"SHAMELESS". Il teenager che preferisce i maschi.

Una lettura tendenziosa della trascrizione americana, ancora inedita in Italia, della serie inglese, osannata dalla critica, che presenta un adolescente gay che vive in una famiglia disfunzionale e povera

Per capire com’è la famiglia Gallagher (leggi altro mio articolo su sushiettibili.it) basti pensare a Settimo Cielo che al posto della religione ha il sesso e la povertà. Pochi soldi, un solo padre disoccupato e sempre sbronzo e cinque figli che devono crescere velocemente. Tra di loro Ian, delizioso teenager gay. Ha diciassette anni, vuole entrare nell’esercito, lavora in un Grocery shop e scopa col suo capo musulmano. Ad interpretarlo è il rosso Cameron Monaghan che in un’intervista su VanityFair presenta il suo personaggio come l’anti kurt di Glee. Qualcuno ci ha creduto e qui viene il bello.

Certamente il personaggio è lontano dall’integrazione sociale: non ama ballare, non è circondato da compagni di scuola sorridenti, non è femminile ed è ben oltre il primo bacio. Dobbiamo ammettere che il ragazzo è sveglio. E’ più attivo sessualmente dei suoi coetanei di Glee o in altre serie tv. Qui non mi voglio occupare tanto di stabilire se sia uno stereotipo o meno (per me lo è, seppure in forma non canonicamente diffusa) bensì cercare di capirne la ricezione tendenziosa del personaggio.

Ma prima facciamo un passo indietro: questa serie televisiva è nata in Inghilterra, e il suo sceneggiatore Paul Abbott collabora anche alla versione americana. Il pilota è quasi identico, fotogramma dopo fotogramma. Ma qualcosa cambia nella versione americana. Prendiamo la scena in cui Il fratello di Ian, Lip (Jeremy Allen White), scopre che il fratello è “finocchio“, nella versione UK Ian piange, in quella americana tace abbassando lo sguardo. Questa piccola differenza diventa sostanziale a far sostenere il modello “gay forte/macho vs gay checca” nei siti omosessuali. Un esempio è discorsivizzato nell’articolo di gay.tv che descrive così questa scena: “Quando il fratello Lip (Jeremy Allen White) scopre che Ian è un “finocchio“, il ragazzino gay di questa “mala” Chicago non piange, non si dispera, non corre dal consigliere scolastico: fa a pugni.”

E’ vero che Ian non piange ma fa a pugni con il fratello per un altro motivo: reagisce all’accusa di rovinare una famiglia per soldi. Il fratello schifato gli fa: “lo prendi nel culo per un paio di scarpe? Ha una famiglia, e dei figli!“, è in questo momento che Ian reagisce e confessa il proprio amore segreto. In questo modo convince Lip ad accettare la sua omosessualità, non difende se stesso difende l’autenticità di una relazione. Sarebbe stato molto più difficile far passare il concetto di godimento senza nobilitarlo con l’ amore, come invece fanno tutti i suoi fratelli e vicini di casa. Dove voglio arrivare? Shameless finge di sovvertire i valori ma in realtà ciò che fa è mostrare altri lati imperfetti del quadro e di risintonizzare i valori tenendo conto di nuovi soggetti prima trascurati dalla televisione. (aka: nuovi stereotipi)

Solitamente vediamo gay innamorarsi senza fare sesso, qui il sesso precede l’immancabile relazione. Il lancio è ancora corto, la palla rimane al di qua della rete. La caratteristica principale degli omosessuali in tv è di non essere aggressivi sessualmente, di non urtare la sensibilità eterosessuale e di riscrivere il comportamento gay leggendolo come se fosse eterosessuale. Ammetto che il rapporto tra un arabo e un teenager è inusuale in tv, ma c’è la relazione a ristabilire le parti e inoltre il loro sesso va letto più in un’ottica tra machi che di libertinismo sessuale. Vediamo sempre più spesso coppie innamorate e quasi mai sesso occasionale riservato agli eterosessuali. Esattamente il contrario della realtà: se gli etero amano vedersi e proiettarsi come dei gran scopatori sexy gli omosessuali amano vedersi accettati socialmente, sia in modo femmineo che in modo più maschile, quindi ecco che si fa riferimento all’omosessualità velata o bisessualità.

Se mettiamo a confronto questa scena con quella in cui Lip si fa spompinare da una coetanea sotto il tavolo in sala con la madre in cucina, osserviamo la smaliziata libertà sessuale spregiudicata ed eterosessuale che non trova alcuna corrispondenza nella rappresentazione gay. Non vediamo mai Ian fare sesso mentre nella stessa puntata vediamo un paio di attività sessuali esplicite.

Da una parte abbiamo una scrittura della sessualità gay eteronormata, che ristabilisce un certo grado di “non irritabilità” verso lo spettatore medio: (Ian non si vede fare sesso, non ne parla neppure, il suo non è sesso occasionale bensì all’interno di una relazione). Dall’altra parte abbiamo una ricezione gay che tradisce il desiderio di una proiezione di sé accreditata socialmente: Ian come anti-kurt cioè anti-checca, un macho che vive la sua sessualità in modo disinvolto, che fa a pugni e sa difendersi dagli attacchi. Non trascuriamo il fatto che Ian travia un maritino arabo che è un po’ il leit motiv del desiderio erotico gay.

La butto lì: questa serie sarà pure senza vergogna, ma non perché mostra come siamo ma perché proietta una nuova rappresentazione omosessuale, più maschile, forse più forte, che è il modo in cui molti preferiscono identificarsi. Ian e Kurt sono due (stereo)tipi, ma il primo trova molta meno corrispondenza nel mondo reale del secondo, ecco il motivo di una lettura tendenziosa.

Manuel Peruzzo

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