"PRIME TIME SOAP" MANDA IN DELIRIO IL PUBBLICO DEL 27mo FESTIVAL LGBT DI TORINO

Poesia e dramma in “Melting Away”, primo film israeliano che affronta la tematica trans. L’Islanda di oggi in un interessante quadro adolescenziale con “Jitters”. “Zenne” grande e drammatico affresco sulle contraddizioni della moderna Turchia

A grande richiesta il Festival GLBT di Torino è riuscito a trovare il posto per una replica de “Il Lago dei Cigni in 3D” su coreografie di Matthew Bourne e regia di Ross MacGibbon. Molti spettatori non erano riusciti ad entrare alla proiezione di sabato, anteprima europea del film, ed ora, per chi potrà, viene programmata una seconda proiezione mercoledì 25 aprile alle ore 11, sempre nella sala grande del cinema Massimo. Noi lo raccomandiamo caldamente anche a chi non ha la musica classica in testa alle sue preferenze. Il film è veramente un grande spettacolo, esaltato dal 3D, che ci fa volare con interpreti stupendi ed un protagonista che ha qualcosa di sovrumano.

La giornata di lunedì, nonostante il giorno lavorativo, ha visto crearsi ancora lunghe file davanti al cinema Massimo, perfino con alcune repliche, come il sorprendente film turco Zenne e gli ultimi corti in concorso. Molto interessante l’intervento del regista Carmine Amoroso presente col suo film “Come mi vuoi” del 1997, che riportiamo integralmente. Laura Valle e Maria Laura Annibali hanno presentato il sequel di L’altra altra metà del cielo, giudicato da tutti ancora migliore del primo. Faremo un resoconto dettagliato dell’evento dopo l’incontro con le autrici. Il regista Odilon Rocha ha presentato il film di punta della giornata, produzione Universal, “Prime Time Soap”, già premiato al Festival di Rio per la miglior sceneggiatura.

ZENNE di M. Caner Alper e Mehemet Binay

voto 8/10

Veramente una bella sorpresa questo film turco (che secondo noi meritava il concorso) che ci offre un articolato quadro delle contraddizioni sociali di quel Paese, attraverso le turbolente vite di tre personaggi gay, intimi amici, dai caratteri molto differenti, ma uniti dallo stesso desiderio di emancipazione e liberazione. Attraverso la vicenda principale del film, la decisione di presentarsi come omosessuali alle selezioni per il servizio di leva al fine di esserne esonerati, veniamo portati a conoscenza del fatto che, come scritto sui titoli di coda, l’esercito turco possiede uno dei più grandi archivi del mondo di materiale pornografico gay. La scena in cui una giuria di cinque colonnelli si passa di mano in mano le immagine fotografiche degli amplessi con penetrazione gay del candidato di turno, uno dei tre protagonisti, è scioccante e sconcertante, incredibile per un mondo che si crede civile. Il film colpisce nel segno anche quando ci mostra il forte contrasto che ancora esiste tra la metropoli e l’interno del Paese, con famiglie che stanno sprofondando nella miseria e reagiscono nel peggiore dei modi, arrivando persino ad uccidere i propri figli, colpevoli solamente di cercarsi uno spazio vitale, in patria o all’estero. La storia vede l’incontro di Daniel, un maturo fotografo tedesco in missione ad Istanbul con il ballerino Can, un gay che vive il suo lavoro con grande impegno artistico, assistito dall’orsetto Ahmet. Tutti e tre i personaggi hanno pesanti problematiche personali, il fotografo, gay dichiarato, deve sopportare l’assilo e le advance della sua manager, Can ha un rapporto difficile con l’ambiente del suo lavoro, vive con la zia lontano dalla madre, non può farsi vedere di giorno perchè ricercato dalla polizia come renitente alla leva, Ahmet vive con la sorella, entrambi lontani da casa per motivi di studio, ma in lotta coi genitori che lo rivogliono al paese. Curiosa e godibile la storia d’amore che nasce tra l’orsetto ed il giornalista. Il film, basato su un fatto di cronaca vero, fatica in certi momenti a tenere unite le tre storie, riuscendo comunque ad approfondirle e a darci un esaustivo ritratto ambientale.

PRIME TIME SOAP di Odilon rocha

voto 7/10

Pubblico in delirio per questo frizzante melodramma, volutamente nello stile delle soap, che riesce ad amalgamare bene contenuti politici, come la lotta di liberazione dalla dittatura nel Brasile del 1978, con una trama da thriller-sentimentale, copiata un po’ da Thelma e Louise. Aggiungete figli abbandonati e ritrovati, con aggiunta di coming out; diplomatici sposati che diventano gay; una prostituta che sembra fare il lavoro più innocente del mondo; poliziotti sadici; rivoluzionari pronti a sacrificare la propria vita; ecc. Insomma un melò con tutte le carte in regola per soddisfare il più ampio spettro di pubblico. Eppure tutto, alla fine, risulta credibile, o perlomeno plausibile, riuscendo a divertire, ad essere pungente, ed abbastanza ironico con se stesso. Come nelle migliori soap.

JITTERS di Baldvin Zophoniasson

voto 8/10

Film in concorso per il Queer Award gestito dagli studenti dello IED, che aggiunge qualche interessante tassello alla tematica adolescenziale della scoperta della propria sessualità, del coming out con gli amici e con la famiglia, dei rapporti tra generazioni. Ci troviamo in Islanda, uno dei Paesi più emacipati dell’occidente (oggi con Presidente lesbica), dove i giovani godono del benessere sociale e delle massime libertà. Sia i ragazzi che le ragazze praticano il sesso senza inibizioni, con queste ultime pronte anche a fare il primo passo, togliendo spazio di manovra ai galletti di turno. L’omosessualità rimane però un osso duro da digerire, soprattutto da accettare. Così quando il nostro protagonista realizza il suo primo bacio gay (una bellissima e naturalissima scena), impiegherà un po’ di tempo prima di convincersi ad accettare il suo destino. Il film insiste molto sulle relazioni tra i giovani, sui loro rapporti con la famiglia, sul bisogno d’indipendenza, che viene anche organizzato socialmente, anche se minorenni. L’arrivo inatteso di un suicidio, forse un po’ sopra le righe, avvicina il film alla sua conclusione, e ad una riappacificazione d’obbligo che però abbassa un po’ il livello del film.

(G. Mangiarotti)

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THE NIGHT WATCH di Richard Laxton

voto: 6/10

Lungometraggio tratto dall’omonimo romanzo di Sarah Waters e prodotto dalla BBC, che già si era avvicinata alla letteratura e alla cultura lesbica attraverso nomi quali Anne Lister e Jeanette Winterson.
“The Night Watch” è ambientato nella Londra degli anni Quaranta ed è il viaggio a ritroso dei protagonisti, tutti legati da un filo più o meno visibile e, ovviamente, dall’esperienza della seconda guerra mondiale. Kay è una lesbica piuttosto mascolina, che si offre volontaria presso un pronto soccorso durante la guerra. In seguito al crollo di una palazzina a causa di un bombardamento, salva e conosce Helen, una ragazza molto dolce della quale, ricambiata, si innamora subito. Tre anni dopo, quest’ultima incontra per caso Julie, scrittrice ed ex compagna di Kay. Ancora una volta, insieme alle bombe, scoppia anche l’amore, come un fiore che si ostina a crescere dalle crepe dell’asfalto.
Il Distretto 9, dove Kay presta servizio, una sera riceve una chiamata per soccorrere Vivian, una donna che da tre anni è l’amante di Reggie e che ora si è vista costretta ad abortire per una gravidanza decisamente troppo scomoda. Ancora una volta Kay si dimostra comprensiva e altruista: capendo la situazione, fa credere che l’aborto di Viv sia spontaneo e presenta la donna con il cognome da sposata, dopo averle dato il proprio anello.
A sua volta Vivian porta con sé una storia alquanto particolare: quella di suo fratello Duncan. Quest’ultimo è gay e viene condannato per aver aiutato Alec, probabilmente il suo compagno, a suicidarsi. Durante i tre anni di galera, si innamora del proprio compagno di cella, Fraser, il quale però si dimostra alquanto contrariato. Così, una volta fuori, Duncan va a vivere con Mundy, una guardia carceraria, sebbene non provi nulla per lui e non riesca ad accettarsi.
Tre anni dopo, Kay combatte ancora con i fantasmi e gli orrori del passato, Helen tenta di affrontare le ombre del suo presente, Vivian si rende conto di dover prendere una decisione riguardo alla relazione con Reggie, che ormai va avanti da sei anni, e Duncan trova infine il coraggio di staccarsi da Mundy e dal peso di un passato vissuto come una colpa.
Film abbastanza ritmato, eppure un po’ pesante, “The Night Watch” è un flashback continuo, alla scoperta di come è cominciata la storia di ogni personaggio. Stranamente sono quasi del tutto assenti le immagini e i toni cupi della guerra, mentre le scene d’amore sono molto presenti, forse anche troppo, considerato il contesto. Punto di vista molto particolare, che può disorientare
ulteriormente un pubblico già provato dal tentativo di ricostruzione della trama.

(G. Borghesi)

CARMINE AMOROSO INCONTRA IL PUBBLICO CON G. MINERBA

Per la sezione vintage è stato proiettato un film italiano “Come tu mi vuoi” di Carmine Amoroso. Giovanni Minerba intervista il regista:

G. Minerba – E’ stato molto difficile reperire una copia del film “Come tu mi vuoi” , da proiettare in 35mm cosi come era stato girato, come mai ?
C. Amoroso – Io ero convintissimo che non esistesse più nessuna copia, e invece la casa di distribuzione, prima di fallire aveva donato una copia alla Cineteca Nazionale. Io sino ad un mese fa, non lo sapevo e avevo detto a G. Che non esisteva nessuna copia a parte un beta che avevo ritrovato. Insomma è un film un po’ disperso, un po’ perso che è stato ritrovato, e io sono contento anche per questo, perché tramite
Giovanni e il Festival ho avuto modo di riscoprire questa pellicola che vedrete questa sera in un’unica copia. Anche perché mi era stato richiesto tante volte e io avevo detto che non c’era copia.

G. Minerba – Un film che all’epoca fece un po’ parlare, per il tema, per i protagonisti del film, cioè Enrico Loverso nel ruolo di travestito.. Travestito o trans ?
C. Amoroso – No, no travestito.

G. Minerba – e Monica Bellucci e il suo poi marito Vincent Cassel.
C. Amoroso – Io con questo film, famoso, diciamo, perché ho creato due mostri, diciamola tutta, due mostri mediatici. La prima mostruosità mediatica è Bellucci/Cassel la seconda mostruosità mediatica è Vladimir Luxuria. Era la sua primissima apparizione, anche lei l’ha dichiarato e scritto più volte, sono stato io a scoprirla. G. Chiedeva se Enrico (Loverso), faceva il trans, chiaramente questo è un film di travestiti, qui i transessuali non centrano niente, ed è un film all’epoca molto forte per questa ragione, io ho preso degli uomini , non gay tra l’altro, che interpretassero la parte dei travestiti, a me piaceva questo fatto dell’uomo effeminato. L’uomo effeminato però era e tuttora rimane un qualcosa di un po’ antipatico. Quindi il film all’inizio non è stato ben accolto, e diciamo la verità, non è stato ben accolto nemmeno dalla cultura omosessuale. Anche perché questa sera io la considero una specie di riabilitazione. Io sono stato in qualche modo riabilitato. Il film non è mai stato presentato qui, insomma è vero che io faccio parte del vintage, però il film è del 1997 e il Festival già c’era. Non volevo essere polemico. Però diciamo che la critica, omosessuale e in generale non mi ha aiutato. Questo perché toccavo degli elementi fastidiosi. Specialmente all’epoca il gay si amava vederlo come una persona normale, il gay effeminato dava un po’ fastidio. Il film è uscito dopo Parenti serpenti, io avevo fatto leggere a Monicelli la sceneggiatura, e Mario voleva girare lui questo film, ma ho avuto un po’ paura e ho preferito girarlo io perché temevo che potesse trasformarlo in un film di macchiette. Era un film, ripeto, all’epoca molto forte, c’è una scena con una dichiarazione di amore, del travestito, e sottolineo travestito, al suo amato poliziotto in Piazza San Pietro, e ho anche avuto dei problemi a girarla. Insomma era una commedia ma con degli inserti abbastanza forti.
G. Minerba – Tu hai detto prima che il movimento omosessuale all’epoca non ha supportato il film, io non ricordavo questo, forse anche perché a me il film era veramente piaciuto, qui lo dico e non lo negherò mai. Mi era piaciuto innanzitutto perché era un film italiano che affrontava certi temi e andava a scoprire certi nervetti come dicevi tu. Non ricordo questa cosa e non capisco sinceramente.
C. Amoroso – Io l’ho vissuto sulla mia pelle una specie di ostracismo sia da parte della critica che di gran parte della cultura omosessuale. Contemporaneamente al mio ,usciva anche il film di Ferzan Ozpetek “Il bagno turco”, usciti tra l’altro con lo stesso produttore. Su Ferzan si erano aperte quasi le acque, rispetto alle tematiche omosessuali, perché raccontava, in un bellissimo film, una omosessualità molto ben accogliente, mentre questo era un film un po’ fastidiosetto. Tanto che quel film ha avuto ampio eco nella critica e cultura omosessuale, mentre questo non è mai stato accettato fino in fondo. Io ho conservato alcune critiche che mi hanno colpito e ferito, e che in parte hanno fatto in modo che la mia carriera ne venisse quasi fermata subito dopo. Il fatto che a distanza di tanti anni il film venga in qualche modo riabilitato mi fa molto piacere. Il film è stato per me anche molto doloroso. Il raccontare quel tipo di storia. Io poi l’ho girato anche nel mio paese, in Abruzzo. E stata una cosa molto vissuta sulla mia pelle in maniera profonda. E’ un film che si gioca tutto sui contrari . Io faccio fare la parte del travestito a Enrico LoVeso, un attore all’epoca famoso, aveva appena fatto ‘Il ladro di bambini’ ed era molto lontano da quella sensibilità. Invece delle solite Patty Pravo, Mina ho usato le canzoni di Paolo Conte. C’era un lavoro molto profondo dietro che in pochi hanno capito. E’ stato capito forse a distanza di tanti anni. Io però poi mi sono reso conto che questo film è stato visto stranamente molte volte in televisione, su Retequattro. Paradossalmente è un film molto popolare tra il pubblico; in pochi ricordano il titolo, ma tutti ricordano Enrico Loverso travestito.

Carmine Amoroso ha quindi salutato Ivan Cattaneo, presente in sala, che aveva partecipato in un breve ruolo nel film.

G. Minerba – A proposito di Loverso, secondo te può anche essere che quel ruolo gli abbia un po’rovinato la carriera ?
C. Amoroso – Questo non lo so, no. Enrico si è impegnato molto in questo ruolo ed è stato lui ad insistere per avere la parte. Io poi avevo chiamato Vladimir perché gli facesse da maestra, per insegnargli i movimenti. Loverso aveva poi fatto il film di Gianni Amelio ‘Lamerica’, non penso quindi di essere stato io la causa di questo. Semmai l’incontrario, soprattutto per Monica, che era ai suoi primissimi film, non per Vincent che era già usa star in Francia. Penso di averle portato molto fortuna. Nel cast c’era anche Memè Perlini, insomma un film con un cast molto ricco.

G. Minerba – Una curiosità.. La coppia ti ha mai ringraziato ?
C. Amoroso – Si come no, noi siamo rimasti in buonissimi rapporti. Prima scherzavo parlando di aver creato una mostruosità mediatica. Mi fa piacere di avere contribuito alla nascita di una coppia così solida.

G. Minerba – Dopo ‘Cover Boy’ sei rimasto un po’ fermo. Puoi parlarci del tuo prossimo film ?
C. Amoroso – Guarda, la media sono dieci anni, l’ho girato nel 2006. Spero di dover aspettare altri anni per raggiungere i dieci anni. Stiamo lavorando sul cast per un nuovo film che si chiama ‘I barbari’. Spero di riuscire a farlo nonostante le difficoltà di questi tempi.

(a cura di R. Mariella)
(Video a cura di R. Mariella e A. Schiavone)

IMMAGINI DELLA GIORNATA

Odilon Rocha
 
Yanni Hen
 
 
Maria Laura Annibali
Laura Valle
 
Silvia Minelli e Alessandro Rais
Alessandro Rais
Silvia Minelli
Dario Cazzola

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