Una immagine dall’autrice e regista Emma Dante
Sono iniziate a fine luglio le riprese a Palermo del primo film di Emma Dante, artista teatrale di fama internazionale, dal titolo “Via Castellana Bandiera“, ricavato dal suo omonimo romanzo d’esordio del 2008 (edito da Rizzoli).
Un’altro autore teatrale, dopo l’annuncio di ieri del primo film del regista Enrico Maria Lamanna, esordisce al cinema con un’opera a tematica omosessuale. Emma Dante è un’artista teatrale che ha collezionato diversi premi internazionali, fondatrice nel 1999 di una sua compagnia, “Sud Costa Occidentale“, diventando anche regista, partecipa ai Pride palermitani e quest’anno ha presentato al primo Palermo Pride Village un suo spettacolo in anteprima.
Il romanzo “Via Castellana Bandiera“, vincitore del Premio Vittorini nel 2009, racconta una vicenda quasi grottesca che parte dall’incrocio tra due auto in via Castellana Bandiera a Palermo. Questa strada poco più grande di un budello non permette ad entrambe le macchine di passare senza doversi fermare e lasciare il passaggio l’una all’altra. Ma né Samira, anziana albanese che abita in quella via, né Rosa, una ragazza che vive a Milano ma è d’origine palermitana, accettano di arretrare. L’incontro delle due auto porta così all’incontro tra due generazioni differenti e allo scontro tra mondi diversi. Da una parte, Samira insieme al cognato Saro Calafiore, capostipite di una famiglia costruita tra odio e dissapori, opportunismo e costrizioni e Rosa dall’altra, che si è allontanata dalla famiglia perché il padre non voleva accettare una figlia lesbica. Attorno alle due donne si muovono personaggi grotteschi, a partire dalla famiglia Calafiore intenta ad organizzare un giro di scommesse per sfruttare a loro vantaggio il faccia a faccia. Il complotto avrà però esiti sconvolgenti. (Wikipedia)
Il film, sceneggiato da Emma dante insieme a Giorgio Vasta e Licia Eminenti, è prodotto da Vivo film di Gregorio Paonessa e Marta Donzelli, da Offside/Wildside, da Rai Cinema, da Slot Machine di Marianne Slot e dalla svizzera Ventura film, di Elda Guidinetti e Andres Pfaeffli, con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Si tratta quindi di una coproduzione italo-franco-svizzera che ha ottenuto il sostegno di Eurimages e sarà distribuito in Italia da Luce e all’estero dalla società Films Distribution. I ruoli principali del lungometraggio sono interpretati dalla stessa Emma Dante, da Alba Rohrwacher e da Elena Cotta. Il direttore della fotografia è Gherardo Gossi, la scenografia è a cura di Emita Frigato e le musiche sono composte dai Fratelli Mancuso.
Il quotidiano La Repubblica di oggi dedica al film un’ampio servizio di Maria Pia Fusco, dove la Dante affema che “non è stato un passaggio traumatico [dal libro al film], è una storia che ho scritto io, legata alla metafora che appartiene al mio teatro, c’è la stessa immobilità , la stessa umanità che si scontra, anche se niente cambia. È una storia legata a Palermo, ma per raccontare il mondo“. Nel film la coppia lesbica, Rosa e Clara, è interpretata dalla stessa Emma Dante e da Alba Rohrwaher, così presentate da Emma: “Io e Alba, siamo una coppia e mi piace il divario di età tra due che convivono. Nel raccontare l’omosessualità c’è sempre il rischio di presentarla come una fuga da qualcosa, dall’assenza del maschio soprattutto, siccome non c’è il maschio facciamo i giochetti tra di noi. Tra noi non c’è ambiguità, è un rapporto maturo, consapevole. Samira è anziana, viene da Piana degli Albanesi, il paesino dove gli albanesi conservano le tradizioni. È forte, ha avuto una vita dura, vuole morire, non parla, è avvinghiata al volante, vuole ripartire e finire con l’auto nel burrone. Rosa interrompe la sua strada verso la morte… Per Rosa lo scontro con lei è anche l’occasione per riflettere, fare il punto con se stessa. Se ti fermi davanti ad un essere umano non puoi che guardarlo negli occhi, cosa che nella vita non facciamo più, non abbiamo tempo. Rosa ha tempo e, attraverso l’osservazione dell’altra, riscopre se stessa. E forse evoca l’immagine della madre, che non ha più visto da quando ha lasciato Palermo e la sua famiglia, che non accettava la sua omosessualità, non la capiva“.
Alla domada sul perchè abbia scelto una trasposizione cinematografica anzichè teatrale, Emma risponde: “Avevo bisogno delle macchine vere, della verità della strada, della luce naturale. In fondo la mia ambizione segreta è di fare un western, due nemici che si fronteggiano, il volante è la pistola, la marcia il grilletto. E la strada è un mondo a parte, non sembra neanche Palermo, potrebbe essere il Messico o qualunque paese del sud del mondo. Ci voleva il cinema. È stata un’esperienza faticosa, ma bellissima che ha coinvolto anche gli abitanti del quartiere“.