L’ottava edizione del Florence Queer Festival è iniziata con la proiezione del docu-film autobiografico ProdigalSons primo lungometraggio della regista transessuale americana Kimberly Reed (USA 2009). Film difficile ma premiatissimo in tutto il mondo e recentemente premiato anche all’ultimo Gender DocuFilm Festival di Bologna.
La protagonista del film ad un certo punto dice: “Ho passato il primo terzo della mia vita fingendo di non essere una ragazza, e il secondo terzo della mia vita fingendo di non essere mai stata un uomo“. In questo documentario descrive un ritorno dalla sua famiglia di origine, per le feste in Montana, nella nuova veste di donna. Il Montana è uno degli stati americani della Bible Belt, dove la gente è molto conservatrice e bigotta. In realtà Kimberly è bene accolta sia tra i suoi vecchi amici che in famiglia, l’unico a crearle problemi è il fratello maggiore Mark, che dopo un grave incidente e una operazione al cervello ha seri disturbi mentali ed è molto aggressivo con lei. Mark era stato adottato e pur essendo il maggiore si sentiva messo in ombra dai fratelli, che erano invece figli naturali, e soprattutto da Paul/Kimberly che era più bravo a scuola, più bello, sportivo e piaceva di più alle ragazze. Dopo molte ricerche Mark era arrivato a fare la sorprendente scoperta di essere figlio di Rebecca, la figlia di Rita Hayworth e Orson Welles. Anche Mark dunque si era ritrovato in mezzo ad un grosso cambiamento, ma a differenza della sorella, a causa della malattia, non aveva saputo avvantaggiarsene. Con questo film Kinberly ha voluto dare un suo ultimo tributo al passato prima di lasciarselo alle spalle e ricominciare con una nuova vita.
Alle 18.30 è stato proiettato forse il vero evento della giornata, messo un po’ in ombra dal successo dei Bear City: l’anteprima assoluta del corto ‘Corpo Giusto‘ della giovane regista americana Jennifer Norton, che da alcuni anni vive a Firenze con il marito. Anche qui si parla di identità di genere. Antonia è una ragazza lesbica con l’aspetto di un ragazzino, che da sempre sente di non essere nel corpo giusto. Ma il suo desiderio di trasformarsi in maschio mette a disagio la sua ragazza. Il film descrive l’ambiente provinciale circostante, con i passanti sorpresi della sua mascolinità e gli amici cretini che vogliono eccitarsi vedendo due lesbiche baciarsi. Con l’amore e la comprensione della sua fidanzata e l’ausilio di qualche aiutino tecnico, Antonia riuscirà a fare pace con il suo corpo.
Il film, girato interamente a Firenze con la collaborazione dell’Associazione IREOS , che ha anche curato il casting ed i provini, pur essendo dichiaratamente a basso budget è girato tecnicamente benissimo, come pure ben recitato, nonostante gli attori non siano professionisti. La regista presente in sala, assieme ad un attore e ai produttori del film, ha ricordato come fosse rimasta sorpresa nel vedere che in Italia c’è molta curiosità per il mondo transessuale. Quando si è trasferita qui a Firenze, Jennifer ha visto che per un giovane o una giovane di questa città deve essere molto difficile affrontare questo tipo di problemi. La storia della protagonista del film ricorda quella di una sua amica, che a 16-17 anni aveva avuto gli stessi problemi nella loro città di origine, una piccola città come Firenze. L’attrice protagonista del film Matilde Benvenuti è anche una batterista ed ha scritto ed eseguito con il suo gruppo alcune delle belle musiche della colonna sonora originale del film.
Altra perla della giornata è il documentario successivo, Felliniana di Simone Cangelosi e Luki Massa (Italia, 2010) tributo alla celebre transessuale Marcella di Folco, tra i fondatori del MIT Movimento Italiano Transessuale, sempre presente negli ultimi decenni in tutte le battaglie LGBT, purtroppo scomparsa due mesi fa, alla quale è anche dedicata questa edizione del Florence Queer Festival.
Il film è una lunga intervista a Marcella, intervallata da spezzoni di film, in cui lei ricorda con gustosi aneddoti la sua lunga amicizia con Federico Fellini, che la volle come attore, quando ancora lei era un uomo, anche se molto effeminato, in ben sette dei suoi capolavori, tra i quali Amarcord i cui Marcella interpreta il principe al quale si offre Gradisca.
Presente in sala la regista Luki Massa, che si occupa di cinema lesbico (direttrice del festival bolognse “Some Prefer Cake” e del Festival di cinema Divergenti, un festival di cinema Trans). Conoscendo Marcella, in occasione di una grande mostra antologica su Fellini a Bologna, le venne l’idea di valorizzare in un documentario la sua figura come attore felliniano. Marcella era già malata quando è stato girato questo film e poi è morta pochi mesi dopo.
A commemorare Marcella era presente anche l’ex presidente dell’associazione IREOS, Mirco Zanaboni, che ha ricordato come Marcella abbia contribuito all’ottenimento in Toscana di una legge contro le discriminazioni sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere.
Luki Massa ha poi letto un appello del MIT. Il MIT ha ottenuto a Bologna una casa alloggio per persone transessuali (dedicata a Marcella). Però, essendo ora Bologna commissariata, non è stato fornito nessun contributo economico, per cui il Mit chiede a tutti noi un piccolo contributo al suo autofinanziamento.
Alle 20,15 in diversi punti della sala Odeon, si è svolto l’happening teatrale “Scarniture“, quattro performance teatrali a cura di Brunella Baldi con la collaborazione di un nutrito corpo di ballo, liberamente tratte dai film “Brokeback Mountain” , “Miriam si sveglia a mezzanotte” e “Lacrime amare di Petra Von Kant“. Quest’ultimo forse il più esteticamente bello con due ragazze vestite di bianco, che inizialmente giacciono su di un letto di petali rossi e quindi si avvinghiano e si lasciano in una danza macabra.
Finito lo spettacolo è iniziata l’inaugurazione ufficiale del festival da parte di Silvia Minelli e Fabrizio Ungaro. Alla serata doveva essere presente anche il regista del film Bear City Duglas Langway, che invece ha perso l’aereo a causa della neve in nord Europa (come in ogni festival di cinema gay che si rispetti, visto che anche a quello di Torino di quest’anno, molti registi non hanno potuto intervenire a causa dei fumi del vulcano islandese). Abbiamo purtroppo anche saputo che non sarà presente per motivi personali anche il regista di ‘Postcard to Daddy‘ Michael Stock.
Fabrizio ha quindi fatto i saluti istituzionali: a Stefania Ippoliti della Mediateca Regionale Toscana, alla Regione Toscana, rappresentata con una lettera dell’assessore alla cultura, commercio e turismo Cristina Scaletti, al Comune di Firenze rappresentato in sala dall’assessore alle pari opportunità Elisabetta Cianfanelli, che ha fatto un suo intervento. Ringraziati poi la Consigliera regionale Daniela Lastri, i volontari di IREOS Firenze e infine direttori artistici del festival Roberta Vannucci e Bruno Casini.
Un caldo saluto di solidarietà è stato mandato da Fabrizio agli studenti che in questo momento manifestano sui tetti di tutta Italia contro la riforma universitaria.
Finita la parte dei saluti è iniziata la programmazione della serata con La capretta di Chagall di Silvia Novelli (Italia 2010). Presente la regista che ha salutato il pubblico, giocando anche sulla presenza al festival di capre e di orsi.
Già vincitore del premio riservato ai corti al Festival di Torino, questo corto è ormai diventato un cult per le lesbiche italiane, che lo accolgono ovunque con un tifo da stadio. Un vero ‘caso’ nel povero panorama del cinema gay/lesbico italiano.
A chiusura della giornata è arrivato il film più atteso Bear City di Douglas Langway (USA, 2009). Essendo il regista disperso tra gli aeroporti d’Europa a causa della neve, a rappresentare il film è arrivato uno degli attori protagonisti Brian Kenae, che ha brevemente ricordato come fosse stato divertente girare il film due anni fa.
La sala ovviamente era stracolma, e le aspettative non sono state deluse. Il pubblico si è divertito per le numerose scene comiche accompagnate da scene di sesso divertenti e anche molto eccitanti, anche per chi non sia un patito del pelo e dei chili di troppo.
In realtà poi i temi trattati sono più seri di quanto sembri a prima vista. La storia è ambientata nella comunità degli orsi di New York, attraverso le vicende di tre coppie. Il protagonista è Tyler, un ventenne né grasso, né peloso, attirato sessualmente da orsi simili a Babbo Natale. Egli si fa coraggio ed entra in un locale per orsi. Poiché poi accetta anche di diventare coinquilino di una coppia conosciuta lì dentro, entra di colpo in questa allegra comunità dove è molto importante l’amicizia ed il sesso anche di gruppo. Tyler si innamora di un bell’uomo di mezza età che pur ricambiandolo continua a frequentare i suoi ex e a cercare nuove avventure, finchè una storia , che sembrava più seria delle altre, con uno spagnolo più cinico di lui, non lo mette in crisi, facendolo tornare da Tyler con la coda tra le gambe.
Poi c’è la coppia che ospita Tyler, in cui uno dei due desidera aprire la coppia ad esperienze con terzi, l’altro accetta di malavoglia, ma poi l’esperienza pratica, seppure molto divertente per il pubblico, è deludente anche per chi l’aveva proposta.
Nella terza coppia il più anziano, grassissimo, decide di operarsi allo stomaco, per perdere di colpo molto peso, nella speranza di ritrovare cosi un lavoro. Il suo bellissimo e giovane compagno è cosi amareggiato da questa notizia che per un po’ rompe la relazione. Tutta la comunità ursina è assediata da una martellante pubblicità televisiva e dal look imperante nelle aziende che invitano a dimagrire a tutti i costi se si vuole piacere.
Ma alla fine in tutte e tre le coppie l’amore monogamo trionfa. (Testo e foto di R. Mariella, video di A. Schiavone)
Alcune immagini della serata.