MARIA SCHNEIDER CI HA PREMATURAMENTE LASCIATI

Dopo una lunga lotta contro il cancro muore oggi a Parigi, a 58 anni, l’attrice bisessuale identificata da tutti col suo personaggio in “Ultimo tango a Parigi”. Una vita difficile e tormentata, condotta con coraggio e combattività, fino alla fine.

Veramente con grande dolore salutiamo la prematura dipartita di Maria Schneider, diventata famosa per la sua partecipazione al film “Ultimo tango a Parigi” (1972) di Bertolucci, film che la inserisce nella storia del cinema ma che ha anche limitato fortemente la sua carriera di attrice. Aveva solo 19 anni quando lo interpretò nel ruolo di Jeanne, l’amante di Marlon Brando, già 48enne. Durante le riprese litigò con Bertolucci perchè non si aspettava di dover girare la famosa scena del burro. Ha detto: “Quella scena è stata un’idea di Marlon Brando. E Bertolucci mi disse che cosa dovevo fare solo poco prima di girarla. Mi hanno ingannato. Non era prevista nella sceneggiatura. Io mi sono rifiutata, mi sono arrabbiata. Ma poi non ho potuto dire di no. Fui costretta a sottopormi a quella che ritengo essere stata una vera violenza. Le lacrime che si vedono nel film sono vere. Sono lacrime di umiliazione… Non ho ancora perdonato Bertolucci per il modo in cui mi ha trattata. Io ero troppo giovane e ingenua. E sfruttata. Per il film mi diedero solo 5mila dollari”. Il regista Bertolucci, appresa la notizia della morte, ha dichiarato: “La sua morte è arrivata troppo presto, prima che io potessi riabbracciarla teneramente, dirle che mi sentivo legato a lei come il primo giorno, e almeno per una volta, chiederle scusa”.

Il film di Bertolucci fu subito sequestrato, nonostante le lunghissime code davanti ai cinema dove si proiettava, per “esasperato pansessualismo fine a sé stesso” e poco dopo la Cassazione condanna la pellicola al rogo e priva Bertolucci dei diritti civili per cinque anni per “offesa al comune senso del pudore”. Il regista riesce a nascondere una copia del film che diventerà in seguito un successo e un cult internazionale. Maria Schneider è stata travolta dalle vicende del film, identificata e confusa per sempre con quel personaggio: un peso troppo pesante per una ragazza cresciuta senza padre, l’attore Daniel Gélin (lei lo conobbe solo quando era 16enne, ma lui non volle mai riconoscerla), con una madre zingara di origini rumene.
Subito dopo il film si lasciò trascinare nel tunnel dell’eroina, a cui seguì un periodo di depressione e, nel 1975, la fuga dal set di “Caligola” e il ricovero in un ospedale psichiatrico insieme alla donna che lei definì la sua amante, la modella e fotografa Patrice Tawnsend; relazione che le cronache di quei tempi descrivevano come tormentata, un alternarsi di litigi e riappacificazioni. Maria si era subito definita pubblicamente come bisessuale, cosa che in quegli anni aveva certo aumentato l’alone di maledettismo che la stava circondando, anche se fu sempre molto riservata e molto gelosa della sua vita privata, difficile comunque da nascondere in tempi di paparazzismo dilagante.

Nel 1975, in una delle sue rare interviste, faceva capire a Roger Ebert del Chicago Sun-Times, che la sua vita si svolgeva completamente lontano dal mondo del cinema, circondata da amici e intellettuali gay o bisessuali. Diceva che il cinema gli offriva ancora dei ruoli ma troppo stereotipati, mentre la sua generazione, molti dei quali erano gay o bisessuali, si sentiva molto più aperta, sia sulla sessualità che sul ruolo della donna.

Un’altro importante film a cui ha partecipato è stato “Professione reporter” (1975) di Antonioni, al fianco di Jack Nicholson, dimostrando di essere “una presenza cinematografica molto forte, grazie alla sua bellezza zingaresca e ribelle e a un notevole talento drammatico. Maria Schneider è stat una di quelle attrici che danno il meglio solo quando interpretano se stesse: la mancanza di una vera tecnica professionale non l’ha aiutata in film mediocri o comunque meno adatti a lei.” (Fernaldo Di Giammatteo)

Tra gli altri film di qualche rilievo possiamo ricordarla come ragazza di vita in “La dérobade – Vita e rabbia di una prostituta parigina” (1979) di D. Duval, terrorista nel “Cercasi Gesù” (1981) di L. Comencini, nel ruolo di Noria nel film gay “Notti selvagge” (1992) di Cyril Collard, moglie impazzita del protagonista nel “Jane Eyre” (1995) di F. Zeffirelli. Dagli anni ’80 lavora sporadicamente in film e serie tv.

Nel 1996 ha prodotto un disco-tributo a Lucio Battisti dal titolo Señor Battisti, interpretato da sé stessa e da Cristiano Malgioglio.

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