KEN RUSSELL CI HA IMPROVVISAMENTE LASCIATI

E’ morto nel sonno domenica pomeriggio, mentre, all’età di 84 anni, stava portando avanti con passione numerosi progetti. Uno dei registi piu’ gayfriendly.


Una immagine recente di Ken Russell

Ken Russell, uno dei registi più amati dal popolo gay, è morto domenica 27 novembre all’età di 84 anni. Lo ha annunciato oggi il figlio Alex, dicendo che nessuno si aspettava questa cosa, che Ken stava lavorando a diversi progetti, tra i quali un rifacimento de “I Diavoli” e un film musicale tratto da “Alice nel paese delle meraviglie“. La sua quarta moglie (sposò due volte Shirley Russell) Elize Tribble si è detta devastata dal dolore.

Ken Russel è stato un regista etero che ha fatto film pieni di ‘gayezza‘ come nemmeno tanti registi gay riescono a fare. La cosa stupiva talmente i suoi amici gay che quando uno di questi gli disse che secondo lui era un ‘omosessuale latente‘, Russel gli rispose: “Ma, forse lo sono. Chi lo sà. Penso che nessuno conosca veramente se stesso, tutti lo pretendiamo, ma io sinceramente non ho una vera idea di quello che sono. Io sono me!

Russel era nato a Southampton nel 1927 e fin da piccolo si dimostrò appassionato al mondo dello spettacolo e del cinema in particolare. Adolescente andava a vedere anche tre film al giorno, spesso accompagnato dalla madre. Dopo essersi diplomato e arruolato nell’Air France, decide di dedicarsi alla danza frequentando la prestigiosa scuola di ballo londinese, poi entra nell’International Ballet e infine nel London Theatre Ballet, dove conosce Terry Gilbert che sarà il coreografo di alcuni suoi film. Fa un’ultima esperienza col Ny Norschke Ballet poi pensa che sia meglio dedicarsi alla fotografia e al cinema. Inizia a lavorare nel documentario per la BBC, rinnovandone lo stile, più simile ad un film, coi cosiddetti ‘docu-fiction’. Si dedica soprattutto alle biografie di grandi musicisti, interesse che lo accompagnerà tutta la vita. Il successo arriva nel 1969 con “Donne in amore“, suo secondo film. La scena lunghissima coi due protagonisti nudi (Alan Bates e Oliver Reed) che fanno la lotta davanti al camino, fece scandalo e diventò subito un cult per gli spettatori gay che andavano a rivedere il film in continuazione.

Tra gli altri film che appassionarono il pubblico omosessuale ricordiamo anzitutto quello che molti definiscono il suo capolavoro, “L’altra faccia dell’amore” (The Music Lovers, 1970), una ricostruzione fantastica della vita e della morte del compositore russo Peter Ilyitch Tchaikovsky, dove il regista ci racconta come gran parte delle tribolazioni che assillarono fino alla morte il musicista derivassero dalla sua omosessualità. Il film, osannato dalla critica, fu osteggiato dai musicologi di tutto il mondo, in primis da quelli russi, che ancora in quegli anni non volevano sentir parlare dell’omosessualità dell’artista, cosa per loro infangante. Indimenticabile il sogno onirico e fallico accompagnato dalla Ouverture 1812.

Nel 1975 esce “Tommy“, basato sull’opera rock degli Who con la star Roger Daltrey. Nel film troviamo anche Elton John e il batterista degli Who, Keith Moon, nel ruolo del vizioso Uncle Ernie che una sera deve fare da baby-sitter a Tommy e probabilmente le sevizia (quando il patrigno rientra a casa lo trova vicino al letto di Tommy che sta leggendo “The Gay Times”)

Valentino“, del 1977, interpretato da un troppo legnoso Rudolf Nureyev, ci mostra sia le relazioni gay del grande attore che i rapporti lesbici della sua ex moglie Natasha Rambova (Michelle Phillips)

L’ultima danza di Salomè“, 1988, ci fa vedere Oscar Wilde e il suo amante Alfred Bosie Douglas che visitano un bordello maschile dove vengono intrattenuti da una ‘illegale’ rappresentazione dell’opera di Wilde, censurata da Lord Chamberlain nel 1892 per le sue ‘passioni licenziose’. Il film è ricco di immagini gay decadenti sia sul palco che tra il pubblico. In una scena Wilde mentre guarda l’opera coccola un paggetto ricoperto da un make-up d’oro dalla testa ai piedi. Russel dichiarò che con questo film aveva voluto far rivivere lo spirito che accompagnava Wilde in quegli anni, diviso tra una casa con moglie e figli e colui che fu il suo vero grande amore.

La vita è un arcobaleno” (The Rainbow, 1988), tratto dal romanzo omonimo dello scrittore gay D.H. Lawrence, racconta la storia di liberazione di una giovane donna all’inizio del XX secolo, in una società codina e repressiva. Nel film Amanda Donohue interpreta l’istruttrice di ginnastica della protagonista, Winifred, chiamata Fred dalle sue amiche, che spesso ruba la scena ai primattori, e ci mostra la figura appassionante di una lesbica bohemien che ha una intensa storia d’amore lesbico, romantico, naturale e sentimentale.

Parte della critica addebita a Ken Russel uno stilo eccessivo, spesso debordante nel kitsch, che avrebbe limitato uno sviluppo artistico ed estetico controllato, portando come esempio di paragone i vertici che invece ha saputo raggiungere lo stile viscontiano. Noi pensiamo invece che siano proprio questi eccessi figurativi, questa fantasia incontrollata, a segnare il risultato maggiore e inconfondile delle sue opere più riuscite. Estremizzazioni che usa sempre per uno scopo provocativo, mai fini a se stesse, ma tese ad esprimere anche l’inesprimibile, come la profondità e le contraddizioni dell’animo umano. Russel, convertitosi al cattolicesimo, dichiarò che tutti i i suoi film, “con l’eccezione di ‘The Boyfriend’, erano film cattolici, cioè film sull’amore, la fede, il peccato, il perdono e la redenzione“.


Ken Russel con la sua attuale moglie Elize Tribble


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