DAL 21 AL 27 NOVEMBRE LA 12MA EDIZIONE DEL FLORENCE QUEER FESTIVAL

Tante anteprime cinematografiche alla presenza degli autori. Ci racconta tutto il direttore artistico Bruno Casini


SUL SITO UFFICIALE TUTTO IL PROGRAMMA DEL FLORENCE QUEER FESTIVAL

Bruno Casini, direttore artistico del FQF insieme a Roberta Vannucci, ci presenta gli eventi più importanti di questa 12ma edizione

CG – Per sottolineare la vostra vocazione multidisciplinare, il Florence Queer Festival da quest’anno si definisce FESTIVAL INTERNAZIONALE DI CINEMA E ARTE GAY, LESBICA E TRANSGENDER. Vuoi parlarci degli appuntamenti che affiancheranno la rassegna cinematografica, che si terrà dal 21 a 27 novembre presso il cinema Odeon?

Bruno Casini – Noi siamo un Festival, direi, giovane, rispetto ad altri festival italiani che sono, diciamo, più avanti di noi; a parte il Gender Bender nato come noi dodici anni fa. Quello che forse ci contraddistingue è che noi siamo un Festival a cui piace molto contaminare, cioè, il cinema ovviamente rimane il cuore centrale del Festival, però intorno al cinema ci sono poi le mostre, i libri, il teatro, il costume, gli incontri.
Cominciamo in ordine cronologico.
Il 13 novembre al NoF, che è un club fiorentino, parte la prima festa del Queer Festival, in cui presentiamo gli “ScandaloSoBrio“, un ensamble musicale fiorentino. E’un gruppo Rock’n’Roll con tante contaminazioni, trash, cantautorale, elettronico e anche molto queer. Maria Paternostro, che è un po’ la punta di diamante del gruppo, presenterà un videoclip di un loro brano e poi ci sarà tutta una serie di altre cose, con Lucille, una DJ fiorentina, che metterà i dischi. E in questa occasione noi presenteremo tutta la manifestazione.
Il 15 novembre inizia la parte teatro: Emma Dante con “Operetta Burlesca” al Teatro di Riffredi. Emma Dante non ha bisogno di presentazioni. Era venuta da noi già l’anno scorso, nell’undicesima edizione, con un documentario sul lavoro che fa giù in Sicilia (“Emma Dante Sud Costa Occidentale” di Clarissa Cappellani). Coreografa, regista teatrale, regista di cinema, è insomma un personaggio molto interessante.
Sempre il 15 inizia la parte dei libri. Quest’anno sono tantissimi, dodici o tredici presentazioni. Si va dal Punk di “Stelle deboli. La storia di Sid Vicious e Nancy Spungen” di Daniele Paletta, che è la storia di Sid e Nancy a New York, all’Hotel Chelsea. A un libro su Ian Curtis e gli Joy Division (“Transmission. Vita, morte e visioni di Ian Curtis, Joy Division” di Alessandro Angeli).
Ci sarà Alessandro Fullin, presente anche con la seconda mostra del Festival. Conosciamo Fullin come scrittore, ma è anche un artista e presso IREOS il 16 novembre, presenta la sua mostra che si chiama “Jane Austin a Firenze“. Sono tutti suoi piccoli quadretti, che lui ha realizzato in questi anni. E oltre a questo presenterà “Panico Botanico“, il suo ultimo libro, per la Cairo Edizioni.
Poi c’è “Sorelle Outsider. Gli scritti politici di Audre Lorde” di Margherita Giacobino. “Le inutili vergogne” di Eduardo Savarese, uno scrittore napoletano, arrivato al terzo libro, veramente molto interessante.
Un omaggio a Giò Staiano con il libro di Willy Vaira “Giò Stajano. Pubblici scandali e private virtù. Dalla Dolce Vita al convento“. E poi “Latte di iena” di Antonio Mocciola, uno scrittore napoletano.
Tra l’altro su Giò Staiano quest’anno in anteprima nazionale presentiamo un documentario che si chiama “Giò Stajano. Siamo tutti figli di Dio” realizzato da Luigi Caiffa, un artista e regista che vive tra Berlino, Firenze e Lecce, che ha realizzato questo documentario di cinquanta minuti con interviste e materiali inediti. Giò Staiano è un personaggio che non ha bisogno di presentazioni, forse uno dei grandi riferimenti della cultura LGBT italiana.
E poi altri libri, ne abbiamo per tutti i gusti: “Una Rivoluzione” di Alessandro Golinelli il 1° dicembre; poi “L’eredità di Anna Freud” di Roberta Calandra il 5 dicembre; quindi “Gesù e le persone omosessuali” di Paolo Rigliano il 6 dicembre.


Roberta Vannucci, Silvia Minelli, Bruno Casini, gli organizzatori del Florence Queer Festival

CG – Dopo i libri ed il teatro parlaci ora della rassegna cinematografica. Quali sono i titoli davvero da non perdere ?

Bruno Casini – La parte cinema è un percorso estremamente vario. Intanto il focus principale di quest’anno è la rassegna dedicata a Eytan Fox, uno dei registi più interessanti della scena internazionale degli ultimi dieci anni. Eytan Fox sarà con noi a Firenze per tre giorni, da venerdì 21 Nov. A domenica 23 Nov. Parteciperà ad una serie di incontri, lezioni, presentazioni. Presenterà il suo ultimo film CUPCAKES, del 2013, un Eytan Fox molto diverso dai film che lo hanno preceduto, una inversione di marcia. Siamo felici di averlo qui, erano tanti anni che lo rincorrevamo, ora ci siamo riusciti. Oltre a CUPCAKES ci sarà YOSSI, il penultimo film di Fox del 2012. Ci sarà MARY LOU del 2009, un film molto interessante mai arrivato nelle sale cinematografiche. Ci saranno anche CAMMINANDO SULL’ACQUA e YOSSI & JAGGER, cioè tutta la sua filmografia più interessante.
Poi… vado giorno per giorno ovviamente, in apertura dopo Eytan Fox ci sarà il documentario THIS IS PLASTIC! di Patrizio Saccò. Il Plastic, tu lo conosci meglio di me dato che abiti a Milano, è tuttora uno dei locali più queer, più glamour, più gay di Milano. Nasce nel dicembre del 1980, fino all’anno scorso era in Viale Umbria, poi ha cambiato sede. Nicola Guiducci, che è un po’ l’anima del Plastic, racconta tutte le fasi di questo locale, in cui sono passati Keith Haring, Andy Warhol, Fiorucci, Saturnino, Maurizio Turchet, insomma tutta la cultura LGBT internazionale e non solo. Sono una serie di interviste, attraverso la voce narrante di Nicola. E’ una produzione del 2014, quindi molto recente.
Poi, come tu sai, noi abbiamo due concorsi, due contest, uno è VIDEOQUEER, dedicato ai corti a tematica LGBT, l’altro è SE HAI LA TESTA FAI IL TEST, dedicato ai corti sull’HIV, che chiuderà la rassegna il 27 novembre.

CG – Il concorso dedicato ai video sull’HIV ha avuto molte adesioni quest’anno ?

Bruno Casini – Si, ogni anno cresce e tra l’altro ci arrivano anche diverse cose dall’estero. Ma VIDEOQUEER quest’anno è stato una rivelazione, perché sono arrivate tantissime cose, ha doppiato gli arrivi rispetto all’anno scorso. E poi devo dire che il livello cresce notevolmente, anche professionalmente. Alcune cose molto belle ci hanno davvero sorpreso. Abbiamo fatto un filtro e scelto i video migliori e li vedrete spalmati durante le giornate del festival al cinema Odeon, raggruppati a pacchetti.
Dopo il Plastic, io citerei la Mostra Only a dog can judge me, dal 20 novembre, di Cybersissy, cioè Antoine Timmermans, un artista olandese, performer e drag queen. Questa mostra mischia cultura pop, cultur-moda, fashion, arte contemporanea, performance. Un personaggio molto interessante, da tanti anni lavora su queste immagini molto forti, estremamente trash-fashion se vuoi, oppure cult-fashion. La mostra resterà aperta fino al 1° dicembre, allo IED di via Bufalini, lo stesso spazio in cui l’anno scorso presentammo la mostra della fotografa vietnamita.

CG – Cybersissy è anche un ospite d’onore della serata inaugurale della rassegna cinematografica.

Bruno Casini – Si, infatti. E all’interno della rassegna presentiamo, sabato 22 il documentario su di lui “One Zero One” di Tim Lienhard, una produzione tedesca del 2013. Vedrete attraverso le immagini il lavoro veramente molto interessante di questo artista. All’apertura ci sarà anche lui, assieme ad Eytan Fox e a tanti altri ospiti che ci hanno seguito in questi dodici anni.

CG – Riguardo ancora a Cybersissy, negli anni scorsi il Festival Queer di Firenze ha presentato altri personaggi del mondo dell’arte e della musica, sempre un po’ stravaganti, eccentrici come Jobriath, Leigh Bowery, Divine… possiamo dire che Cybersissy continui su questa tradizione?

Bruno Casini – E si. Diciamo che a me piace molto questo fil rouge, di grande contaminazione. Credo che anche Bowery, e tutti gli altri che abbiamo portato al Festival negli anni passati, hanno sempre mischiato il teatro, la performance, con la musica e con le immagini, hanno sempre giocato su più versanti, hanno sempre mixato. Se vuoi, aprendo una parentesi fiorentina, “Che fine ha fatto Baby Jane?” negli anni ’80 erano un po’ questi. Leigh Bowery, era spessissimo a Firenze negli anni ’80 e lavorava con Che fine ha fatto Baby Jane?. Cybersissy a me personalmente ricorda molto Che fine ha fatto Baby Jane?. Anche se loro erano una comunità, un collettivo, mentre lui è più un singolo, un artista che lavora si con altre persone, ma che è più un personaggio unico, però la linea di lavoro mi ricorda un po’ queste cose . Mi piace molto di poterlo ospitare allo IED, è la prima volta che viene in Italia a fare una mostra e quindi è anche un’anteprima nazionale. Sarà con noi per qualche giorno intorno al festival e quindi sarà disponibile per incontrarlo, parlarci o intervistarlo.
Continuando sul Festival, ti cito un po’ i titoli più importanti, perché ci sono tantissime cose.
Intanto Pierrot Lunaire di Bruce LaBruce, una produzione tedesca canadese. E’ un Bruce LaBruce estremamente forte, come sempre insomma. LaBruce continua la sua strada mischiando culture drag, culture lesbiche, culture gay. Intanto per me è più un’opera che un film e poi è molto corale, è molto transgender, anzi, secondo me è post-transgender: lui sta superando il concetto di transgender, sta mischiando veramente tutto. Penso che sia uno dei più grandi innovatori del cinema LGBT.
Poi citerei Boy Meets Girl di Eric Schaeffer, un’anteprima europea, un film molto bello e interessante, sulla tematica trasgender. Volevamo aprire con questo, poi abbiamo optato per Eytan Fox, visto che lui sarà qui per il focus.
Domenica 23, dopo il film su Giò Stajano, ci sarà il bellissimo documentario Violette Leduc, la chasse à l’amour di Esther Hoffenberg. Violette Leduc è stata un personaggio importante degli anni ’50, una delle scrittrici più interessanti di quel periodo, il documentario è appunto un ritratto di questo personaggio, secondo me molto dimenticato. Una produzione francese del 2013.
Poi la sera c’è un’altra punta di diamante del festival, Der Kreis /The Circle di Stefan Haupt, una produzione svizzera del 2014. Film che ha vinto a Berlino e a Torino. E’ la storia della prima comunità gay a Zurigo, nata in epoca nazista, ed è anche la storia di due militanti di questo circolo, Ernst e Röbi, che saranno tra noi a presentare il film e passeranno due giornate con noi. Il film è veramente bello e commuovente, appena lo abbiamo visto, la prima cosa che abbiamo pensato è stata di portarlo a Firenze e di invitare loro, perché loro hanno veramente vissuto quel periodo e il film è poi la loro storia. E a tutt’oggi è una coppia in grande sintonia.
Poi abbiamo Happy End di Petra Clever, un film lesbico, una anteprima italiana, è la storia di una studentessa di legge e di una ragazza che canta part-time in un club, e della loro fuga. Una storia molto bella e anche molto coinvolgente.
Lunedì 24 dopo Walk on Water di Eytan Fox, c’è Picchi chi è? di Giuseppe Carleo, un documentario molto bello sugli spazi, luoghi, personaggi e protagonisti della Palermo LGBT.
Poi c’è The Foxy Merkins di Madeleine Olnek, un film lesbico, americano molto interessante.
Poi La Partida di Antonio Hens, una produzione spagnola-cubana. Come in un altro film cubano di qualche anno fa, Verde Verde, anche qui prevalgono le cose forti, la carnalità. E’ la storia di due ragazzi che giocano in una squadra di calcio a Cuba, sposati, che la sera vanno felicemente a cercare sesso e a fare marchette sul mare. E’ un film molto carnale e anche molto bello.
Martedì 25, dopo YOSSI & JAGGER di Eytan Fox, abbiamo Purple Skies di Sridhar Rangayan, in anteprima europea, è un film indiano che parla di una comunità di donne LGBT, lesbiche, bisessuali e trans.
Poi Rebel Menopause di Adele Tulli, con la presenza della regista e della protagonista Terese Clerc, questo personaggio che a 85 anni ha aperto uno spazio dedicato alle donne over 65, nella sua Parigi, che è diventato un punto di riferimento per tutto il quartiere.
Poi c’è Eat with me di David Au, mai uscito in Europa, un film direi molto culinario, perché è la storia di un cuoco, che si trasferisce in una grande città e qui nascono queste storie tra cibo e sesso.
Poi Test di Chris Mason Johnson, un film sull’HIV, ambientato nella San Francisco degli anni ’80, la comunità gay più importante del mondo. Pur essendo un film sull’HIV, stranamente, rispetto alla maggior parte degli altri film sul tema, ha una sua atmosfera molto rilassata, leggera e veramente la collocazione adottata è molto interessante.
Mercoledì 26 si parte con Campaign of Hate: Russia and Gay Propaganda di Michael Lucas, un documentario sulle testimonianze del movimento LGBT in Russia. Questo film lo presentiamo in collaborazione con il Robert F. Kennedy Center for Justice and Human Rights Europe.
Poi Global Gay, the next frontier in human rights di Frédéric Martel e Rémi Lainé. Un’anteprima italiana. Un documentario veramente bello, è un excursus tra Russia, Cuba e altri Paesi, di tutto quello che sta succedendo nel mondo; sono tutte interviste e dichiarazioni di protagonisti della cultura LGBT, che approfondiscono sugli scontri politici che avvengono in alcuni di questi Paesi. Tra l’altro di Global Gay c’è anche il libro di Frédéric Martel tradotto in italiano da Feltrinelli.
Tiger Orange di Wade Gaspe, anche questo è un’anteprima italiana, è la storia di due fratelli cresciuti in una piccola città americana, in California. Dei due, uno è un pochino più estremo, più scavezzacollo, mentre l’altro è più rilassato, più tradizionale. Una storia di fratelli molto intensa.
Giovedì 27, l’ultima giornata, abbiamo Vivant di Vincent Boujon, una produzione francese sull’HIV. E’ la storia di cinque uomini che si lanciano dagli aeroplani, dei paracadutisti. Una storia molto buffa.
Quindi c’è la premiazione di VIDEOQUEER e la proiezione dei corti sull’HIV e poi chiudiamo con Helicopter Mum di Salomé Breziner, un anteprima europea, un film a tematica gay e lesbica.
Dimenticavo di dire che quest’anno c’è anche il concorso per il miglior film, per la prima volta abbiamo una giuria che sceglierà il miglior film tra quelli in concorso.
Come vedi ci sono veramente tante cose, io te ne ho segnalate forse neanche la metà, però questi sono forse i titoli più interessanti di questa dodicesima edizione.

CG – Volevo chiederti, riguardo ai titoli italiani, come hai trovato l’offerta di quest’anno?

Tra i titoli italiani non avevo citato il nuovo corto di Peter Marcias, Sono Uguali in Vacanza. Volevo anche segnalare Gli Uraniani di Gianni Gatti, un corto in cui compare anche Pippo Delbono.
Sulla produzione italiana, io noto che non è che ci sia tanto affollamento insomma. Non mi sembra che ci sia una produzione paragonabile a quella della Francia o degli altri Paesi europei.
Il perché non te lo so dire. Abbiamo notato veramente che, a parte il documentario su Palermo e il corto di Peter Marcias e poco altro, non ci sono tante cose. La produzione italiana, rispetto agli anni scorsi, mi sembra che stia un po’ decrescendo, non so se è anche una tua impressione. Anche sul versante commerciale, escono pochi titoli, quasi tutti stranieri; Ora esce Pride, ai primi di dicembre, un film bellissimo, che abbiamo cercato di avere ma purtroppo non ci siamo riusciti, poi l’hanno fatto a Bologna al Gender Bender. Quindi non lo so, sulla produzione italiana mi sembra ci siano poche cose.

CG – Come ultima domanda, come è andata quest’anno l’organizzazione del Festival? Avete avuto anche voi, come altri festival, una riduzione del budget?

Diciamo che il Festival è completamente autogestito, abbiamo il supporto della Regione Toscana, che è quello che ci fa andare avanti, ma siamo tutti dei volontari. Diciamo che il budget è circa come quello dell’anno scorso, forse qualcosa in meno. Ma il Festival va avanti soprattutto grazie alla volontà di un gruppo di persone che è appassionato di queste cose, che lo fa perché si diverte e ha passione. Questo lo ribadiamo tutte le volte. Meno male che c’è questo supporto: mio, di Silvia, di Roberta, di Claudia, di Susan, di Barbara e di tutti i volontari di Ireos. Perché se no il festival non si potrebbe fare. Questo è fondamentale. Questa nostra filosofia, ci permette di confrontarci con altri festival italiani, che hanno sicuramente più energie economiche di noi. Siamo anche forse più giovani rispetto a tutti gli altri. Andiamo avanti perché ci crediamo a questo progetto. Questo è un festival che, anche rispetto a tutti gli altri, allarga, allarga, sempre di più i suoi orizzonti: editoria, teatro, cinema, arte, mostre, incontri. Forse è uno dei festival che meglio fa una fotografia, molto rigorosa, di quello che accade non solo in Italia, ma anche in Europa e nel mondo.

(Intervista a cura di Roberto Mariella)

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