La giornata inizia con il film ‘Diese Nacht‘ di Werner Schroeter (Germania 2008, 118′) proiettato all’interno della retrospettiva sul grande maestro tedesco. Anche per questo ultimo capolavoro di Schroeter, vale il commento che la trama non rende giustizia al film, in quanto i film di Schroeter hanno una loro dimensione visiva ed emotiva praticamente impossibile da descrivere. Il protagonista Ossorio, torna nella sua città, Santa Maria, in un innominato Paese europeo (il film è girato in Portogallo) sconvolto da una guerra civile tra un regime autoritario e violento e la resistenza. Tutti cercano di fuggire per salvarsi, solo una nave lascerà il porto ma è presidiata dall’esercito. Mentre Ossorio cerca la sua donna scomparsa, aggirandosi in una città notturna che sembra l’inferno dantesco, viene contattato dai suoi amici della resistenza. Durante una retata della polizia in un locale notturno viene catturato un cameriere prostituto gay che, prima di venire ucciso, esibisce tutti i suoi attributi eccitando cosi il poliziotto che lo sta interrogando. Ovviamente il lieto fine sarebbe qui fuori luogo.
Quindi è stato trasmesso il film’ Curuk The Pink Report‘ della regista tedesca Ulrike Bohnisch, , che raccoglie le testimonianze, rigorosamente a viso coperto, di giovani turchi alle prese con le difficoltà di ottenere l’esonero dal servizio militare in quanto omosessuali, categoria parificata dall’esercito, come era anche in Italia non troppi anni fa, ai disabili e ai disturbati mentali. L’anonimato è reso necessario perché il solo fatto di parlare dell’esercito turco in termini critici, espone al rischio di essere arrestati come terrorista. Dalle testimonianze emerge che nella società turca un ragazzo che non assolve al dovere di fare il militare espone i propri parenti al disonore nei confronti della comunità e per questo il ragazzo rischia di essere cacciato di casa. Nella società turca è considerato omosessuale solo chi è sessualmente passivo e chi viene riconosciuto come tale si espone al rischio di subire, durante il servizio militare o anche da civile, pestaggi e violenze sessuali da parte di persone che, praticando sesso anale attivo sono considerate eterosessuali. Solo a Istambul, ma non in tutti i quartieri, i gay possono vivere quasi liberamente. Un ragazzo che ha il coraggio di chiedere l’esonero deve subire una lunga serie di interrogatori ed esami. Le commissioni esaminatrici dell’esercito turco hanno a volte sottoposto i ragazzi a visite anali o richiesto di vedere fotografie dove fosse evidente che il ragazzo praticava sesso passivo. Ottenuto finalmente l’esonero, il ragazzo si ritrova la strada sbarrata all’ottenimento di qualsiasi impiego pubblico. In questo documentario solo un giovane parla a viso scoperto, perché è emigrato in Germania. Purtroppo anche lì egli ha trovato esempi di discriminazione, ma almeno esiste una legge contro le discriminazioni a cui appellarsi. In Turchia l’omosessuale non ha neanche coscienza del fatto che i suoi diritti sono continuamente violati.
Ancora un documentario sull’omofobia con ‘East Bloc Love‘ di Logan Mucha (Australia 2011). Il film raccoglie le testimonianze di vita di alcuni giovani attivisti gay della Bielorussia, seguendoli nel loro coraggioso tentativo di organizzare nel 2010 il primo Gay Pride nella capitale Minsk, cercando di evitare le teste rasate e di resistere almeno qualche minuto davanti ai giornalisti, prima di essere malmenati e arrestati dalla polizia. Il film parla anche della situazione, non migliore, in alcuni paesi confinanti. Decisamente meglio in Polonia dove nel 2010 si è potuto tenere il primo EuroPride, associato ad una mostra sull’arte gay in un importante museo cittadino di Varsavia.
Alle 19.00 è la volta del documentario svedese “Ångrarna (Regretters)” di Marcus Lindeen, già vincitore del premio del pubblico al Gender Docufilm Fest 2011 di Roma. Orlando e Mikael sono due persone ormai anziane, nati uomini, che hanno cambiato sesso e poi si sono pentiti. Uno dei due, quello che ha già fatto l’operazione per tornare uomo, ma che è comunque il più femminile dei due, quando era donna è stato sposato undici anni, prima che il marito scoprisse che sua moglie era stata un uomo. Sembra di capire che entrambi avevano cambiato sesso la prima volta, non perché si sentissero completamente donne, ma perché volevano essere meglio accettati dagli altri.
Il film viene presentato dal direttore del Gender Docufilm Fest, Giona Nazzaro che porta il saluto di Imma Battaglia, del Gay Village e del Di’ Gay Project di Roma. Per Giona i Festival in Italia dovrebbero collaborare di più, scambiarsi informazioni sui film, risparmiare sulle spese delle sottotitolazioni. Uno dei problemi della cultura in Italia, oltre ai finanziamenti è, a suo parere, l’estrema settorializzazione delle persone che operano in questo mondo.
Quindi Giona introduce il film, puntualizzando che per lui non c’è separazione tra film e documentari, perché il documentario non esiste, ci sono solo i film. “Ångrarna (Regretters)” nasce da un programma radiofonico che Marcus Lindeen conduceva a Stoccolma, incentrato sui rimpianti. Parlando in trasmissione con una persona che si era pentita di avere cambiato sesso, egli riceve in diretta la telefonata di un’altra persona con la stessa esperienza, che vuole venire anch’essa in trasmissione per dare il suo punto di vista. Marcus al momento rispose che non poteva fare due trasmissioni sullo stesso tema, però poi gli venne l’idea di far intervistare i due protagonisti uno di fronte all’altro, e l’idea forte è stata quella di mettere dietro di loro uno schermo nero. Due persone che raccontano insieme la loro vita, attraversata nelle loro rispettive solitudini e che, per la prima volta, incontrano un interlocutore in grado di capire cosa sta dicendo l’altro. E il nero dello sfondo è il nero di un’intera vita, che viene popolato dall’ascolto. Perché uno dei drammi del film è che queste persone hanno raramente avuto la possibilità di essere ascoltate, e il più delle volte hanno preferito nascondersi. Ma la cosa più entusiasmante del film, che rifugge da qualsiasi pietismo, è una incredibile gioia di vivere, vivere ancora, perché tutto ciò che è stato vissuto sino quel momento non è altro che il preludio a una vita ancora da venire, ancora più piena, ancora tutta da scoprire. E tutto questo avviene in 60 minuti scarsi , con un dono di sintesi e di precisione narrativa davvero encomiabile. Non a caso Lindeen avrebbe, pochi mesi dopo, vinto a Venezia il Leone d’Oro per il miglior medio metraggio della sezione Orizzonti con il film ‘Accidentes Gloriosus‘.
La serata è iniziata con il divertente corto indiano ‘In The Closet‘ di Mathew Menacherry e Miriam Chandy Menacherry (India 2010, 6?). Un doppio appuntamento romantico con corna coniugali che ha come protagonisti una coppia di orsi pelosissimi.
Il primo lungometraggio della serata è stato ‘The Green‘ di Steven Williford (USA 2010,90’). Michael e Daniel , una coppia gay di lungo periodo, si sono trasferiti da New York in una cittadina del Connecticut, nella speranza di trovare un ambiente più tranquillo. Michael insegna in una scuola superiore, David ha una sua attività di catering. I due sembrano perfettamente integrati, come coppia gay, nella comunità locale. Ma quando il patrigno di uno studente, un tipo poco raccomandabile, accusa Michael di ‘comportamento inappropriato’ nei confronti del suo alunno, attorno alla coppia si crea il vuoto di tutta la comunità. Ad aiutarli resta solo un avvocato lesbica. Quando ormai anche il rapporto con Daniel entra in crisi, la verità viene prepotentemente a galla.
Ultimo film della giornata il brasiliano ‘So Hard To Forget (Como Esqecer)‘ di Malu De Martino (Brasile 2010,100’). Film introverso, come la sua protagonista, Julia, una docente universitaria di lingua inglese che sta scrivendo un saggio su Cime tempestose di Emily Brontë. Julia sta attraversando un periodo difficile in seguito alla rottura, dopo dieci anni di relazione, con la sua compagna Antonia. Un amico gay viene in suo aiuto, andando a vivere temporaneamente da lei e invitandola ad una gita in campagna vicino all’oceano, per cercare di farla evadere dai suoi inconcludenti soliloqui nei quali lei si vede e si rivede attraverso gli occhi e la telecamera della sua ex. Dapprima restia, Julia si lascia convincere a intraprendere questo viaggio, durante il quale incontrerà un’altra ragazza, Helena.
IMMAGINI DELLA GIORNATA:
Fabrizio Ungaro
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Giona Nazzaro (dir. Gender Docufilm Fest)
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Liz Rosenfeld
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Bruno Casini presenta QUEER COVERS
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Testo e foto di R. Mariella, video di A. Schiavone