Paris Midnight e Beginners due film da non perdere. Nostra recensione.

Il primo, uscito nelle sale, sta regalando ad Allen un inatteso successo di pubblico e critica. Il secondo, ingiustamente relegato alla distribuzione solo in dvd, è il film più gay della nuova stagione


Corey Stoll interpreta Ernest Hemingway (al centro) in ‘Midnight in Paris’

Midnight in Paris di Woody Allen

Film osannato dalla critica, che parla quasi all’unanimità di un Allen tornato al suo spirito migliore, e sicuramente uno dei film che avrà più candidature ai prossimi Oscar. A noi il film è piaciuto molto ma non ci sentiamo di metterlo a fianco di altre sue opere come ‘La rosa purpurea del Cairo‘, ‘Manhattan‘ o ‘Io & Annie‘, solo per citare alcuni dei suoi capolavori.

Indubbiamente abbiamo trovato il film scorrevole, possiamo anzi dire che, come in questo caso, quando arrivano inattesi sullo schermo i titoli di coda, lasciandoci sopresi e un po’ scontenti che tutto sia già finito, di sicuro significa che abbiamo visto un ottimo film.

L’idea del film, non nuovissima ma qui svolta con una magica semplicità, è quella di un viaggio nel tempo, determinato soprattutto dalla insoddisfazione per la propria vita presente. Il protagonista, inerpretato da Owen Wilson (bravo nell’imitare Woody Allen, impresa quasi impossibile), è uno sceneggiatore hollywoodiano in cerca di qualcosa di più dalla vita, come ad esempio diventare un vero scrittore. Si ritrova circondato da personaggi come fidanzata, suoceri e amici (della fidanzata) che invece sono perfettamente integrati e soddisfatti ma assolutamente banali e prevedibili. Il desiderio di scappare da tutto è fortissimo e insopprimibile. Dove andare se non da quelle persone che abbiamo amato idealmente per tutta la vita e che riteniamo i nostri veri maestri e ispiratori. Questo sogno diventa una magica realtà per il nostro eroe che ogni notte, a mezzanotte, viene trasportato nella Parigi degli venti dove incontra quelle personalità artistiche che hanno dato un contributo essenziale alla nostra cultura contemporanea, e che per questo possiamo considerare ancora presenti oggi. Salvo poi scoprire, come farà il nostro protagonista, che anch’esse avrebbero desiderato sfuggire al loro presente e rifugiarsi in un passato giudicato sempre migliore. Questa è la morale di un film che non ha nulla di moralistico e che si diverte (a volte esagerando nelle caricature) nel presentarci personaggi come Hemingway, Eliot, Matisse, Dalì, Cole Porter, Bunuel, ecc. proprio come li abbiamo spesso immaginati.

Nel film non ci sono storie gay, ma sono presenti diversi riferimenti lgbt, spesso sfuggenti, presentati attraverso sottili commenti o ambigue raffigurazioni dei vari personaggi. Così possiamo vedere il bisessuale Hemingway che, mentre parla dei suoi avventurosi viaggi in compagnie delle sue amanti (che puntualmente abbandona), stringe forte vicino a se un bel giovanotto. Oppure l’esagerato Salvator Dalì (che abbiamo conosciuto come gay nel film ‘Little Ashes’, interpretato da Robert Pattinson, qui invece da un sempre bravissimo Adrien Brody) che viene quasi ridicolizzato nel suo giro di amici surrealisti. Tra i frequentatori dei locali troviamo Gertrude Stein e di sfuggita anche la sua compagna Alice. In una scena il protagonista balla con una donna che poi gli dicono essere Djuna Barnes e lui dice ”Ecco perché conduceva lei“. Piccolissimi flash che però arricchiscono il film facendo partecipare alla magia anche gli spettatori gay, da sempre grandi estimatori di uno dei registi americani più autoriale, esistenziale e fantasioso.

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Una scena di Beginners con Christopher Plummer e il fidanzato più giovane di 40 anni

Beginners di Mike Mills

Fresco del premio come miglior film (insieme a ‘The Tree of life”) ai Gotham Awards e con diverse candidature importanti agli Spirit Awards, il film è da noi uscito il 6 dicembre solo in dvd (acquistabile anche sul sito di Amazon che lo fa arrivare a casa il giorno dopo). Sicuramente il film sarà anche uno dei pochi titoli a tematica gay che entrerà nelle candidature per i prossimi Oscar. Nel dvd troviamo anche come extra un corto sul making of del film e un interessante commento a tutto il film del regista Mike Mills che ci ripete spesso come quasi tutto quello che il film racconta sia ricavato dalla sua esperienza personale.

Il film non è facile, così come non sono facili da comprendere e seguire i due protagonisti etero del film, mentre risulta sincera, semplice e credibile la figura del protagonista gay. Ma andiamo con ordine. Il film non è facile perchè e costruito con un continuo mescolarsi di flashback che partono dall’infanzia del protagonista, dal coming out del padre 75enne, dalla storia della sua malattia e dal presente che ci racconta una difficile storia d’amore tra il figlio Oliver (Ewan McGregor, uno degli attori americani più gayfriendly) e Anna (Mélanie Laurent). Accettata questa struttura a incastro temporale diventa poi più facile seguire gli eventi e in ogni cambio di scena, e di tempo, ci viene fornito qualche utile elemento per approfondire i personaggi e la loro storia, tanto che spesso siamo noi stessi a desiderare un cambio di scena per vedere qualcosa del passato per cercare di capire il presente. Il presente è la storia di due anime in pena, o meglio, di due persone che non sono ancora riuscite ad incontrare l’anima gemella, pur avendo accumulato diverse storie, sempre finite male perchè risultavano inferiori alle proprie aspettative. Il risultato è quello di aver accumulato una serie di fallimenti che hanno distrutto in ognuno la fiducia in se stessi e instillato una riluttanza mista a paura verso qualsiasi nuova esperienza amorosa.

Così Oliver, ormai sentimentalmente solo, cosa esemplificata dall’amore e dalle attenzioni, ricambiate (si parlano anche), verso una splendida cagnolina appartenuta al padre (anch’essa protagonista nel film), trova giusto e appagante, dedicarsi completamente al padre, rimasto solo dopo la morte della moglie e scopertosi ammalato terminale di tumore. Il padre Hal, un superlativo Christopher Plummer 81enne (di sicuro il nostro Oscar 2011), è invece una figura solare e piena di vita, nonostante l’età avanzata e una vita alle spalle non propriamente ideale. Si è sposato, pur sapendo di essere gay dall’età di 12 anni, ha rivelato alla futura moglie il suo segreto che lo ha ugualmente accettato (le sue motivazioni ci restano oscure), ed ha trascorso 40 anni di matrimonio accontentandosi di qualche scappatella nei bagni frequentati da omosessuali.

La figura della moglie, che vediamo in diversi flashback col giovanissimo Oliver, risulta di sicuro la più triste di tutte, appena mascherata da una certa dose di eccentricità, palesa un’amara insoddisfazione verso una vita che l’ha privata della passione e forse anche dell’amore. Hal, dopo la sua morte, consapevole di aver sacrificato troppo e troppi, decide che è venuto il momento di riscattarsi, si dichiara al figlio Oliver (che rimane basito), frequenta una comunità di gay maturi (nel film partecipano i membri di un’associazione di gay over 50, tutti bravissimi e divertenti), si trova un fidanzato di 40 anni di meno, che gli regala la sua prima storia d’amore vero, e si prepara serenamente alla morte. Un personaggio quasi da favola, che riesce a sprigionare gioia e serenità anche nella malattia. Il figlio Oliver lo aiuta e lo segue ovunque (continua a ripetere di non avere nulla contro gli omosessuali), pur facendo fatica a comprendere come tutto questo possa accadere proprio a suo padre, un omosessuale che come tale dovrebbe avere problemi maggiori dei suoi (bellissime le scene che insitono sui baci gay davanti a lui). Il fidanzato di Hal, Andy (Goran Visnjic), è una figura curiosa, dolcissimo (forse troppo), tenerissimo (anche se sottolinea come il sesso che c’è tra lui ed Hal da molti non venga neppure chiamato sesso), alla fine ci lascia perplessi quando scopriamo che ha pure un altro amante, e Hal deve consolarsi affermando di essere comunque il numero uno.

Il film, come dicevamo, è la storia vera del regista, che è etero e che probabilmente ha gli stessi problemi esistenziali del protagonista del film. Nel film la sua storia viene volutamente contrapposta a quella del padre, che alla fine risulta la figura dominante, quella che probabilmente gli ha comunicato dei valori che da solo non era ancora riuscito a scoprire. Parliamo di accettazione, comprensione, amorevolezza, altruismo, abnegazione, serenità, in una parola il segreto della felicità. Molto raramente, al cinema, queste cose vengono presentate come patrimonio del mondo gay. In questo film succede.


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