E’ iniziata la 10ma edizione del Festival romano, che da quest’anno torna a chiamarsi Festa del Cinema di Roma, ospitato sempre nella bella struttura del Parco della Musica di Enzo Piano, che abbandona le velleità concorrenziali con Venezia, così come il concorso, limitandosi ad assegnare il Premio del Pubblico. Ciònonostante sono molte le prime visioni e sembrano aumentati i momenti di incontri con gli autori, le retrospettive e gli omaggi, insieme a momenti più ludici rivolti a tutta la cittadinanza (che purtroppo sta passando un momento che di festoso non ha molto). Al contrario la sezione indipendente “Alice nella Città” mantiene il concorso con 13 prime visioni italiane (tra cui l’atteso “Grandma” di Paul Weitz, con protagonista l’attrice lesbo Lily Tomlin, lesbica anche nel film) e molti film in altre sezioni, tra i quali “Closet Monster” di Stephen Dunn, già vincitore al Toronto Film Festival. La Festa ricorda Pasolini nei 40 anni della scomparsa proponendo:
“La voce di Pasolini” di Matteo Cerami e Mario Sesti – Iitalia, 2015, 53′
18/10 Nuovo Cinema Aquila 17:30 € 5 Pubb. Acc
il film racconta l’amore per il popolo, l’odio per la borghesia del poeta. Ma anche una storia sulla quale pasolini stava già lavorando al momento della morte: Porno-Teo-Kolossal.
“Pasolini. Il corpo e la voce” di M. P. Ammirati, A. Colasanti, P. Marcellini – italia, 2015, 53′
24/10 Studio 3 11:00 Ingresso libero
24/10 MAXXi 22:00 € 9 Pubb. Acc.
In anteprima mondiale il documentario prodotto dalle teche rai con le più celebri apparizioni in tv di Pasolini, costruito con i preziosi materiali di archivio rai.
————————
Di seguito riportiamo le nostre presentazioni dei film a tematica (tutti di altissima qualità e attinenza) in programma nelle varie sezioni con le date di proiezione.
CLOSET MONSTER di Stephen Dunn
Sabato 17 ottobre ore 22:00 € 5 Pubb Acc
Domenica 18 ottobre 22:30 € 5 Pubb Acc
Film vincitore al prestigioso Toronto Film Festival, come miglior film canadese, si aggiunge alla ormai lunga fila di film a tematica LGBT che s’impongono nei festival internazionali di questi ultimi anni. Ci basti ricordare “Desde Allà” Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia 2015 e “La vita di Adele” Palma d’Oro a Cannes 2013. Da notare che questo film, che ripercorre in modo originale le tribolazioni di un coming out adolescenziale, è l’opera prima del 26enne Stephen Dunn, quindi ancora più stupefacente, soprattutto per le qualità stilistiche che dimostra. Da notare anche la particolare finezza con cui affronta tematiche difficili, come, ad esempio, il fastidio, quasi l’orrore, con cui il protagonista deve superare la paura del sesso anale. Ci si innamora subito del personaggio di Oscar, il bravissimo attore Connor Jessup, (da notare l’empatia con cui la regia segue tutti i personaggi, sia buoni che cattivi), un giovane al suo ultimo anno di liceo in una piccola città che, bravissimo nel make-up, aspira a frequentare una scuola d’arte. Sogna, insieme alla sua amica Gemma, di fuggire a New York e nei momenti più intimi si confida col suo criceto (cha ha la voce di Isabella Rossellini). Sulle sue spalle pesa un passato non facile, con genitori divorziati, che non l’hanno mai compreso. Un padre che fatica a stare in piedi e che è l’essenza dell’omofobia. Una madre che lo traumatizzò quando abbandonò la famiglia. Tremendo fu anche quando vide dei bulli stuprare un ragazzo con un tubo d’acciaio. La sua vita cambia quando incontra il bello e ribelle Wilder (Aliocha Schneider), che lo aiuterà a risolvere i conflitti interiori ed i traumi della sua giovinezza. Inizia con lui un viaggio pieno di avventura, di scoperta di sè, di superazione del dolore e di accettazione… Un film che scorre via senza inutili divagazioni o rallentamenti, con dialoghi magistrali e soprattutto il ritratto a tutto tondo di un personaggio, Oscar, che si manifesta nei suoi pregi e nei suoi difetti, e che forse proprio per questo amiamo ancora di più. Il film ha inaugurato la sezione indipendente ” Alice nella Città” della festa del Cinema di Roma 2015. La critica Gentili Giada (Melty.it) lo commenta così: “Il mostro nell’armadio [del titolo] sono i vestiti della mamma di Oscar, andata via di casa quando lui era ancora piccolo; il percorso di accettazione dell’omosessualità è il corpo centrale dell’opera, che si tinge di meravigliose metafore visive e la voce di un criceto, doppiato – se così si può dire – nella versione originale,da Isabella Rossellini. L’animaletto si chiama Buffy, il grillo parlante nei toni ironici e la profonda coscienza nei momenti più difficili per il protagonista. Non immaginatevi Stuart Little: appena ho visto questa specie di topo ad inizio film mi si è accapponata la pelle, uscita dalla sala quasi volevo cercare nei tombini di Roma per adottarne uno. “Closet Monster”, oltre l’averne apprezzato la solida costruzione dei personaggi e una regia modellata con cognizione sulla storia (anche se in alcuni momenti troppo didascalica), ha sollevato in me una grande e solenne domanda: perché in Italia non si riescono a realizzare film che parlino dell’amore omosessuale in maniera tanto onesta?…”
FREEHELD di Peter Sollett
18/10 Sala Sinopoli 19:30 €20 Pubb. Acc.
18/10 Mazda Cinema Hall 20:00 €9 Pubb. Acc.
19/10 Cinema eden 22:30 €9 Pubb.
20/10 Sala Sinopoli 17:00 €9 Pubb. Acc.
22/10 Mazda Cinema Hall
22:30 €9 Pubb. Acc.
Film basato su una storia vera, già raccontata dal documentario con l’omonimo titolo vincitore dell’Oscar nel 2008.
Laurel Hester (interpretata da Julianne Moore, premio Oscar 2015) è una impavida poliziotta che combatte gli spacciatori di droga nel New Jersey con la sua partner Dane Wells (Michael Shannon). Sebbene molto intime, Laurel non ha mai confidato a Dane, che nutre per lei una intensa amicizia, il suo orientamento sessuale. La loro amicizia viene messa alla prova quando Laurel s’innamora di una giovane meccanica, apertamente lesbica, Stacie Andree (interpretata dalla dichiarata Ellen Page). Stacie, una persona sicura di se stessa, vorrebbe che Laurel si dichiarasse pubblicamente. Innamoratissime decidono di comperare casa ed andare a vivere insieme. Laurel si sente finalmente realizzata e felice della sua nuova vita. Quando le viene diagnosticata una malattia terminale, affronta coraggiosamente il coming out mentre si reca al Commissariato di Contea perché venga disposta l’attribuzione della pensione alla compagna Stacie, cosa che avviene normalmente per le coppie etero sposate, in modo che Stacie possa continuare a vivere nella loro casa riscattando la sua metà. La risposta è negativa, adducendo vari motivi, prima di tutto perché non sono marito e moglie, poi per motivi religiosi ed economici. La partner conservatrice di Laurel, Dane, inizialmente perplessa, abbraccia completamente la sua causa, iniziando con lei una dura lotta per ribaltare la decisione, convincendo anche i colleghi poliziotti. Stacie dedica ogni suo momento per salvare la vita di Laurel. Il caso attira l’attenzione di un attivista politico gay, Steven Goldstein, che si unisce a Dane nella battaglia per i diritti, in una corsa anche contro il tempo in quanto a Laurel rimangono solo tre mesi di vita… Il regista Peter Sollett (Long Way Home , Nick & Norah – Tutto accadde in una notte) e la produzione avevano ottenuto il permesso di girare alcune scene all’interno di un istituto cattolico salesiano, ma quando il preside ha saputo che si trattava di una storia lesbica ha negato l’autorizzazione. L’attrice Ellen Page, che si era dichiarata con un toccante discorso alla Human Rights Campaign Foundation nel febbraio 2014, ha dichiarato: “L’uso della religione per giustificare questi atteggiamenti discriminatori e bigotti mi rende molto triste. Ho inviato il mio sostegno agli studenti LGBT di quella scuola perché non abbiano paura ad accettarsi e manifestarsi”
GRANDMA di Paul Weitz
17/10 teatro Studio g. borgna 21:30 €10 Pubb. Acc.
18/10 Nuovo Cinema Aquila 20:00 €9 Pubb. Acc.
18/10 Cinema eden 20:30 €9 Pubb.
20/10 Cinema greenwich 16:00 Ingresso libero
Paul Weitz, regista e sceneggiatore, autore di pregevoli film di successo come “About a boy”, “American Pie”, “In Good Company”, ecc. , ha dichiarato di aver voluto fare questo film per poter trascorrere del tempo con l’attrice Lily Tomlin e di aver scritto la sceneggiatura pensando solo a lei. Lily Tomlin, lesbica dichiarata, è una delle attrici americane più premiate, sia per il cinema (dove però non ha mai avuto i ruoli principali) che per il teatro che per la tv (sette Emmys e tre Tony Awards compresi). In effetti in questo film Lily Tolmin è presente dalla prima all’ultima scena, con tutta la sua forza dirompente e la sua grande maestria: impossibile non rimanere irretiti davanti a tanta capacità espressiva. Da subito appare chiaro il suo personaggio, Elle, una vivace 70enne, una donna dal carattere forte, dallo spirito libero, estremamente sincera, incurante di quello che possono pensare gli altri di lei. All’inizio del film la vediamo che sta rompendo in modo assai brutale con la sua fidanzata Olivia (Judy Greer). La sua filippica contro la donna, assai più giovane (ha 39 anni) è del tipo ‘ti ferisco io prima che possa farlo tu’. In effetti le due donne si stanno frequentando solo da quattro mesi, e per Elle è sempre stato chiaro che la differenza di età era un’ostacolo insormontabile. Elle ha avuto in passato una storia d’amore durata 40 anni e dopo averla ricordata dice ad Olivia: “Tu sei solo una nota a fondo pagina”. Sembrerebbe una donna dura e sprezzante ma in realtà capiremo poi quanto sia anche delicata e tenera. Elle scrive poesie, senza curarsi troppo di pubblicarle, e certamente non naviga nell’oro. Le complicazioni arrivano quando bussa alla sua porta la nipote Sage (Julia Garner), in cerca di soldi per poter abortire. La ragazza ha l’appuntamento col dottore alle 17.45 dello stesso giorno, quindi c’è pochissimo tempo. Elle non ha i soldi sufficienti, così, nonna e nipote partono per un’intricato giro da vecchi amici, vecchie fiamme e infine dall’arcigna figlia di Elle (che sembra aver preso dalla madre solo i lati peggiori), alla ricerca di un prestito. Con tutti Elle sembra avere lasciato qualcosa in sospeso, almeno sentimentalmente …. La storia raccontata è assai semplice e quello che succede veramente nel film è soprattutto un’incontro-scontro tra generazioni, tra vecchio e nuovo femminismo, tra vecchie e nuove aspettative, dove ciascuno sembra avere ancora qualcosa da imparare dall’altro. Le personalità delle due protagoniste, ma anche quelle di altri (come il bravissimo Sam Elliott che interpreta Carl, un vecchio amico di Elle, la durissima figlia interpretata da una splendida Marcia Gay Harden, la carismatica Laverne Cox, o il mite John Cho) si rivelano pian piano in un susseguirsi di battute deliziose e sempre interessanti, che rendono il film godile dall’inizio alla fine, lasciandoci con il rimpianto di non aver avuto anche noi una nonna come questa
LEGEND di Brian Helgeland
24/10 Sala Sinopoli 21:00 €20 Pubb. Acc.
24/10 Mazda Cinema Hall 22:00 €9 Pubb. Acc.
25/10 Cinema Alcazar 20:00 €9 Pubb.
Il film si regge quasi completamente sulla doppia e mitica interpretazione di Tom Hardy, attore amatissimo dal pubblico gay per l’interpretazione di un macho omosessuale nel sottovalutato “Rocknrolla” di Guy Ritchie; poi ci ha deluso un po’ tutti, non per la risposta ma per l’arroganza, quando s’è arrabbiato con un giornalista che gli chiedeva se era gay (della serie la lingua batte dove il dente duole). Ma veniamo al film, che racconta, con una chiave assai originale (ma non del tutto), la storia dei gemelli Reggie e Ronnie Kray, due famosi criminali che operavano nella malavita londinese degli anni ’60. Su di loro era già stato fatto un film da Peter Medak , “The Krays” (1990), con i gemelli Martin e Gary Kemp (Spandau Ballet), un vero e proprio biopic che partiva dall’infanzia fino alla prigione a vita, con una parte di rilievo affidata alla madre (che invece in questo film appare solo di sfuggita mentre offre tè e torta ai ragazzi), ma che comunque non rivelava nulla delle storie gay dei due gangster. In questo film c’è qualcosa, anche rilevante, ma non tutta la verità. Dei due gemelli solo uno, Ronnie, si presenta come gay, con sfacciati coming out (per quei tempi) sia all’interno della mala che con la fidanzata di Reggie, Frances Shea (Emily Browning), la prima volta che l’incontra. Recentemente, un loro gregario, Freddie Foreman, oggi 83enne, ha dichiarato alla stampa (The Sun) che entrambi i fratelli erano gay ma che solo uno aveva avuto il coraggio di dirlo pubblicamente, ancora adolescente, mentre l’altro arrivò persino a sposarsi, per nasconderlo, senza però mai consumare il matrimonio. Foreman dice che “la povera ragazza veniva esibita come un trofeo, nulla di più”. Frances Shea si suicidò due anni dopo il matrimonio, almeno questa è la versione ufficiale, mentre molti affermano che fu uccisa da Ronnie per gelosia. Il regista, che ha tenuto come traccia il libro “The Profession of Violence: The Rise and Fall of the Kray Twins” di John Pearson, ha detto di avere evitato di mostrare i due gemelli anche come amanti perchè “ci sono solo due persone che potrebbero sapere la verità, loro stessi”. In effetti il film, che parte quando i due gemelli sono già affermati gangster che dirigono nightclub e sono in contatto con la mafia americana, mette al centro della storia proprio la vicenda sentimentale di Frances Shea, anzi è attraverso i suoi occhi che seguiamo e cerchiamo di comprendere il dramma dei due gemelli. Frances era la sorella minore dell’autista di Reggie, Frankie (Colin Morgan), e i due s’innamorano perdutamente al primo incontro. Il regista mette così in primo piano una figura che solitamente nelle storie di gangster resta sullo sfondo.
Reggie viene presentato come il più equilibrato dei due fratelli, cerca la ricchezza ma vorrebbe essere legittimato, usa la violenza solo per necessità (forte la scena in cui dice al fratello “ho ucciso lui perché non posso uccidere te”), mentre Ronnie è psicopatico, schizofrenico, appellativi dei quali si vanta, e la violenza ed il caos sembrano l’unica cosa che possano distrarlo dalla noia. Tom Hardy ne fa un’interpretazione al limite del grottesco, quasi comica, esagerandone i tic e gli atteggiamenti. La storia d’amore tra Ronnie e il suo lacchè Teddy Smith (Taron Egerton) è presentata in modo timido mentre dà più risalto alle orge gay che avvengono nel modesto appartamento di Ronnie, con politici famosi e aitanti. Quasi ironica la vicenda di Ronnie che fa amicizia col politico conservatore Lord Boothby (John Sessions), che inizia a frequentare le sue feste gay. La cosa arriva (con foto sui quotidiani) sino al Primo Ministro Harold Wilson (Kevin McNally) che però desiste dal prendere provvedimenti quando gli arriva la notizia che anche il laburista Tom Driberg è coinvolto.
La parte migliore del film, oltre all’interpretazione di Tom Hardy (dura la gara per stabilire quale dei due gemelli sia meglio interpretato), è senz’altro nella stupenda fotografia (Dick Pope) di una Londra anni ’60 e nella presentazione di un’epica malavita stile “Quei bravi ragazzi”, divisa tra violenza e romanticismo, a volte quasi comica nella sua istintiva brutalità.
GIRL LOST di Alexandra-Therese Keining
23/10 teatro Studio g. borgna 21:30 €10 Pubb. Acc.
23/10 MAXXl 22:00 €9 Pubb. Acc.
24/10 Cinema Alcazar 16:00 €9 Pubb
Kim, Bella e Momo sono tre ragazze alla ricerca del loro posto nel mondo. A scuola sono vittime del bullismo e della prepotenza dei compagni. Ma soprattutto sono alla ricerca di se stesse, della loro sessualità (incerta) e di scoprire chi sono e cosa vogliono veramente. Una sola cosa è certa, sanno che possono contare soltanto sullo stretto legame che le unisce. Uno sconvolgimento totale arriva quando scoprono una curiosa pianta nella loro amata serra. Possiede, una volta ingerito il nettare che produce, proprietà magiche e misteriose. Le ragazze si trasformano temporaneamente in ragazzi, cambiando di genere, ma viene alterato anche il mondo che le circonda e la loro risposta ad esso. All’inizio tutto sembra fantastico, soprattutto il senso di libertà che per la prima volta possono godere. Ma pian piano si accorgono che anche essere un ragazzo non è tutto rose e fiori. Momo e Bella capiscono che si tratta solo di una facciata esteriore. Kim invece, percepisce che per lei essere un ragazzo non è solo una facciata. E’ molto più che indossare una maschera, si sente a proprio agio con la nuova identità, sente che è veramente la sua identità. Kim, come ragazzo, s’innamora di Tony, un piccolo criminale che vive ai margini. Mentre contemporaneamente Momo si scopre innamorata di Kim… La regista ha dichiarato: “Il mio film vuole essere molto di più di una fantasia. Penso che questo sia il momento migliore per parlare della sessualità. Nel film il cambiamento di sesso è una metafora. Sono giovani che stanno per diventare adulti. Il genere diventa fluido, è qualcosa che puoi cambiare e manipolare”. In effetti ci troviamo nel pieno di una sessualità dinamica, dove ci si chiede se sia veramente importante l’identità di genere quando si tratta di amore. Deliziosa favola ricca di allegorie che trasforma i desideri in realtà, scritta e diretta dalla più giovane regista svedese, già premiata, basata sul romanzo di Jessica Schiefuer, vincitrice del prestigioso August Prize nel 2011. Presentato in anteprima italiana alla Festa del Cinema di
Roma 2015
CAROL di Todd Haynes
22/10 Sala Sinopoli 19:30 €20 Pubb. Acc.
22/10 Mazda Cinema Hall 20:00 €9 Pubb. Acc.
23/10 Cinema Alcazar 20:00 €9 Pubb.
Todd Haynes, un maestro del cinema queer, torna al grande schermo dopo 8 anni e dopo la bellissima parentesi televisiva di “Mildred Pierce”, miniserie girata per HBO. In concorso al Festival di Cannes 2015 ed in gara per la Queer Palm, “Carol” è l’adattamento cinematografico del romanzo che Patricia Highsmith pubblicò nel 1952 col titolo “The Price of Salt” con lo pseudonimo di Claire Morgan, poi ripubblicato nel 1990 col suo vero nome e col titolo “Carol”. Nel 2012 era stata annunciata una sua versione filmica con la regia di John Crowly, poi abbandonata. Il romanzo è una struggente storia d’amore lesbo con un finale aperto e positivo, cosa assai rara in quegli anni, sia per un libro che per un film. Racconta la storia di Therese, una ragazza 19enne che sta trascinando stancamente una relazione con Richard e che, per mettere insieme qualche soldo, durante il periodo natalizio si fa assumere in un grande magazzino, dove conosce l’affascinante e bellissima Carol, una donna ricca che conduce una inappagante vita matrimoniale, che cambia per sempre la sua vita. Le protagoniste del film di Haynes sono nientemeno che Cate Blanchett (Carol) e Rooney Mara (Therese). In un primo tempo si era parlato anche di Mia Wasikowska, che ha dovuto lasciare per motivi di lavoro. Sarah Paulson e Carrie Brownstein interpretano altre due lesbiche amiche di Carol. Christine Vachon, una delle grandi promotrici del cinema queer contemporaneo, è tra i produttori del film. Il film viene distribuito in Italia da Lucky Red dall’11 febbraio 2016.
VILLE-MARIE di Guy Édoin
20/10 Sala Sinopoli 19:30 €20 Pubb. Acc.
20/10 Mazda Cinema Hall 20:00 €9 Pubb. Acc.
21/10 Cinema eden 22:30 €9 Pubb.
Secondo film del regista canadese Guy Édoin, presente a Venezia nel 2011, con il suo primo lungometraggio, “Marécages”, in concorso per la Queer Palm. Sophie Bernard (Monica Bellucci) è una stella del cinema europeo che si reca a Montreal per girare un film che ha forti rimandi alla sua vita personale. Ville-Marie è un qurtiere di Montreal dove vive da tre anni anche Thomas (Aliocha Schneider) il figlio 21enne di Sophie, omosessuale, che sta studiando architettura. Thomas ha un carattere difficile e non è mai riuscito a farsi dire dalla madre il nome di suo padre e le circostanze della sua nascita, per questi motivi madre e figlio sono due persone separate. Il film che Sophie si appresta a girare (ne vedremo alcune scene intercalate alla storia reale) dal titolo “Paradise Boulevard” è un melodramma stile anni ’50, diretto dal regista franco-canadese Robert (Frederic Gilles), ex compagno di Sophie che per dieci anni l’ha aiutata nella crescita di Thomas. Per il film che sta girando utilizza diversi elementi della loro vera storia. Anche se i temi trattati ricordano pellicole di Almodovar (Tutto su mia madre o Parla con lei) o dell’altrettanto canadese Xavier Dolan, qui abbiamo uno stile decisamente più realistico che ce li fa presto dimenticare. Il film comprende anche altre storie (alla maniera di “Crash”) che hanno brevi momenti d’incrocio e che alla fine, conseguenza di un tragico incidente che porta Thomas sull’orlo della morte, avranno una resa dei conti finale. In particolare seguiamo la vicenda di Marie (Pascale Bussieres) una laboriosa infermiera del pronto soccorso dell’ospedale di Ville-Marie; di Pierre (Patrick Hivon), un ex soldato che soffre traumi post bellici ed ora fa l’autista di ambulanze; e Benoit (Louis Champagne) sposato ma aperto a facili distrazioni. Le vite di questi personaggi s’intersecano in una delle prime scene del film quando vediamo Thomas alla fermata di un autobus che riceve un neonato dalle mani di una donna disperata che poi si getta sotto un camion. Arrivano Pierre e Benoit che raccolgono la donna per portarla in ospedale mentre la polizia raccoglie il bambino dalle braccia di Thomas. Una scena esplicativa del rapporto esistente tra Thomas, il figlio, e Sophie, la madre, è quando quest’ultima lo invita alla cena per il suo compleanno presentandosi con un abito di lamè, sciancrato. “Sembri un albero di natale” le dice Thomas chiaramente imbarazzato. Comprendiamo che tra i due non esiste altra possibilità di dialogo, riescono a comunicare i propri sentimenti solo con i comportamenti, mai con le parole. Sophie sembra recitare anche nella sua vita reale. La vita è misteriosa e imperscrutabile, sembra volerci dire il regista, che con forse maggiore insistenza si sofferma sulle problematiche della maternità e dell’assenza dei genitori. La tematica omosessuale è lasciata sullo sfondo, comunque accettata, ma col sospetto che possa essere la conseguenza di tante mancanze ed assenze. Probabilmene il film avrebbe potuto reggersi solamente sulla storia della madre e del figlio omosessuale (che comunque ha il rilievo maggiore), guadagnandoci in linearità, ma la regia ha probabilmente voluto allargare la storia ad altri personaggi per sottolineare ancora di più la solitudine dell’uomo contemporaneo, che non riesce a superare i traumi del passato e ancora meno ad entrare in un contatto con le persone che lo circondano. Film presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2015.