Dal sito ufficiale del Premio Teddy
I PREMI TEDDY 2015 assegnati da una Giuria internazionale composta da nove membri, tutti esponenti di importanti festival LGBT:
Il TEDDY per il miglior corto va a:
San Cristobal di Omar Zúñiga Hidalgo
Motivazione:
Consideriamo il film perfetto nella direzione e recitazione. Ritratto commovente di due uomini in un villaggio di pescatori nel nord del Cile le cui vite sono in pericolo una volta che viene scoperta la loro storia d’amore. Il film misura i limiti della felicità queer in quel determinato ambiente. Abilmente il film è costruito su diversi livelli di significati e di speranza, intorno alla promessa di un passaggio sicuro di San Crisotbal.
Il TEDDY per il miglior documentario va a:
El hombre Nuevo di Aldo Garay
Motivazione:
Questo premio è il riconoscimento ai 20 anni di lotta della Comunità Trans in Uruguay attraverso la storia di una donna Trans che. Senza vittimizzazioni, rifiuta di essere emarginata nonostante le circostanze. Questo film Mostra la tensione tra religione e genere e identità sessuale in America Latina, in un modo che è sia intimo che potente. E ritrae la storia di questo notevole attivista, insegnante, rivoluzionario, sorella e figlia che è espressione del suo tempo ma anche molto avanti ad esso.
La Giuria assegna un premio speciale a:
Stories of our lives di Jim Chuchu
Motivazione:
Questo film ritrae la grande forza e tenacia di fronte alle avversità e visualizza un vitale livello di speranza per la Comunità LGBTQI. Esso getta luce sull’omofobia e mira a smantellare la stigmatizzazione e la discriminazione che si presentano ancora oggi, soprattutto nei paesi dove l’omosessualità è criminalizzata e individui della nostra comunità sono minacciati di violenza a causa del loro amore. Questo è il cinema coraggioso e bellissimo, basato su storie vere che non possono non toccare ognuno di noi.
Il TEDDY per il miglior lungometraggio va a:
Nasty Baby di Sebastián Silva
Motivazione:
La Giuria assegna il premio Teddy 2015 ad un film che ha l’audace intenzione d’interrogarsi su un’urgente problema di moralità. Il regista Sebastian Silva affronta la vita borghese di un artista gay a Brooklyn mentre si scontra con problemi di classe, razza e gentrificazione. Quello che inizia come un film su una coppia gay e la loro migliore amica nel tentativo di concepire un bambino, si trasforma in una situazione raccapricciante che ci mostra le gravi divisioni che attraversano la comunità LGBT e tutta la società. È un film provocatorio che rappresenta con sensibilità il sogno americano queer e sottilmente chiede a tutti noi di osare di più.
Parte il 5 febbraio la 65ma Berlinale, uno dei più importanti festival internazionali di cinema, orgoglioso di accogliere al suo interno il premio Teddy, giunto quest’anno alla 29 edizione. Il Teddy Award assegna, con una prestigiosa giuria, i premi al miglior film, doc e corto con riferimenti LGBT, scelti tra tutte le opere presentate nelle varie sezioni della Berlinale. Si legge nella presentazione del Teddy: “Il Teddy Award è un evento no-profit, finanziato solo con donazioni di privati e gestito da volontari. E’ un premio politico e sociale, assegnato ai film e alle persone, che comunicano temi e contenuti queer, contribuendo ad una maggiore tolleranza, accettazione, solidarietà e uguaglianza nella società. E’ un evento leader tra tutti i festival di cinema gay-lesbico nel mondo, che richiama oltre 120 direttori di festival gay sparsi in tutto il mondo”.
Ricordiamo che il Teddy si è spesso impegnato a livello internazionale, come nell’organizzazione del festival gay di San Pietroburgo, evento che ebbe una notevole risonanza sui media russi dopo che le autorità lo avevano proibito. Altri sostegni e collaborazioni li ha offerti ai festival gay di Kiev, Jakarta e Sarajevo.
Il manifesto del 29mo Teddy Award
Il 29mo Teddy è dedicato alla figura Rainer Werner Fassbinder che campeggia sulla copertina del catalogo. Viene presentato l’atteso doc di Christian Braad Thomsen, “Fassbinder – To Love Without Demands“, un film sulla breve vita di Fassbinder, morto a soli 37 anni nel 1982, e sulle sue opere che così tanto hanno influenzato il cinema delle ultime generazioni.
Il tema di questa edizione del Teddy è centrato sulla celebrazione delle icone queer, personaggi gay, lesbici , bisessuali, e trans, da Valeska Gert a Divine, da James Dean a Barbara Stanwyck, da Sergei M. Eisenstein a Virginia Woolf, persone che hanno contribuito ad oltrepassare i confini dell’arte, spesso per vivere, o sopravvivere, nella società dei cosiddetti ‘normali’
Lo Speciale Teddy Award (Artistic Life Achievement Award), per la seconda volta presentato alla Komische Oper di Berlino, viene assegnato quest’anno a Udo Kier, per il successo artistico di una vita. Nato a Colonia nel 1944 (oggi vive a Palm Springs), Udo Kier ha interpretato più di 200 film, senza aver mai frequentato nessuna scuola di recitazione. Ha conosciuto Rainer Werner Fassbinder, per il quale ha interpretato “Lili Marleen” (1980) e “Berlin Alexanderplatz” (1980). Nel 1974 è stato un conte Dracula che non amava il sangue, per Andy Warhol. All’inizio degli anni ’90 si è trasferito negli USA, dove, per mantenersi, ha lavorato inizialmente per diversi spot commerciali. Ha acquisito fama internazionale col ruolo del corteggiatore Hans nel film di Gus van Sant “My Private Idaho” (1991). Molte persone pensano che Udo Kier sia la reincarnazione del diavolo, un narcisista, il re del trash. Ha fatto film con Christoph Schlingensief e Lars von Trier. Ha interpretato ruoli sadici, nazisti e altre figure scure con apparente soddisfazione. E’ riuscito ad essere i personaggi più diversi e contrapposti, da “Armageddon” (1998) al “Frankenstein” (1973) di Warhol, fino a “Melancholia” (2011) di Lars von Trier.
Lo scorso anno ha compiuto 70 anni e ci ha raccontato se stesso nel doc “Arteholic”, dove ci conduce in un folle e strano viaggio attraverso l’Europa. In realtà è un personaggio dolcissimo, capace di telefonare ai propri cani durante i suoi viaggi.
Il Teddy omaggia anche Ingrid Caven, che sarà presente insieme a Udo Kier in una tavola rotonda su Rainer Werner Fassbinder. Ingrid è stata la più stretta confidente di Fassbinder, col quale ha lavorato in oltre 40 produzioni, oltre ad essere stata sua moglie per due anni (lui diceva che erano uniti da ‘affinità elettive’). Ingrid incontrò Fassbinder da studentessa a Monaco entrando nel gruppo dell’antiteatro. E’ diventata famosa anche come cantante dei testi di Peer Raben a Parigi. Nel 2000 ha pubblicato un libro sulla sua vita che ha vinto il prestigioso premio Goncourt, diventando un assoluto personaggio di culto.
I premi Teddy Award sono riconosciuti ufficialmente dalla Berlinale, il cui direttore Dieter Kosslick, così li presenta all’inizio del catalogo Teddy:
Nel maggio 1945, la seconda guerra mondiale finiva in un cumulo di macerie. Accadeva esattamente quando Rainer Werner Fassbinder nasceva. Ma egli è ancora vivo: circondato dalla sua “famiglia queer” sul poster del 29mo Teddy Award, una splendida occasione per celebrare il 70mo compleanno di un regista che continua ad ispirare artisti di tutto il mondo. Incontreremo Fassbinder alla sezione Panorama della 65ma Berlinale, nel fantastico doc di Christian Braad Thomsen “Fassbinder – Amare senza domande”. Fu proprio alla Berlinale del 1969 che Thomsen e Fassbinder s’incontrarono. E nel 1982 Fassbinder vinse l’Orso d’Argento con “Veronika Voss”.
Onoriamo inoltre il valente Udo Kier (classe 1944). Artista, attore e star mondiale, Kier mescola allegramente i campi tra basso-budget, arthouse, factory, museo e multiplex. Uno splendido ed ispirato rappresentante dello Special Teddy Award.
Siccome è così doloroso vedere come sia fragile la nostra coesistenza davanti alle minacce alla nostra libertà, sono felice di vedere persone coraggiose e creative che lavorano appassionatamente per la libertà di essere diversi e di pensare diversamente.
Non vedo l’ora di vedere tante donne forti che lasciano la loro impronta nel programma del 2015, e artisti di ogni genere affrontare l’omofobia negli Stati africani. E l’artistica libertà di un directors’cut, come Mark Christopher ha fatto con la rielaborazione del suo “Studio 54”, una vera delizia! “L’arte è la figlia della libertà”, Friederich Schiller lo sapeva bene. Il Teddy anche.
Il Vostro Dieter Kosslick
Direttore della Berlinale
Tra i film imperdibili del 29mo Teddy segnaliamo anzitutto l’italiano “Vergine Giurata” di Laura Bispuri, una interessante e forte storia di genere, un’odissea che parte dalle montagne albanesi; gli americani “Nasty Baby” e “I Am Michael“, reduci dal recente successo al Sundance, col primo che ci racconta la storia di un uomo gay che vuole avere un figlio e il secondo che ci fa riflettere sull’omofobia degli ex-gay; la commedia musicale giapponese “Wonderful World End” su una vecchia amicizia tra due ragazze che sboccia in qualcos’altro; il leggendario Mark Christipher che 17 anni dopo la prima del suo film “54” dedicato al noto club newyorchese, ritorna con una versione reloaded intitolata “54 – The Director’s Cut“; il sopracitato “Fassbinder – To Love without Demands” del regista danese Christian Braad Thomsen che contiene una conversazione del grande regista tedesco registrata in un hotel di Cannes; l’attesissimo “Eisenstein in Guanajuato” di Peter Greenaway che ci racconta le avventure del grande regista russo in trasferta nel Messico per girare “Que viva Mexico” dove accetta di vivere apertamente la sua omosessualità; l’ultimo film del regista gay Vincent Dieutre, “Viaggio nella dopo-storia” che rifà il film di Roberto Rossellini ‘Viaggio in Italia’ (1954), adattandolo alla sua stessa vita; l’ultima fatica di Rosa von Praunheim che presenta “Tough Love” un forte dramma sulle ferite causate dalla violenza domestica….
Qui sotto i principali titoli della Berlinale che concorrono per il Teddy Award
54: The Regista’s Cut
Durata: 106 min.
Anno: 2015
Country: USA
Regista: Mark Christopher
Sezione Berlinale: Panorama
‘Abbiamo rivoluzionato il modo di uscire’, afferma il proprietario del locale, Steve Rubell. Al leggendario Studio 54, la madre di tutti i locali notturni, l’andare in discoteca è molto più di un semplice socializzare a tempo di musica. Nel 1998, il regista Mark Christopher aveva creato un monumento cinematografico a questo mix ostentato di Art Deco e lusso, di frivolo edonismo anni ’70 e di gente dipendente da party e droghe 24 ore al giorno. Su invito dei produttori, il suo film su questa esclusiva discoteca di New York, era stato considerevolmente modificato prima della sua uscita nelle sale, erano stati fatti tagli ed erano stati aggiunti 25 minuti di nuovo materiale – compreso un finale che differiva da quello della sceneggiatura originale. Ora, diciassette anni dopo la prima versione dei produttori, Panorama presenta per la prima volta la faticosamente ricostruita versione originale, che racconta la storia del giovane, biondo ragazzo dai capelli ricci, Shane O’Shea, proveniente dal Jersey, che si perde in un mondo amaliante e glamour fatto di sesso, droga e musica disco, lasciandosi coinvolgere in un triangolo amoroso con un barista e la ragazza del guardaroba e che alla fine riesce ad abbandonare la nave appena prima che il club venga chiuso dalla polizia. Questa versione reintegrata è più seria, più cupa, con più gente drogata in giro e soprattutto molto più queer rispetto alla versione approvata la prima volta.
Al bahr min ouaraikoum
Titolo Inglese: The Sea is Behind
Durata: 88 min.
Anno: 2014
Country: Marocco
Regista: Hicham Lasri
Sezione Berlinale: Panorama
Tarik non riesce a versare nemmeno una lacrima per la perdita dei suoi figli, o per la sua vita in rovina, dopo che la moglie lo ha abbandonato. Invece si avvolge i baffi sotto un velo e ondeggia le anche a suon di musica, su di un carretto trascinato da un cavallo malconcio, in mezzo ad un piccolo corteo di pubblico, che si muove in mezzo a vuote strade marocchine. Tarik è un H’Dya, un ballerino tradizionale che si esibisce in abiti femminili. Il padre di Tarik, guida la sfilata e quando la suo amato cavallo Larbi, morente, rifiuta di andare avanti, gli pettina la criniera amorevolmente. L’amico di Tarik, Murad, è minacciato e insultato a causa della sua omosessualità. C’è davvero qualcosa che contamina l’acqua, come sostengono tutti? O è tutto nella mente di Tarik? Nel suo terzo lungometraggio, Hicham Lasri ci parla, con belle e surreali immagini in bianco e nero, di tradizioni, di intolleranza e violenza, di amicizia e legami di sangue. E di amore per gli animali , anche se forse inappropriato. Aiutato da una rauca musica rock marocchina, Lasri compone una specie di ‘stato di intossicazione’ alla David Lynch, per produrre una vera e propria moderna esperienza cinematografica maghrebina.
Ausência
Titolo Inglese: Absence
Durata: 87 min.
Anno: 2014
Country: Brazil/Chile/France
Regista: Chico Teixeira
Sezione Berlinale: Panorama
Categoria Berlinale: Feature Film
Da quando suo padre ha abbandonato la sua famiglia, il quindicenne Serginho ha cercato coraggiosamente di far fronte alle nuove sfide della vita quotidiana. Lavora con lo zio al mercato, sostiene come meglio può la madre depressa e alcolizzata, e si prende cura del fratello più piccolo. Ma come può trovare il suo posto in un mondo che lo costringe a crescere così in fretta? Pieno di desiderio di affetto, egli vaga attraverso San Paolo con i suoi amici Mudinho e Sivinha, visita una zia che lavora in un circo ai margini della città e trascorre più tempo possibile con Ney, un adulto che gli dà lezioni private, e al quale egli si sente particolarmente legato. Ma Serginho si sente anche deluso. Egli vuole di più da sua madre, dai suoi amici, dal suo futuro – e soprattutto da Ney, per il quale prova un sentimento confusamente in bilico tra il risveglio della sua sessualità e la ricerca di una figura paterna. Non turbato dal machismo che pervade il suo ambiente, egli si rifiuta di rinunciare alla ricerca di una soluzione che gli permetta contemporaneamente di essere responsabile e premuroso con i suoi cari ed allo stesso tempo di trovare una propria soddisfacente stabiltà emotiva. Matheus Fagundes, che ha solo 17 anni, riesce a trasmettere all’emotivamente e sessualmente turbato Serginho, sia un fascino carismatico che una commoventemente semplice sicurezza di sé, permettendo In questo modo al suo personaggio di sopportare il peso delle aspettative sociali con una profonda fede nella possibilità del raggiungimento della felicità.
Beira-Mar
Titolo Inglese: Sea Shore
Durata: 83 min.
Anno: 2015
Country: Brazil
Regista: Marcio Reolon
Filipe Matzembacher
Sezione Berlinale: Forum
Categoria Berlinale: Feature Film
Dopo essere stati buoni amici per anni, Martin e Tomaz ora si trovano alle soglie dell’età adulta. Il padre di Martin manda suo figlio nel sud del Brasile, da dove la famiglia proviene, per risolvere una questione legata ad una eredità. Martin invita Tomaz ad accompagnarlo e Tomaz accetta immediatamente, sperando di riallacciare l’amicizia. Per entrambi, la breve escursione nei paesaggi freddi e deserti delle coste del Sud del Brasile diventa un viaggio in se stessi, che li porta ad esplorare le cause della strana distanza che nacque tra di loro in passato. In seguito al rifiuto dei familiari di Martin di ospitarli, i due trovano riparo in una casa di vetro in riva al mare. Non sarà solo il mare in tempesta che raggiunge quasi la porta della casa ad esercitare una lenta, ma inesorabile forza di attrazione tra di loro. Questa ispirata e autobiografica opera prima di Philip Matzembacher e Marcio Reolon, cosi ricca di atmosfera, segue i suoi due personaggi principali durante un fine settimana che cambierà per sempre i rapporti tra di loro. Beira-Mar è un cammino attraverso le terre di confine tra l’amore e l’amicizia, l’orientamento sessuale e l’esplorazione dell’identità personale. La macchina da presa riesce a riprendere i complessi stati emotivi dei protagonisti allo stesso modo in cui la colonna sonora cattura il fragore del mare: dolce e potente allo stesso tempo. Il film crea un momento di magia e di tenerezza. Cercare l’amore e trovarlo a volte sono la stessa cosa.
Bizarre
Durata: 98 min.
Anno: 2015
Country: France/USA
Regista: Étienne Faure
Sezione Berlinale: Panorama
Categoria Berlinale: Feature Film
Maurice è un giovane francese senzatetto con un misterioso passato, che in qualche modo riesce a cavarsela a Brooklyn, trascorrendo le notti in auto parcheggiate. Fino a che un giorno non si rifugia in un bar cabaret underground, il ‘Bizarre’, un club rinomato per i suoi spettacoli di burlesque. Maurice è affascinato dagli spettacoli del club, così pieni di gioia, di sessualità auto-determinata e di diversità creativa. Le due proprietarie del club lo adorano, ed egli presto entra a far parte di quella famiglia alternativa e comincia a legare con l’introverso Luka. Per la prima volta nella sua vita Maurice è oggetto di affetto e considerazione, ma i demoni che gli rodono l’animo sono sempre presenti, e questo mondo di festa, stravaganza e leggerezza, non può fargli dmenticare il suo passato. Cosi ad un certo punto Maurice volta le spalle al crescente affetto di Luka e fuggendo dalle sue vere emozioni, torna a vagare senza meta per la città. Cerca quindi di trovare un suo equilibrio in un circolo di boxe, dove incontra Charlie. Ma incapace di resistere alla pressione dei suoi sentimenti repressi, Maurice si scatena un crescente fermento di emozioni, pervase da tenerezza e minaccia. Étienne Faure ha girato il suo film all’interno del ‘Bizarre’. Illuminando la promessa di un futuro per i suoi personaggi fuggitivi e senza meta con le splendenti creazioni degli artisti del ‘Bizzarre’. Faure ha modellato le sue sensibili osservazioni di queste anime perse e disturbate cosi da farcele apparire in uno stato di trance ipnotica.
Cancelled Faces
Durata: 80 min.
Anno: 2014
Country: South Korea/Germany
Regista: Lior Shamriz
Sezione Berlinale: Forum
Categoria Berlinale: Feature Film
Un uomo, che lotta per la sua autonomia, e vive nella paura di essere assorbito dal suo amante. Corea, al giorno d’oggi: Quando Unk investe Boaz sul suo scooter, nasce un amour fou che si sviluppa come una ballata sulla dipendenza, che si intreccia con la messa in scena di una storia antica ( la caduta di Gerusalemme nel 70 dC per mano dei romani). Una moderna favola dark su dipendenza e autononia ambientata in Corea e diretta dal regista israeliano Lior Shamriz.
Danieluv Svet
Titolo Inglese: Daniel’s World
Durata: 74 min.
Anno: 2014
Country: Tschechien
Regista: Veronika Liskova
Sezione Berlinale: Panorama
Categoria Berlinale: Documentary Film
Daniel , uno studente di di letteratura di 25 anni, disteso nel suo bagno. Fuori- schermo sentiamo la sua voce : ‘ Anche se non sono mai stato con un ragazzo o una ragazza , non posso dire che la mia vita manchi di amore . ‘ Ma che cosa è questo per un giovane uomo che ama i bambini ?; un uomo a cui è impossibile soddisfare il suo desiderio , che deve o accontentarsi di fantasie sessuali o usare farmaci per sopprimere le sue pulsioni ? Questo film accompagna Daniel nella sua lotta per accettare se stesso, e nella sua disperata ricerca di un partner . Mentre guardiamo le immagini, semplici e controllate, di Daniel dal parrucchiere , al pattinaggio su ghiaccio , o mentre porta fuori il cane di sua madre per una passeggiata, Il suo commento fuori campo continua a sondare le sue possibilità di trovare un modo per gestire il suo coming out e i sui desideri irrealizzati e vivere una vita soddisfacente. Non volendo distorcere la voce del suo protagonista, né rendere il suo volto irriconodcibile, Veronika Lišková ha dovuto incontrare più di venti pedofili prima di scegliere di lavorare con Daniel, il quale, pur essendo consapevole di quanto si sia reso vulnerabile così facendo, si è dimostrato eccezionalmente aperto sulla sua condizione di pedofilo.
Der letzte Sommer der Reichen
Titolo Inglese: The Last Summer of the Rich
Durata: 91 min.
Anno: 2015
Country: Österreich
Regista: Peter Kern
Sezione Berlinale: Panorama
La giovane e attraente Hanna von Stezewitz (Amira Casar), dirigente nell’azienda di famiglia, ha tutto, e quello che non ha semplicemente se lo prende. E’ una manipolattrice arrogante e senza scrupoli che ha al suo servizio politici e banchieri. Un perfetto esempio di capitalismo predatorio. Per evitare la noia, cerca emozioni sempre più estreme e vede il suo abuso di una giovane ragazza con la speranza di una carriera, semplicemente come un danno collaterale, niente che il denaro non possa risolvere. Circondata da tanti yes-men e adulatori, l’unica persona che potrebbe per lei costituire un pericolo è suo nonno, il patriarca della famiglia, costretto a letto e la sua visione del mondo reazionaria. Nel disperato tentativo di liberarsi di lui, lei assume un killer. Quando Hanna trova inaspettatamente una amante, simile a lei, nella persona di Sarah, una suora, infermiera del nonno, la sua felicità sembra completa. Ma davvero lei può avere tutto sotto controllo? Peter Kern è riuscita nella creazione di un ritratto di costume opulento e rabbioso in cui tutti – ricchi o poveri – sono corruttibili o almeno suscettibili di seduzione, e dove la criminalità e il capitale vanno a braccetto. Una danza allegra di corruzione in cui chiunque non tiene il giusto passo viene semplicemente messo da parte.
Dyke Hard
Durata: 94 min.
Anno: 2014
Country: Sweden
Regista: Bitte Andersson
Sezione Berlinale: Panorama
Categoria Berlinale: Feature Film
Dopo aver ottenuto un grande successo con il loro primo singolo, il gruppo lesbico hip ‘Dyke Hard’ cade in una crisi di creatività. Quando la loro front woman abbandona il gruppo, sembra proprio che si chiuda il sipario per il resto della band. Ma poi le ragazze vengono a sapere di una battaglia tra band in una grande città tre giorni dopo e decidono di partecipare per dare una spinta alla loro carriera. Accettano un passaggio da un pugile tailandese e partono per un viaggio avventuroso pieno di pericoli, intrighi e ogni tipo di ostacoli. Le ragazze si ritrovano in una casa infestata dagli spiriti e poco dopo sono rinchiuse in prigione, ingiustamente accusate, nel braccio della morte, fino a quando una guardia carceraria gay non le aiuta a fuggire. Trovano poi una breve tregua in casa di una dolce vecchia signora con dei secondi fini, che quasi fa loro dimenticare dove stanno andando. Ma la fortuna gira di nuovo e dopo una battaglia contro un esercito di cyborg ninja diretto da un miliardario che vuole ostacolarle a tutti i costi, finalmente riescono a partecipare al concorso, appena in tempo. ‘Trash come il cestino dell’immondizia!’ è il motto ambizioso di questo camp e demenziale sexploitation-horror-trash-musical che ci garantisce di essere totalmente privo di qualcosa di simile al buon gusto. Raccontata ad una velocità supersonica, questa è un ironica, perversa, polimorfica cavalcata, che ha le potenzialità di competere con dei cult creati da personaggi quali John Waters e Russ Meyer o con la serie Austin Powers.
Eisenstein in Guanajuato
Durata: 120 min.
Anno: 2015
Country: Netherlands/Mexico/Finland/Belgium
Regista: Peter Greenaway
Sezione Berlinale: Competition
Categoria Berlinale: Feature Film
Nel 1931 il grande regista sovietico Sergei Eisenstein si reca a Guanajuato per dirigere il suo film ‘Que Viva Mexico’. Lì incontra una nuova cultura e le sue forti relazioni con la morte; scopre anche un’altra rivoluzione – e il proprio corpo. Peter Greenaway dipinge Eisenstein come un artista eccentrico che viaggia in Messico pieno di arroganza in quanto già regista di fama internazionale. Una volta lì, incontra però serie difficoltà con il suo finanziatore americano, il romanziere Upton Sinclair. Intanto inizia, in quella terra straniera contemporaneamente gioiosa e minacciosa, a riconsiderare la sua patria ed il regime stalinista. E così facendo, egli subisce una trasformazione da regista teorico, ad artista affascinato dalla condizione umana. Sotto il suo sguardo i segni, le impressioni, i simboli religiosi e pagani della cultura messicana si assemblano in forme nuove. Facendo uso di primissimi piani, split screens e di un montaggio drammatico – tutto per rappresentare la trasformazione di un eroe che si presenta come un tragico clown – Greenaway cita volutamente e modifica strumenti cinematografici propri di Eisenstein. Scena dopo scena il film si avvicina al Eisenstein uomo, che si ritrova sorpreso di provare un inatteso desiderio…
Fassbinder – lieben ohne zu fordern
Titolo Inglese: Fassbinder – to love without demands
Durata: 106 min.
Anno: 2015
Country: Denmark
Regista: Christian Braad Thomsen
Sezione Berlinale: Panorama
Categoria Berlinale: Feature Film
Rainer Werner Fassbinder è stato probabilmente il più importante regista del dopoguerra in Germania. La sua rapida e drammatica morte alla giovane età di 37 anni nel 1982, ha lasciato un vuoto nel cinema europeo ancora da riempire, così come un corpo di lavoro unico e multiforme di stupefacente coerenza e rigore. Dal 1969 in poi, il regista danese e storico del cinema Christian Braad Thomsen ha mantenuto una stretta ma anche rispettosa amicizia con Fassbinder. ‘Fassbinder – Lieben ohne zu fordern’ si basa sui suoi ricordi personali, nonché su di una serie di conversazioni e interviste avute con Fassbinder e con sua madre Lilo nel 1970. Il film contiene anche recenti interviste con Irm Hermann e Harry Baer, persone che erano state vicine a Fassbinder. Cominciando con la particolare infanzia di Fassbinder nella Germania traumatizzata del dopoguerra, il film, che è diviso in sette capitoli, fornisce un illuminante, intimo e commuovente tributo, che testimonia della duratura rilevanza sia dell’uomo che del suo lavoro. Oggi, in particolare, la sua opera continua a suscitare in noi tante controversie e dibattiti – siano essi di carattere estetico, creativo o critico.
Feelings Are Facts: The Life of Yvonne Rainer
Durata: 80 min.
Anno: 2015
Country: USA
Regista: Jack Walsh
Sezione Berlinale: Panorama
Categoria Berlinale: Documentary Film
Nel 1966, Yvonne Rainer ha cambiato il mondo della danza moderna, con la sua performance ‘Trio A’ , che analizzava il repertorio del movimento umano in un modo radicalmente non spettacolare. Influenzata da Merce Cunningham e John Cage, la Rainer ha sviluppato coreografie socio-politiche nelle quali ha esplorato sul palcoscenico i movimenti di tutti i giorni in un modo che volutamente contraddiva le aspettative del pubblico. Determinata a proseguire nella sua ricerca, ha iniziato a sperimentare con la pellicola – applicando al nuovo mezzo lo stesso impeto rivoluzionario che già era presente nel suo lavoro sul corpo. All’età di cinquantasei anni si è pubblicamente dichiarata lesbica, e nel 1997 ha vinto il Teddy Award con Murder and murder. Facendo abbondante uso di estratti da film, filmati di repertorio e reinterpretazioni di coreografie della Rainer, il regista Jack Walsh riesce a illustrare il suo percorso artistico dal 1950 ad oggi, caratterizzato da un incrollabile, ma anche piacevole avanguardismo. A completamento dei ricordi personali della Rainer, ci sono contributi di esperti danza e di compagni di viaggio, come Carolee Schneeman e B. Rubino Rich. Oggi, all’età di 80 anni, lei ancora lavora sul palco, dopo che Mikhail Baryshnikov la convinse a tornare come coreografa nel 2000.
Haftanlage 4614
Titolo Inglese: Prison System 4614
Durata: 60 min.
Anno: 2015
Country: Germany
Regista: Jan Soldat
Sezione Berlinale: Panorama
Categoria Berlinale: Documentary Film
Nel mondo del feticismo c’è una nicchia per ogni tipo di propensione. Arwed si rivolge ad una specie particolare di clienti: egli gestisce un carcere privato dove è felice di trovare sempre nuove angherie e costrizioni per i suoi ospiti paganti dall’altra parte delle sbarre. Come direttore della prigione egli è il maestro di cerimonie; nel corso di una settimana, lui e il suo compagno Dennis aiutano i loro prigionieri a soddisfare le loro fantasie più sfrenate. I detenuti considerano i giorni e le notti che trascorrono in manette e ai ceppi, come una vera e propria vacanza – questo in fin dei conti un posto dove essi possono finalmente staccare la spina e rilassarsi. Questi giochi di ruolo sembrano un po ‘ come il teatro dell’improvvisazione, soprattutto quando il regista Arwed ed il suo assistente Dennis pianificano le prestazioni del giorno dopo nelle nude celle e corridoi della loro istituzione. Ma anche quando utilizzano la frusta questi ‘carnefici’ non dimenticano mai di essere umani e nonostante le loro fosche divise di secondini del carcere, sono pienamente consapevoli, in modo che è quasi premuroso, delle loro responsabilità per coloro che sono ‘incarcerati’. Il regista Jan Soldat pone le sue domande fuori campo, nello stesso stile intervista che egli adotta nei suoi cortometraggi.
Härte
Titolo Inglese: Tough Love
Durata: 89 min.
Anno: 2015
Country: Deutschland
Regista: Rosa von Praunheim
Sezione Berlinale: Panorama
Categoria Berlinale: Feature Film
Quando il campione di karate Andreas Marquardt pensa a se stesso non prova altro che amarezza: ‘ Mi rifiutavo di provare qualcosa. Ero freddo, come un blocco di ghiaccio, non ero in grado di dare un cazzo di niente . ‘ Quando aveva due anni, suo padre gli versò dell’acqua addosso e lo mise sul balcone con temperature sottozero . Un’altra volta gli ha schiacciato una mano. Quando aveva sei anni sua madre cominciò a sedurlo: ‘Il tuo cazzo mi appartiene, mio piccolo amico. ‘ Più tardi , Andreas è diventato un pappone e ha guadagnato milioni – sino a finire dietro le sbarre . La bella Marion, la sua fidanzata, è stata l’ unica a stare dalla sua parte e a dargli il coraggio di andare avanti …
Inframmezzando interviste con scene recitate da attori professionisti, tratte dalla biografia di Andreas Marquardt , Rosa von Praunheim descrive una vita che vira dalla paura e dall’umiliazione al disprezzo, l’odio e la brutalità.
Girato in set stilizzati pieni di poster che richiamano gli arredi a Berlino Ovest in quel periodo, il film offre una visione scioccante nelle profonde ferite causate dalla violenza domestica e dei disperati tentativi di un solo uomo di resistere. E ‘possibile uscire da un simile circolo vizioso ? E come Andreas Marquardt fa fronte a queste esperienze oggi ?
How to Win At Checkers (Every Time)
Durata: 80 min.
Anno: 2015
Country: Thailand
Regista: Josh Kim
Sezione Berlinale: Panorama
Categoria Berlinale: Feature Film
I poveri quartieri periferici di Bangkok sono un mondo in cui si cresce molto in fretta. Dopo la morte di entrambi i suoi genitori, l’undicenne Oat, sua sorellina e il fratello maggiore Ek si trasferiscono dalla loro zia. Ek lavora in un bar per prostituti e travestiti . Il suo rapporto con Jai, figlio di genitori ricchi, era iniziato già da quando egli era ancora a scuola. Il loro amore è messo alla prova quando per Ek arriva il giorno della leva; In Thailandia, tutti i maschi al compimento dei 21 anni, devono partecipare ad una lotteria: se esce una carta nera si è esonerati, mentre se la carta è rossa si devono fare due anni di servizio militare. Il giovane Oat allora ruba ad un boss della mafia locale i soldi per comprare all’amato fratello e sostegno della famiglia l’esenzione dal servizio militare.Questa azione avrà drammatiche conseguenze.
Raccontato dal punto di vista del fratello minore, il film adotta uno sguardo imparziale, fresco e disadorno in un ambiente sostanzialmente amorevole, dove invece le condizioni sociali circostanti sono governate da venalità, corruzione e da falsi ideali.
Je suis Aneemarie Schwarzenbach
Titolo Inglese: My name is Annemarie Schwarzenbach
Durata: 85 min.
Anno: 2015
Country: France
Regista: Véronique Aubouy
Sezione Berlinale: Panorama
Categoria Berlinale: Documentary Film
Annemarie Schwarzenbach era una figura brillante della società bohemien degli anni ’20. Scrittrice di talento, lesbica, tossicodipendente, giramondo, con ammaliante fascino androgino e – con grande disappunto della sua tirannica madre filo-nazista – anche anti-fascista. La fotografa berlinese Marianne Breslauer l’ha descritta come la più bella creatura che avesse mai incontrato. La Schwarzenbach morì giovane, all’età di 34 anni. Rimase dimenticata fino agli anni ’80, quando i suoi libri hanno cominciato ad essere ripubblicati e la sua biografia ricostruita. La regista Véronique Aubouy non si limita qui salvare Annemarie Schwarzenbach dall’oblio, ma la trasporta nel presente. Sedici giovani attori di entrambi i sessi interpretano diversi ruoli per rappresentare la Schwarzenbach, i suoi amici e le amanti. La forza e il fascino di questa figura e le sue oscillazioni tra i generi sessuali, diventano qui un progetto collegiale. Un qualcosa che inizia come un provino per il ruolo di protagonista in un film sulla vita della romanziera svizzera, in cui i giovani attori sono invitati ad associare le loro biografie a quella della scrittrice, e che finisce in una danza di relazioni in cui i confini tra realtà e recitazione sono sfocati.
Mariposa
Titolo Inglese: Butterfly
Durata: 102 min.
Anno: 2015
Country: Argentina
Regista: Marco Berger
Sezione Berlinale: Panorama
Categoria Berlinale: Feature Film
Una farfalla, una creatura che simboleggia la rinascita e un nuovo inizio, rappresenta il mondo Romina e di Javier, un mondo che consiste di due realtà parallele. In una, essi crescono come fratelli che si desiderano a vicenda e cercano di dare forma al loro amore senza appagamento sessuale; nell’altra essi sono un giovane uomo ed una donna che formano una imbarazzata amicizia, invece di soccombere ai loro sentimenti uno per l’altro. Javier si ritrova in un rapporto disarmonico con Mariela. Il fratello di Mariela è interessato a Bruno. Bruno è con Romina, ma vorrebbe stare con Javier. Alternando giocosamente queste realtà, gli amanti si ritrovano a passare attraverso a sempre nuovi accoppiamenti per esplorare i loro sentimenti – con cautela, ma allo stesso tempo pronti a perdere tutto. Marco Berger, che ha vinto il Teddy Award 2011 con Ausente, prende un affascinante idea per un film e la trasforma in un universo impressionante di infiniti diversi approcci all’amicizia e all’amore, creando uno spazio insolitamente dinamico in cui l’insicurezza emotiva, la confusione sessuale, l’ incesto, l’auto-inganno, l’intuizione ed il legame spirituale, trovano tutti il loro posto.
Misfits
Durata: 74 min.
Anno: 2015
Country: Denmark/Sweden
Regista: Jannik Splidsboel
Sezione Berlinale: Panorama
Categoria Berlinale: Documentary Film
Tulsa, Oklahoma è una città americana nel bel mezzo della cosiddetta Bible Belt, con quasi 400.000 abitanti, oltre 4.000 chiese e un solo centro giovanile per gay e lesbiche. Questo è il luogo di incontro per Larissa, Ben, ‘D’ e per altri giovani, che a causa della loro decisione di vivere la loro vita da gay, lesbiche e transgender, o non sono accettati, o al contrario, hanno ricevuto un forte sostegno dalle famiglie ed incondizionato amore. Jannik Splidsboel, il cui film ‘How Are You’ è stato proiettato nella sezione Panorama nel 2011, decide di avere un approccio quasi esclusivamente basato sull’osservazione, nel rappresentare la vita di questi tre ragazzi, il loro primo amore o il loro desiderio di amore, il loro coming out, e i loro sogni per il futuro. In modo quasi casuale, senza fretta, il film mostra come ‘D’ agisce passo dopo passo per migliorare la sua precaria esistenza e come Ben apprende dal fratello come fare a difendersi. Per gentile concessione di Larissa e della sua fidanzata siamo inoltre ammessi ad una delle scene di bacio lesbico tra le più luminose e colorite della storia del cinema. Misfits ritrae tre giovani, fondamentalmente nella media, che cercano di vivere una vita queer, trovare la loro identità di genere, amare ed essere amati , in un ambiente pervaso dal fondamentalismo religioso.
Nasty Baby
Durata: 100 min.
Anno: 2014
Country: USA
Regista: Sebastián Silva
Sezione Berlinale: Panorama
Categoria Berlinale: Feature Film
Freddy è un artista di Brooklyn (Sebastian Silva) e il suo ultimo lavoro è tutto incentrato sui bambini – è chiaro che muore dalla voglia di essere un padre. Lui e il suo compagno Mo stanno cercando di avere un bambino con l’aiuto della loro migliore amica Polly (Kristen Wiig). Polly è un medico di famiglia, ed è più interessata ad avere un bambino che ad avere un uomo. Mo in realtà è più titubante, soprattutto da quando appare chiaro che il seme di Freddy non ottiene il risultato sperato con Polly e quindi deve accollarsi lui la responsabilità di essere il donatore.
Nel bel mezzo dello stress che precede all’inaugurazione di una nuova opera d’arte e delle complicazioni legate al concepimento di un bambino con l’inseminazione artificiale, i tre si trovano inaspettatamente di fronte alle vessazioni di un uomo mentalmente disturbato e particolarmente aggressivo del quartiere, soprannominato Il Vescovo. Una serie di incidenti prima piccoli, poi sempre più gravi, minaccia di mettere a rischio le confortevoli vite che i tre si erano costruiti. Man mano che gli scontri diventano sempre più aggressivi, qualcuno è destinato a farsi male.
Lo scrittore / regista / attore cileno Sebastian Silva torna con la sua quinta anteprima al Sundance Film Festival. Il film, ambientato quasi interamente nel vitale e multiculturale quartiere di Fort Greene a Brooklyn, descrive con grande precisione la vita nei quartieri esterni di New York, con ottime prestazioni degli attori protagonisti, Kristin Wiig e Silva stesso.
Nasty Baby è anche una critica allo spensierato egocentrismo della vita dei moderni artisti bohemien. Il film gioca magistralmente con le aspettative del pubblico, in modo da risultare in egual misura profondo e stimolante.
Onthakan
Titolo Inglese: The Blue Hour
Durata: 97 min.
Anno: 2015
Country:
Regista: Anucha Boonyawatana
Sezione Berlinale: Panorama
Categoria Berlinale: Feature Film
Tam, un ragazzo timido e solitario, è regolarmente vittima di bullismo da parte dei suoi compagni di scuola. Anche all’interno dei ristretti confini della squallida casa dei suoi genitori egli incontra un simile rifiuto e diffidenza e viene picchiato dal padre. Un giorno Tam conosce on-line Phum e insieme si mettono d’accordo per un incontro in una piscina abbandonata. Essi sono entrambi alla ricerca di sesso, ma il loro incontro li lascia con una sensazione di calore e sicurezza. Tra i due ragazzi si sviluppa un legame e in breve tempo essi si ritrovano a vagare insieme, giorno e notte, tra i mucchi di rifiuti e gli angoli bui della città. Phum apre a Tam una porta, svelando un fantastico universo parallelo pieno di spiriti e incontri pericolosi. Anche se per la prima volta nella sua vita si sente al sicuro e amato, Tam non può più distinguere tra sogno e realtà e si ritrova sempre più attratto da una spirale di paranoia e di violenza. Nel suo film di debutto Boonyawatana conduce il suo protagonista in un microcosmo ambiguo pieno di insidie, giocando abilmente con le convenzioni di generi diversi.
Orchard Street
Durata: 27 min.
Anno: 1955
Country: USA
Regista: Ken Jacobs
Categoria Berlinale: Short Film
Presentato per la prima volta nella lunghezza originariamente prevista: la prima incursione del regista di Avanguardia Ken Jacobs nel mondo del cinema – un documento del vibrante quartiere ebraico di Manhattan dove Jacobs è cresciuto.
Practicing Live
Durata: 30 min.
Anno: 2014
Country: Taiwan
Regista: Yu Cheng-Ta
Sezione Berlinale: Forum
Categoria Berlinale: Short Film
Una famiglia festeggia il compleanno del padre. Ogni membro della famiglia è interpretato da un vero professionista nel campo dell’arte. Il ruolo di ogni individuo si sovrappone con la propria identità nella vita reale. In questo Yu interpreta le dinamiche del mondo dell’arte e le condizioni di produzione che i giovani artisti di oggi devono fronteggiare.
San Cristóbal
Durata: 30 min.
Anno: 2015
Country: Chile
Regista: Omar Zúniga Hidalgo
Sezione Berlinale: Shorts
Categoria Berlinale: Short Film
Lucas e Antonio sono due giovani uomini che si incontrano e si innamorano in un remoto villaggio di pescatori nel sud del Cile. Antonio è un pescatore e vive lì, Lucas è di passaggio in visita alla sorella. Nei giorni successivi la sensualità della loro storia d’amore detta il ritmo della narrazione e la vita di entrambi. Ma ad un certo punto il villaggio si ribella contro il loro amore, e questa esperienza rappresenterà una tappa dolorosa nel cammino di Lucas e Antonio verso l’età adulta. Una semplice storia di amore e devozione, girata nello stile del cinema in diretta. Una ambientazione non così semplice, il profondo sud del Cile, dove tutto ciò che rompe la norma viene percepito come una cosa da distruggere immediatamente e da punire. I personaggi sanno delle limitazioni esistenti all’interno del villaggio. L’idea romantica della resistenza dura poco; di maggiore importanza sono le vite.
Sangaile
Titolo Inglese: The Summer of Sangailé
Durata: 88 min.
Anno: 2015
Country: Lithuania/France/Netherlands
Regista: Alanté Kavaite
Production Company: Fralita Films
Sezione Berlinale: Panorama
Categoria Berlinale: Feature Film
La diciassettenne Sangaile è affascinata dalle acrobazie aeree e sogna di diventare pilota, ma avendo paura dell’altezza, non ha mai avuto neanche il coraggio di entrare in una cabina di pilotaggio. Durante una manifestazione estiva di aeronautica, vicino alla villa sul lago dei suoi genitori, Sangaile incontra Auste, una ragazza locale che a differenza di Sangaile vive la sua vita al massimo con creatività e coraggio. Quando le due ragazze entrano in sintonia, Sangaile permette a Auste di conoscere il suo più intimo segreto e trova nel suo amore adolescenziale l’unica persona che veramente la incoraggia a volare.
The Summer of Sangaile è un film raro che ci sorprende per l’onestà delle sue interpretazioni, la poesia della sua storia e la freschezza della sua fotografia, che riesce a catturare in egual modo la bellezza delle ragazze e l’unicità dei paesaggi lituani.
La scrittrice e regista lituana, ma residente in Francia, Alante Kavaite usa il suo vivido linguaggio figurativo, insieme ad una squisita scelta degli attori, per dare vita ad una sua storia che parla di un giovane amore, di grandi sogni e della possibilità di realizzare se stessi decidendo di scegliere quello che si vuole essere. Il risultato finale è un esperienza cinematografica emozionante.
Sangue azul
Titolo Inglese: Blue Blood
Durata: 119 min.
Anno: 2014
Country: Brazil
Regista: Lirio Ferreira
Sezione Berlinale: Panorama
Categoria Berlinale: Feature Film
Una nave, con il circo Nettuno a bordo raggiunge un’isola paradisiaca nel Sud Atlantico. Durante lo spettacolo serale il direttore del circo e illusionista Kaleb presenta un artista di nome Zolah, la palla di cannone umana, che subito conquista i cuori di tutti coloro che sono tra il pubblico. Zolah in realtà si chiama Pedro ed è nativo dell’isola, ma la dovette lasciare 20 anni prima, all’età di nove anni. Il suo incontro con la madre Rosa e con la timida sorella Raquel, porta il navigato acrobata a doversi fronteggiare con vecchie ferite e sogni sepolti. Il mondo di Raquel è il mare, lei si ritira sempre nelle sue profondità e desidera che Pedro possa essere parte di esso. Diverse domande cominciano a presentarsi a Pedro. Perché sua madre lo ha mandato via tanti anni fa? Forse temeva un incesto tra suoi due figli. Mentre gli isolani e gli artisti circensi godono di un vivace scambio di esperienze, Pedro e Raquel trovano un luogo tutto per loro. Sensi di colpa, rivalità e orgoglio presto diventano una sfida per l’intera famiglia. Lirio Ferreira esplora la volontà di questi fratelli di correre dei rischi attraverso immagini di attività circensi di impressionante virtuosismo, combinandole con elementi della tragedia classica e con immagini magiche del mare creando cosi un’unica esperienza cinematografica.
Stories of our Lives
Durata: 60 min.
Anno: 2014
Country: Kenya
Regista: Jim Chuchu
Sezione Berlinale: Panorama
Categoria Berlinale: Feature Film
I membri del collettivo di arte multidisciplinare NEST hanno trascorso diversi mesi in viaggio attraverso il Kenya per raccogliere storie di giovani LGBTI – storie sulle loro esperienze e sulle loro vite in un paese che è ancora estremamente omofobo. Basandosi su innumerevoli interviste anonime, hanno sviluppato cinque sceneggiature per cortometraggi, che forniscono una panoramica sulla situazione attuale e sui problemi di questi giovani sessualmente emarginati. Queste brevi, e disadorne storie sono presentate dal regista Jim Chuchu in nitide e poetiche immagini in bianco e nero accompagnate da una misurata colonna sonora. Gli episodi, che affrontano temi come la ricerca di identità, l’autodeterminazione, l’eterosessualizzazione forzata e la lotta per l’accettazione, hanno una cosa in comune: tutti descrivono il bisogno di amore e la paura di vivere questo amore apertamente. Di volta in volta, le loro paure pongono la stessa domanda: è meglio nascondersi, rassegnarsi alla situazione e lasciare il paese, o rimanere e lottare apertamente per l’accettazione della diversità sessuale? Nonostante siano state vietate le proiezioni pubbliche del film in Kenya, i membri del NEST hanno optato per questa la seconda ipotesi e sono determinati a continuare la loro lotta per il riconoscimento.
Sueñan los androides
Titolo Inglese: Androids Dream
Durata: 61 min.
Anno: 2014
Country: Spain, Germany
Regista: Ion de Sosa
Sezione Berlinale: Forum
Categoria Berlinale: Feature Film
L’anno dovrebbe essere il 2052, ma questo è un futuro con un piede nel passato. Tra grattaceli stranamente artificiali lungo la costa e i lungomare illuminati al neon, non c’è qui niente che suggerisca che non sia ancora il 1975, 1995 o il 2015. Ci sono sempre meno persone in giro e non tutti sono umani. Molti appartamenti sembrano vuoti, un tranquillo deserto di cavi a vista, intonaci incompiuti e polvere dappertutto. Quelli che rimangono appaiono fieri della loro casa, desiderosi di mostrare le loro cianfrusaglie e i costumi tradizionali, a volte si incontrano per delle danze occasionali. Difficilmente questo potrebbe essere il luogo più ovvio per un cacciatore di taglie, ma i robot devono ancora essere sterminati, soprattutto perché sembrano cosi tanto uguai a noi. Questo enigmatico e spartano adattamento di Ion de Sosa del romanzo di fantascienza ” Ma gli androidi sognano pecore elettriche? ” di Philip K. Dick è allo stesso tempo un pezzo di genere minimalista, un indiretto trattato sulle differenze e un saggio quasi-documentario sull’ irreale status quo della Spagna contemporanea. E come suggerisce il titolo, questi androidi effettivamente sognano: di luoghi lontani e nuove opportunità; di canzoni delle estati passate; di un abbraccio, una pecora al guinzaglio, un panorama di alti edifici e montagne.
The Yes Men Are Revolting
Durata: 92 min.
Anno: 2014
Country: USA/Germany/France/Denmark/Netherlands
Regista: Laura Nix, Andy Bichlbaum, Mike Bonanno
Sezione Berlinale: Panorama
Categoria Berlinale: Feature Film
Dopo quasi due decenni di guerriglia umoristica e di attivismo contro l’avidità economica e politica e la corruzione come ‘The Yes Men’, la vita di tutti i giorni e una crisi di identità sembrano aver raggiunto il noto duo: Mike Bonanno ha ora moglie e figli e Andy Bichlbaum non ha abbandonato la speranza di un rapporto duraturo con il suo partner maschile. I loro interventi critici, in cui tra le altre astuzie, fingevano di essere portavoce per la Camera di Commercio degli Stati Uniti o per la Shell e annunciavano un cambiamento di rotta ai perplessi componenti della stampa, sono esauriti, senza aver avuto gli effetti desiderati. Le crescenti responsabilità nelle loro vite private, hanno influenzato la loro capacità di mettere in scena interventi insieme. Nonostante ciò, ancora sentono il dovere di opporsi con tutti i loro mezzi ai cambiamenti climatici – problema che finora mette in ombra qualsiasi altro problema dell’umanità. Alternando tra i punti di vista di Andy e di Mike, questo terzo film su The Yes Men (“THE YES MEN FIX THE WORLD” vinse nel 2009 il Panorama Audience Award), descrive gli alti e bassi di un’amicizia creativa e offre uno sguardo divertente sugli interventi del duo, di successo e anche meno riusciti, dal 2009 ad oggi.
Vergine giurata
Titolo Inglese: Sworn Virgin
Durata: 90 min.
Anno: 2015
Country: Italy/Switzerland/Germany/Albania/Republic Kosovo
Regista: Laura Bispuri
Sezione Berlinale: Competition
Categoria Berlinale: Feature Film
Hana sta crescendo in un arcaico paesaggio alpino in Albania, dove i vecchi codici e la tradizione prevalgono sui ruoli di genere. Poiché vuole sfuggire al destino di moglie e di serva, in osservanza al Kanun, la legge tradizionale albanese, lei si impegna alla verginità per tutta la vita, sacrificando così la sua femminilità per la libertà. D’ora in poi, sarà trattata come un uomo. Le viene dato un pugnale e il nome di Mark. Ma dopo dieci anni di isolamento, lei si decide a cambiare vita e prende il treno per Milano, dove vive sua sorella con la sua famiglia. La quale non si può dire che aspetti Hana a braccia aperte … Nel suo lungometraggio d’esordio, Laura Bispuri accompagna una giovane donna in una difficile e dolorosa odissea, dal mondo troppo vecchio delle montagne alla vita moderna della città. Il film ci racconta la storia di una donna che riscopre la sua sessualità, affrontando le proprie incoerenze. Con pochi dialoghi, affidandosi invece a sguardi e gesti , il film si basa su immagini allegoriche che alludono alle ambivalenze nella vita emotiva di Hana.
Viaggio nella dopo-storia
Titolo Inglese: Journey into Post-History
Durata: 80 min.
Anno: 2015
Country: France
Regista: Vincent Dieutre
Sezione Berlinale: Forum
Categoria Berlinale: Documentary Film
Una coppia si reca in Italia. Durante il loro viaggio, ai due diviene chiaro qual è il reale stato del loro rapporto: discutono, prendono strade diverse e si chiedono se interrompere il loro legame. Vincent Dieutre ha rifatto il film di Roberto Rossellini ‘Viaggio in Italia’del 1954, adattandolo alla sua stessa vita. Alex e Kate sono cosi diventati Alex e Tom, interpretati da Vincent e dal suo compagno Simon. Questa nuova coppia va negli stessi luoghi, esperimenta cose simili, ma la loro permanenza a Napoli inevitabilmente non può essere la stessa cosa. La città è cambiata, così come la natura delle relazioni, il turismo è diventato più digitale. Mentre i due si allontanano sempre di più uno dall’altro, Vincent ,il regista, si muove per la città con la sua cinepresa. Parla di come il film di Rossellini lo abbia formato. Noi sentiamo i suoi pensieri circa un remake, annotazioni tra sé e sé, i suoi colloqui con un avvocato esperto in diritti d’autore. Isabella Rossellini dice che non vuole essere coinvolta. Nel mondo di Vincent e Simon, molto simile a quello di Tom e Alex, la processione della scena finale lascia il posto ad una partita di calcio. Ciò che era allora ancora sacro, qui oggi diventa una sommossa. Eppure il miracolo del film di Rossellini rimane, lasciando la sua impronta sui corpi dei due uomini: voci sovrapposte alle immagini e le immagini sovrapposte ai corpi.
Wonderful World End
Durata: 82 min.
Anno: 2015
Country: Japan
Regista: Daigo Matsui
Sezione Berlinale: Generation
Categoria Berlinale: Feature Film
Come Gothic Lolita, la diciassettenne Shiori ha un sacco di fan iscritti al suo blog video dal vivo. Ogni volta che può parla di se stessa, offre consigli per il trucco ed è lieta per il crescente numero di visitatori per il suo sito. Dopo delle riprese per un video musicale, la sicura di sé Shiori incontra una strana e timida ragazza di nome Ayumi. Questa ragazza è una grande fan di Shiori e cerca di copiare il suo stile. Sembra anche essere piuttosto distratta e parla a monosillabi, come se non avesse proprio nulla da dire, ma lei è scappata di casa per stare con Shiori. Titubante, ma anche lusingata, Shiori si lascia coinvolgere da questa ragazza. Questa storia della strana amicizia tra queste due ragazze è anche un divertente e multicolore viaggio attraverso il mondo artificiale degli adolescenti giapponesi. Fanno cose folli e sognano di fare le cose in grande. I loro pensieri privati sono condivisi solo nei blog. Il film inoltre riflette, con un approccio estetico, sulla disintegrazione delle forme tradizionali di comunicazione: chat online che spuntano regolarmente lungo il percorso, come se il display dello smartphone fosse stato portato sul grande schermo. Basata su due video musicali di Seiko Oomori – la musicista preferita di Shiori nel film, la storia si conclude come un libro dei sogni a fumetti.
Zui Sheng Meng Si
Titolo Inglese: Thanatos, Drunk
Durata: 120 min.
Anno: 2014
Country: Taiwan
Regista: Tso-Chi Chang
Sezione Berlinale: Panorama
Categoria Berlinale: Feature Film
La cinepresa segue da vicino le orme di due fratelli – uno gay, l’altro eterosessuale. Entrambi sono alla ricerca di un lavoro per sopravvivere, ma entrambi sono anche alla ricerca di se stessi e di trovare un appiglio in vita. Il fratello più giovane vende verdura al mercato, dove incontra una giovane donna che non può parlare, ma che combina ogni sorta di cose folli. Il fratello maggiore è attratto da un ballerino di un nightclub e si ritrova trascinato in qualche affare poco limpido. Prendendo spunto dal ritmo delle loro peregrinazioni, il film si mantiene molto vicino ai suoi protagonisti, li mostra in momenti sollitari presso il fiume, in rumorose escusioni attraverso la scena dei locali notturni di Taipei, tra gli imbonitori del mercato, in momenti tranquilli insieme. Di volta in volta il tono, e quindi lo stato d’animo del film, cambia. ‘Zui Sheng Meng Si’ dimostra ancora una volta che il giovane cinema taiwanese non ha bisogno di avvalersi di una narrazione classica per affascinare il suo pubblico. Queste sono vite in un limbo, senza fisse coordinate. In questo modo il film si evolve in un ritratto di costume, e nel panorama di una società che non sembra accogliere la sua prossima generazione.
I Am Michael
Durata: 98 min.
Anno: 2015
Country: USA
Regista: Justin Kelly
Cast: James Franco
Zachary Quinto
Emma Roberts
Production Company: Patriot Pictures
Sezione Berlinale: Panorama
Categoria Berlinale: Feature Film
Nel 2007, Michael Glatze, noto attivista per i diritti dei gay, che ha incarnato per molti la stessa identità queer, ha scioccato i suoi amici e seguaci, rifiutando pubblicamente la sua omosessualità e diventando un pastore cristiano. Che cosa ha potuto portare ad un cambiamento così estremo ?
L esplorazione approfondita del regista Justin Kelly tanto avvincente e complessa quanto la trasformazione di Michael. Il film racconta gli anni in cui un idealista Michael, con il suo partner per più di dieci anni, Benjie Nycum, incoraggiavano una nuova generazione di giovani gay attraverso i loro scritti e filmati. Ma un grande spavento, che lo porta a vedere la morte in faccia (problemi cardiaci simili a quelli che causarono la morte del padre) fa scattare in Michael il bisogno di riconciliare la fede con la sua sessualità , Michael si imbarca così in una zelante ricerca di risposte, che alla fine lo porta al cristianesimo e all’assoluta convinzione che “l’omosessualità è uguale alla morte.”
Anche se con una struttura non lineare e intricata, il il film di Kelly accresce l’interesse del pubblico ad ogni passo e fornisce un filo logico a tematiche e personaggi apparentemente incongruenti. Esso inoltre ispira allo spettatore un forte sentimento di comprensione e compassione (ben raffigurato dall’aspetto dolente di James Franco).
Con un acuto senso della narrazione, Kelly solleva questioni molto complesse sulla capacità sorprendente di un uomo di creare, distruggere, e recuperare le sue verità.
Blood Below the Skin
Durata: 32 min.
Anno: 2015
Country: USA
Regista: Jennifer Reeder
Sezione Berlinale: Shorts
Categoria Berlinale: Short Film
Blood Below the Skin racconta una settimana nella vita di tre ragazze adolescenti che frequentano la stessa classe di scuola superiore. Provenienti da diversi ambienti sociali, le ragazze si preparano per quella che ritengono essere la più importante serata della loro vita – Il ballo scolastico annuale, per il quale hanno formato un gruppo di danza e si esercitano per provare la coreografia. Due delle ragazze sono attratte una dell’altra e si innamorano. Ia terza è costretta a prendersi cura di sua madre sconvolta a seguito della scomparsa del padre. Ogni ragazza si rifugia nella sua camera e nel suo letto, dove trova comfort e un luogo per esplorare nuove sensazioni. La musica proveniente dal giradischi fornisce una magica sincronicità fra tutte e tre – l’unità di tempo e di luogo è ampliata con la dimensione della musica. Jennifer Reeder racconta queste storie di vita quotidiana con elementi stilistici che richiamano il realismo magico del cinema latino americano. Tutto ciò che serve è la forza del pensiero, per esprimere il proprio amore a un altro. Il titolo del film non fa riferimento come si potrebbe pensare a qualcosa di horror, bensì ai segreti che le ragazze e le donne custodiscono appena sotto la pelle.
Dear John
Durata: 42 min.
Anno: 2014
Country: Austria
Regista: Hans Scheugl
Sezione Berlinale: Forum
Categoria Berlinale: Short Film
50 anni fa , il regista Hans Scheugl avrebbe potuto lasciare Vienna e iniziare una nuova vita negli Stati Uniti. Il suo contatto con John , il suo amante americano, è da tanto tempo finito. Il film è un’indagine su quello che è stato e quello che avrebbe potuto essere, nata da alcune lettere ritrovate poco tempo prima, che hanno suscitato la curiosità e la fantasia del regista, spingendolo a cercare con Google Street View, l’immagine della casa del suo amico ormai quasi dimenticato.
Kumu Hina
Titolo Inglese: A Place in the Middle
Durata: 25 min.
Anno: 2014
Country: USA
Regista: Dean Hammer
Sezione Berlinale: Generation
Categoria Berlinale: Short Film
Lei si sente un ragazzo anche più della maggior parte dei ragazzi. Questo documentario segue l’ undicenne hawaiana Ho’onani, che sogna di diventare la leader del gruppo di hula tradizionale della sua scuola. Hula è una miscela di danza e performance teatrale , centrale nella la cultura del popolo hawaiano, che richiede molta pratica. Anche in questo caso, Ho’onani vorrebbe ballare dalla parte dei ragazzi. Normalmente non sarebbe stato permesso farlo, ma Ho’onani ha la fortuna di avere come suo insegnante il carismatico Kumu Hina, che assegna ad Ho’onani un posto speciale nel mezzo. Nell’antica Hawaii c’era sempre vita tra i due generi, e un posto per coloro che sono sia uomini che donne. Kumu Hina sa quello di cui sta parlando, circa venti anni fa era un uomo. Kumu Hina usa la sua profonda conoscenza per trasmettere ai suoi alunni la cultura dei loro antenati – una cultura che non è stata dimenticata, nonostante i molti anni di influenza dai missionari cristiani. La parola magica è ‘aloha’, che significa una vita in armonia con la natura. Significa anche che ogni uomo e ogni donna dovrebbero essere amati, rispettati e valorizzati.
Gineva
Durata: 43 min.
Anno: 2014
Country: Switzerland
Regista: Nicolas Cilins
Sezione Berlinale: Forum
Categoria Berlinale: Short Film
Adi e Florin, due immigranti illegali provenienti dalla Romania, guadagnano soldi lavorando come escort in vari bar di Ginevra.Nel corso di una notte essi ricostruiscono le loro esperienze davanti ad uno schermo blu e parlano dei loro sogni di denaro e di cinema. Realtà, finzione, reality e gioco, diventano indistinguibili mentre i due uomini recitano scene prese dalla loro vita reale.
(a cura di Roberto Mariella)