momenti di studio e approfondimento delle tematiche del festival è la sezione Letterature Queer curata da Mirko Lino e Silvia Antosa.
Non mancherà anche quest’anno lo spazio dedicato al gioco e alla formazione per bambini, curato da Libero Gioco, mentre in tarda serata sono previsti i concerti di Queer Music curati da Francesco Anzelmo, con la partecipazione, tra gli altri, dei Tamuna che chiuderanno il Festival la sera del 5 giugno. Le proiezioni, i concerti, le mostre e gli incontri avranno luogo in diversi spazi dei Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo: il Cinema De Seta, la Sala Wenders del Goethe-Institut e l’Arena all’aperto.
Novità di rilievo della sesta edizione, l’ingresso di SIAE tra gli sponsor del Festival. La Società Italiana degli Autori ed Editori ha infatti ritenuto il Sicilia Queer filmfest una delle manifestazioni culturali italiane più meritevoli di sostegno.
Il Sicilia Queer Filmfest è realizzato grazie al contributo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Direzione Generale per il Cinema; della Regione Siciliana – Assessorato Turismo Sport e Spettacolo – Ufficio Speciale per il Cinema e l’Audiovisivo/Sicilia FilmCommission, nell’ambito del progetto “Sensi Contemporanei”; del Comune di Palermo, Assessorato alla Cultura, di SIAE, Società Italiana degli Autori ed Editori e con il sostegno, dell’ Institut Français, del Goethe-Institut, del Cervantes, del Forum Austriaco di Cultura.
I FILM DEL CONCORSO LUNGOMETRAGGI “NUOVE VISIONI”
2016/05/30 ore 16.30 Goethe-Institut |
di Sebastián Silva |
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tendenza: GGG |
tipologia: Drammatico – durata min.: 100 |
nazione: USA / Cile |
anno: 2015 |
Film premiato con il Teddy Award alla Berlinale 2015, è il terzo lungometraggio del promettente regista cileno Sebastian Silva e il primo ad essere girato negli USA. “Nasty Baby è, in estrema sintesi, la storia di una coppia omosessuale molto hipster di New York (uno dei due personaggi è interpretato dallo stesso regista) che tenta di avere un figlio attraverso l’inseminazione della loro migliore amica, la brava Kristen Wiig. Su questo spunto, trattato quasi come una commedia e con tatto che difficilmente si riscontra in storie analoghe, s’innesta l’inevitabile elemento perturbante che farà lentamente ma inesorabilmente impazzire la vicenda e i personaggi che la animano: un vicino di casa con problemi mentali con il quale la coppia e i loro amici instaureranno una dinamica via via più conflittuale.Come gli altri che lo hanno preceduto, questo nuovo film di Silva lavora sulla trasformazione, reale o percepita che essa sia, di contesti e stati d’animo, sul crescere di angosce e aggressività, sull’esplosione della paranoia tra panico e violenza. E lo fa con modalità e tempi tutti suoi, personali, dilatati e aggrovigliati, capaci di catturare lo spettatore in una ragnatela dalla quale diventa progressivamente impossibile distinguere ciò che è reale da ciò che è proiezione della mente. Non per questo, lo stile di Silva è caotico e ipercinetico: al contrario, il cileno è capace di stare in equilibrio su una corda tesa (tesissima) che unisce la commedia al thriller o perfino l’horror (come nel caso di Magic Magic), suonandola con le sue oscillazioni come fosse quella di un violino che suona una melodia ipnotica.Insomma, se non si fosse capito e se già non lo aveste fatto, il nome di Silva è di quelli da appuntarsi e tenere ben presenti.” (Federico Gironi, Comingsoon.it)
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altra proiezione il 3 giugno ore 22.30 al Cinema De Seta
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2016/05/30 ore 18.30 Goethe-Institut |
di João Nicolau |
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tendenza: Q |
tipologia: – durata min.: |
nazione: Portogallo |
anno: 2015 |
“Sensibile, contagiosa e sognante ode all’amore giovanile sotto forma di un fantasioso viaggio nei mari del Sud, un film che non si conforma ai generi né alle regole della narrativa corrente. ‘John From’ presenta Rita (la bella e naturale Julia Palha, che debutta al cinema con questo ruolo), un’adolescente che, come in quella famosa canzone di Mecano, costruisce il suo piccolo paradiso tropicale sul balcone della sua casa durante una noiosa estate in un quartiere periferico della capitale portoghese (lo stesso dove è cresciuto il regista e la co-sceneggiatrice, sua sorella Mariana Ricardo, collaboratrice di Miguel Gomes). In questo monotono microcosmo di cemento pervaso dal caldo estivo, sua complice è Sara (Clara Riedenstein, altro volto nuovo al cinema), una vicina dai capelli rossi sua coetanea con cui condivide non solo feste, canzoni e segreti, ma anche un linguaggio peculiare veicolato da messaggi nascosti negli anfratti dell’ascensore del loro condominio. L’apatia domina le sue giornate fino a quando Rita non vede una mostra sulla remota Melanesia e tutto cambia: la componente esotica e sovrannaturale penetra nella sua vita. Scopre inoltre che le foto che compongono quella mostra sono realizzate dal suo nuovo vicino (Filipe Vargas), padre di una bambina, e la ragazza rimarrà ammaliata da colui che ai suoi occhi si convertirà in una specie di avventuriero. ‘John From’ comincia quasi come un documentario, vira presto alla finzione e si trasforma poi in una fantasia di luce, fogliame e colore. Con questi passaggi che hanno per protagonisti solo tre personaggi, Nicolau non solo si allontana dai suoi film corali precedenti, ma tenta anche di ritrarre il fulgore giovanile e gli effetti sorprendenti del primo amore, una cosa che non si ripeterà nel corso della nostra esistenza e che a volte rimpiangiamo come un paradiso perduto. Senza la minima morbosità o torbidità, il film è una favola deliziosa e candida che finisce per contagiare con la sua allegria e ingenuità lo spettatore che accetta i limiti tecnici e gli effetti speciali artigianali del racconto che gli viene offerto, il primo della filmografia di questo cineasta portoghese che si addentra nell’universo femminile, secondo lui, molto più complesso, illimitato e stimolante di quello degli uomini che popolavano i suoi film precedenti. La freschezza dello sguardo adolescente domina, quindi, un viaggio sensuale nei mari del Sud – senza uscire da Lisbona – in una commedia destinata non solo al pubblico adolescente, e che, come assicura il suo autore, ritrae la cosa più importante al mondo: il palpitare di un cuore giovane.” (Alfonso Rivera, Cineuropa.org)
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altra proiezione il 4 giugno ore 20.30 al Cinema De Seta
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2016/05/30 ore 20.30 Cinema De Setal |
di Axel Ranisch |
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tendenza: QQQ |
tipologia: Commedia nera – durata min.: 102 |
nazione: Germania |
anno: 2015 |
Veramente sorprendente questo piccolo capolavoro di commedia amara che affronta la tematica della dipendenza da alcool come non l’avete mai vista. Anche perchè questa dipendenza viene personificata nella figura di un personaggio del quale il protagonista alcolizzato non riuscirà mai a liberarsi. Motivo? Un amore troppo grande li lega (e li distrugge). Comprendiamo quest’assunto da una delle prime scene del film dove vediamo la moglie Anika (Christina Große) che dà il buon riposo al marito Tobias (Heiko Pinkowski) che giace a letto insieme al suo amico DeBottle (traduzione libera del tedesco Flasche che vuol dire bottiglia, interpretato da Peter Trabner) usando il singolare, sebbene DeBottle abbia una misura che è difficile da non notare. Tobias è un uomo di famiglia, marito e padre di tre figli, che non riesce a staccarsi dalla bottiglia, in questo caso l’affezionato amico DeBottle, che per il nostro eroe è l’unico vero grande amore. Infatti è impossibile separarsi da DeBottle, che lo segue ovunque, al lavoro, a casa, con gli amici. Dorme con lui e con la moglie Anika, come fosse poligamo, a volte prende addirittura il posto di Tobias e parla direttamente con la moglie come fosse la sua. Tobias è infatuato di DeBottle, d’altronde sembra esser l’unico capace di liberarlo da tutte le angustie e i problemi. Lo vedremo anche dialogare con altre dipendenze, come sesso, droga, gioco d’azzardo, ecc. come fossero una fratellanza. DeBottle è un personaggio estremo, comico, divertente ma anche terrificante. Il suo è quasi sempre un umorismo nero, indissolubile dalla sua straniante missione, capace di mietere vittime ovunque, vittime incapaci di liberarsene, così come è difficile fuggire da un grande amore che ti possiede. Col passare del tempo percepiamo sempre più la distruzione a cui il nostro protagonista sta andando incontro, distruzione del corpo e della vita, di pari passo con la dipendenza che cresce sempre più… Verso un finale che non possiamo raccontarvi ma che potete facilmente immaginare: difficile sconfiiggere l’amore di una vita.
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altra proiezione il 1 giugno ore 16.30 al Goethe-Institut
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2016/05/31 ore 16.30 Goethe-Institut |
di Stephen Cone |
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tendenza: GGG |
tipologia: – durata min.: 87 |
nazione: USA |
anno: 2015 |
Un interessante racconto dell’inizio del cammino verso l’età adulta da parte di Henry che festeggia il suo 17mo compleanno con una festa in piscina. Gli invitati sono tutti amici e parenti della sua famiglia, capitanata dal padre, un neo-pastore molto ligio ai precetti cristiani di una religione che vuole governare tutto, soprattutto la sessualità. Henry ha già cominciato a festeggiare col suo migliore amico Gabe (Joe Keery) col quale ha passato la notte a letto, entrambi quasi nudi, parlando di sesso e masturbandosi, con la differenza che Gabe pensava alle ragazze mentre Henry pensava al suo vicinissimo amico Gabe. Quando inizia la festa ed arrivano i diversi ospiti scopriamo pian piano che non è solo Henry ad avere dei segreti. Segreti che finora è stato impensabile poter affrontare perchè tutti in famiglia dovevano apparire come dei santi, anche se in realtà stavano arrivando sull’orlo del precipizio. La festa inizia quindi più come una congregazione di religiosi che un party festaiolo in piscina, dove tutti enunciano brani biblici e parlano della loro chiesa. Ma dietro a questa falsa apparenza si nascondono molte sofferenze. La madre di Henry ha avuto una relazione e vorrebbe uscire dal matrimonio, la sorella rimpiange di aver perso la verginità prima del matrimonio (salvo cambiare idea prima della serata). Anche gli ospiti sembrano avere i loro problemi, come il disturbato Rickie che accidentalmente chiuso in bagno si prepara ad una violenta auto-mutilazione, mentre la sua alcolizzata madre sta bevendo vino da una tazza di caffè al piano di sotto. Lucas è un giovane afro-americano gay (che spesso occupa le fantasie di Henry), offeso da tutti, secondo i quali non avrebbe scelto di essere nero ma avrebbe scelto di essere gay, cosa che gli ripetono richiamando espliciti versetti biblici. Tutto questo mentre i giovani entrano ed escono dall’acqua della piscina e gli adulti, vestiti, sono in disparte a lanciare anatemi contro il porno e la tratta di esseri umani. Comprensibile che alcuni dei loro partner trovino sfogo mettendo le mani su una scorta segreta di vino in questo party che ha bandito gli alcolici… Il regista Stephen Cone è figlio di un pastore battista del sud e dimostra di conoscere molto bene quell’ambiente, presentandoci una serie di personaggi (quasi degli stereotipi) che pian piano diventano protagonisti, come il nostro Henry, avviato verso un meritato lieto fine.
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altra proiezione il 3 giugno ore 19.00 al Cinema De Seta
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2016/06/01 ore 18:30 Cinema De Seta |
di Sean Baker |
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tendenza: TTT |
tipologia: Commedia – durata min.: 88 |
nazione: USA |
anno: 2015 |
È la vigilia di Natale a Tinseltown e Sin-Dee (l’esordiente Kitana Kiki Rodriguez) è tornata al suo posto di lavoro, il marciapiede. Dopo aver appreso che il suo magnaccia-fidanzato non le è stato fedele durante i 28 giorni che ha trascorso in prigione, la transgender Sin-Dee e la sua migliore amica Alexandra (l’esordiente Mya Taylor), nonchè collega di lavoro, s’impegnano per verificare a fondo gli scandalosi pettegolezzi che circolano. Inizia così per loro una travolgente odissea che le conduce attraverso le varie sottoculture di Los Angeles, coinvolgendo anche una famiglia armena che deve vedersela con le proprie infedeltà… Film rivelazione dell’anno, già carico di diversi premi assegnati sia al film che alle sue fantastiche interpreti. Risulta incredibile pensare che il film sia stato girato con una serie di iPhone, solo leggermente modificati con ottiche aggiuntive ed un software che permette di scegliere la messa a fuoco. Lo potremmo dedurre dalla particolare saturazione dei colori che però si adattano molto bene ai personaggi e all’ambiente. Un’altro vantaggio di queste attrezzature minimali è che le riprese hanno potuto farsi senza attirare l’attenzione, cosa che dona al film autenticità e uno stile battagliero. Anche molti dialoghi sono improvvisati e per questo ancora più pungenti e spesso divertenti. Lo spettatore si sente perfettamente inserito nell’ambiente, dentro la storia di due personaggi dalla vita non facile, precaria, due figure che devono essere sempre pronte a difendere la propria dignità di fronte al ridicolo e al disgusto della società tradizionale. Alexandra appare come più tranquilla, più cauta, ma la sua dolcezza è costruita su una base di pietra dura che diventa più evidente man mano che la storia si evolve. Al contrario Sin-Dee è un torrente in piena sempre pronta a dare sfogo al suo istinto sin dalla prima scena, quando la vediamo scoprire che il suo presunto fidanzato Chester (un ottimo James Ransone) ha una relazione con una donna cisgender (definizione di persona in armonia col sesso della nascita). Si capisce subito che è un personaggio che non perdona, capace di far soffrire le pene dell’inferno a quelli che le mancano di rispetto. La loro storia s’intreccia con un altro dramma famigliare, quello del tassista armeno Razmik (Karren Karagulian), abituale cliente di Alexandra, forse anche innamorato di lei. Proprio alla vigilia di Natale, durante il cenone, litiga con la moglie soffocante e con la suocera prepotente, e fugge via alla ricerca di Alexandra. Nel mentre Alexandra è solo presa dal suo debutto come cantante in un bar locale. Ha investito tutto in questa opportunità che potrebbe cambiarle la vita. Sarà in grado Razmik di offrirle il sostegno di cui ha bisogno? Il film, girato alla maniera di una divertente ma intelligente farsa, è impostato tutto su queste due difficili storie d’amore. Le protagoniste trans non sfuggono, volutamente, agli abituali stereotipi, tipo donne trasandate su tacchi impossibili, ma la regia ce le mostra anche nella loro precaria condizione di povertà quotidiana, nella loro vulnerabilità emotiva, cosa che ce le rende estremamente amabili.
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altra proiezione il 3 giugno ore 21.00 al Cinema De Seta
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2016/06/01 ore 19:00 Cinema De Seta |
di Nathan Nicholovitch |
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tendenza: GGG |
tipologia: Drammatico – durata min.: 105 |
nazione: Francia |
anno: 2015 |
Ben è un quarantenne francese che vive a Phnom Penh, capitale della Cambogia, dove si prostituisce e lavora come travestito al Blue Bar col nome d’arte Mirinda . Problemi economici e l’incontro con una ragazza che vuole aiutare a ricongiungersi con la famiglia, lo porteranno in un lungo viaggio attraverso il Paese che gli cambierà la vita. Presentato a Cannes 2015 nella sezione ACID (che comprende ogni anno nove titoli scelti da una associazione, ACID, di registi francesi e stranieri che vogliono aiutare il cinema indipendente), è in gara per la Queer Palm. Patrice Chagnard, regista selezionatore del film, ce lo presenta così: “Un film incredibile, bello, che ci fa scoprire una cruda realtà. Interessante il modo di filmare vicinissimo ai personaggi e alle cose, sempre in movimento. David D’ingeo è perfetto nell’interpretazione di Mirinda, un travestito di 45 anni che si prostituisce a Phnom Penh. Intorno a lui vediamo solo orrore: bambini venduti dai loro genitori, traffici loschi organizzati da ex Khmer rossi… La salvezza arriva inattesa da una ragazza che gli si avvicina, come solo i bambini sanno fare, con ostinazione. Non è un film di sceneggiatura, la recitazione e il dramma scaturisticono dagli eventi. Mirinda vive la sua vita inventandosela minuto dopo minuto, nell’immediatezza del presente. Questo cinema non ci presenta la vita, è esso stesso la vita, la vita e tutto il mistero e l’opacità che la determinano. Miseria e grandezza, volgarità e grazia: questo paradosso è tutto negli occhi di Mirinda che ci rivelano un mondo interiore segreto ed inaccessibile… Come in Dostoevskij o in Jean Genet siamo davanti ad un’esperienza del male vissuta fino alla fine senza compiacenza od illusioni, che solo la grazia può rivelare”
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altra proiezione il 3 giugno ore 16.30 al Goethe-Institut
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2016/06/01 ore 23:00 Cinema De Seta |
di Tavinho Teixeira |
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tendenza: GGG |
tipologia: Fantastico – durata min.: 64 |
nazione: Brasile |
anno: 2014 |
Il film assume che Batman e Robin siano gay, siano stati amanti quando Robin era ancora giovane ed ora, dopo molti anni e una quasi apocalisse terrena, causata da una pestilenza chiamata Batguano (malattia diffusa dalle feci di un pipistrello), si ritrovino ancora insieme con Batman che ha perso un braccio, diventa artista e passa le giornate facendo film porno amatoriali. Quasi metà della popolazione mondiale ha abbandonato le città e sembra di assistere, come dice il notiziario, ad una de-urbanizzazione (“Sospensione dell’occidente”). Batman e Robin vivono in una roulotte poco accogliente mentre intorno c’è il nulla, solo degrado e rifiuti… Fu nel 1950 che lo psichiatra Frederic Wertham, pubblicando un libro sugli “effetti nocivi” dei fumetti, suggerì per la prma volta che Batman e Robin fossero gay. Oggi, dice il regista Tavinho Teixeira, “Batman e Robin come coppia gay potrebbero essere una delle più grandi icone gay del nostro tempo”. Il film è pieno di simboli fallici e spinge molto sull’omoerotismo. Robin racconta di aver incontrato Batman in un ballo in maschera e che lo seguì fino in bagno. Il film è soprattutto una lunga e interessante riflessione su dove ci sta portando questo mondo, una critica dura ai valori borghesi, all’eccesso d’informazione, all’iperconsumismo, ai precetti morali, destinati solo a produrre un inarrestabile decadimento dei valori umani.
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altra proiezione il 3 giugno ore 18.30 al Goethe-Institut
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