ADDIO A BLAKE EDWARDS IL RE DELLA COMMEDIA

Ci ha lasciati uno degli autori che ha portato sulle schermo temi a noi cari, come la confusione dei sessi e dei ruoli, con uno spirito tra il sarcastico e il commovente, specchio di tanta umanità.

Dopo Monicelli un’altro re della commedia, questa volta più sofisticata, ci ha lasciati. Blake Edwards aveva 88 anni, era malato da tempo ed è morto a Santa Monica per complicazioni di una polmonite, assistito amorevolmente dalla moglie Julie Andrews (con lui nella foto) con la quale aveva allevato quattro figli, due propri e due adottati dal Vietnam. E’ stato sempre uno spirito libero, senza peli sulla lingua, cosa che spesso gli è costata la carriera negli Studios. Nelle sue opere, dalle commedie più leggere come la serie della Pantera Rosa a quelle più sarcastiche e fulminanti come “Hollywood Party“, metaforica distruzione della vita di un magnate hollywoodiano, fino alle opere più impegnate come “I giorni del vino e delle rose“, dolente dramma sull´alcolismo, è sempre stato fedele a se stesso e al suo spirito libertario. Lo annoveriamo senz’altro tra i più grandi amici del popolo LGBT per avere portato alle stelle la tematica del travestitismo col capolavoro “Victor Victoria“, come dice Mereghetti: “trionfo dell’equivoco ed elogio delle ambiguità sessuali, raccontate con profondo sarcasmo e perfetto gusto slapstick“, ma anche per avere inserito personaggi gay e lesbo in diverse sue opere, trattandoli sempre con molta compiacenza anche se a volte con qualche stereotipo di troppo (ma mai con ipocrisia o senso del ridicolo come andava di moda in quegli anni).

Sfido chiunque a trovare un gay che non abbia ancora nel cuore “Colazione da Tiffany” (1961), film tratto da un romanzo di Truman Capote (che non amò la versione cinematografica, in effetti assai diversa dal suo libro molto più ricco di amarezza e critica sociale), con una indimenticabile Audrey Hepburn, personaggio invece molto più problematico e affascinante qui che nel libro.

Nel suo terzo film sulla Pantera Rosa, dal titolo “La Pantera Rosa sfida l’ispettore Clouseau” (1976) Edwards si lascia andare agli stereotipi gay presentandoci Clouseau che, seguendo il maggiordomo Jarvis, entra in un bar gay pieno di effeminati e gay esagerati. Il maggiordomo si rivela essere la star travestita del locale e si esibisce in numeri drag di canto e danza coinvolgendo il confuso ispettore. Ma quando entra il cattivo di turno, l’ardente drag riprende tutta la sua virilità combattendolo aiutato dalla sua sorprendente ragazza.

Curioso l’inserimento di una coppia gay nel film “10” (1979), una delle prime commedie sexy tutta imperniata su sex-symbol Bo Derek, dove, come sottostoria, abbiamo il rapporto ambiguo tra George e il suo partner di lavoro Hugh (Robert Webber), un omosessuale di mezza età che vive con il suo giovane amante Larry. All’inizio del film George si rivolge a Hugh parlando del suo amante Larry: “Ma non fa nient’altro che nuotare e correre sulla spiaggia?” al che Hugh risponde “No, mi fa anche felice”. Sembrerebbe comunque che George sia geloso di Hugh, cosa che traspare anche quando dal suo psichiatra parlerà di George e del giovane Larry. Alla fine del film, quando George viene a sapere che Larry è partito per l’Europa lasciando solo Hugh, c’è un chiaro parallelismo sul fatto che gay o etero, un uomo non deve lasciarsi sedurre dalla giovinezza.

Nel 1981 dirige “S.O.B.”, “grandiosa presa in giro del sottobosco hollywoodiano che diventa una riflessione tragicomica sull’amicizia e la morte dove Edwuards non fallisce una gag (senbra che avesse qualche conto da regolare col sistema)” (P. Mereghetti). Nel film, anche se non è mai dichiarato, il personaggio di Robert Preston, un dottore perspicace e divertente, ritratto in modo molto positivo, è senz’altro gay.

Nel 1982 dirige un cult intramontabile, “Victor Victoria”, grazie anche alla stupenda interpretazione di Julie Andrews nel ruolo di Victoria Grant, cantante disoccupata che, seguendo il consiglio dell’amico gay Toddy (un impareggiabile Robert Preston), si trasforma con grande successo in un cantante di cabaret gay. Un gangster (James Garner) s’innamora di lui entrando in crisi con la propria sessualità e diventando malvisto nell’ambiente. Anche se il film trae origine da un omonimo film del 1933, Edwards crea un’opera originale e sarcastica ricca di sottili battute e doppisensi che ne fanno un capolavoro nel genere commedia musicale.

Ancora sul tema dell’ambiguità sessuale il film “Nei panni di una bionda” (1991) dove un omofobo playboy impenitente (Perry king) viene ucciso dalle sue tre amanti e per punizione viene reincarnato nel corpo della bionda Amanda (Ellen Barkin) con il compito, se non vuole finire all’inferno, di trovare qualcuno che l’abbia amato veramente. Amanda deve continuare ad amare l’altro sesso (col rischio del lesbismo) o rispettare la sua nuova natura fino in fondo? Memorabile la Birkin che deve simulare il disagio e la sorpresa di stare nel suo corpo (P. Mereghetti). Nel film c’è anche una storia secondaria lesbica con Lorraine Brocco nel ruolo di Sheila Faxton, la giovane e bella presidentessa di una ditta di cosmetici, lesbica dichiarata a caccia di una compagna dopo la fine di una storia durata dieci anni. Tenterà di coinvolgere anche Amanda che però riesce, all’ultimo minuto, a salvaguardare la sua verginità lesbica. Un po’ troppo stereotipata la rappresentazione di un bar lesbo, un raffinato club con affascinanti donne e buch. Ma non dobbiamo dimenticare che siamo di fronte alllo sguardo di un autore etero al 100% sul mondo omosessuale di più di vent’anni fa.


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