Con la crisi che anzichè diminuire sembra peggiorare sempre più, anche il nostro Festival di cinema GLBT, il terzo per importanza a livello mondiale, sta vivendo momenti di difficoltà e incertezze sul suo futuro, con tagli ai finanziamenti già avvenuti, minacce di accorpamenti che metterebbero in secondo piano la sua esclusività, ecc. Fortunatamente ieri sera è arrivata, al suo Direttore Giovanni Minerba e, con lui, al pubblico che gremiva l’ampia sala del cinema UCI per l’inauguraione del Festival, una rassicurazione che ha portato un po’ di serenità e fiducia. E’ infatti intervenuto sul palco del cinema, con un appassionato intervento, il Sindaco di Torino, Piero Fassino, che ha garantito come, anche nelle crisi peggiori, le prime cose che devono essere salvaguardate sono la cultura e le sue molteplicità.
Dopo i ringraziamenti d’obbligo, Acerbi e Minerba hanno presentato le giurie di questa edizione del Festival. Fabio Canino, membro della giuria lungometraggi, è intervenuto sul palco con forti affermazioni contro i nostri politici omofobi che hanno esaltato il pubblico in sala e sicuramente meno i diretti interessati. Irresistibile quando ha parlato della Santanchè, che secondo lui avrebbe un figlio che dà l’impressione di essere dei nostri, e che quindi, se vogliamo dire alla Santanchè qualcosa che potrebbe mandarla completamente in crisi, basterebbe passargli davanti dicendole: “tuo figlio è gay”.
E’ poi intervenuta la madrina di questa rassegna, Chiara Francini, attrice ormai lanciatissima (grazie anche al film gay “Un altro pianeta”), che ieri sera ci ha dimostrato quanto sia meritato il suo status di icona gay. Battute sagaci, smorfie e allusioni che sbellicavano il pubblico, e soprattutto una divertentissima esibizione nella lettura dei 20 motivi per cui vorrebbe essere un ragazzo gay. L’altra nuovissima icona gay femminile, anche questa etero (che però ha detto, parlando del suo futuro, mai dire mai), animatrice con ben sei applauditissime canzoni della serata, ha affascinato il pubblico per la sua spontaneità e naturalezza, quasi commoventi. Impossibile resisterle quando dichiarava la sua felicità per essere stata invitata a questa serata tutta gay.
Resoconto dettagliato della serata d’inaugurazione del 27 Festival GLBT di Torino
La serata inizia con la proiezione del simpaticissimo video corto sigla del festival realizzato dagli studenti dello IED di Torino, in cui in una società dove la maggioranza è costituita da belle famigliole gay, destano scandalo una coppia di eterosessuali che calzano ai piedi un paio di sandali con i calzini bianchi. Apprezzatissimo dal pubblico.
Presentano la serata Chiara Francini Madrina del Festival e Angelo Acerbi. Entrambi indossano, come nel video, sandali coi calzini, ‘contro tutte le discriminazioni‘. Chiara invita sul palco Giovanni Minerba, che parte subito col presentare il sindaco di Torino Piero Fassino, che ha fatto un lungo e sentito discorso, più volte interrotto da applausi.
INTERVENTO DEL SINDACO PIERO FASSINO
P.FASSINO: Buonasera a tutti voi, grazie a Sodoma a Hollywood, giunta alla 27esima, edizione, quindi una tradizione ormai consolidata nel panorama culturale italiano, internazionale e naturalmente nella nostra città, di cui noi siamo particolarmente fieri e orgogliosi. Torino è una grande capitale del cinema, come tutti sanno, e questo Festival, che è cresciuto anno dopo anno, arricchisce l’offerta culturale e cinematografica della nostra città e rappresenta un’eccellenza a cui noi abbiamo guardato sempre con interesse, sostenendolo. E’ un festival che riafferma la centralità dei diritti della persona e la necessità di costruire una società che sia capace sempre di riconoscere ciascuno di noi, nella sua identità, nelle sue scelte di vita, nei suoi orientamenti, e nelle sue speranze. E al tempo stesso è un contributo a costruire una società che non soltanto sia fondata sui diritti, ma sia capace di riconoscerli. E noi sappiamo bene che a dispetto di quanto sta scritto nelle norme e nelle leggi, poi non sempre i diritti di ciascuno di noi sono rispettati, riconosciuti e tutelati. Noi abbiamo il dovere di costruire una società capace invece di riconoscere ciascuno nelle sue identità e nelle sue scelte di vita e di essere in grado di consentire a ciascuno di costruire la propria vita, il proprio futuro, le proprie aspettative come meglio crede e desidera.
Il ruolo delle istituzioni è anche questo, quello di promuovere ogni iniziativa che costituisca un arricchimento, un’espansione della dimensione culturale di una città e di una società e al tempo stesso di sostenere e di promuovere tutto ciò che va nella direzione di costruire una società fondata sul diritto e sul riconoscimento delle diversità.
Qui con me ci sono altri rappresentanti delle istituzioni, il Consigliere Regionale Gianpiero Leo, l’Assessore Braccialarghe, l’Assessore Spinosa, entrambi assessori della nostra amministrazione comunale e altri consiglieri e rappresentanti delle istituzioni. Io credo che questo sia importante perché attesta il valore di questo festival dal punto di vista cinematografico e culturale e anche dal punto di vista etico. Grazie. Auguri… Com’è già stato detto, la vita di un Sindaco è piuttosto complicata, non ho ancora finito la mia giornata da Sindaco, ho ancora un altro appuntamento. Siamo in fase di redazione del Bilancio Comunale, e come si sa, quest’anno, più che in ogni altro momento, la redazione dei bilanci è molto complicata per i tagli che incidono su ogni voce. Vengo da una riunione con le principali istituzioni culturali della città, in cui ho detto una cosa molto chiara, che ribadisco qui ancora una volta: nonostante le ristrettezze finanziarie, che sono rilevanti, nonostante le minori risorse pubbliche disponibili, noi vogliamo continuare ad investire sulla cultura, perché l’investimento in cultura è una delle scelte fondamentali che Torino ha fatto negli ultimi quindici anni, e quell’investimento culturale ha cambiato l’immagine di questa città, la qualità della vita in questa città, la sua capacità di attrazione, è diventato uno dei profili della nuova Torino e di una città che è stata capace di cambiare, di trasformarsi straordinariamente rispetto alla tradizionale identità industriale manifatturiera. Una delle modalità con cui Torino ha ridefinito la propria identità, il proprio volto e anche il proprio futuro è stato questo grande investimento culturale. Io lo ribadisco ancora una volta, l’ho sempre detto, che la cultura non è un lusso che ci si può concedere in tempi di vacche grasse, ma la prima cosa da tagliare in tempi di vacche magre, anzi quanto più si affrontano fasi difficili, come la crisi che stiamo attraversando, tanto più si ha il dovere di investire, perché investire in cultura è anche uno dei modi per contrastare la crisi, arginarla, e rimettere in moto una capacità di crescita e di sviluppo dell’economia. Grazie a voi, auguri al Festival e auguri a tutti voi, spero che possiate in questi giorni godere anche di qualcuna delle tante opportunità che Torino vi offre, e innamorarvi anche un po’ di questa città e tornarci tutte le volte che volete. Grazie.
I RINGRAZIAMENTI DEL DIRETTORE MINERBA: l’Assessore Maurizio Braccialarghe, Maria Cristina Spinosa Assessore alle Pari Opportunità, Luca Cassiani presidente della Commissione Cultura, Marta Levi, Gianpiero Leo, un amico del Festival, che in passato, come Assessore alla Cultura in Regione, ha sempre sostenuto questo Festival, cosi Fiorenzo Alfieri, Marziano Marzano, il Museo Nazionale del Cinema, presenti in sala il Direttore Alberto Barbera e la Responsabile del Festival Angela Savoldi. Poi gli sponsor: il Comune, la Provincia di Torino, la Fondazione CRT, il Ministero dei Beni Culturali, l’UNAR(Ufficio Nazionale ntidiscriminazioni Razziali), l’UCI Cinema che ha offerto la sala, lo IED di Torino che ha regalato la sigla. Main Sponsor PARKS Liberi e Uguali, presaente in sala Ivan Scalfarotto. RAI, FIAT e moltissimi altri.
G.MINERBA: Io volevo dedicare questo Festival, oltre alle dediche già presenti sul catalogo, ad un ragazzo di 43 anni, canadese, che si chiama, anzi si chiamava Raymond Taavel, un attivista canadese che ieri è stato ammazzato davanti a un bar gay. Per dire che non è finita, non è mai finita.
INTERVENTO DI FABIO CANINO, GIURATO PER IL CONCORSO LUNGOMETRAGGI
F.CANINO: Buona sera, buona sera a tutti. Questo Festival l’ho iniziato, l’ho chiuso e quest’anno sono in giuria, mi manca solo la paletta.
A.ACERBI: No, la paletta non ce l’abbiamo, qui non balliamo.
F.CANINO: Non si balla? Peccato, è gente che balla bene, perché come mi ballano i gay..! Prima ho provato ad accendere “grindle” e mi è saltato il telefono da quanti ce n’era tutti insieme!
A.ACERBI: Eh ma sai che la città pullula, anche se siamo sabaudi.
F.CANINO: Ho visto tanti ciuffi, tante borse, tanto Dolce & Gabbana, tanto. Se non ci fossero i gay ragazzi difficilmente ci sarebbero dei bei vestiti.
C.FRANCINI: Saremmo tutti nudi!
F.CANINO: Volevo dire una cosa. Sono molto contento della presenza del vostro sindaco, permettimi di dirlo, perché io vivo in una città come Roma dove c’è … (applauso) Voi che siete di Torino non avete idea di cosa voglia dire vivere con un sindaco che per 30 centimetri di neve blocca la città. E’ imbarazzante.
A.ACERBI: Anche a noi ci ha fatto ridere.
F.CANINO: Ho una proposta da fare. Tra i tanti premi che ci sono, io ne aggiungerei uno fatto dal pubblico. Basterebbe poi alla fine, una volta visti tutti i film, votare con un bigliettino alla cassa del cinema per il premio per la più grande cazzata, la più grande gaffe, la cosa più brutta che avete visto e lo chiamerei Premio Giovanardi se permettete. (applauso) Facciamolo il Premio Giovanardi per la cosa più stupida che sentiamo dire, per la cazzata più grande. Anche io ne dico tante.
A.ACERBI: Ma tu sei fuori concorso.
F.CANINO: L’importante è che si dica: “Vince il Premio Giovanardi”. A me basta quello.
A.ACERBI: Domani mattina ne discuteremo in riunione.
F.CANINO: Posso dire un’ultima cosa vero? Dovete sapere che se c’è una persona che veramente odio, è la Santanché, proprio ho un problema con quella donna. (applauso) Allora io ovunque vada, mi sono creato una mia missione, lo dico anche a te Chiara e a tutti voi giurati, anche se non la conoscete. Siccome lei ce l’ha a morte con i gay, proprio a morte a morte, e secondo me il figlio… Io l’ho visto. Dio esiste, Dio esiste! Tanto è vero che l’hanno mandato a studiare a Londra, nel timore che lo vedessero anche i giornalisti. E’ un ragazzino piccolino, poverino, lui non centra nulla. Se la incontrate, io lo chiedo sempre a tutti in qualunque situazione, senza arroganza, senza aggredirla, le passate accanto e fate: “Tuo figlio è frocio” e andate via. Fatelo vi prego, serve per quella donna. (applauso) Basta, non devo dire altro.
I 20 MOTIVI PER CUI CHIARA FRANCINI VORREBBE ESSERE UN RAGAZZO GAY
C.FRANCINI: Ho scritto una cosa per voi, esclusivamente per voi, anche per giustificare la presenza di una donna etero ad un Festival del cinema gay. La mia presenza è giustificata perché, pur essendo una ragazza etero, io vorrei essere un ragazzo gay. E quindi, ora vi leggerò “Vorrei essere un ragazzo gay, ovvero i 20 motivi per cui vorrei essere un ragazzo gay”. Intanto, vorrei essere un ragazzo, perché quando rientro a casa stanca, dopo una lunga e faticosa giornata di lavoro, lancio in aria le scarpe, mi tolgo il soprabito, sgancio il reggiseno, ma questi due seni non posso certo appenderli all’attaccapanni. Ma vorrei essere un ragazzo, e vorrei essere un ragazzo gay perché in genere quando vedo un bel ragazzo gay lo seguo sempre con lo sguardo affascinato, mentre in genere l’eterosessuale medio italiano segue lui me, fin sotto casa. E poi perché anche i paparazzi in genere mi seguono, parecchio, mentre se fossi un ragazzo gay, magari correrei io dietro a un bel paparazzo. Vorrei essere un ragazzo gay perché l’eterosessuale medio italiano ha i brufoli da ragazzo e la forfora da adulto, mentre un gay da adulto la forfora non sa cosa sia e da giovane i brufoli li combatte con un buon fondotinta. (applauso) Insomma, vorrei essere un ragazzo gay perché gli obiettivi dell’eterosessuale medio italiano sono sempre i soliti: fare sesso, fare soldi, fare successo; mentre un ragazzo gay come me ha un solo obiettivo: essere favolosa. (applauso) Vorrei essere un ragazzo gay perché così il mio fidanzato gay vorrebbe condividere con me il suo latte detergente, il suo tonico, il suo fondotinta, mentre il mio fidanzato eterosessuale, se mi avvicino alle sue creme da notte, fa scattare l’antifurto. E poi un ragazzo gay non sta tutto il giorno davanti a tre o quattro o cinque partite di calcio come gli eterosessuali medi italiani: sono malati. Vorrei essere un ragazzo gay così almeno saprei perché rido come una iena ogni volta che rivedo Il Vizietto e piango come un capretto ogni volta che alla tv ridanno Eva Contro Eva o La Gatta Sul Tetto Che Scotta, Improvvisamente l’Estate Scorsa, Priscilla, Banchetto Di Nozze, Philadelphia, Il Bagno Turco, Brokeback Mountain o Tutto Su Mia Madre e mi farei veramente una ragione di questo smisurato amore per grandi attrici del passato come Greta Garbo e Rock Hudson e grandi attrici di oggi come Jodie Foster e George Clooney. (applauso) Potrei essere un ragazzo gay perché anche io ho il gaydar. Per chi non lo sapesse, il gaydar è come… Come spiegarglielo? Ecco! E’ come quando sai che Tiziano Ferro è gay prima che te lo dica lui. (applauso) Potrei essere un ragazzo gay perché so da sempre cos’è una dark room e so anche che il termine Price Albert non si riferisce al Principe Alberto di Monaco e che un cockring è un anello, sì, ma non si porta al dito. (applauso) Vorrei essere un ragazzo gay perché gay è una parola dolce, melodiosa, mentre eterosessuale è una parola fredda, che sa di medico, come maniacale, rettoscopia o clistere. Vorrei essere un ragazzo gay perché la parola gay in inglese vuol dire gioioso e non certo diverso. Anzi, ora che ci penso, sapete in greco come si dice diverso? Etero. (applauso) Vorrei essere un ragazzo gay perché così potrei studiare medicina e contribuire alla ricerca contro una malattia terribile, una malattia epidemica, una malattia mortale: l’omofobia. (applauso) E a proposito di omofobia, quella volta nei bagni del Parlamento, se io fossi stata Vladimir Luxuria avrei risposto all’Onorevole Elisabetta Galdini: “Va bene cocca, io vado nel bagno dei maschi, tu però vai in quello dei deficienti eh?” (applauso) Vorrei essere un ragazzo gay per ricordare a papa Ratzinger che Gesù non ha detto una sola parola contro gli omosessuali: quello era Hitler. (applauso) Vorrei essere un ragazzo gay perché sono sì per la famiglia, ma una famiglia felice e dov’è scritto scusate che famiglia tradizionale sia sinonimo di famiglia felice? La famiglia felice la si costruisce con l’amore ed il rispetto e non son certo prerogative queste dell’eterosessuale medio italiano, anzi. (applauso) Vorrei essere un ragazzo gay perché sì, sono per il matrimonio gay e sono anche per il divorzio gay e sono anche per il ri-matrimonio gay e anche per il ri-divorzio gay. Gesù Liz Taylor si è sposata e divorziata almeno otto volte! (applauso) Obiettano: sì, ma se tutti sposassimo una persona del nostro stesso sesso, l’umanità non si estinguerebbe? Certo, ma anche se il mondo fosse composto tutto di suore l’umanità si estinguerebbe o no? (applauso) Vorrei essere un ragazzo gay perché come voi non amo solo il Festival di Sanremo, amo anche la giornata mondiale della lotta all’AIDS e la giornata della memoria, perché senza memoria che uomini e donne saremmo? Saremmo l’eterosessuale medio italiano! Vorrei essere un ragazzo gay perché amo e difendo il gay pride e se ci dicono che è un carnevale che ci frega? A noi il carnevale ci piace! E comunque, miei cari amici gay, diciamo agli eterosessuali medi italiani: dateci i nostri diritti quotidiani e fateci vivere i nostri amori come noi vi facciamo vivere i nostri, amen. E sempre e comunque il nostro motto sia: abbasso i cretini e viva i gay! (applauso)
MATTEO GAMBA, VICEREDATTORE DI VANITY FAIR, PRESENTA L’INIZIATIVA A FAVORE DELLE COPPIE GAY
A.ACERBI: Quest’anno il Festival è molto politico a livello di contenuti, come avete potuto capire già da qualche accenno. In questo senso, noi abbiamo deciso di impegnarci fin dal primo giorno. Pertanto voglio chiamare qui con me Matteo Gamba, vice-redattore di Vanity Fair e direttore di vanityfair.it, che ci deve raccontare una cosa di cui siamo molto felici di far parte.
M.GAMBA: Io sono qui intanto in rappresentanza del direttore Luca Dini, che non è potuto venire ma saluta tutti e fa gli auguri alla manifestazione, che quest’anno seguiremo sul sito giorno per giorno per la prima volta e siamo molto felici di farlo. Noi a marzo abbiamo lanciato un appello su Vanity Fair, in copertina, col titolo semplice semplice: “Le coppie gay non sono coppie di serie b”. Questo appello finora è stato sottoscritto da settemila persone. Online si può sottoscrivere, ho dato ad Angelo i manifesti, se volete c’è l’email per sottoscrivere il nostro appello. Abbiamo raccolto firme da Don Ciotti a Saviano a Mina. Firme eccellenti come firme di persone comuni, assolutamente commoventi.
A.ACERBI: Io ho firmato. E anche Chiara Francini è una firmataria.
M.GAMBA: Sono tanti i firmatari famosi e non famosi. E’ stato molto bello raccogliere le email da parte nostra, perché ognuna raccontava una storia, anche se poi per privacy mettiamo solo nome e cognome, ma vi giuro che c’è un popolo che chiede una cosa molto semplice: l’Italia e la Grecia sono gli unici paesi che non riconoscono nessun diritto alle coppie gay, quindi noi chiediamo, e ci siamo rivolti al Ministro Fornero, che ci ha cortesemente risposto, e al Parlamento in seconda battuta, che si inizi a dare diritti alle coppie gay, come accade nel resto d’Europa. (applauso)
A.ACERBI: Passeremo parola sicuramente. Grazie mille a Matteo Gamba. (applauso)
PERFORMANCE DI ARISA
A.ACERBI: Bene, adesso è il momento di Antonio Rosalba Isabella Sabrina Assunta, che non sono un gruppo canoro, non sono delle drag queen, non sono delle sante, ma sono molto di più, perché Antonio Rosalba Isabella Sabrina Assunta si pronunciano Arisa. (applauso)
ARISA: Buona sera. E’ la prima volta che mi presentano così. Ciao!
A.ACERBI: Io, a nome del Festival e di tutti noi, volevo ringraziarti per aver accettato il nostro invito.
ARISA: Ah io sono a vostra disposizione. Non per tutto, ma…
A.ACERBI: Senti ma, tu hai coscienza del fatto che sei una nuova icona GLBT?
ARISA: Come volete. Io, sai, canto per tutti e canto d’amore, quindi tutto ciò che riguarda l’amore mi riguarda direttamente e credo che questa sia una manifestazione d’amore che ha bisogno di avere tanta luce.
A.ACERBI: Noi ti ringraziamo molto. Di fatti, chi di voi ha letto l’intervento di Arisa su Torino Sette, saprà che hai fatto un intervento molto preciso e mirato, che è stato molto apprezzato dalla comunità e da tutti noi.
ARISA: Grazie.
A.ACERBI: Senti, però noi siamo omosessuali, quindi siamo molto attenti, ma siamo più curiosi che attenti. Io ti volevo chiedere questo: tu nella tua carriera hai avuto un cambio di immagine, anche a Sanremo ci hai molto stupito per come sei apparsa, con un look molto diverso, più maturo.
ARISA: Sono gnocca! (applauso)
A.ACERBI: Io volevo chiederti cosa ci dobbiamo aspettare noi fan dalla nuova Arisa gnocca?
ARISA: Sapete, è che io in questo momento mi trovo in un corpo perfetto. Sto scherzando. No. Sì. Capito? Nel senso che io non sono cambiata per niente, è solo che il mio corpo ha subito un cambiamento dato anche dalle esperienze che ho vissuto negli ultimi anni. C’è ancora un po’ un dislivello tra il mio modo di essere e il mio modo di apparire, perché magari se vado in un posto dove non mi conoscono, magari all’estero, perché ormai in Italia mi conoscono tutti, praticamente loro rimangono tutti abbastanza sorpresi. Basta che parlo. Capisci? Sono un puffo nel corpo di…
A.ACERBI: Una gnocca?
ARISA: Sì esatto. (applauso) Volevo dire una cosa comunque, una cosa sola. Sono molto molto molto molto felice di essere qui. Moltissimo.
A.ACERBI: Anche noi siamo molto felici del tuo appoggio. Quindi adesso ti lascio.
ARISA: Vorrei chiamare sul palco il mio fedele amico pianista, l’eccelso Giuseppe Barbera, in arte Johnny Barbera, per gli amici Peppone. (applauso) Grazie.
DAL PUBBLICO: Sei bona!
ARISA: Lo so. (applauso)
ARISA CANTA: La Mia Strana Verità, Sincerità, L’Uomo In Frac, Kobra, Tanti Auguri, Il Tempo Che Verrà, Amami, La Notte.
ARISA: Volevo dedicarvi quest’ultima canzone perché a me non va di parlare per frasi fatte, dire delle cose scontate. Io non so come ho potuto dire delle cose, anche perché mi aggroviglio spesso con i verbi, quindi non so come sia potuto accadere che io abbia potuto dire delle cose sensate su quel giornale. Non lo so com’è successo. Forse è stato il destino, no? Però devo dire, senza troppe congetture, che io sento una forte attrazione per delle cose. E quando mi hanno invitato qui non ho avuto un attimo di esitazione, perché sinceramente io vi sento vicini. Io non ho delle certezze, nessuno ha delle certezze. Pensate che l’altro giorno ho conosciuto una donna che a 45 anni si è innamorata di una donna per la prima volta, quindi nella vita nulla si sa. Però io mi sento veramente molto vicina a tutte le persone che lottano per affermare dei diritti che sono proprio naturali, cazzo. (applauso) Non so, vi piace particolarmente quella parola. (applauso) [indicando un gruppo di ragazze davanti a lei] Va be’, a voi no. Allora, quest’ultima canzone ve la dedico, a parte gli scherzi, si chiama Pace. E io vorrei chiudere con questa canzone, sebbene sia vecchia e tutti si aspettano che io chiuda con La Notte. La Notte è molto importante per me, però augurare pace alle persone che mi ascoltano e che conosco è molto importante per me. Quindi vi auguro una grande pace, qui, nel cuore. E questa è per voi. Buona notte a tutti e grazie. (applauso) Magari divento lesbica. (applauso) No way. Io di qua non me ne andrei più. Va be’ chiudo. Pace.
ARISA CANTA: Pace.
ARISA: In bocca al lupo per questo Festival meraviglioso! (applauso)
G.MINERBA: Grazie di quello che ci hai regalato.
ARISA: Che posso dire? Io sono felice.
G.MINERBA: E noi siamo contenti che tu sia felice.
ARISA: E voglio che anche voi siate felici. Più felicità in questo mondo.
G.MINERBA: A volte non dipende tutto da noi.
ARISA: Eh lo so. L’altro giorno una mia cara amica mi ha mandato un messaggio facendomi i complimenti per questa cosa che ho deciso di fare. Ma in realtà io mi sono chiesta perché tutti mi dicono “Certo, ci metti la faccia, ci metti la faccia”. Io credo che questa cosa che ho fatto oggi sia una delle più belle cose che ho fatto finora e sono veramente orgogliosa di aver passato questo tempo con voi. Ma poi perché? (applauso) Io sono andata al Festival di Venezia, perché non dovevo venire qua?
G.MINERBA: Tra l’altro abbiamo in sala il nuovo direttore del Festival di Venezia.
ARISA: Ok, ciao. (applauso)
G.MINERBA: Ciao, grazie mille Arisa!
ARISA: Ciao a tutti!
A.ACERBI: Bene, siamo giunti all’inizio ufficiale del Festival. Grazie per essere stati con noi e a presto! Buona serata!
G.MINERBA: Buon Festival!
ULTIMI RINGRAZIAMENTI E PRESENTAZIONE DEL FILM DI APERTURA
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TIME TO SPARE di Job Gosschalk
Voto: 8/10
Ottima la scelta di inaugurare il festival con un film olandese capace di accontentare un’ampia fetta di pubblico. Il film, sorprendente esordio del regista-sceneggiatore Job Gosschalk, parte con i toni di una commedia divertente, grazie anche al protagonista, Maarten (Paul de Leeuw), un orsetto gay che ha sacrificato gran parte della sua vita per accudire con amore la sorella minore Molly (Karina Smulders), dopo la dipartita della madre, ma che riesce a prendere tutte le avversità con uno spirito vivace e mai soccombente. In tutte le sue fatiche è sempre stato aiutato e consigliato dalla sua amica del cuore, Reina, una 50enne etero che interpreta molto bene il ruolo di quelle figure femminili che, deluse da altre esperienze, trovano piacevole rifugio e soddisfazioni solo nell’amicizia con maschi gay. Maarten, la sorella, è una vivace 26enne appena laureata, innamorata di un bel giovane attore, Tony, col quale vuole andare a convivere. Per Maarten è come perdere una figlia, con la prospettiva di ritrovarsi a vivere completamente solo. Siccome siamo al cinema, non passa tempo che è pronta una soluzione al problema. A Maarten capita infatti di portarsi a casa un bel giovane, Arthur, incontrato per strada, che, ubriaco, non si reggeva nemmeno in piedi. Naturalmente è amore a prima vista, con scenette veramente divertenti tra il nostro eroe, gay sereno e dichiarato da sempre, e il nuovo arrivato, Arthur, che invece è ancora un gay velato e insicuro. Molly, andata a vivere a casa del suo fidanzato, scopre che la vita di coppia non è così facile e semplice come credeva, soprattutto quando viene a sapere che il suo bel Tony è facile preda delle colleghe attrici. Per la legge del taglione, capita anche a Molly d’incontrare un giovane veterinario, Melvin, col quale potrebbe pareggiare il tradimento del fidanzato. A questo punto la frizzante commedia inizia ad entrare nel regno del melò, arrivando a sfiorare temi drammatici e laceranti, con un finale che, dopo la tempesta, vedrà riunita, sempre intorno al nostro eroe gay, una grande famiglia con pargoletto e padri plurimi (ben tre). Non era facile mettere insieme armonicamente commedia, melodramma e tragedia, cosa che invece è riuscita benissimo all’esordiente regista, con attori uno migliore dell’altro, tutti tratteggiati con poche ma incisive pennellate. Ma quello che maggiormente affascina è la capacità di affrontare tematiche complesse, come i differenti concetti di famiglia, di amore, della perdita, della ricostruzione, ecc. con semplicità e immediatezza, mescolando storie e personaggi differenti, senza mai cadere nel didattico e nemmeno nella superficialità.
(a cura di G. Borghesi, G. Mangiarotti, R. Mariellla)
(video di A. Schiavone)
IMMAGINI DELLA SERATA
La grande sala del cinema UCI al Lingotto stracolma per l’inaugurazione del Festival
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Minerba, Assessore Spinosa e Grillini
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Chiara Francini
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Acerbi e Francini
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Minerba
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Giovanni Minerba ascolta con attenzione il discorso di Fassino
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Philippe Vallois e Eric de Kuyper, membri giuria lungometraggi
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Panayotis Evangelidis e Vittoria Castagneto |
Acerbi e Arisa
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Giuseppe Barbera, pianista di Arisa
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Minerba e Fassino
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Piero Fassino
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Fabio Canino
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Antonella Gaeta
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Matteo Gamba
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Matteo B. Bianchi
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Fabio Bo
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