All’imminente Festival Mix di Milano (dal 25 al 31 maggio 2011, vedi programma sul sito ufficiale), Roberto Mariella, Antonio Schiavone e Margot da Silva, tre innamorati del cinema queer, presentano restaurato e rimontato il film “Buongiorno Mr. Galloway” di Massimiliano Bolcioni, girato in super 8 negli anni ’80, che rischiava di andare perduto per sempre. Il film verrà presentato nella ‘Scatola Magica’ del Teatro Strehler il giorno 28 maggio alle ore 22.30 alla presenza dell’autore.
PRESENTAZIONE di Roberto Mariella
“Buongiorno Mr. Galloway” parla di una diva degli anni ’50, vista con gli occhi di Massimiliano Bolcioni, autore, protagonista e regista del film, che allora era un ragazzo di circa 25 anni, cresciuto vedendo tutti i film della vecchia Hollywood.
La diva protagonista si chiama Joan Pierce: ‘Joan‘ come la Crawford e ‘Pierce‘ come Mildred Pierce il personaggio che fece vincere alla Crawford l’Oscar (“Il romanzo di Mildred“,1945). Joan Pierce ha indicativamente 45 anni, anche se in realtà nel film non si direbbe. Allora Massimiliano non poteva dimostrare quell’età, ma è anche vero che le dive fanno di tutto per non dimostrare 45 anni.
Questa diva è un po’ che non lavora. Viene chiamata dagli Studi cinematografici e con sua sorpresa le chiedono di sostenere un provino. Proprio lei che non ha mai avuto bisogno di fare provini. E intanto scopre che i suoi camerini sono stati demoliti. Cosi si rende conto che non è più cercata come un tempo. In questo momento di crisi, riceve da due sue amiche (un’attrice più giovane, bionda e fragile di nervi e poi una più anziana) la notizia dell’esistenza di un signore giovane e rampante, mister Galloway, che va a fare visita a tutte le dive che abitano sulla collina e dice loro di voler comprare le loro ville.
All’amica più giovane che le chiede come deve comportarsi, Joan risponde: “Ma chi è questo Galloway ? digli che non vendi e hai risolto il problema“. Ma viene avvisata dalla diva più anziana, Fedora Drayton (” Fedora” è il titolo di un film di Billy Wilder) che non può farlo, perché mister Galloway appartiene ad una stirpe di produttori, gente che il cinema lo crea e lo compra, ed è un tipo molto pericoloso.
Nel frattempo Joan ha alcune sue vicissitudini personali, tra le quali una specie di simpatia per il bellissimo giardiniere e factotum, che vive nella sua villa. Storia che però lei stoppa, perché per essere delle vere dive, si deve rinunciare alla propria femminilità, altrimenti si diventa deboli.
In più nel mezzo, l’amica più giovane si suicida e questo le fa venire ancora più ansia e rabbia. In questo stato, lei si prova alcuni costumi e interpreta diversi personaggi, immaginando che cosa potrà dire nel momento in cui arriverà Galloway.
Quando finalmente arriva a casa sua mister Galloway lei viene colta di sorpresa e gli risponde come fanno di solito le attrici quando vengono disturbate mentre stanno provando: ” Se ne vada! Sto provando, non vede che ho da fare?” sbattendogli la porta in faccia. In questo modo lei ha una reazione molto autentica, che lui le riconosce e per questa volta decide di andarsene, promettendo però di tornare…
A ben vedere questo film non ha una vera e propria trama. Più che altro descrive un momento di meditazione di una donna che non sa se essere se stessa o vivere interpretando sempre il suo personaggio; rendendosi poi conto che per interpretare un personaggio ci vuole un palcoscenico, mentre fuori da lì è più sensato essere se stessi. Un altro tema del film è la differenza tra la diva e l’attrice. Bettie Davis a tale proposito diceva: “io non sono una diva, sono una attrice, Joan Crawford è una diva..“. Intendendo dire che una diva, come la Crawford, può anche non saper recitare. Altro argomento importante è lo scontro/incontro perenne tra il cinema come arte e l’industria che lo produce, per cui i vari ‘mister Galloway’ sono al tempo stesso un potenziale pericolo per una diva, ma anche un elemento indispensabile per la perpetuazione del suo mito. In “Buongiorno mister Galloway” si parla di tutto questo, anche se allora Massimiliano Bolcioni non aveva tutto cosi ben presente e pensava soprattutto a poter essere diva in un film e cioè scendere le scale, essere inseguita da un bel giovane che la vuole baciare e fermarlo dicendogli “No, no, lasciami..“.
Il film è stato anche un modo per onorare tutto quello che sino ad allora aveva accompagnato la crescita dell’autore, comprese le voci delle doppiatrici italiane del cinema dell’epoca, Tina Lattanzi soprattutto. Nel dialogo tra Joan e Fedora Drayton, il doppiaggio di Joan si rifà a Lydia Simoneschi, doppiatrice storica di Ingrid Bergman e Deborah Kerr, mentre Fedora parla come la mitica Tina Lattanzi. Entrambe sono doppiate da Massimiliano. In realtà nel film Joan parla con le voci di almeno tre doppiatrici diverse, perché il personaggio le vuole riassumere tutte.
Tutto il film contiene citazioni cinefile, a partire dal titolo (preso da una frase di una vecchia commedia americana, in cui la protagonista, che deve incontrare un certo mister Galloway , mentre è in un taxi prova ripetute maniere per salutarlo, dicendo in tanti modi diversi ‘Oh buongiorno mister Galloway’).
La sequenza del risveglio mattutino della diva è un omaggio a “Mammina Cara“, il film con Faye Dunaway che interpreta Joan Crawford. Ovviamente l’episodio relativo all’anziana diva Fedora Drayton rimarca “Sunset Boulevard“, infatti il sonoro del film che Fedora sta guardando è proprio il finale originale di ‘Sunset Boulevard’. Lois Laurel, l’amica suicida, al telefono echeggia “La voce umana“, con un omaggio nel look a Jean Harlow.
Per la preparazione di questo film non c’è stato quasi nulla di pre-organizzato. Gli attori erano tutti amici. Il personaggio della diva anziana, Fedora Drayton, è stato interpretato dalla mamma di Massimiliano Bolcioni. Il regista scelse proprio lei perché era fotogenica ed aveva il volto giusto per rappresentare un personaggio del cinema muto, inoltre era la scelta più comoda perché così non c’era bisogno di andare a cercare in giro un’attrice di quell’età.
“Rosa Ramirez”, la domestica un po’ infingarda della diva, è tutta tinta di scuro ed ha alle orecchie grossi orecchini come Carmen Miranda, per sembrare latino-americana. Però invece di parlare messicano parla con la voce di Mammy di ‘Via col vento‘ e sembra così una veneta che si spaccia per una donna di colore.
Il personaggio del giardiniere factotum della diva, che si toglie tutto sudato la canottiera creando un attimo di tensione erotica, ovviamente fa il verso a Massimo Girotti in Ossessione di Visconti.
“Buongiorno mister Galloway” doveva essere in origine un monologo teatrale su progetto della Circoscrizione Giovani del Comune di Forlì. Bolcioni e altri giovani artisti volevano creare un falso storico su di una diva inesistente, della quale erano stati ritrovati degli oggetti, con i quali si doveva allestire una mostra. Questa diva aveva fatto un film famoso, ma della sceneggiatura di quel film rimaneva solo un riassunto, dal quale si partiva ai giorni nostri per allestire una pièce teatrale. Il progetto iniziale però non andò in porto e si decise di trasformarlo in un film. Per le riprese furono necessari quasi due anni di lavoro. Finito il film, Massimiliano decise di dedicarsi da quel momento solo al teatro, essendosi reso conto che purtroppo non si poteva fare un buon film facendo quasi tutto da soli.
Il film è stato girato in Super 8. La proiezione inaugurale si fece in un cinema d’essai di Forli dove c’era un proiettore in 16 millimetri, che bruciava continuamente la pellicola. Tempo dopo un amico belga del regista chiese il film in prestito per proporlo ad un festival di cinema omosessuale di Bruxelles, dove pare abbia avuto un certo successo. Dopo qualche proiezione privata, si ruppe il proiettore Super 8 del regista e il film finì in un cassetto nell’oblio.
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MASSIMILIANO BOLCIONI – Nato a Forlì il 30 /05/ 1961
STUDI
Studi Superori di Maturità Artistica e Corso di Laurea D.A.M.S presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Bologna.
Auditore Ospite per meriti artistici presso l’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica Silvio D’Amico e Il Centro Sperimentale di Cinematografia in Roma.
CURRICULUM ARTISTICO
Debutta in teatro come autore e regista all’età di diciassette anni con” L’Invito”, uno spettacolo promosso dall’Istituto Statale D’Arte di Forlì, che in quel periodo ancora frequenta. Trasferitosi a Bologna, durante gli studi Universitari continua a recitare in teatro collaborando tra gli altri con Accademia Perduta – Romagna Teatri e Leo De Berardinis, per il quale crea costumi e accessori per il suo “Novecento e Mille” prodotto dal teatro Testori.
Quindi la sua attenzione si sposta anche al cinema. Gira due film propri, curandone sceneggiatura regia e montaggio:”Cade una Stella ” che vince il Premio CAPIT di Roma come giovane autore e “Buon Giorno Mister Galloway”, che viene presentato in alcuni festival Europei dove viene segnalato come raro esempio di cinema Underground Italiano.
Crea un ponte con Roma, dove attiva collaborazioni incontri ed assistenze per approfondire lo studio sul cinema con vari registi tra i quali Federico Fellini, Marco Ferreri, Bernardo Bertolucci, Pupi Avati e Dario Argento.
Contemporaneamente studia danza classica e mimo, continuando anche l’attività di drammaturgo regista e attore teatrale.
Viene invitato dal Governo sovietico a San Pietroburgo per collaborare con i teatri Kirov e Malinskj Theatre in abito di balletto classico. Gli viene inoltre fatta la proposta dalla direzione del Leninsky Consomoll Theatre con l’intento di fondare e dirigere un nuovo centro di studi teatrali per divulgare il proprio Metodo, ma rifiuta gentilmente.
Tornato in Italia, sceglie Forlì come base operativa per i suoi progetti e lavori. Apre un centro di Istruzione alle Discipline per lo Spettacolo, il Forum Livii Theatre, sempre continuando, oltre all’insegnamento, la propria attività di drammaturgo e regista. Una volta individuato dalla fucina del Forum Livii il gruppo creativo migliore, chiude il Centro ed attiva una collaborazione fissa con il Teatro Delle Forchette, fondato da Antonio Sotgia e Stefano Naldì, migliori allievi da lui diplomati.
Attualmente continua la collaborazione insegnando assieme agli stessi all’interno del The Theatre, l’Accademia Teatrale triennale sempre all’interno del T.D.F., applicando oltre alle discipline canoniche il proprio Metodo” Di Ricerca Emozionale” fondato su alcune sue personali teorie (teoria di Concetto medianico dell’Attore ed Evocazione Animistica del Ruolo). Inoltre prosegue l’attività di Regista Drammaturgo e Interprete, oltre a proporre in altre realtà teatrali seminari, stage e workshop a tema.
E’ anche pittore, scultore, scenografo, costumista e truccatore teatrale, oltre che Maestro D’Arte con specialistica in oreficeria.