PARTE OGGI LA BERLINALE 2013 CON IL 27mo PREMIO TEDDY

Un vero e proprio festival di cinema gay all’interno della prestigiosa Berlinale che quest’anno ha come presidente della giuria il regista gay-friendly Wong Kar Wai

Dal sito ufficiale del Teddy Award 2013

AGGIORNAMENTO 16/2/2013

La 27ma edizione dei Teddy Award assegna i seguenti premi:

MIGLIOR FILM

“IN THE NAME OF” di Malgoska Szumowska – in concorso

Il film osa sfidare glli stereotipi dell’omosessualità all’interno del mondo religioso con una storia personale raccontata in modo profondamente umano.

“IN THE NAME OF” vince anche il Premio dei lettori della rivista Siegessäule con la seguente motivazione:

Un film che ci parla con autenticità di tabù e nello stesso tempo chiede alla Chiesa Cattolica di accettare e riconoscere i propri preti omosessuali

MIGLIOR DOCUMENTARIO

“BAMBI” di Sébastien Lifshitz

Bellissimo ritratto del percorso di una donna in continua trasformazione. Il regista Sébastien Lifshitz cattura il nostro cuore con preziose immagini che dipingono il mondo pre-LGBT, dimostrandoci come bambi possa essere fonte d’ispirazione per diverse generazioni.

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO

“TA AV MIG” (UNDRESS ME) di Victor Lindgren

Per la mirabile rappresentazione di una donna forte che fronteggia con dignità e grazia i tradizionali modi del sessismo, e la sincera ed accurata performance dell’attrice protagonista

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA

“CONCUSSION” di Stacie Passon

Il film oltrepassa i giudizi morali e difende il valore di una moderna famiglia gay, così come la realizzazione dell’individuo libera dalle aspettative convenzionali.

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Il manifesto del 27mo Teddy Award disegnato dall’artista Rinaldo Hopf

Il Teddy Award, che si vanta d’essere il premio queer più prestigioso del mondo, prende in considerazione tutti i film e gli autori presenti nelle varie sezioni della Berlinale, premiando i film e gli autori che meglio hanno rappresentato le tematiche lgbt, contribuendo ad una più vasta tolleranza, accettazione, solidarietà ed uguaglianza nella società. Il premio Teddy è gestito da un’associazione no-profit di volontari, finanziata da donatori e sponsor.
Lo slogan di questa 27ma edizione è , un’acclamazione delle vite e delle opere di personaggi lgbt. Passando da Valeska Gert a Divine, da James Dean a Barbara Stanwyck, da Marcel Proust a Virginia Woolf, si vuole commemorare il talento queer che ha cercato di superare le frontiere dell’arte mediante enigmatici e abbaglianti opere e nello stesso tempo rendere più semplice la vita (e qualche volta la sopravvivenza) di gay, lesbiche bisessuali e trans. Inoltre questa edizione rende omaggio ad uno dei più grandi attori francesi, Jean Marais, nel centenario della nascita, che lo inserisce nel manifesto, davanti ad uno stuolo di celebri icone queer, con una immagine tratta dal film “Orpheus” di Jean Cocteau.

In questa edizione del Festival emerge come star assoluta James Franco, ormai un’icona del popolo gay e del cinema indipendente. Lo troviamo come autore e attore nell’acclamato Interior:Leather Bar, (super applaudito al recente Sundance), ricostruzione (inventata) delle scene hard tagliate dal film Cruising di Friedkin, presentate con uno spirito di denuncia verso l’omofobia hollywoodiana. Poi come attore nel film dei registi gay Rob Epstein e Jeffrey Friedman, “Lovelace“, biografia di Linda Boreman diventata icona del cinema porno e poi accanita femminista come Linda Marchiano. Poi protagonista del film di Carter, “Maladies” dove veste i panni di un ex attore di soap opera ritiratosi a vita privata perchè convinto di essere affetto da schizofrenia. James Franco presenta anche una sua mostra intitolata “Gay Town” nella galleria Peres Projects della capitale tedesca, che include dipinti, disegni, video, sculture e fotografie ed esplora una varietà di tematiche legate all’adolescenza, alla sua sfera pubblica e privata, agli stereotipi e altri aspetti della società moderna. La mostra sarà aperta al pubblico dal 9 febbraio al 9 marzo 2013.

Ricordiamo che presidente della Giuria della 63ma Berlinale è il regista gay-friendly Wong Kar Wai (Happy Together) che inaugura il Festival col suo ultimo film “The Grandmaster” (fuori concorso) e che tra i registi in concorso troviamo anche il regista gay Gus Van Sant con “Promised Land“, un film che non ha però contenuti lgbt, anche perchè la regia di Gus Van Sant è arrivata dopo che Matt Demon ha dovuto ritirarsi ma il film è praticamente suo (idea, sceneggiatura e protagonista).

Nella competizione principale troviamo “In the Name of” della polacca Malgorzata Szumowska, già regista di “Elles“, che ci racconta la vita di uno stimato sacerdote, segretamente gay, che vive in un piccolo paese della Polonia e si occupa di ragazzini problematici. La sua vita subirà una svolta dopo l’incontro con un taciturno ragazzo sconvolto da una tragedia famigliare. Il film è annunciato come un’opera su “emozioni confuse, repressione, solitudine e la possibilità di trovare, dopotutto, se stessi“.

Sempre nel concorso principale abbiamo “La religieuse” di Guillaume Nicloux, tratto da un romanzo di Diderot (e già portato sullo schermo da Jacques Rivette), sulla storia di una sedicenne, appassionata di musica, ma relegata in un convento contro la sua volontà (siamo nel 18mo secolo), dove viene insidiata sessualmente dalla sostituta della Madre Superiora, interpretata da Isabelle Huppert.

La Berlinale 2013 assegna il premio alla carriera, oltre che ad Isabella Rossellini, anche a Rosa Von Praunheim, regista e attivista gay che in una lunga carriera ha realizzato una settantina di film, tutti con tematiche lgbt. La sera della premiazione, il 13 febbraio, verrà proiettato il doc “Rosakinder“, diretto da dieci registi, che illustra la vita e le opere di Rosa Von Praunheim.

La sezione del Festival più ricca di opere con tematiche o personaggi lgbt è sicuramente “Panorama“, diretta da Wieland Spieck, quasi un festival nel festival, nato proprio con l’intenzione d’essere una vetrina del cinema gay, poi allargatosi ad altre tematiche.

Di seguito le sinossi dei principali film che concorrono per il Teddy Award 2013, tutti di sicuro interesse. Traduzioni di R. Mariella e G. Mangiarotti

LUNGOMETRAGGI

Baek Ya

Engl. Title: White Night
Runtime: 75 min.
Country: Korea
Director: Leesong Hee-il
Berlinale Section: Panorama

Won-Gyu è un assistente di volo costantemente in transito. Anonime camere d’albergo sono la sua casa. Tae-Jun è un corriere in motocicletta che trascorre quasi tutto il suo tempo nelle strade. Due uomini con due lavori che li tengono sempre in movimento. Due vite composte solo da una serie di fugaci momenti. Dopo essersi incontrati su internet si danno appuntamento a Seoul. Ma hanno a disposizione solo poche ore. Won-Gyu non ha mai voluto tornare nella città perchè Seoul gli ricorda un evento che lo lasciò triste e arrabbiato. Questo suo passato getta una lunga ombra sull’appuntamento, e la loro notte insieme è nera come la pece nonostante le luci della grande città. Poichè tra poco devono di nuovo ripartire, hanno entrambi paura di attaccarsi troppo, e iniziano uno strano gioco di potere. Tae-Jun si unisce al suo nuovo amico che si mette alla ricerca di qualcosa. Vanno quindi in un posto che una volta era stato il luogo di un brutale attacco contro i gay… Il film è un’odissea urbana attraverso la città, pervasa da rabbia e desiderio, nella quale non tutti possono vivere la propria vita e l’esperienza dell’amore. Ma per un breve ma bellissimo momento questo film permette ai due protagoonisti di stare semplicemente insieme.


Boven is het stil

Engl. Title: It’s All so Quiet
Runtime: 94 min.
Country: Niederlande
Director: Nanouk Leopold
Berlinale Section: Panorama

Helmer è uno scapolo di 55 anni. Conduce una fattoria remota e si occupa dell’anziano padre. Entrambi vivono un rapporto difficile e fragile. Quando il padre sembra avvicinarsi sempre più alla tomba, Helmer lo trsaloca al piano superiore. Getta via tutte le cinfrusaglie, comprese le piante della casa che finiscono sul mucchio di letame,, ordina unn nuovo letto e comincia avivere una vita propria. Di tanto in tanto, Ada viene a trovarlo dalla fattoria vicina coi suoi figli, e il camionista del latte cerca regolarmente la sua compagnia, ma Helmer si rifugia sempre più nel suo mondo. Pittura la stanza del fratello defunto e vi trasferisce Henk, un bracciante agricolo 18enne. Fa tutto questo in contrapposizione al padre. Ma le aspettative tradite di suo padre continuano a peseguitarlo, ostacolando il suo benessere emozionale. Henk, tuttavia, risponde con intensità ai sentimenti annebbiati di Helmer. Anche il camionista del latte non vuole dimenticarsi di Helmer… In questo suo ultimo film, Nanouk Leopold, ci guida con sobrie osservazioni e immagini impressionanti, dentro un mondo costantemente tranquillo che porta il protagonista verso una nuova fiducia in se stesso.


Chemi sabnis naketsi

Engl. Title: A Fold in my Blanket
Runtime: 75 min.
Country: Georgien/Russland
Director: Zaza Rusadze
Berlinale Section: Panorama

Dimitrij ama andare a fare scalate da solo. Farebbe qualsiasi cosa per fuggire dalla mortale confromità della piccola città dove vive e dalla monotonia del palazzo di giustizia dove lavora. Suo padre, giudice, presiede la corte di giustizia con la stessa dispotica maniera con cui presiede la tavola della cena a casa. Un uomo distribuisce bandiere sbadite nel quartiere; una zia sofferente di Alzheimer è convinta che il suo fratellastro l’abbia derubata; delle persone s’incontrano in pomeriggi desolati per uccidere il tempo mangiando torte, riversandosi addosso monologhi e ascoltando arie operistiche. Un giorno, salta fuori uno sconosciuto di nome Andrej che Dimitrij convince a seguirlo nelle sue arrampicate. Dimitrij riesce a coinvolgerlo sempre di più nel suo mondo, determinato a costruire con lui un’intima amicizia. Poi succede che Andrej scompare. Dimitrij pensa che tutto sia ormai finito, ma il suo spirito d’iniziativa lo convince a seguire una serie di misteriosi indizi… Il film è un ottimo ritratto dell’opprimente e abitudinaria vita della comunità di una cittadina. Magiche immagini ci fanno entrare nel mondo interiore ed emozionale del protagonista, nella sua vivace immaginazione, costruendo un personaggio che difficilmente si dimenticherà.


Freier Fall

Engl. Title: Free Fall
Runtime: 100 min.
Country: Deutschland
Director: Stephan Lacant
Berlinale Section: Perspektive deutsches Kino

Marc è scosso nel profondo quando incontra un collega poliziotto, Kay, durante un corso di aggiornamento, e inizia a coltivare dei sentimenti per lui. Quando Kay chiede di essere trasferito all’unità di Marc, la sua vita ben organizzata comincia a sprofondare nel caos. Combattuto tra l’amore per la fidanzata in cinta, Bettina, e gli stimoli di un’esperienza per lui completamente nuova, la sua vita comincia ad andare fuori controllo. Ben presto si sente estraneo alla sua famiglia, ma fuggire con Kay non è un’opzione accettabile. Quando un giorno Kay scompare senza avvisare o lasciare un indirizzo, appare chiaro a Marc che la sua assenza crea un buco insopportabile nella sua vita. Con la sua vita in caduta libera, Marc non può più soddisfare le aspettative di nessuno, meno che mai le sue…


Concussion

Runtime: 93 min.
Country: Amerika
Director: Stacie Passon
Berlinale Section: Panorama

La 42enne Abby è sposata, benestante e lesbica. Lei e sua moglie hanno due bambini, sono una famiglia perfetta. Poi un giorno viene gravemente ferita alla testa da una palla da baseball mentre stava giocando coi suoi ragazzi. Improvvisamente tutta la sua bilanciata e ordinata vita, palestra, scuola, famiglia, lavoro domestico, le va storta: “Non voglio questo!” è il disperato mantra che grida mentre viene portata in ospedale. Intraprende quindi un progetto di rinnovamento nella città vicina dove in breve tempo mette in ordine la sua linda casa suburbana e si appresta ad un cambiamento significativo della sua precedente esistenza. Dopo aver avuto due incontri sessuali con prostitute, inizia anch’essa quel lavoro, naturalmente con clienti solo donne, presentandoci la prostituta più insolita di tutta la storia del cinema. Primo lungometraggio della regista Stacie Passon che esordisce nel Nuovo Cinema Queer con protagoniste sempre più anziane e argomenti più maturi e meno ingombranti – o forse no? Il film è prodotto da Rose Troche, regista del cult tesbico “Go Fish” che vinse il Teddy Award nel 1994. Una collaborazione produttiva che promette bene anche per futuri progetti comuni.


Deshora

Engl. Title: Belated
Runtime: 102 min.
Country: Argentinien
Director: Barbara Sarasola-Day
Berlinale Section: Panorama

Nuvole pesanti sovrastano i campi di tabacco nella giungla montagnosa del nord-ovest dell’Argentina. Qui, lontano dalle grandi città, vivono Ernesto e Helena. Da tempo desiderano avere dei figli ma ormai la loro passione è spenta. Un giorno arriva il cugino di Helena, Joaquin, che ha appena terminato una cura di disintossicazione e la madre lo ha esiliato in questo luogo remoto per riabilitarsi. Sebbene ognuno pensi soprattutto a se stesso, la presenza del giovane uomo ravviva la vita matrimoniale di Ernesto e Helena. Una strana atmosfera inizia a coinvolgere tutti. Nonostante Helena respinga gli approcci di Joaquin, in segreto coltiva un forte desiderio fisico per il giovane. Intanto Joaquin ed Ernesto esplorano insieme i territori selvaggi che li circondano, andando a caccia nei boschi, preparando i campi e organizzando battaglie tra galli. Mentre sono impegnati in tutte queste attività, cresce tra loro una solidarietà ed intimità che sorprende entrambi. Tutti e due sono pronti a negare i sentimenti e l’attrazione fisica che sentono uno per l’altro. Ma le passioni trattenute trovano, prima o poi, insondabili modi per realizzarsi.


Die 727 Tage ohne Karamo

Engl. Title: The 727 Days Without Karamo
Runtime: 80 min.
Country: Österreich
Director: Anja Salomonowitz
Berlinale Section: Forum

Una donna austriaca è stata costretta a vivere da sola con i suoi figli da quando il marito Karamo fu deportato in Africa. Un uomo cerca di infondere speranza nella moglie cinese facendole credere che presto le sarà permesso di tornare a Vienna. Altri parlano della lunga attesa per i permessi di soggiorno, di lotte con fromalità e uffici, di corsi di tedesco, dichiarazioni dei redditi e controlli a campione effettuati dalla polizia che vogliono dimostrare che il matrimonio è una finta. Le complicate regolarizzazioni statali di alcune coppie bi-nazionali costituiscono la base di questo insolito documentario socio-politico. Ogni protagonista appare solo una volta, illustra la propria esperienza in modo chiaro all’interno di ambienti altamente stilizzati. Sia i costumi che le ambientazioni sono presentate coi vari toni del giallo, con collage sonori e musicali che sono un ulteriore intervento creativo a livello acustico. Con il colore giallo che serve come meccanismo di collegamento, i vari contributi personali sviluppano un documentario fluido che mette a confronto l’amore con la legge restrittiva sull’immigrazione. Ne esce una storia di furore con metodo.


Echolot

Runtime: 77 min.
Country: Deutschland
Director: Athanasios Karanikolas
Berlinale Section: Forum

Una cricca si raccoglie in una casa di campagna per tenere la cerimonia funebre di un amico che si è suicidato. E’ un’occasione non rara, anche se estrema, per portare delle persone fuori dal loro guscio. In questo caso, il suicidio li spinge a cambiare faccia per un attimo; almeno per questo weekend, queste giovani persone non devono preoccuparsi del loro domani. Al contrario, si abbandonano interamente a se stessi e danno libero sfogo ai loro sentimenti. Ballano, amano, discutono, bevono, passeggiano o fanno sonnellini. Ma ricordano anche il loro amico morto, che è presente in tutti i loro pensieri e conversazioni.
L’esperienza di Athanasios Karanikolas, regista di documentari, è molto presente in questo film di fiction. Preferisce servire i propri attori anzichè dirigerli platealmente, offrendo loro tutto lo spazio necessario per manifestare il loro sincero addio. La recitazione improvvisata e la fotocamera mobile creano immediatezza e il regista può osservare le cose da una certa distanza. L’utilizzo della musica e degli attori, chiamati uno alla volta davanti alla cinecamera, creano nell’insieme uno stile molto personale con momenti di alta riflessione che si alternano ad espressioni di tristezza di ciascuno.


Interior. Leather Bar

Runtime: 60 min.
Country: Amerika
Director: James Franco
Travis Mathews
Berlinale Section: Panorama

Quando il film Cruising di William Friedkin fu proiettato in competizione alla Berlinale del 1980, diede origine a un’ondata di controversie, e non solo al festival. Gli attivisti gay accusarono il film, dove Al Pacino interpretava un poliziotto infiltrato che stava indagando nell’ambiente gay e leather di New York, di rappresentare degli stereotipi omofobi. Per di più, quaranta minuti di scene eccessivamente esplicite, così si dice, furono eliminate al fine di ottenere un minor divieto alla visione del film. L’attore nominato agli Oscar, James Franco e Travis Mathews si sono posti l’obiettivo di ricostruire queste leggendarie scene tagliate. Il film presenta il making-of di una scena girata in un bar leather di New York prima dell’esplosione dell’aids, ed è centrato su Val, che interpreta il ruolo che fu di Al Pacino. L’attore hollywoodiano etero Val ha manifestato forti riserve prima di apparire in un film gay. Rasentando i confini tra realtà e finzione, questo film esplora i meccanismi omofobici di Hollywood esaminandone i prevalenti clichès.


Ja kada sam bila klinac, bila sam klinka

Engl. Title: When I was a Boy, I was a girl
Runtime: 30 min.
Director: Ivana Todorovic
Berlinale Section: Shorts

Goca è un travestito di Belgrado, capitale di un paese dove è vietato organizzare o partecipare ad una parata del Gay Pride. Sta crescendo una figlia che in realtà è sua nipote e, per guadagnarsi da vivere, rischia tutti i giorni la vita come lavoratrice del sesso. Anche se il suo compagno diciottenne le ruba i soldi, lei lo ama lo stesso e riesce a non perdere il suo carattere solare e aperto. Per il giorno del suo trentanovesimo compleanno Goca decide di allestire uno spettacolo, in cui racconta al pubblico la storia della sua vita: “quando ero un ragazzo, ero una ragazza…”.


Lose your Head

Runtime: 107 min.
Country: Deutschland
Director: Stefan Westerwelle
Patrick Schuckmann
Berlinale Section: Panorama

Luis lascia il suo compagno e dalla Spagna vola a Berlino per un weekend di party scatenati a base di droghe e di rapporti fisici occasionali. Lì incontra Viktor, un uomo misterioso e dotato di una straordinaria e sconcertante forza di attrazione. Lottando con le sue inibizioni riguardo all’essere dominato da uno sconosciuto, Luis si sottomette a Viktor con passione e fiducia. Poco dopo però, Luis viene scambiato per un greco chiamato Dimitri, disperatamente cercato dalla sorella e dal cugino. Sebbene Dimitri sia l’ex compagno di Viktor, egli non dà nessuna spiegazione per la sua scomparsa. Nonostante sia afflitto da fastidiosi sospetti, Luis rimane sempre più preda del capriccioso e potente gioco di controllo e sottomissione di Viktor. Tutto questo trascina Luis in un pantano di segni misteriosi e pericoli, dove presto anche realtà comincia a sembrare un’illusione. Immagini forti, come in trance, di una Berlino multinazionale e insonne, creano un’elettrizzante e febbrile viaggio in un sogno ad occhi aperti che evoca desideri insaziabili.


Maladies

Runtime: 96 min.
Country: Amerika
Director: Carter
Berlinale Section: Panorama

James, Catherine e Patricia. Una casa sulla spiaggia non lontano da New York. E’ il1978. Un vicino di casa con un debole per James si fa vedere di tanto in tanto. James con la sua giacca a quadrettoni, la macchina fotografica e suo romanzo incompiuto. Catherine con i suoi dipinti e i suoi abiti maschili. Patricia con le sue sigarette. Nel suo esordio alla regia, Carter ha creato un film tenero e corale, circa l’amicizia di tre personaggi disadattati. James è stato in passato un attore di successo di soap televisive, fino a che, una probabile malattia mentale, non lo ha costretto a rinunciare al suo lavoro; sua sorella Patricia parla a malapena e vive in un mondo tutto suo. Catherine è una pittrice, dal cuore d’oro, che si traveste e ama frequentare i caffè indossando abiti maschili. Maladies, anche grazie alla credibilità dei suoi protagonisti, è una delicata esplorazione delle sensibilità che sono legate alla creatività e all’arte, delle voci che sentiamo dentro e fuori di noi, delle impressioni e del mondo dell’immaginazione. Il cast azzeccato e la coraggiosa struttura narrativa, permettono al regista di creare il ritratto di una relazione che anche cattura gli atteggiamenti della società di quel periodo verso la reale o presunta malattia mentale.


Naked Opera

Runtime: 80 min.
Country: Luxenburg
Director: Angela Christlieb
Berlinale Section: Panorama

Marc è un uomo ricco ma gravemente malato, che vive la sua vita al massimo in vista del momento finale. Parallelamente alla sua esistenza ordinata come manager delle risorse umane in Lussemburgo, egli vive una seconda vita a base di festini con giovani ‘compagni’ maschi negli alberghi di lusso delle principali città del mondo, che egli visita anche per assistere nei teatri d’opera alle rappresentazioni del Don Giovanni di Mozart. Questo film documentario, girato con grande opulenza, segue Marc nei suoi viaggi, lo accompagna nelle sue visite ai medici e gli permette di esporre sulla sua filosofia personale su potere, denaro e controllo su se stesso e sugli altri. La vita di Marc è senza compromessi in bianco e nero. La sua routine perfettamente strutturata è essenziale per aiutarlo a tenere la testa fuori dall’acqua. Ma poi la sua vita comincia a uscire dai binari quando egli si innamora di un attore porno e lo segue nel mondo degli ‘Hustla Ball’ (spettacoli organizzati da prostituti) di Berlino. La regista Angela Christlieb mostra un forte gusto per il bizzarro in questo ritratto intimo di un uomo che nonostante, o forse a causa delle sue contraddizioni, emerge come accattivante e vulnerabile. La palpabile presenza della regista dietro la macchina da presa sviluppa lungo il tragitto uno dei temi centrali del film documentario: il rapporto tra regista e protagonista.




Reaching for the Moon

Runtime: 120 min.
Country: Portugal
Director: Bruno Barreto
Berlinale Section: Panorama

E’ il 1951. A new York la poetessa Elizabeth Bishop sta cercando nuove ispirazioni per il suo lavoro. Si mette in viaggio verso Rio de Janeiro per far visita a Mary, un’amica del college. La timida Elizabeth è sopraffatta dalla sensualità brasiliana. Lei è l’antitesi della partner focosa di Mary, l’architetta Lota de Macedo Soares. Anche se all’inizio assai raggelata, Lota cerca in tutti i modi di attirare l’attenzione di Elizabeth e quando viene programmata la sua partenza, Elizabeth decide di rimandarla: la poetessa si è finalmente decisa a soccombere alle avances di Lota. Mary è gelosa ma l’anticonvenzionale Lota è determinata a possederle entrambe. Il menage a tre si sbilancia quando Lota deve partire per il suo più grande progetto, la realizzazione del Parque do Flamengo a Rio. Elizabeth accetta un posto accademico negli Stati Uniti e le donne si separano. Lota, più che mai tronfia di se stessa, è inconsolabile… Sarà distrutto anche dall’alcool, questo sentimentale triangolo eterno giocato sullo sfondo del colpo di stato militare del 1964. Le toccanti poesie della Bishop sono al centro di un film che illustra sontuosamente una fase cruciale della vita di questa poetessa vincitrice del premio Pulitzer.


Will You Still Love Me Tomorrow?

Engl. Title: Will You Still Me Tomorrow?
Runtime: 104 min.
Country: China
Director: Arvin CHEN
Berlinale Section: Panorama

L’introverso Wei-chung è sposato con Feng da nove anni. Hanno avuto un figlio insieme, e Feng correbbe averne un’altro. Un giorno ricompare Stephen, un vecchio amico che ora organizza matrimoni, che incoraggia Wei-chung a ritornare alla vita gay di un tempo. Sempre col timore di non perdere la moglie, Wei-chung inizia ad incontrarsi con un assistente di volo. L’impulsiva sorella di Wei-chung scarica il suo fidanzato San San nel centro di un supermercato. Anche lei si sente insoddisfatta e sogna d’incontrare una star delle soap. Il buono ma disperato San San tenta di riconquistarla con idee sempre più romantiche. Mentre Stephen e anche la madre di Feng continuano a intromettersi negli affari delle coppie, Feng diventa una donna sempre più indipendente… Affascinate film di Arvin Chen che porta un disordine giocoso all’interno di classiche relazioni. Apre in modo divertente i confini della famiglia, integrandoli in una comunità eterogenea che riesce a trovare un equilibrio tra l’indipendenza e la formazione di legami, amicizie e soddisfazione sessuale.


Zwei Mütter

Engl. Title: Two Mothers
Runtime: 75 min.
Country: Deutschland
Director: Anne Zohra Berrached
Berlinale Section: Perspektive deutsches Kino

Katja e Isabella decidono di avere un bambino. Tuttavia, come molte coppie lesbiche, scoprono presto che la cosa non è così semplice come credevano. La maggior parte delle banche del seme e le cliniche della fertilità si rifiutano di aiutarle, giustificandosi con argomenti legali. Fortunatamente, riescono a trovare un medico che in cambio di una grossa somma le aiuterà. Dopo un po’, Katja vuole mettere fine a questo progetto che sta mettendo in crisi la loro relazione oltre che il loro conto in banca. Ma Isabella non vuole rinunciare. Trova un commerciante che le vende un kit che permetterà di eseguire l’inseminazione nel confort della propria casa, in quanto ci sono molti uomini su internet disposti a vendere il proprio seme per diverse cifre, e alle volte con con una o due condizioni aggiuntive. Iniziano così il casting per trovare il potenziale donatore, un processo che le tiene occupate per diverse e non facili settimane… Una storia immaginaria che vuole essere anche salutare. Ci presenta molto materiale sensibile, come la ricerca, le statistiche, i fatti, le prognosi, i sogni, le realtà, ecc.

DOCUMENTARI

Exposed

Runtime: 77 min.
Country: England
Director: Beth B
Berlinale Section: Panorama
Berlinale Category: Documentary Film

Nei suoi precedenti lavori, l’artista underground Beth B ha spesso affrontato temi come la repressione sessuale e i confini della trasgressione. In quet’opera ci conduce attraverso la New York underground del 21mo secolo dove il classico burlesque, solitamente utilizzato per catturare lo sguardo maschile, viene radicalmente ridefinito, vengono esaminati i prevalenti clichè sessuali, e i significati più profondi sono presi inn giro in modo divertente e a volte scioccante. Dal suo fondatore James Habacker, impariamo a conoscere il luogo di nascita del neo-burlesque presso la Sala Slipper, uno dei pochi luoghi ancora sovversivi del Lower East Side; e gli artisti discutono il loro tentivo di andare oltre ai ruoli sessuali binari e agli stereotipi dei corpi. Il film miscela immagini esclusive di performance live con interviste backstage che rivelano un mondo nascosto, nel quale il piacere di esibire un corpo (meno che perfetto) e di trasgredire i confini sessuali e di genere, vengono celebrati e la guerra alle norme sociali è dichiarata.


Fifi az khoshhali zooze mikeshad

Engl. Title: Fifis is Howling from Happiness
Runtime: 96 min.
Country: Afghanistan
Director: Mitra Farahani
Berlinale Section: Panorama
Berlinale Category: Documentary Film

Bahman Mohassess era un celebre artista al tempo dello Scià. Formatosi in Italia, ha creato sculture e dipinti nella sua patria. Ma il pubblico spesso si offendeva davanti a pronunciati falli e a molti bronzi di figure nude, e le sue opere erano regolarmente censurate. Tutte le sue tracce si sono perse dopo la rivoluzione. Si diceva che aveva distrutto i suoi quadri rimasti prima di scomparire
Mitra Farahani, che ha iniziato la sua carriera come pittore, incontra Mohassess in un hotel a Roma. Il vecchio è lusingato dall’interesse per la sua vita ma ha anche le idee molto chiare su come le sue parole e la sua vita dovrebbero essere illustrate. Il suo imperturbabile umorismo è sempre contagioso e le sue capacità critiche affascinanti. Quasi per caso, l’argomento si sposta verso l’arte e l’omosessualità. Farahani vuole filmare Mohassess al lavoro e scopre due fratelli che gli hanno commissionato un nuovo pezzo. Animato dall’incontro con questi due giovani collezionisti iraniani, l’artista parla energicamente dei suoi piani grandiosi e pensa ad un grande affare per la sua ultima opera artistica.


Hélio Oiticica

Runtime: 94 min.
Country: Brazil
Director: Cesar Oiticica Filho
Production Company: Guerrilha Filmes
Berlinale Section: Forum

Questo film di Cesar Oiticica Filh è un documetario di grande impatto visivo sulla vita dello zio regista Hélio Oiticica (1937-1980), uno dei più importanti artisti brasiliani del 20mo secolo. Procedendo con voce narrante fuori campo e le analisi di esperti, il film, utilizzando rarissimo materiale d’archivio sonoro e visivo, permette a Oiticica stesso di raccontare la sua vita e di esprimersi sulla sua arte con le sue parole. Il commento dell’artista ci guida attraverso il suo percorso creativo, i suoi ampi interessi politici ed estetici. Si parte dai quadri modernisti e dalle sculture degli anni ’60, fino alle sue installazioni di cinema espanso e proiezioni di diapositive degli anni ’70. Dalle favelas e dalla vivace vita di strada di Rio, New York e Londra, alle scuole di samba e ai movimenti culturali Tropicalia, in associazione coi musicisti Caetano Veloso e Gilberto Gil. Il montaggio ritmico delle immagini del film, non illustra semplicemente il commento dell’artista, ma contestualizza e si espande attraverso esso. Il risultato è un ritratto audace e complesso di un artista per il quale la vita (includendo omosessualità e droghe) e il lavoro si determinavano e trasformavano vicendevolmente.


Out in Ost-Berlin – Lesben und Schwule in der DDR

Engl. Title: Out in East Berlin – Lesbians and Gays in the DDR
Runtime: 93 min.
Country: Deutschland
Director: Jochen Hick
Berlinale Section: Panorama
Berlinale Category: Documentary Film

A differenza della Repubblica federale, l’omosessualità era già stata de-criminalizzata dal 1968 nel codice penale della Repubblica democratica tedesca. Ma lo ‘Stato degli operai e dei contadini’ non dava esattamente il benvenuto a braccia aperte ai cittadini gay e lesbiche; la loro sessualità era un tabù ed essi erano spesso emarginati dalla vita pubblica. La generazione di uomini e donne omosessuali che avevano visto la guerra e che poi cercarono di vivere delle vite ‘normali’ e poco appariscenti, si sentì minacciata dai giovani omosessuali che uscivano allo scoperto chiedendo spazi in cui esprimere se stessi. Tredici commuoventi biografie raccontano gli aspetti politici e privati che hanno portato queste persone all’opposizione contro l’apparato statale. Tra i fondatori del movimento LGBT di Berlino Est ‘Terrorlesben’ da PrenzlauerBerg, c’erano gay, comunisti e gruppi ecclesiali – tutti volevano cambiare il sistema e speravano in una società in cui essi potessero essere più aperti riguardo alla loro sessualità. Quando i primi omosessuali hanno cominciato a tentare di lasciare la GDR, sono diventati un problema e gli ‘Stasi Romeos’ (spie della Stasi incaricare di sedurre gli avversari politici) hanno cominciato ad attaccare discorso con i giovani gay. Materiale d’archivio dai notiziari televisivi e brani tratti da vecchi cinegiornali GDR illustrano la dimensione storica di queste biografie individuali.


Paul Bowles: The Cage Door is Always Open

Runtime: 87 min.
Country: Schweiz
Director: Daniel Young
Berlinale Section: Panorama
Berlinale Category: Documentary Film

Il fatto che Paul Bowles sia meno noto di suoi colleghi scrittori come William S.Burroughs, Allen Ginsberg e Jack Kerouac può essere dovuto, oltre che al suo carattere introverso, alla sua decisione di stabilirsi a Tangeri, agli inizi degli anni cinquanta, dopo aver fatto una vita nomade. Lontanissima dal trambusto del mondo letterario, la città divenne una sede permanente per questo scrittore e compositore omosessuale e per Jane, la sua moglie lesbica. L’austera, quasi calvinista visione di Bowles nei riguardi del genere umano e della psiche, come pure il suo assoluto rifiuto di sottoscrivere la cultura predominante, lo hanno distinto da altri scrittori della Beat Generation nel corso di tutta la sua vita. Basato su toccanti interviste rilasciate da Bowles poco prima della sua morte, il documentario di Daniel Young dà uno sguardo alla vita e l’opera di questa personalità complessa e affascinante; il suo matrimonio piuttosto eccentrico ma comunque profondamente leale e, naturalmente, il fascino mitico di Tangeri. Accompagnato da aneddoti e commenti da parte di alcuni dei compagni di viaggio di Bowles e di altri personaggi contemporanei, tra cui il brillante Gore Vidal, il film ci offre un ritratto ricco di sfaccettature della vita di questo visionario radicale.


Portrait of Jason

Runtime: 105 min.
Country:
Director: Shirley Clark
Berlinale Section: Forum

“Quello che voglio veramente fare è quello che sto facendo ora: esibirmi,” dice Jason Holliday nel “suo” ritratto. Jason, nero, gay e prostituto auto-dichiarato, dirige se stesso, segue le indicazioni, racconta, inventa, confessa, fa affermazioni e in definitiva sfida la cinepresa, il team del film composto da Shirley Clarke e Carl Lee (con il quale la regista ha anche collaborato in ‘The Connection’ e ‘The Cool World’) e noi, gli spettatori, con le nostre personali nozioni di identità e verità. Le recensioni del film hanno continuamente sottolineato che esso non può essere classificato, né come documentario, né come opera di fantasia, o come audizione filmata, o come un film intervista. Questo “Portrait of Jason” è tutte queste cose assieme e anche qualcosa di più: un dialogo stravagante con una telecamera ed un pubblico. Dal suo successo iniziale e dalla sua distribuzione attraverso la Filmmakers Coop, il film è stato disponibile solo in VHS e, dal 2006, anche su DVD; in quest’ultimo caso, con la congettura aggiuntiva che la persistente indisponibilità del film attraverso gli anni , possa essere spiegata solo come un’espressione materiale della sua ambiguità categoriale. Ora ‘Portrait of Jason” è stato finalmente restaurato: “Questa è una immagine che io posso salvare per sempre” (Jason Holliday).


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