Parte domani sul canale a pagamento Joi (Mediaset), “Rubicon” una delle più controverse serie cospirative dell’ultimo anno, prodotta da AMC, la stessa rete che trasmette l’ottima “Mad Men”. Il creatore della serie, Jason Horwitch, ha addirittura abbandonato la serie dopo l’episodio pilota (per “divergenze creative”), venendo sostituito da Henry Bromell, promosso ‘show runner’. Negli USA è appena terminata la prima stagione (13 episodi) ed è ancora in discussione se continuarla o meno (sul sito http://rubicon-tv.info/ si chiede il sostegno dei fans). La critica si è espressa a favore per il 69% delle recensioni ma l’audience non è mai stata altissima.
La delusione di parte del pubblico è probabilmente dovuta al fatto che trattandosi di una serie cospirativa ci si attendono azione, inseguimenti, lotte, suspence, ecc. , tutte cose che sono invece deliberatamente lasciate fuori dagli autori che preferiscono focalizzarsi sulla quotidianità e sulle implicazioni psicologiche del gruppo di investigatori. Ken Tucker, il recensore di Entertainment Weekly, ha scritto in proposito che “Rubicon ha creato un mondo in cui momenti insignificanti possono generare grande suspence. La scoperta dei piccoli tasselli di un enigma, nascosti all’interno di crociverba, e la sensazione di paranoia del protagonista di essere inseguito portano più peso drammatico di un inseguimento automobilistico o una lotta di arti marziali“.
Il titolo della serie “Rubicon” fa riferimento al Rubicone, il fiume che attraversò Giulio Cesare nel 49 a.C. al ritorno dalla Gallia, che nel linguaggio comune ha assunto il significato di “punto di non ritorno”.
La serie, che secondo il creatore è ispirata a film come “Tutti gli uomini del presidente” e ” I tre giorni del Condor”, racconta le indagini di un gruppo di analisti dell’American Policy Institute (API, un istituto che lavora nell’ombra e che s’interessa della comunicazione di segreti fra la CIA e i militari), guidati da Will Travers (sconvolto anni prima dalla morte della moglie e della figlia negli attentati dell’11 settembre) che scopre casualmente l’esistenza di una cospirazione ordita da una società segreta, che ha l’obiettivo di manipolare eventi mondiali su larga scala.
Tra questo gruppo di investigatori troviamo uno dei caratteri gay più intriganti offertici dalla TV. Si tratta di Kale Ingram (interpretato dal bravissimo Arliss Howard), un cinquantenne abile manipolatore che comunque non viene mai presentato come un personaggio gay negativo o stereotipato. Anche se il protagonista assoluto della serie è Will Travers (interpretato dall’affascinante James Badge Dale), Kale è senz’altro uno dei personaggi più riusciti e coinvolgente di tutta la squadra. Il suo comportamento misterioso (incarica Maggie di controllare segretamente Will e gli altri componenti del team) lo farà sembrare personalmente coinvolto nella cospirazione, sebbene si dia da fare per aiutare Will e lo avvisi che la sua abitazione e il suo ufficio sono spiati con delle cimici.
La sessualità di Kale ci viene rivelata con noncuranza quando questi invita Will a cena nella casa che condivide col suo compagno Walter. La parola gay non viene mai pronunciata ma non c’è nessun imbarazzo o particolare introduzione nella presentazione di Walter. Mentre Will e Walter bevono, quest’ultimo si lamenta del fatto che molto raramente ha la possibilità di conoscere i colleghi di Kale e schersozamente dice: “Penso che si vergogni di me“. Will risponde che “sarà invece che si vergogna di noi, non siamo un gruppo molto rispettabile“. Walter poi chiede: “Come si presenta al lavoro? E’ un capo che spaventa?“, “Sì“, risponde Will con allegria ma lasciando capire di dire la verità, “abbiamo tutti paura di lui“. In quel momento entra Kale lamentandosi della musica techno che Walter ha messo in sottofondo: “Che diavolata stiamo ascoltando?” e Walter replica dicendo che “Kale non riesce ad apprezzare la grande musica uscita dopo gli anni ’80” e Kale continua a lamentarsi dicendo: “Mi sembra di stare ascoltando i suoni che provengono da un flipper“.
La relazione tra Kale e Walter risalta ancora di più nelle vicende della serie, proprio per la sua stabilità e serenità, mentre all’opposto, gli altri membri del gruppo non godono di buona fortuna nelle questioni sentimentali. La moglie di Will è deceduta in una delle Torri del World Trade Center l’11/9, la sua segretaria (Jessica Collins), che scopriremo conoscere in qualche modo Walter, ha una segreta cotta per lui, la collega Grant Test (Christopher Evan Welch) vive un triste matrimonio e Miles Fiedler (Dallas Roberts) è separato dalla moglie. Comunque la sceneggiatura della serie offre uno spazio limitatissimo alle vite private dei suoi protagonisti, a meno che non siano direttamente coinvolte nel plot.
Come quando assistiamo all’incontro tra l’ex agente della CIA Donald Bloom (Michael Gaston) e il nostro Kale Ingram, che mentre stanno cenando ci fanno intuire una loro vecchia relazione. S’inizia con Ingram che fa i complimeti a Bloom per il suo bell’aspetto:
B: ma sono ingrassato
I: non è vero. Sei solo attualmente?
B: Si, trovo che mi semplifichi le cose. E tu?
I: Mi diverto di tanto in tanto
B: Io per divertirmi devo pagare. Sai, devo dirtelo, alle volte, in tarda notte, quando mi sento solo e mi compiango, penso spesso a te e a noi, il tempo passato insieme a Beirut. Ho una fotografia di te seduto sulla terrazza che sorseggi una tazza di caffè con un grande bel sorriso sulla faccia
I: Però a quei tempi uccidavamo delle persone
B: Sì, era la metà del nostro divertimento
Lasciando chiaramente intendere che l’altra metà del divertimento erano i loro momenti d’amore.
Qui sotto una immagine della serie col protagonista Will Travers (James Badge Dale) e Kale Ingram (Arliss Howard, a destra) nel ruolo gay. Vedi altre immagini sulla scheda della serie