Primo film della giornata è ‘Da King – INGJENTER MED BALLER di Kenneth Elvebakk. Il documentario parla di un gruppo di drag king norvegesi, le daKings ( gruppi simili esistono anche in Italia, ad esempio quello che si esibisce presso il teatro Ringhiera di Milano) . Ognuna delle sei componenti del gruppo interpreta un personaggio suo in particolare (da Elvis a Tom Jones, al poliziotto dei Village People…). Le daKings si esibiscono in ambito locale ma vorrebbero fare il salto di qualità. L’occasione si presenta con uno show che decidono di preparare. Ma il gruppo è molto eterogeneo e ben presto aumentano le tensioni al suo interno. Un paio di componenti con caratteri troppo dominanti mettono repentaglio il futuro delle daKings. e c’è chi decide di andarsene.
Quindi l’attesa anteprima di ‘Yo Soy Asì’ della regista olandese, di origini spagnole Sonia Herman Dolz. Film del 2000 ma mai visto in Italia. Il documentario, racconta gli ultimi giorni di vita del ‘Bodega Bohemia’, locale situato nell’antico quartiere Raval di Barcellona, noto per il suo cabaret di artisti anziani soprattutto travestiti e chiuso nel 1998, dopo 104 anni di storia, in seguito alla morte dell’ultimo proprietario. Il film si concentra sulle storie di alcuni artisti del locale, attempate Drag Queen, che di giorno conducono esistenze anonime, quasi ai margini della società e le cui vite cambiano completamente ogni sera, non appena esse iniziano a truccarsi. ‘Yo soy asi’ è il nome del cavallo di battaglia del trasformista Mario Del Valle, che quando è in abiti maschili vive una grigissima esistenza in un minuscolo appartamento al quarto piano senza ascensore di un vecchio palazzo del quartiere. Lui e i suoi amici del locale, come potranno da domani riempire le loro vite ?. Da questo documentario l’attrice transessuale Vanessa Van Durme ha tratto lo spettacolo teatrale ‘Gardenia’ .
Di seguito il bel documentario corto (24’) indiano “More than a Friend’ di Debalina MaJumder, che pur raccontando la vicenda a lieto fine di una giovane coppia di ragazze lesbiche, evidenzia come tanto ci sia ancora da fare a livello di accettazione sociale in India, anche dopo la depenalizzazione degli atti omosessuali. La pressione delle famiglie spinge moltI giovani omosessuali al suicidio e non è infrequente il caso di ragazze lesbiche violentate da cugini e fratelli maggiori, che vogliono guarirle dalla loro malattia. Questo documentario avrebbe probabilmente dovuto essere trasmesso dopo al successivo ‘365 Without 377’ di Adele Tulli, presente in sala, che tratta della nascita dei primi movimenti omosessuali in India, in seguito alla abrogazione della Section 377 del Codice Penale Indiano. Tale legge, prevedeva la condanna da dieci anni di carcere fino all’ergastolo per gli omosessuali, ed era stata introdotta nel 1860 dai coloni inglesi. Il documentario della Tulli termina con la constatazione che una volta abrogata la legge, c’è ancora molto da fare per arrivare ad un buon livello di accettazione sociale.
Alle 19 è stato proiettato il film ‘Too Much Pussy’ di Emilie Jouvet che per il suo contenuto è in grado di sorprendere qualcuno del pubblico, soprattutto maschile, che essendosi forse chiesto qualche volta cosa fanno le donne nei locali per sole donne, non si immagina di vedervi scene adatte a locali gay di cruising lether. Presente in sala la bellissima regista, anche autrice dei primi porno dedicati alle lesbiche. Il film segue il viaggio di un gruppo di ragazze che si esibiscono in spettacoli in giro per l’Europa in locali per sole donne. Ogni loro spettacolo è un grande successo di pubblico. Spettacoli anche veramente molto spinti, che non trascurano il feticismo e il sadomaso. Molto divertente è quando le ragazze pubblicizzano il loro spettacolo passeggiando per le vie di Parigi seminude, invitando tutte le donne che passano a venire a vedere la loro passera. Ovviamente la motivazione di questi spettacoli non è il puro divertimento, le ragazze si sentono in qualche modo le eredi delle femministe che negli anni ottanta teorizzavano il ‘sex-positive’.
Primo film della serata il corto (24’) indiano ‘Amen’ di Udhajit Bagchi e Ranadeep Bhattacharyya. Tramite interne i due protagonisti si ritrovano per un’ora di sesso. Ma uno è un gay represso e in procinto di sposarsi il giorno dopo, mentre l’altro ha fatto il suo coming out ma ha delle limitazioni di carattere sessuale, dovute ad uno stupro quando era bambino. Riusciranno a concludere ? Film molto ben confezionato, con bei protagonisti e scene in grado di coinvolgere sia emotivamente che eroticamente il pubblico.
La serata è continuata con la proiezione della divertente commedia "Four more years" della regista svedese Toya Magnusson. La regista arrivata a Firenze per il Festival, stasera era purtroppo indisposta.
Il film ci offre una visione interessante della classe dirigente politica di un paese occidentale tra i più avanzati, la Svezia, classe politica molto diversa dalla nostra, anche se non esente da difetti e ipocrisie. Il protagonista è un personaggio politico che si trova improvvisamente a dover conciliare la sua omosessualità con i sentimenti del proprio elettorato conservatore, oltre che con sua moglie, che in realtà riconosce e accetta l’omosessualità del marito quasi prima di lui. Il film è soprattutto interessato a raccontarci una bella storia d’amore che per combinazione, ha come protagonisti due leader politici di opposte fazioni: il loro primo incontro, il primo bacio, uno dei baci gay più lunghi del cinema, le difficoltà ad accettarsi come coppia, a conciliare la loro vita pubblica e privata e le incertezze sulla rispettiva fedeltà. Peccato che la regista non fosse presente, perché le avremmo voluto chiedere come è riuscita a descrivere con cosi tanta acutezza e sensibilità una relazione tra due uomini.
Ultimo film della serata ‘ Spork’ , primo lungometraggio del regista e scrittore JB Ghuman , una colorata commedia musicale ambientata in una scuola media americana, dove la protagonista è una outsider tredicenne intersessuale, che vive in una roulotte col fratello e la sua donna. Spork divide il suo tempo tra l’amicizia dei suoi amici ‘nerd’ come lei ed il bullismo dei compagni di classe. Spork (soprannome che vuol dire né cucchiaio- spoon né forchetta-fork) trova una speranza di riscatto quando a scuola inizia a seguire un corso di danza moderna.
IMMAGINI DELLA GIORNATA:
Fabrizio Ungaro e Emilie Jouvet
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Emile Jouvet
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Adele Tulli
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Bruno casini e Sergio Bini
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Enrique Del Pozo
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Testo e foto di R. Mariella, video di A. Schiavone