DAL 7 MARZO NELLE SALE IL BELLISSIMO FILM SULLA VITA DI MARCELLA DI FOLCO

“Una nobile rivoluzione” di Simone Cangelosi viene distribuito dalla Cineteca di Bologna in più di venti città italiane. Un’occasione imperdibile.

A questa pagina le prime date e città della distribuzione

Succede di rado che un personaggio del movimento LGBT italiano diventi il protagonista di uno splendido film acclamato nei festival di mezzo mondo (e non solo in quelli di settore, a partire dal Torino Film Festival). Gli americani hanno onorato Harvey Milk sugli schermi molti anni dopo la sua morte, noi siamo stati più bravi: sono bastati solo quattro anni perché Simone Cangelosi ci regalasse un doc che, più di una fiction, ci mette davanti ad un personaggio ed a una storia che, a dir poco, hanno dell’incredibile, lasciandoci emozionati e ‘caricati’ come raramente accade al cinema. Merito della grande forza comunicativa del film è certamente anche quello di essere un’opera che nasce e si sviluppa all’interno della storia che racconta, a partire dal regista Cangelosi, una persona che ha vissuto una evoluzione simile a quella di Marcella, grazie all’incontro ed all’amicizia personale con Marcella stessa. Per questo, crediamo, il film è non solo la storia toccante e sorprendente di Marcella, sentita dalla sua stessa voce e vista attraverso filmini stile super 8 (all’inizio eravamo nell’era predigitale) che ci rendono ancora più famigliare il personaggio, ma soprattutto è la storia di tutti noi, di tutto il popolo LGBT, di un’Italia pervasa da anacronistici pregiudizi, di una lotta dove gay, lesbiche e trans formano un fronte comune per i diritti, per l’uguaglianza, contro ogni discriminazione.

Marcella è sempre stata in prima linea, prima come uomo poi, dopo l’operazione a Casblanca nel 1980, come donna, come militante, come politica. La sua storia personale è quasi indistinguibile dalla sua storia pubblica. Spiega Cangelosi: “La chiave di questo film è anzitutto questa, lei era convinta che non ci fossero confini fra la dimensione politica e quella personale, quando l’ho incontrata per la prima volta ho avuto la percezione netta che fosse già da viva un personaggio storico. La sua morte mi ha fatto sentire l’urgenza di raccontare la sua storia. Ha influenzato moltissimo chi le stava accanto, aveva una personalità straordinaria, riuscivi a sentire, appunto, la sua portata storica”.

De Folco, come uomo, quando viveva a Roma, era stato attore, partecipando a diversi film di Fellini, da “Amarcord” a “La città delle donne”, al “Cartesius” di Rossellini, a “Todo Modo” di Elio Petri, e tanti altri. Sentiamo la sorella Liliana che dice: “Nel mondo del cinema era amatissimo e tutti conoscevano la sua vita”. A Roma lavorava al rinomato Piper Club, dove aveva la possibilità d’incontrare tantissimi artisti e stringere amicizie con personaggi importanti del jet set nazionale e internazionale.

E’ stato per amore di un uomo che Marcella si trasferisce a Bologna dove, nel 1988, fonda il MIT (Movimento Italiano Transessuale) Emilia-Romagna, iniziando la ‘nobile rivoluzione’ del titolo. Per più di 20 anni sarà presente in quasi tutte le manifestazioni del movimento gay italiano, sia interne che esterne, portandovi la sua esperienza e le sue idee di libertà ed uguaglianza. Marcella è stata la prima transessuale al mondo a venire eletta in una amministrazione pubblica, il Consiglio Comunale di Bologna nel 1995. In quegli anni in cui ancora pochissimi avevano il coraggio di scendere in piazza, Marcella si batteva per costruire un consultorio, per avere una sede del movimento, una casa alloggio per transessuali sbandati, sussidi per la cura dell’Aids. Lascia ancora esterefatti vederla con la fascia tricolore in tante manifestazioni pubbliche, sentire la sua voce tonante che chiede diritti mentre ci racconta anche la sua storia privata, con un orgoglio che si trasmetteva come un benefico virus a tutti coloro che l’ascotavano. Vladimir Luxuria, che alla fine del film ci offre una testimonianza concreta di tutto questo, ammette che Marcella la considerava una sua creatura.

Uno dei principali pregi di questo film è quello di avere sapientemente miscelato le tante storie di Marcella, come fassero tante vite differenti, tutte avvicinate con lo stesso sentimento affettivo ed intimo che solo una persona molto vicina e simile, come il regista Cangelosi, poteva disporre. Un altro pregio, forse ancora più encomiabile, è quello di raccontare una vicenda come se non avesse una fine, come fosse ancora in corso, una storia che interloquisce col presente attraverso le tante testimonianze di chi sta continuando le sue battaglie. Dice Cangelosi: “la sua era una battaglia per il diritto di tutti all’amore, lei s’era fatta strumento di lotta politica per gli altri”. Dice Marcella dal palco di ‘Emilia Romagna delle differenze’, nel 2010, solo quattro mesi prima della sua morte: “Subiamo continuamente violenza, non solo violenza fisica, anche la violenza degli sguardi che ci seguono quando passiamo e ci spaccano il cuore come un infarto”. Fino alla fine Marcella è stata in prima linea, per tutti noi. Questo film ci fa capire che Marcella non morirà mai, “quando è morta ho trovato il modo di salutarla lavorandoci a fianco nella fase di stesura. Ha continuato a parlarmi e parlare a tutti noi”, ci confida Cangelosi, e noi aggiungiamo che possiamo dire la stessa cosa vedendo il suo bellissimo film.


Marcello Di Folco in Marocco nel 1970


Marcella Di Folco nel 1980, dopo l’operazione

SINOSSI

All’indomani della morte di Marcella Di Folco, avvenuta nel 2010, Simone Cangelosi, regista del film e amico di Marcella, intraprende un viaggio che da Bologna lo porta a Roma, città di provenienza di Marcella, e dove avvia la sua ricerca alla scoperta di persone, luoghi e ricordi che gli restituiscano la complessità della figura dell’amica. Il documentario Una nobile rivoluzione si pone l’obiettivo di decifrare la dimensione storica di una delle figure più preminenti del movimento politico per i diritti civili italiano degli ultimi quarant’anni, Marcella Di Folco, leader del MIT (Movimento Identità Transessuale). La ricostruzione del film non vuol essere però ‘oggettiva’, ma compiuta attraverso il filtro di una relazione intima, quella del regista stesso con la protagonista. Nel film si intrecciano numerosi piani narrativi composti da una vasta eterogeneità di materiali audiovisivi e sonori: la vita di Marcella prima a Roma e poi, una volta donna, a Bologna raccontata dalla stessa Marcella e dalla voce dei parenti ed amici che Simone incontra oggi durante il suo viaggio; il ritratto di Marcella a cavallo tra la dimensione pubblica e quella privata come emerge dai materiali audiovisivi ufficiali e da quelli privati dei suoi amici e compagni bolognesi; il contrappunto delle vicende storiche italiane, che qua e là emergono sullo sfondo a incasellare le vicende personali di Marcella e le sue battaglie all’interno della più vasta descrizione del paese. Infine il rapporto tra Marcella e Simone che, con andamento carsico, sempre ai margini dell’inquadratura, ci accompagna dall’inizio alla fine del film.


Vladimir Luxuria nel film “Una nobile rivoluzione”

NOTE DI REGIA

“Ho incontrato Marcella Di Folco nel 1998, in un momento molto particolare della mia vita. Avevo di fronte una scelta esistenziale cruciale e Marcella era in quel momento una persona distante per me: esponente politica della città in cui vivevo, Bologna, e presidente di una associazione importante nell’ambito delle battaglie per i diritti civili in Italia, il MIT (Movimento Italiano transessuale). Insomma una persona pubblica. Non avrei mai immaginato che sarebbe diventata una mia amica, né che sarebbe diventata un punto di riferimento per me. Chi fosse Marcella ho cominciato a capirlo quando ho iniziato a passare del tempo con lei, seguendola come tanti altri nella sua vulcanica vita di attivista, in viaggio per l’Italia, nelle mille occasioni dei Pride, delle interviste, delle campagne elettorali, degli interventi pubblici, dei comitati politici e delle emergenze politiche cittadine o nazionali a cui prendeva puntualmente parte con generosità ineguagliabile. Quella frequentazione politica mi ha permesso di ascoltare i racconti sorprendenti della sua vita, che suonavano talmente magici che all’inizio stentavo persino a credere veri. Ho scoperto la sua vulnerabilità dietro la forza d’animo dirompente, la sua aggressività, che talvolta rivolgeva anche verso di me, l’arguzia e l’ironia che agiva sempre in pubblico, nelle lotte, con la gente. La sua complessità e il suo magnetismo, il suo coraggio. Quello che però mi è stato chiaro sin dal nostro primo incontro era di essere di fronte a un personaggio storico. Ecco perché il giorno dopo la sua morte, avvenuta nel settembre 2010, ho voluto fare questo film”.

Simone Cangelosi


Il regista Simone Cangelosi presenta il film al TFF

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