La terza giornata del Festival è iniziata con la proiezione di ‘Camminando verso’ del torinese Roberto Cuzzillo. Il film racconta la breve storia di amore tra Antonia, italiana, lesbica accettata, espansiva, con una vita tranquilla e Emina, bosniaca, chiusa nel suo silenzio, giunta in Italia per sfuggire dagli orrori della guerra. Le due ragazze iniziano una promettente vita insieme, ma Emina non riesce a liberarsi dei fantasmi del suo passato e si rinchiude sempre più nel suo autolesionismo. Il casuale incontro con Neso, un connazionale, poco raccomandabile, darà ad Emina la speranza di ritrovare se stessa.
Il film successivo, il bellissimo documentario ‘Gen Silent’ di Stu Maddux, segna a nostro avviso, una pietra miliare nella storia dell’impegno civile nei film LGBT. Fabrizio Ungaro, presentando l’altro giorno ‘Lost in the Crowd, ricordava come negli Stati Uniti ci siano oggi due emergenze LGBT, ai due estremi della vita umana, gli adolescenti gay che vivono nelle strade, cacciati dalle loro famiglie, e gli anziani gay, che soffrono e muoiono più soli degli altri. Noi vorremmo aggiungere che queste emergenze sono da sempre ben presenti anche da noi, ma sinora, specialmente nel caso degli anziani, nessuno ha avuto l’idea, o la voglia di parlarne. Il film racconta varie storie, un trans malato terminale di cancro, sposato con figli prima della transizione e ora abbandonato dalla famiglia, assistito fino al momento della morte, dai volontari di una associazione LGBT che si occupa di assistenza domiciliare agli anziani e malati; una coppia di lesbiche, ancora in gamba, che hanno trovato la soluzione dei loro problemi andando ad abitare in un condominio abitato da gay. Un anziano di colore che ha incontrato il suo compagno in una festa di una associazione LGBT dedicata ai Senior, e che ora visita il compagno, malato di Alzaimer in un istituto. Molti gay che hanno partecipato in prima persona alle lotte di emancipazione del movimento gay, ora si trovano a dover tornare alla clandestinità perché rinchiusi in istituti dove il personale e gli ospiti potrebbero deriderli o trattarli male. Il movimento gay americano sta cercando delle soluzioni a tutti questi problemi, attivandosi per assistenze continue, progettando residenze per gay anziani, facendo corsi di formazione per il personale degli istituti di ricovero. Assolutamente da vedere.
In ‘Orchids: my intersex adventure’ la regista australiana Phobe Hart, racconta della sua condizione di intersessuale, dovuta ad una malattia genetica trasmessa dalla madre alle sue tre figlie. Il film è per Phobe un mezzo per accettare la sua storia. Lei decide di fare un lungo viaggio attraverso l’Australia, insieme alla sorella, durante il quale incontra altre persone, che come lei hanno dovuto sottoporsi ad operazioni per eliminare dal loro corpo residui del sesso opposto a quello dominante. Phobe è sterile, ma lei e suo marito alla fine riescono ad adottare una bellissima bambina.
Alle 19 viene trasmesso il bellissimo The Night Watch di Richard Laxton, adattamento televisivo prodotto dalla BBC del quarto romanzo di Sarah Waters (2006). Roberta Vannucci nell’introdurre il film, fa notare che tutti i libri della Waters hanno avuto un adattamento televisivo da parte della BBC, mentre la RAI (impegnata, aggiungiamo noi, in amenità tipo Don Matteo, Un posto al sole, ecc, ) non avrebbe mai fatto la stessa cosa. In effetti la BBC ci ha abituati ai suoi sceneggiati, che non solo sono ottimamente recitati e perfettamente ambientati al periodo storico di riferimento, ma che affrontano i temi lgbt con una naturalezza ed una totale assenza di censura, completamente sconosciuti alla tv e al cinema di casa nostra. La storia principale di The Night Watch racconta di tre giovani donne londinesi legate da un triangolo amoroso che inizia nel 1941 e si trasforma durante e dopo gli orrori della seconda guerra mondiale. Anche gli spettatori maschi sono accontentati da un personaggio gay veramente molto intrigante.
La serata inizia con il corto (20’) ‘Frida e Anita’ di Liz Rosenfeld, presente in sala. Primo film corto di una trilogia ambientata nella Berlino della Repubblica di Weimar, un periodo storico davvero speciale. Il secondo film in lavorazione è incentrato sulla figura di Hannah Höch, pittrice dadaista. In quel film l’artista nel 1974 vicina alla morte, ricorda con nostalgia gli anni della Repubblica di Weimar. Il terzo film, che si chiamerà ‘Die Neue Frau’ ( La donna nuova) e parlerà di una immaginaria la relazione tra la regista preferita da Hitler, Leni Riefenstahl e Eva Braun, l’ultima compagna del furer. Il film vuole descrivere una transizione tra un certo tipo di decadenza, e una decadenza ben più terribile, la dittatura.
In Frida e Anita si immagina che l’artista messicana Frida Kahlo, in viaggio nella Repubblica di Waimar per studiare il teatro popolare rivoluzionario e per ritrovare le sue radici ebraiche, incontri in un locale notturno di Berlino la famosa cantante Anita Berber. Dopo una notte di sesso (in cui Frida penetra Anita con un fallo artificiale) le due passeggiano parlando amabilmente di politica e poesia. Nel film il personaggio di Anita Berber viene interpretato da un uomo, Liz spiega la sua scelta per il fatto che su Anita giravano tante storie e leggende legate ai suoi numerosi amanti, uomini, donne e transessuali, e la regista ha voluto caricare maggiormente nel personaggio l’elemento queer. Molti aspetti della cultura queer attuale, come il Burlesque, sono nati a Berlino in quel periodo storico e questo spiega l’interesse della regista per quel periodo storico.
Primo lungometraggio della serata è “ Leading Ladies’ di Daniel Beahm ed Erika Randall Beahm. E’ presente in sala a presentare il film Daniel Beahm simpaticissimo e affascinante, ma felicemente sposato con la co-regista del film. Daniel, che è musicista, è anche autore della colonna sonora del film mentre la sceneggiatura è della moglie, insegnante di danza. Questo è il loro primo lungometraggio ed è stato realizzato in maniera indipendente. I due hanno girato il film in un piccolo paese dove tutti hanno collaborato volontariamente. I protagonisti sono noti attori: l’ interprete di Cedric è un noto ballerino in trasmissioni televisive; l’interprete di Sheri è una famosa coreografa televisiva; le due sorelle del film sono veramente sorelle. E’ stato chiesto al regista perché una coppia eterosessuale ha voluto fare un film di argomento lgbt. Il regista ha risposto che il film ha qualcosa di autobiografico, in quanto la sorella della moglie del regista è lesbica ed ha due bambini (gli stessi del film) e la suocera del regista è una scenografa di danza. Anche uno zio del regista, ora morto, era gay.e il film è dedicato a lui.
Protagonista di ‘Leading Ladies’ è famiglia Campari. La madre Sheri, è una donna autoritaria che vive il suo antico sogno di diventare una ballerina professionista attraverso le proprie figlie, la bella Tasi e la meno carina Toni. Ad accompagnarle c’è il ballerino Cedric, chiaramente gay. Toni è la cenerentola della famiglia e vive all’ombra delle altre due donne della famiglia. Fino a quando Cedric non la porta in locale dove conosce Mona.. Scocca la scintilla e le due passano la notte insieme. Intanto Tasi scopre di essere incinta di due gemelli. Questo fa saltare i piani di Sheri su di lei come ballerina professionista. Cedric e Tasi decidono di puntare tutto su Toni, che accetta solo alla condizione di avere come partner della gara di ballo l’amica Mona.. Far ballare Mona si rivela però un’impresa difficile per l’opposizione della giuria, ma qui interviene il forte carattere di Sheri, che una volta digerita la cosa, si è decisamente schierata dalla parte della figlia.
E’ stato poi trasmesso il corto (3’) ‘Cruising… a casa mia’ di Alessandro Baldinotti, presente in sala, e Paolo Biribò. Questo corto è il secondo di una trilogia. Il primo, intitolato ‘Cruising. VS Il postino suona sempre due volte’ aveva vinto il concorso Videoqueer del 2008. L’argomento è ovviamente il cruising (leader) in termini umoristici e caserecci.
Ha chiuso la serata l’horror comico ‘Bite Marks’ di Mark Bessenger . Il camionista Brewster è uno stupendo bisteccone sciupafemmine, che però ultimamente ha qualche problema a raggiungere l’orgasmo con le sue tante amanti. Dovendosi mettere in viaggio con un carico di bare (che in realtà nascondono mostruosi zombi assetati di sangue), sulla strada decide di raccogliere due autostoppisti. I due, Cary e Vogel, sono una coppia gay in crisi, che ha deciso, con quel viaggio, di tentare di ritrovare l’affiatamento. Giunta la notte i terribili morti viventi ne combinano di tutti i colori secondo il solito copione del genere, ma la nostra attenzione è più attratta dal rapporto tra i tre umani. Vogel, che è il più giovane e carino della coppia gay, è anche un’autentica troietta e riesce con grande facilità a sconvolgere le abitudini di Brewster con i risultati che tutti ci immaginiamo.
IMMAGINI DELLA GIORNATA:
Alessandro Baldinotti e Bruno Casini |
Bruno Casini |
Daniel Randall Beahm |
Daniel Randall Beahm |
Daniel Randall Beahm |
Liz Rosenfeld |
Liz Rosenfeld |
Liz Rosenfeld |
Roberta Vannucci e Fabrizio Ungaro |
Testo e foto di R. Mariella, video di A. Schiavone