Il primo appuntamento della seconda giornata del Florence Queer Festival è stato il film documentario
Out in the Silence di Joe Wilson e Dean Hamer (USA, 2009) che racconta la vera storia del regista Joe Wilson, il cui annuncio di matrimonio con un altro uomo, sul giornale locale della sua cittadina di origine, Oil City Pennsylvania, crea un grande scompiglio nella comunità locale, dove prevale ipocrisia e mentalità chiusa. Questo evento è causa indiretta di episodi di bullismo nei confronti di un giovane omosessuale del posto e il regista per questo riceve una richiesta di aiuto da parte della madre del ragazzo.
Questo documentario, come anche Prayers for Bobby in programmazione domenica, vuole, tra le altre cose, rompere il velo del silenzio, per cercare di contrastare il triste fenomeno dei suicidi tra i giovanissimi omosessuali. A Oil City l’unica persona che ha accettato di essere intervistata per il documentario è stato il Pastore, che ha commentato l’annuncio del matrimonio di Wilson negativamente:” Se diamo a due uomini il diritto di sposarsi, perché non dovremmo accettare l’incesto o la poligamia ?..“. Mentre Diane Gramley, leader del movimento AFA (American Family Association) si è rifiutata di parlare con Wilson ma, parlando dalla sua radio contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso, ha affermato più volte che i gay incoraggiano i bambini a vivere uno stile di vita pericoloso.
Il film successivo è stato l’interessante documentario italiano Pisa 1979-2009. La Prima Marcia Gay 30 Anni Dopo del Comitato di Pisa (Italia, 2009) che ripercorre la storia della prima marcia gay, tenutasi a Pisa nel 1979, quando ancora queste manifestazioni non si chiamavano Gay Pride, attraverso vecchie foto, spezzoni di filmati e testimonianze di alcuni partecipanti. Nell’estate dello stesso anno si era tenuto il primo campeggio gay e, un mese prima della marcia, la Questura di Roma aveva negato il permesso per sfilare nelle vie della capitale. Presente in sala il regista Andrea Pini.
Alle 17,30 è stato trasmesso il film evento della giornata, in anteprima assoluta , il documentario ‘Due padri per David‘, che il regista Renato Pagina ha realizzato per la televisione della Svizzera Italiana. Il documentario segue la storia di una coppia gay italiana, Mario e Valter, nel percorso che li ha portati, viaggiando più volte dalla Toscana a San Diego, a diventare padri di un bellissimo bambino, grazie ad una madre surrogata ispano-americana.
Nella sala erano presenti numerosi soci dell’Associazione Famiglie Arcobaleno, oltre agli amici e ai parenti di Mario e Valter, tutti visibilmente commossi, mentre in giro per il cinema scorrazzavano numerosi bambini. David è un bambino talmente bello e tranquillo che fa venire qualche desiderio di paternità anche ai più incalliti amanti della vita da scapolo.
Oltre al regista e a Mario e Valter, è intervenuta la Presidentessa dell’Associazione Famiglie Arcobaleno, Giuseppina La Delfa, con un intervento particolarmente toccante. Tra l’altro ha detto: “Siamo qui perché la storia di David è un po’ la storia di tutti i nostri figli. E’ molto importante che noi parliamo di queste nostre storie, perché c’è bisogno che lo sguardo degli altri cambi sulle nostre famiglie, ed è solo parlando col cuore che noi riusciremo a cambiare la visione degli altri sull’omosessualità e su che cos’è famiglia. La famiglia è amore, responsabilità e condivisione e perciò siamo qui oggi per accompagnare anche loro in questa avventura“.
Con una scelta provocatoria, il documentario scelto dopo ‘Due padri per David’ parla ancora di famiglia, ma all’estremo opposto. Infatti Postcard to Daddy di Michael Stock (USA, 2009) ci racconta come a volte la famiglia ci rovini la vita. A causa degli abusi sessuali subiti per anni dal padre, il regista è passato per la psicoterapia, la tossicodipendenza, l’HIV, e ha sviluppato una sessualità distruttivamente masochista. La cosa ancora più agghiacciante è vedere che i genitori erano entrambi istruiti e politicamente impegnati. Ma l’alcool aveva minato col tempo la volontà del padre.
Con questo documentario il regista vorrebbe liberarsi di un peso, per potere poi ricominciare a vivere. E dopo avere pubblicamente accusato il padre, vorrebbe in parte perdonarlo. Ma le conseguenze sembrano essere state troppo gravi perché ciò sia possibile. Il film è dedicato a un ex compagno di Michael, con problemi psichici, morto suicida perché non si sentiva accettato come omosessuale da suo padre e dalla religione. In realtà ci sembra che in questo lavoro il regista abbia voluto soprattutto rendere pubblico il suo ritrovato forte legame con la madre, con la quale, già malato, passa una lunga vacanza in Thailandia. Madre indirettamente accusata di non essersi accorta di niente, perché impegnata in mille cose (ma era lo stesso Michael che teneva ben nascosta la cosa).
Di seguito, immaginiamo anche per risollevare l’umore del pubblico, è stato proiettato l’ormai famosissimo cartone animato The Gus& Waldo Show di Massimo Fenati, presente in sala, con le prime avventure della coppia di pinguini innamorati (che sarebbero lo stesso Massimo con il suo compagno, anzi marito, sposato in Inghilterra dopo anni e anni di convivenza). Il cartone animato è tratto dagli omonimi fumetti, che si ispirano alla notizia vera della coppia di pinguini maschi, rigorosamente monogami, dello Zoo di Londra.
Il documentario è divertentissimo e giustamente sempre apprezzatissimo dal pubblico, però, caro Massimo, a quando una nuova avventura dei nostri piccoli eroi ?
Il primo film della serata è stato la commedia brillante And then came Lola di Ellen Seidler (USA 2009), che ispirandosi a “Lola corre” di Tom Tykwer, ci racconta, con tre diversi finali, i disperati tentativi dell’imbranata Lola di arrivare in tempo a consegnare delle foto alla sua ragazza Casey , un po’ civetta e influenzabile, cosi da salvarle il posto di lavoro ed allo stesso tempo strapparla dalle grinfie di una agguerrita rivale italiana. Commedia piena di ritmo e molto divertente, ambientata in una coloratissima San Francisco. Siamo sicuri che Lola diventerà da subito un’eroina del mondo lesbo.
Ultimo film della serata il bellissimo e ormai pluri-premiato Ander di Roberto Castón (Spagna 2009) alla presenza del regista e del distributore italiano Cosimo Santoro ( Queer Frame/Atlantide Entertainement). Il regista ha ricordato come il successo di questo suo primo film, lo abbia colto di sorpresa, trattandosi di un film con pochi attori, poche location, parlato in due lingue diverse (basco e catalano), piuttosto lungo e con un ritmo lento (anche se per niente noioso), e che racconta una storia molto particolare, il coming out di un uomo di mezza età, in un paesino sperduto nella campagna basca. Il successo internazionale del film è dovuto probabilmente al fatto che i sentimenti trattati sono in realtà universali. Il film, come dicevamo, ha trovato una distribuzione in Italia e anche in diversi paesi asiatici, ma non in Spagna. (Testo e foto di R. Mariella, video di A. Schiavone)
Qui sotto alcune immagini della giornata: