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Aggiornamento del 17/3/2012 – Nostra recensione.
Probabilmente non sarà un capolavoro, ma per noi questa “Magnifica presenza” di Ozpetek/Germano è uno dei film più belli, più godibile e più interessante degli ultimi anni. Siamo usciti dal cinema col cuore gonfio e la mente piena di stimoli e suggestioni, assai più ricchi di quando siamo entrati.
Merito di un film che mescola in modo perfetto sogno e realtà, desideri e limiti, aspirazioni e insuccessi; in una parola tutto quello che la vita può offrirci. Ad una sola condizione: per partecipare a questo banchetto, fatto di passato, presente e futuro, dobbiamo essere delle persone semplici, vere, aperte a tutto e a tutti, come Pietro, il giovane protagonista del film che arriva dalla Sicilia a Roma in cerca di fortuna (sia in amore che nel lavoro).
Rispetto ai precedenti film di Ozpetek, questo vanta, nonostante la varietà degli ingredienti, un’armonia perfetta, sia temporale (tra presente e passato) che tra personaggi e situazioni spesso agli antipodi. Il film scorre via senza inciampi, senza orpelli, legando meravigliosamente ogni situazione, anche le più inattese e sorprendenti. Che sono tante e diversissime, a iniziare dalla Compagnia Teatrale Apollonio, che ci ricorda come il teatro (e il cinema) possano essere immortali, soprattutto se connessi alla realtà della vita e degli eventi (per questo nel film hanno bisogno di scoprire perchè sono morti). Anche l’omaggio al nostro Risorgimento, fatto attraverso la raccolta di figurine di Pietro, è un tema inserito con gioiosa delicatezza. Leggermente più drammatico il momento in cui viene denunciata la persecuzione della diversità con il travestito picchiato (in pochissimi minuti il quadro perfetto di una condizione e di una realtà). Altamente drammatico (sembra un momento di Apocalipse Now) il viaggio nello scantinato dove i trans lavorano (come dei cinesi oppressi) comandati da un Kurt/Platinette mai visto così splendido e bravo. Tutte queste, e altre, rilevanti tematiche si fondono senza soluzioni di continuità con la storia del nostro eroe, un ragazzo semplice, fa il pasticcere, con poche ambizioni, quella di diventare un attore, e con un grande bisogno d’amore, come ogni essere umano.
Pietro ha già 28 anni, è un omosessuale consapevole e dichiarato, che però non ha ancora trovato l’anima gemella. Qualche critico gay si è scandalizzato perchè avrebbe desiderato vederlo più maturo, più scaltro, meno condizionabile, meno sognatore, ma questo critico non si è accorto che stava pensando ad un altro film. Ozpetek ha invece scelto come protagonista un omosessuale ancora puro, ancora ingenuo, ancora pieno di speranza, anche se forse nella realtà ne esistono sempre meno. Un ragazzo che quando incontra un uomo che gli piace non può fare a meno di innamorarsene, e non riesce a pensare che per l’altro possa essere diverso. Nel film la cosa viene enfatizzata, resa quasi surreale, alla Almodovar, diverte, ma nello stesso tempo centra il bersaglio: Pietro è ancora un innocente, un’anima candida, e solo una persona come lui potrà avere un incontro del terzo tipo, in questo caso con dei fantasmi in carne e ossa.
A differenza che in “Le fate ignoranti” dove il protagonista gay doveva nascondersi alla società, o in “Mine vaganti” dove doveva nascondersi alla famiglia, o in “Saturno contro” dove si era rinchiuso dentro la propria comunità, qui il personaggio gay è serenamente se stesso davanti a tutti e a tutto (fantasmi compresi).
L’omosessualità di Pietro non viene mai messa in secondo piano o dimenticata. Dopo i ridicoli ma credibili abbracci con l’amica/cugina che vorrebbe farselo (e lui si difende dicendo “Non riesco a essere gay, figurati se riesco a essere eterosessuale”, parole che vogliono dirci quanto non sia facile essere gay oggi, anche se dichiarati), dopo il drammatico incontro con l’amato così appassionatamente preparato, abbiamo la delicata storia con il bel fantasma, interpretato da Andrea Bosca, che lo seduce con ripetuti dolcissimi sguardi e lo viene a trovare la notte sfiorandogli le labbra (si dice che nel dvd verranno inserite scene più spinte, forse un vero bacio). Ma Pietro ha bisogno solo di questo, dell’amore di qualcuno che sappia guardarlo con dolcezza.
Il tocco magico di Ozpetek, è quello di unire divertimento e riflessione, commedia e dramma. Le scenette di Pietro al bar con le bariste Olga e Nina (Monica Nappo e Bianca Nappi) che cercano argomenti per spettegolare sul suo conto, sono esilaranti. Pietro non arriva a dire loro che è gay ma chiarisce bene che non ha nessuna fidanzata. Fantastico il personaggio di Ennio (Gianluca Gori, alias Drusilla Foer), l’unico a non credere che Pietro sia pazzo, elegante e autoironico nella sua filippica in stile Paolo Poli (bellissimo omaggio del regista), sicuro di sè e convinto che al mondo dovrebbe esserci posto per ogni diversità.
La coralità è un tratto distintivo dei film di Ozpetek, ma in questo, anche se non abbiamo scene coi protagonisti intorno ad un tavolo imbandito, lo è forse più di tutti, ad iniziare dalla numerosa compagnia di teatranti, passando per tutti i personaggi che il protagonista Pietro (un incredibile Elio Germano che Ozpetek fa diventare addirittura bello) incontra nel suo viaggio verso la felicità. Un viaggio difficile, parallelo a quello dei teatranti vittime di una storia terribile, che possiamo fare con successo solo se siamo capaci di seguire con semplicità i nostri sogni e le nostre aspettative, solo se crediamo veramente in noi stessi. Come Pietro.
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Aggiornamento del 12/3/2012
Il regista Ozpetek, intervenuto alla trasmissione tv “Che tempo che fa“, parla del suo film, chiarisce che il protagonista è gay e spiega così l’origine del film: “L’idea del film è partita da un mio amico che una ventina d’anni fa era andato ad abitare in una casa, dove aveva visto una signora vestita tutta di bianco che lo guardava. Poi si è voltato e non l’ha vista più. Giorni dopo ne ha vista una tutta vestita di nero, poi una sera ha sentito come una presenza seduta sul letto; io lo prendevo in giro, gli dicevo cose del tipo: ‘posso parlare, ma sei solo?’. Poi abbiamo saputo che durante la Seconda guerra mondiale quella casa era stata bombardata e da lì una madre e una figlia si erano buttate dalla finestra“. Ozpetek ha detto anche che rifiuta l’etichetta di film horror preferendo parlare di “energia che lasciano nell’aria le persone di un tempo passato, qualcosa che ha molto a che fare con la solitudine del protagonista“.
Guarda il video con Ozpetek ospite di “Che tempo che fa” dell’11/3/2012
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Lancio in grande stile per l’ultima attesissima fatica di Ferzan Ozpetek, avanguardia italiana del cinema gay internazionale (ma lui si rifiuta, giustamente, di essere classificato e limitato dall’aggettivo gay, che per noi ha invece il significato di una grande e affettuosa solidarietà).
Magnifica presenza, è il bel titolo del film di Ozpetek, prodotto da Fandango e Faros Film con la collaborazione di Rai Cinema e in associazione con Intesa Sanpaolo S.p.A., girato con assoluto riserbo dal mese di ottobre 2011 a inizio gennaio 2012. Fino ad allora il regista, a chi gli chiedeva notizie e anticipazioni sul film, diceva solamente che si trattava di “una commedia corale [come quasi tutti i suoi film] che racconta la storia di una rinascita in cui la forza del sentimento supera le paure più profonde, razionali e irrazionali, per trovare una risposta nell’amore, nell’amicizia e nella solidarietà“.
Il 16 febbraio, un mese prima della distribuzione nelle sale che avrà luogo dal 16 marzo 2012, sono state diffuse su internet una prima clip e la locandina ufficiale del film, ancora molto misteriose. Una settimana dopo viene distribuito il primo teaser (mini trailer). Finalmente, dal 24 febbraio, la società di distribuzione Fandango, inizia una martellante e ampia campagna promozionale, con l’apertura di due siti web, uno dedicato al film e l’altro all’immaginaria Compagnia Teatrale Apollonio, deux ex machina del film. Il 2 marzo viene distribuito il trailer definitivo del film (vedi sotto). Orchestrazione perfetta, prima nel creare la suspence e poi nelle variegate risposte a (quasi) tutte le domande del pubblico.
Scopriamo così che i misteriosi personaggi, vestiti anni ’30, sono in realtà dei fantasmi di una compagnia teatrale (immaginaria), Apollonio, attiva durante il periodo della seconda guerra mondiale, sovvenzionata dal governo fascista e ben vista dagli ambienti del potere, di grande successo sia in patria che all’estero. La compagnia era famosa per i liberi e irriverenti adattamenti di opere teatrali classiche, attraverso i quali rappresentava con ironia e sarcasmo i problemi dell’attualità. Scompare misteriosamente nel 1943, senza lasciare tracce.
Intervistato dal quotidiano “La Repubblica”, Ozpetek presenta così la vicenda: “Che succede se quando entri a casa tua scopri che c’è qualcuno? Ti spaventi, ma poi, se non puoi scappare, inizi un viaggio di conoscenza reciproca“.
Naturalmente la cosa più interessante è lo stile scelto dal regista per questa rappresentazione che vede mescolarsi persone reali e fantasmi, epoche e stili di vita differenti, con ovunque un pizzico di follia. Molto queer la scena delle trans governate drasticamente dalla magnetica Badessa Platinette (un parallelismo col Kurtz di Apocalypse Now) che però Ozpetek non legge come una manifestazione di schiavismo, bensì di liberazione perchè, dice: “è comunque meglio fare cappelli che prostituirsi. Come tuttii protagonisti del film, le mie sono anime perse ma vitali. Perchè il senso profondo del film mi pare stia nella frase – bellissima e insieme terribile – pronunciata dal trans malmenato e accolto in casa da Pietro: ‘Ho sempre contato sulla gentilezza degli estranei’ ” (da intervista su Ciak).
Le magnifiche presenze del titolo sono, a detta del regista, anzitutto il protagonista Pietro, uno splendido Elio Germano (ricordiamo maliziosamente che un giornalista, tempo fa, l’aveva invitato a fare il coming out, vedi news“) che “è come Candide (di Voltaire) a Roma, si muove nel mondo senza pregiudizi, si spaventa solo un attimo per le ombre che abitano la sua casa, poi prova persino nostalgia quando spariscono. Magnifiche presenze sono anche gli attori della compagnia Apollonio, capaci di attraversare il tempo con occhi sgombri, hanno aspettato oltre settant’anni e intanto la Storia ha mutato tutto” Tra questi troviamo Margherita Buy che “ho vestita come Marlene Dietrich e pettinata come Jean Harlow. Evoco anche Greta Garbo che è diventata ‘Garbo’, eliminando la gestualità drammatica del muto e il sorriso“.
Quando Piera Detassis lo intervista su Ciak (che purtroppo non gli dedica la copertina) dicendogli che questi nomi non sono conosciuti dal pubblico giovane, Ozpetek risponde: “E questo oggi soprattutto mi indigna, la perdita della memoria. I ragazzi non ricordano più nulla, niente di niente. Oltre alla crisi economic, sicuramente devastante, soffro molto per la crisi culturale di questo paese, un disastro che sarà difficile sanare. La televisone e la scuola hanno contribuito all’oblio e da lì si deve ripartire.”
Il film, sempre secondo il regista (su Repubblica): “inizia come un thriller, poi ci sono la commedia e un po’ di dramma. Il sentimento che prevale è quello della tenerezza. La scommessa era restare credibili“. Dal 16 marzo sapremo se Ozpetek l’ha vinta. Chi ha visto il film (noi purtroppo non siamo ancora tra questi) assicura di sì.
La trama del film:
Pietro, un gay di 28 anni, arriva a Roma dalla Sicilia con un unico grande sogno: fare l’attore! Tra un provino e l’altro sbarca il lunario sfornando cornetti tutte le notti. E’ un ragazzo timido, solitario e l’unica confusionaria compagnia è quella della cugina Maria, praticante in uno studio legale dalla vita sentimentale troppo piena. Dividono provvisoriamente lo stesso appartamento legati da un rapporto di amore e odio in una quotidianità che fa scintille. Ma arriva il giorno in cui Pietro trova, finalmente, una casa tutta per sé, un appartamento d’epoca, dotato di un fascino molto particolare e Pietro non vede l’ora di cominciare la sua nuova esistenza da uomo libero. La felicità dura solo pochi giorni: presto cominciano ad apparire particolari inquietanti. E’ chiaro che qualcun altro vive insieme a lui. Ma chi? L’appartamento è occupato, ospiti non previsti disturbano la sua tanto desiderata privacy… Sono misteriosi, eccentrici, elegantissimi, perfettamente truccati. Si scatenano mille ipotesi e mille tentativi di sbarazzarsi di queste ingombranti presenze, finché poco a poco lo spavento iniziale lascia il posto alla curiosità, alla seduzione reciproca, ad emozioni comuni che creano un legame profondo tra i coinquilini forzati. Con loro Pietro condivide desideri e segreti, crede in loro e loro credono in lui come nessun altro fuori da quella casa…
Una scena del film
IL TRAILER