>>> A questa nostra pagina tutti i titoli con riferimenti LGBT del catalogo Netflix
Stiamo assistendo ad una rivoluzione epocale nel mondo della fruizione cinematografica e televisiva (ma non solo). Da un’epoca in cui anche i beni cuturali (vedi film, libri, dischi, ecc.) erano oggetti consumistici, cioè avevano un prezzo, un luogo ed un momento precisi in cui potevano essere acquisiti da coloro che ne avevano le possibilità, stiamo entrando in un’epoca in cui al possesso di tali beni si sostituisce la fruizione, cioè l’utilizzo reale degli stessi senza averne il possesso fisico. Finalmente la cultura non è più qualcosa da esibire (leggi ‘mostrare sugli scaffali di casa’) ma qualcosa da fruire, da ‘digerire’, in qualunque luogo o momento. Il consumatore o lo spettatore si mettono al centro del consumo culturale: sono loro che decidono tempi e luogo del medesimo. Sarà sempre più difficile manovrarli od orientarli secondo gli interessi particolari dei vari centri di potere. Stiamo passando da un’economia basata sul possesso dei beni ad un’altra che invece si basa sulla disponibilità e accessibilità in qualunque luogo e momento degli stessi. Stiamo facendo un altro passo verso una reale democrazia di opportunità e libertà. Questa transizione non sarà facile e indolore. Molti centri di potere culturale e sociale andranno in crisi. Vedi ad esempio quanto è successo al cinema. Da un periodo in cui il cinema, cioè l’opera cinematografica, era quasi una rarità (chiedetevi quanti film potevate vedere in una stagione prima del 2000), siamo passati ad un’epoca in cui il cinema, cioè i film, sono diventati un’abbondanza, con quasi l’imbarazzo della scelta. Questa maggiore disponibilità dovuta soprattutto alla veicolazione in bit del prodotto film ha causato subito la ribellione dei produttori (e autori) che si sono scagliati contro la cosiddetta ‘pirateria’ senza comprendere che qualcosa di fondamentale stava cambiando. Costoro, nell’intento dichiarato di voler difendere la sopravvivenza del cinema (in realtà difendevano i loro interessi), stavano imboccando una strada sbagliata, vecchia, ormai anacronistica. La vecchia catena delle ‘finestre’, prima la sala, poi l’home video, poi la tv, sfuggivano al loro controllo. Non comprendevano i cambiamenti in atto. Con gli esempi di iTunes prima e Spotify e altri dopo, nasceva un nuovo e diverso modo di consumare il cinema (e la televisione), questo sì capace di combattere e superare la ‘pirateria’, perchè più semplice, immediato, comprensibile e utilizzabile da tutti (mentre non tutti sapevano utilizzare torrent, che comunque richiedeva pazienza e spesso ripetuti tentativi).
Anche la televisione sta cambiando. I vari palinsesti, con giorni e orari prefissati, perdono senso davanti alle possibilità di fruizione offerte dai nuovi canali, come Netflix, che in Italia arriva ultimo, ma che negli USA, dove è nato nel 1997 (allora noleggiava dvd e videogiochi), ha oggi 50 milioni di abbonati. Sul suo esempio sono sorti in Italia in questi ultimi anni diversi tentativi di imitazione: Infinity di Mediaset, Mubi, Timvision, Own Air, MyMovieslive, Wauki.tv, Xboxvideo, Sky On Demand, ecc. tutti che offrono film a scelta dello spettatore su un parco di titoli più o meno ampio. Sky è certo quello che sta avendo maggior successo, grazie a diversi titoli nuovissimi, ma non riesce a liberarsi completamente dai vecchi schemi, come quello di mantenere disponibili i titoli solo per un certo periodo di tempo (hanno una scadenza) e soprattutto quello di non riuscire a liberarci completamente dalla pubblicità, che specie nelle serie tv, viene inserita anche nei titoli scaricati su On Demand, sia prima che durante la visione. Oltre ad avere un prezzo esagerato.
Netflix non pone limiti temporali al suo catalogo, che quindi diventa sempre più ricco, non presenta alcuna pubblicità ed ha un prezzo sostenibile. La sua home page, che possiamo vedere su diversi dispositivi, è personalizzata, cioè differente per ciascun utente, impostata secondo le personali preferenze, sempre più affinate in base ai titoli che ognuno scarica. Un’altra cosa che distingue Netflix è quella di essersi avviato a diventare creatore, produttore e distributore dei propri prodotti. Con la grande novità di pubblicare anche i nuovi prodotti seriali in un’unico momento, con la disponibilità da subito di tutti gli episodi della stagione, lasciando allo spettatore una totale libertà di gestione della visione.
Il vero problema che si pone a queste nuove modalità di visione, fruibili solo attraverso internet, è legato alla diffusione della banda larga. Significativo che oggi negli USA chi acquista una casa non chieda più la tv via cavo ma un collegamento web veloce. In Italia oggi sono 30,6 milioni coloro che accedono ad internet da smartphone e 11,6 milioni da tablet, con incrementi annuali a due cifre. Ma per vedere film in modo decente occorre un collegamento veloce, ancora poco diffuso nel nostro Paese.
Netflix si sta inoltre dimostrando sempre più attento al pubblico gay, tanto che in quasi tutte le sue ultime produzioni seriali sono inseriti personaggi LGBT. A disposizione del pubblico americano ci sono nel catalogo Netflix tantissimi film a tematica che speriamo presto di vedere sottotitolati anche da noi. Per ora abbiamo trovato, oltre ai classici come Brokeback Mountain, Milk, I ragazzi stanno bene, Any Day Now, Motel Woodstock, Io vi dichiaro marito e… Marito, Una storia americana, Mea Maxima Culpa, XXY, Tutto su mia madre, ecc. anche il bel doc “Bridegroom” che racconta la storia vera di Shane Crone un giovane che dopo anni di convivenza si trova senza nessuna tutela legale alla morte del compagno.
Tra le serie, oltre a “Orange is the New Black”, “Skins”, “Modern Family”, “Orphan Black”, “Pretty Little Liars”, segnaliamo “Sense8” dei fratelli Wachowski, sicuramente il prodotto di maggior richiamo, tanto da essere stato da subito pubblicato doppiato in italiano. La serie, in 12 episodi (un po’ ostici i primi), ci racconta le vicende di otto personaggi che vivono in diversi punti della terra che sono legati tra loro, oltre che dal misterioso omicidio di una donna (Deryl Hannah), dal fatto di possedere una speciale telepatia che gli permette di trasferirsi immediatamente in soccorso uno dell’altro nel momento di maggior bisogno. Diversi personaggi sono LGBT e quasi un terzo della serie è a loro dedicato (con bellissime immagini di un gay pride e di amplessi multipli).
Da non perdere la serie “Grace e Frankie” con quattro protagonisti strepitosi, tra cui eccellono Jane Fonda e l’attrice lesbica Lily Tomlin, ma anche Martin Sheen e Sam Waterston nel ruolo di ex mariti ora decisi a venire allo scoperto con l’intenzione di sposarsi. Grande spazio viene dato al loro nuovo sodalizio e alle difficoltà che incontrano come attempata coppia gay in un mondo solo all’apparenza progressista.
Abbiamo un accattivante personaggio gay anche nella serie “Unbreakable Kimmy Schmidt”, utima commedia dell’attrice gayfriendly Tina Fey. Kimmy ha passato gli ultimi 15 anni in un bunker sotterraneo da qualche parte nell’Indiana dopo che un sedicente guru aveva convinto lei e altre donne che quello era l’unico modo per sopravvivere all’apocalisse imminente. Adesso, tornata a New York, si ritrova a 29 anni con lo stesso guardaroba della prima liceo, un’incrollabile fiducia nell’umanità e il desiderio di recuperare in fretta il tempo perduto. La serie scorre veloce un episodio dopo l’altro, con battute fulminanti e spesso surreali, facendoci affezionare a tutti i personaggi, in particolare a Titus, il coinquilino gay in perenne lotta con Broadway.
Restano invece in secondo piano, ma presenti in ogni episodio, le lesbiche di “Jessica Jones“, serie derivata dai cartoon della Marvel, con la protagonista dotata di una forza incredibile (nonostante l’esilità della brava Krysten Ritter), investigatrice privata con un passato tormentato alla ricerca del suo aguzzino. Melissa Rosenberg che ha sviluppato la serie descrive così il personaggio: “Jessica Jones è una attaccabrighe. Si ubriaca, si incazza e boom, sei a terra. Non indossa un costume. Non indossa una maschera. È fatta così. È una persona estremamente franca, diretta, e ciò si riflette anche nell’azione. Jessica pensa a pagare l’affitto e a trovare nuovi clienti. E’ alle prese con un passato abbastanza oscuro. Cerca di arrivare a fine giornata. Non sta davvero cercando di salvare la città. Sta cercando di salvare il suo appartamento.” Jeri Hogarth (Carrie-Anne Moss), lesbica sposata in attesa di divorzio dalla moglie ancora innamorata, è una dei migliori avvocati di New York e un prezioso alleato di Jessica (nei fumetti era un personaggio maschile). Ha come amante Pam (Susie Abromeit) che è anche la sua assistente.
“The 100” è una serie (non di eccelsa qualità, ma accattivante) già trasmessa sui canali Mediaset (Premium e Italia 1) che Netflix ripropone in lingua originale con sottotitoli. Già programmata una terza stagione che partirà negli USA (canale The CW) dal 21 gennaio 2016. 97 anni dopo che una guerra nucleare globale ha sconvolto il pianeta Terra, del genere umano rimane solo una stazione spaziale, l’Arca, un complesso di 13 stazioni spaziali minori che si trovavano in orbita al momento del disastro. Tre generazioni sono sopravvissute nello spazio. L’Arca ha leggi molto severe per mantenere l’ordine: chi trasgredisce viene punito con la morte per espulsione nel vuoto. Ma ora, l’Arca sta morendo con l’aumento della popolazione e con il rapido deteriorarsi degli impianti di riciclo. I membri del Consiglio decidono di inviare sulla Terra cento delinquenti minorenni per vedere se il pianeta è nuovamente abitabile. Tra loro ci sono Clarke Griffin, figlia della Consigliera e medico dell’Arca, Abigail Griffin, e del capo ingegnere, Jake Griffin; Wells Jaha, figlio del Cancelliere Thelonius Jaha; il temerario Finn Collins; Bellamy Blake, che si è intrufolato nella navicella poco prima della partenza, e la sua segreta sorella Octavia; i due amici Jasper Jordan (Devon Bostick) e Monty Green (Christopher Larkin) che sono velatamente gay. Questi ultimi li vediamo, nella prima stagione, quasi sempre insieme (dormono nella stessa tenda), con una breve scena di gelosia dopo che Jasper ha rifiutato le profferte di una ragazza che si offriva di venirlo a trovare nella tenda.
“Shadowhunters
“Shadowhunters”, serie basata sui romanzi “Mortal Instruments” di Cassandra Clare, è stata acquistata da Netflix che la renderà disponibile dal 13 gennaio 2016 (negli USA e poco dopo anche in Italia). Nella serie troviamo (come nel film omonimo) il gay velato Alec e la bisex Magnus. La serie segue le vicende di Clary Fray (Katherine McNamara) che al suo 18mo compleanno scopre di essere la discendente di una lunga catena di Shadowhunters, umani nati con sangue angelico che devono proteggere l’umanità dai demoni.