Marcella Di Folco ci ha lasciati, colpita da una grave malattia, ieri 7 settembre a Bentivoglio. Per noi, per il movimento lgbt e per tutti coloro che sperano in una società più giusta e senza discriminazioni, una terribile perdita. L’abbiamo incontrata in tutti, dico tutti, i momenti più significativi e importanti delle nostre lotte politiche e sociali per l’emancipazione e l’uguaglianza dei diritti. I suoi accorati interventi erano spesso un momento chiarificatore e unificante. E’ stata da sempre un personaggio carismatico, sempre e totalmente disponibile verso chiunque, sia come militante transgender che come operatrice politica. Ma è stata anche una grande attrice, amata e corteggiata da grandi registi come Federico Fellini e Roberto Rossellini.
Riportiamo da Wikipedia una breve biografia:
Marcella Di Folco, nata Marcello Di Falco (Roma, 7 marzo 1943), nel dopoguerra, una condizione finanziaria difficile e la sua diversità precoce la mettono davanti ad una difficile situazione. Dopo aver conseguito il diploma di maturità scientifica, nel 1961 inizia a lavorare presso l’hotel Rivoli di Roma, come portiere. Fra il 1965 e 1978 lavora al Piper Club di Roma e di quel posto e di quel periodo eredita tutta la carica rivoluzionaria e trasgressiva. In seguito, fino al 1981 è un’operatrice intercontinentale dell’Italcable. Subito dopo inizia un’attività cinematografica come attore che la porta a lavorare con grandi registi, primo suo pigmalione Federico Fellini, notevole il personaggio del principe (Umberto di Savoia) nel film Amarcord, poi Rossellini, Petri, Sordi ed altri.
In totale, con il cognome Di Falco (il cognome originario della sua famiglia), partecipa ai seguenti film:
Felliniana (2010) … se stessa come Marcella Di Folco
E Giorgia sia (2006) … se stessa come Marcella Di Folco
I carabbinieri (1981) …. Un invitato alla festa
La città delle donne (1980) …. Schiavo
Joséphine ou la comédie des ambitions (1979) mini-serie TV …. Il cardinale Fesch
Squadra antigangsters (1979) …. Uomo al funerale di Gitto
Tutti possono arricchire tranne i poveri (1976)
Todo modo (1976) …. Saccà
Vinella e Don Pezzotta (1976) …. Tony
Mondo candido (1975)
Di che segno sei? (1975) …. Cosimo
Quant’è bella la Bernarda, tutta nera, tutta calda (1975)
Cartesius (1974) (TV)
Finché c’è guerra c’è speranza (1974) …. Jeppson
Il poliziotto è marcio (1974)
Amarcord (1973) …. Il Principe
L’età di Cosimo de Medici (1973) (TV) …. Cosimo de’ Medici
Decameron No. 2 – Le altre novelle di Boccaccio (1972) …. Il Padre Superiore
Anche se volessi lavorare, che faccio? (1972) …. Fernando Cerrutti – Custode del museo
I racconti di Canterbury N. 2 (1972)
Sotto a chi tocca! (1972)
In nome del popolo italiano (1971) …. Segretario di Santenocito
Fellini Satyricon (1969) …. Proconsole
Nell’agosto 1980, dopo un lungo periodo di conflitto con la sua identità di genere, si opera a Casablanca. In quegli anni partecipa attivamente al Movimento Italiano Transessuali (nome in uso fino all’anno 1999), che aveva lo scopo di ottenere una legge per il cambio di sesso in Italia (ottenuta nel 1982).
Nel 1986 si trasferisce a Bologna e nel 1988 diventa presidente del MIT, rifondandolo e dando alle sue attività un nuovo impulso. Sarà sua infatti l’idea di creare un consultorio per l’identità di genere, che diventerà il primo al mondo gestito da trans. Uno dei numerosi risultati messi a segno negli anni della sua intensa attività politica in relazione con le istituzioni della città è quella che il consultorio oggi fa parte a tutti gli effetti del servizi A.S.L. della città di Bologna.
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Pagina odierna del MIT
Marcellona ci ha lasciati. Non è facile annunciare la perdita di una grande persona e non è semplice comunicare il vuoto che lascia. Le parole e i discorsi hanno un loro limite, affidiamo ai pensieri, alle emozioni, ai ricordi tutto quello che è stata Marcella Di Folco. Compagna, amica, sorella, mamma di tutte/i noi, il MIT perde la leader maxima, la sua traccia essenziale resta indelebile nella storia della nostra Associazione e del movimento tutto. Il coraggio con cui ha dedicato la sua intera vita alla dignità e ai diritti di tutte e tutti indistintamente, rende difficile l’elaborazione della sua perdita. Il MIT, il Movimento GLBT, la politica e la cultura tutta perdono oggi una loro parte importante.
Ciao Marcella
Il MIT comunica a tutti coloro che vorranno rendere omaggio a Marcella Di Folco che Giovedi 9 settembre dalle ore 10 alle ore 19 sarà allestita la camera ardente presso la Sala Renzo Imbeni (ex Sala Bianca) del Comune di Bologna, in Palazzo d’Accursio (piazza Maggiore 6).
Dalle 17 alle 19, nello stesso luogo, verrà commemorata la cara Marcella in un saluto laico.
Venerdi 10 settembre, alle ore 15, come voluto da Marcella si terrà la cerimonia religiosa, celebrata da don Giovanni Nicolini presso la parrocchia della Dozza, in via della Dozza 5/2 a Bologna.
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COMUNICATO STAMPA ARCIGAY ,ARCILESBICA,AGEDO,FAMIGLIE ARCOBALENO
Ciao Marcella, grande combattente per la Libertà
Arcigay, Arcilesbica, AGEDO, Famiglie Arcobaleno si uniscono nell’esprimere la loro profonda commozione per la scomparsa di Marcella Di Folco, storica fondatrice del MIT, il movimento italiano transessuale, e grande figura di riferimento per le persone transessuali, per il Movimento lgbt e per tutto il dibattito politico e culturale sui diritti civili e sulla libertà che ha attraversato le vicende del nostro Paese negli ultimi 30 anni.
Se ne va un pezzo importante della storia, delle battaglie, dei sogni di giustizia, delle rivendicazioni di tutte le minoranze.
Marcella è stata un fiume in piena che ha attraversato la vita con l’impeto e la passione civile di chi doveva lasciare un’impronta indelebile. Scompare una grande combattente per la Libertà a cui rivolgiamo il nostro tributo di riconoscenza, di amore, e già da ora, di grande nostalgia.
Resta il segno profondo di una lezione di vita: la sua dignità, la fede in una politica alta e senza compromessi, l’entusiasmo di chi ha conosciuto il sacrificio e l’ha saputo affrontare.
Grazie per tutto quello che hai fatto indimenticabile Marcella.
Rita De Sanctis
Presidente nazionale AGEDO
Giuseppina La Delfa
Presidente nazionale Famiglie Arcobaleno
Paolo Patanè
Presidente nazionale Arcigay
Francesca Polo
Presidente nazionale Arcilesbica
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Ciao Marcella, testimone di libertà e coerenza.
Commossi diciamo addio a Marcella Di Folco, personalità unica nel panorama lgbt italiano, storica leader e fondatrice del MIT e riferimento per tutti.
Oggi Marcella Di Folco ci ha lasciati creando un vuoto incolmabile nel movimento e nella comunità lgbt, e nessuna parola può rendere giustizia su chi era e cosa ha rappresentato per la nostra comunità.
Attivista politica, artista, rivoluzionaria, pensatrice libera, Marcella ha segnato tappe fondamentali nella storia di questo Paese e ha contribuito con la sua storia e la sua passione a renderlo più civile attraverso le tante battaglie e le iniziative realizzate a sostegno di chi discriminato.
Il C.I.G Centro di Iniziativa Gay Arcigay Milano si stringe commosso alle amiche, agli amici e a chi l’ha accompagnata in quest’ultimo periodo che ha saputo affrontare con quella forza che ha caratterizzato tutta la sua vita.
Siamo sicuri che chi l’ha conosciuta saprà trasformare il ricordo della sua storia in vera testimonianza di una vita di coraggio, coerenza e passione.
Marco Mori
Centro di Iniziativa Gay Onlus
Comitato Provinciale Arcigay di Milano
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da Corriere della Sera
Amelia Esposito
Da Fellini al movimento trans Addio a Marcella Di Folco Camera ardente in Comune, don Nicolini celebrerà i funerali
L’icona del cambio di sesso si è spenta a 67 anni
Lui, Marcello Di Falco, aveva il volto del principe Umberto di Savoia che nell’Amarcord di Fellini incontra al Grand Hotel la prosperosa Gradisca. Nel 1981 il principe volò a Casablanca. E diventò una principessa: Marcella. Lei, Marcella Di Folco, il volto tragico e irriverente di uno dei primi, e più celebri, transessuali italiani. Singolare, eccentrica, straordinaria, la sua vita intera è stata un copione felliniano. Attore gay e tormentato prima, politica tenace e combattiva poi, profondamente religiosa e al contempo paladina della laicissima causa dei diritti delle trans, Marcella Di Folco era un groviglio di passioni e contraddizioni. Ieri pomeriggio all’Hospice di Bentivoglio se n’è andata, stroncata a 67 anni da un tumore che l’aveva colpita un anno fa.
Romana, Marcella aveva scelto di vivere a Bologna la sua seconda vita. Qui, nel 1988, aveva fondato il Mit, il movimento italiano transessuali di cui è diventata presidente e icona. L’impegno per i diritti delle persone che scelgono di cambiare sesso l’ha resa famosa e le ha permesso di lasciare la strada — all’epoca unica forma di sostentamento per chi viveva la sua difficile condizione— per dedicarsi a tempo pieno alla causa dei transessuali, facendone una battaglia civile e politica. Fino a sedere, primo caso in Italia, in Consiglio comunale. Marcella Di Folco fece sentire la sua voce a Palazzo d’Accursio dal 1995 al 1999 con Vitali sindaco. E non rinnegò mai il suo passato, non si vergognò mai delle sue scelte. Valerio Monteventi, che in quegli anni era in Comune insieme a lei, ricorda come «Marcellona si divertisse a scandalizzare i consiglieri più bacchettoni che la guardavano con sospetto». «Eppure tutti impararono a rispettarla», dice Monteventi. «Aveva una forza straordinaria, averla in consiglio fu un esperimento positivo perché riusciva a dialogare anche con i più moderati, con i cattolici», conferma Vitali. Forse in pochi lo sapevano, ma anche «Marcellona» era cattolica. Infatti, i suoi funerali saranno religiosi, li celebrerà venerdì pomeriggio alla parrocchia della Dozza don Giovanni Nicolini, che spiega: «Mi hanno chiesto di farlo e ho accettato volentieri perché Marcella era una persona molto buona e intelligente».
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da La Stampa
TRANS-FELLINIANA – L’AMARCORD DI MARCELLA DI FOLCO: “ERO IL TRANS PREFERITO DI FEDERICO”
Franco Giubilei
Una voce si alza dietro le quinte della “Città delle donne”: «Maestro, lei è il più grande genio del mondo e nel cinema può fare tutto tranne una cosa: insegnarmi a fare il frocio, questo no!».
Fellini scoppia a ridere, la tensione provocata dalla presenza di Giulietta Masina sul set si scioglie all’improvviso, si ricomincia a girare. Dal cappello dei ricordi di Marcella Di Folco, che nel frattempo ha cambiato sesso e dall’88 è presidente del Movimento d’identità transessuale, sbucano retroscena spassosi sul regista che l’ha scoperto e lanciato come caratterista.
Alla fine degli Anni Sessanta, Di Folco, che di nome faceva ancora Marcello, lavorava alla cassa del Piper a Roma e decideva chi entrava e chi no: «Una sera ho lasciato fuori la Vitti e Antonioni, così, per fare pubblicità».
Una volta gli chiedono di andare a consegnare una lettera a Cinecittà, lui ci va e nella confusione degli studi si ritrova davanti Federico Fellini, che in quei giorni ultimava il Satyricon: «Mi domanda che cosa ci faccio lì, gli rispondo che cercavo la signora Consalvo, lui mi indica l’ufficio e mi dice di aspettarlo. Mi ha fatto fare subito delle foto e mi ha fatto tornare dopo una settimana per il ruolo del proconsole. Un’esperienza tremenda: per fare l’effetto nuvole usava ventole e sabbia, e mi diceva di tenere gli occhi sgranati…».
Con Fellini Di Folco lavorerà in altri cinque film – “I clown”, “Roma”, “Amarcord”, “Casanova” e “La città delle donne” – fino al gran rifiuto di “Ginger e Fred”. Nella sua carriera ci sono ruoli con Petri, Monicelli e Rossellini, ma è l’autore della “Dolce vita” ad averlo segnato per sempre: «Io sono indiscutibilmente felliniana!», proclama oggi.
I ricordi della Di Folco sono stati raccolti in una videointervista che sarà proiettata al Festival del cinema transessuale «Divergenti». Il 19 maggio, poi, sarà al Museo d’arte moderna di Bologna, teatro della grande mostra Fellini dall’Italia alla luna.
Il suo è un racconto fitto di retroscena sul mondo variopinto del cinema felliniano: «Girare Roma è stato divertente, divertente, divertente: mi avevano truccato di rosso e sporcavo sempre il lenzuolo. Lui metteva l’erotismo dappertutto ed era un anticlericale tremendo, bestemmiava come un turco… Faceva anche delle liti feroci con la moglie».
“Amarcord”, dove indossa divisa e stivali del principe Umberto nella famosa scena della Gradisca, lo ricorda come «un momento molto emozionante. Quanto Magali Noel è arrivata sul set Fellini le fa: “Guarda il tuo amante” e lei: “Chi, quello?!”, perché io ero molto effeminato anche se facevo mille sforzi per dissimulare. È un film straordinario e io ho avuto un telegramma da Umberto di Savoia: “Complimenti, mi hai rallegrato”».
Poi è la volta de “La città delle donne”: «Mi ha chiamato per fare l’eunuco dell’harem: sul set c’erano una cinquantina di gay, ma alla fine mi fa: “Marcellona, provala tu”, e subito dopo: “Vabbé giriamo”.
Poi è venuta la Masina e lui era molto nervoso, perché era un bestemmiatore di prima categoria, invece quando c’era la moglie non poteva neanche aprire bocca, che lei era una donna casa e chiesa: la scena in cui metto il turbante a Mastroianni l’abbiamo ripetuta 8-10 volte, finché mi sono presa l’unica libertà della mia vita con lui, dicendogli che non poteva insegnarmi a fare il gay».
Quando cominciano le riprese di “Ginger e Fred”, Fellini ha in mente una parte scritta apposta per lui, ma da Marcella stavolta arriva il gran rifiuto: «Nella scena mi sarei dovuta togliere la parrucca e far vedere che non avevo i capelli, ma io all’epoca ero appena diventata donna, ero una bellissima signora e non mi andava. Lui si è offeso e non mi ha più chiamato».
Oggi Marcella Di Folco si leva pure lo sfizio di dire la sua verità sulle amanti di Fellini: «Ho sentito Sandra Milo dire che è stata la sua amante per 17 anni. Queste sono menzogne che non mi piacciono, perché quando ho girato “Satyricon” lei non faceva già più parte della vita di Federico. Queste cose vengono sempre fuori quando sono morti, prima nessuno parla mai. Io ho conosciuto la sua vera amante, non faceva parte del mondo dello spettacolo e non era sicuramente la Milo, ma non dirò mai chi è: sono legata da un giuramento».
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da La Repubblica
Se n’è andata Marcella Di Folco anima delle lotte delle transessuali
La scomparsa di Marcella, passò dal cinema alle battaglie civili
VALERIO VARESI
Ci sono persone della cui importanza ci si accorge pienamente solo quando ci lasciano. E ora che Marcella Di Folco non è più tra noi, ora che si guarda con più attenzione al suo complesso vissuto, si ha la certezza di aver perso una protagonista della vita sociale e politica. Aveva 67 anni attraversati senza pause e senza ipocrisie. A Bologna non tutti accettavano la sua spregiudicata schiettezza e la sua esuberante diversità, sancita col cambio di sesso.
Don Giovanni Nicolini dice che era una «persona buona e intelligente con la quale non era difficile parlare di cose profonde». E sarà lui, il prete dei deboli e dei diversi, a celebrare il funerale nella parrocchia della Dozza venerdì pomeriggio dopo la camera ardente allestita il giorno prima in Comune. «Credeva, ed è normale per un prete celebrare un funerale» aggiunge, prevenendo le eventuali obiezioni di una Curia tradizionalista.
Marcella Di Folco era nata e cresciuta a Roma. Nei rutilanti anni ‘60, si era subito trovata a contatto col jet-set artistico della capitale nel periodo d´oro del cinema italiano, prima nel ruolo di portiere del celebre hotel Rivoli, poi come cassiera al mitico Piper club dove passavano i divi del cinema. E lì è già protagonista. Come un simpatico Minosse, decide chi entra e chi no. Una sera, per attirare sul locale la pubblicità di giornali e paparazzi, inventa un piccolo scandalo permettendosi il lusso di lasciare fuori Monica Vitti e Michelangelo Antonioni. Marcella (allora Marcello) a Cinecittà è di casa e lì incrocia Federico Fellini. È la prima grande svolta della sua vita. Il regista la scrittura e le costruisce addosso il personaggio del principe Umberto di Savoia di Amarcord, quella figura alta e secca, dai movimenti aggraziati e circonfusa di bianco mistero a cui la celebre Gradisca offrirà le sue grazie. La carriera nel cinema decolla: cinque film con Fellini, uno con Sordi e un paio con Rossellini più tanti altri di minor valore. Ma sono anni di profonda crisi psicologica che culminano, nell´agosto 1980, con l´operazione che trasformerà Marcello in Marcella.
È la seconda grande svolta. Comincia la stagione dell´impegno a favore dei più deboli e per il riconoscimento della diversità. Marcella lavora con le istituzioni fino all´approvazione della legge sul cambio di sesso nel 1982. Quattro anni più tardi, già militante Radicale, si trasferisce a Bologna e nel 1988 viene eletta presidente del Movimento italiano transessuali (Mit) la cui sede nazionale si trasferisce sotto le due torri dando vita al primo consultorio per l´identità di genere gestito da un transessuale. Verso la fine degli anni ‘80 segue Francesco Rutelli nell´avventura dei Verdi Arcobaleno, mentre un accordo con la Regione fa rientrare il Mit nei servizi dell´Asl. Nel ´90 è consigliere al quartiere Saragozza e nel ´95 è il primo consigliere comunale trans italiano. Nel 2000, il ministro Katia Belillo, su sua sollecitazione, istituisce la commissione «Diritti per l´identità di genere». Lasciato il Consiglio comunale, Marcella Di Folco è stata candidata tre volte in Parlamento. Messaggi di cordoglio sono giunti ieri da parte del senatore Pd Walter Vitali, dal direttore della cineteca Luca Farinelli, dall´Arcigay-Arcilesbica, dal Pd e da numerosi esponenti del mondo politico.
Aveva fondato il Mit, ne era presidente. Nata a Roma, si era trasferita a Bologna, dove era maturato il suo impegno a favore dei gay, delle lesbiche, dei bisessuali e delle transessuali. Aveva recitato anche in Amarcord di Fellini. Il dolore di Vlaidmir Luxuria e Franco Grillini, il ricordo del senatore Vitali Nel 2002, Marcella Di Folco con Alberto Sordi
Il suo nome è legato a tante battaglie che culminavano sempre verso pochi, imprescindibili obbiettivi: il rispetto, l’uguaglianza, i diritti. Marcella Di Folco è morta oggi, a 67 anni, consumata da una dura malattia, all’hospice di Bentivoglio, alle porte di Bologna.
Una vita fra cinema e impegno civile
Nata a Roma, aveva scelto Bologna come città d’adozione. Era la fondatrice e la presidente del Movimento identità delle persone transessuali e transgender (Mit). Aveva anche recitato nell’Amarcord di Federico Fellini: vestì i panni del Principe accolto da Gradisca al Grand Hotel di Rimini. E’ stata la prima transessuale a diventare consigliere comunale a Bologna.
Il dolore degli attivisti e degli amici del movimento gay, lesbico bisex e transgender di Bologna: ”Non è facile annunciare la perdita di una grande persona e non è semplice comunicare il vuoto che lascia – si legge in una nota del Mit – le parole e i discorsi hanno un loro limite, affidiamo ai pensieri, alle emozioni, ai ricordi tutto quello che è stata Marcella Di Folco”. E continua: ”Compagna, amica, sorella, mamma di tutte/i noi, il Mit perde la leader maxima, la sua traccia essenziale resta indelebile nella storia della nostra associazione e del movimento tutto. Il coraggio con cui ha dedicato la sua intera vita alla dignità e ai diritti di tutte e tutti indistintamente, rende difficile l’elaborazione della sua perdita. Il Mit, il movimento Lgbt, la politica e la cultura tutta perdono oggi una loro parte importante”.
Arcigay-Arcilesbica: “Modello insostituibile”. “La sua perdita – scrivono l’Arcigay e Arcilesbica di Bologna – è un lutto che ci sottrae in un colpo solo una grande amica e un modello insostituibile”. Domenica sera, a Palazzo Re Enzo, Marcella Di Folco sarà ricordata dalla passerella di Miss Alternative, l’evento a sostegno della lotta all’Aids che nel 2005 la incoronò regina.
Luxuria: “Continuerò la lotta”. ”E’ per me una giornata di profondo dolore per la perdita della mia amica Marcella Di Folco”, scrive Vladimir Luxuria. ”Sento di avere una ragione in più per continuare la mia lotta: preservare la memoria e l’eredità della sua vita tesa al riconoscimento della dignità di noi persone transgender”.
Concia: “La portai al Quirinale”. “Con lei scompare uno spirito libero – dichiara Anna Paola Concia, deputata Pd – , una voce costantemente fuori dal coro, la madre di tutte le trans italiane. L’ultimo ricordo che ho di lei risale allo scorso maggio, quando il presidente Napolitano ha ricevuto al Quirinale i rappresentanti di tutte le associazioni del mondo lgbt per celebrare la giornata internazionale contro l’omofobia. Un incontro al quale ho fortemente voluto la presenza di Marcella, che si meritava di essere lì per tutto quello che ha fatto. La ricordo felice di essere lì, al posto giusto, nel momento giusto, in un’occasione storica, e sono contenta di poter conservare di lei questo ricordo tanto speciale”.
Grillini: “Perdo un’amica”. ”La morte di Marcella- scrive Franco Grillini, storico leader del movimento omosessuale italiano e oggi consigliere regionale dell’Idv in Emilia-Romagna – rappresenta per me in primo luogo la perdita di una cara amica con la quale ho condiviso alcuni decenni di militanza politica e di lotta per i diritti civili del movimento Lgbt. Marcella ci mancherà, come amica prima di tutto, come militante e come leader del movimento”.
Lo Giudice: “Figura innovativa”. Il presidente onorario di Arcigay Sergio Lo Giudice ricorda così Marcella Di Folco: ”E’ stata una figura importante e innovativa della sinistra cittadina e nazionale. Grazie a lei Bologna si è dotata di un Consultorio per le persone transessuali che ha costituito un’eccellenza nel Paese ed è stato un punto di riferimento per tante persone che hanno trovato in Bologna una città accogliente ed inclusiva”.
Vitali: “Sempre in prima fila”. Il senatore Pd – ed ex sindaco di Bologna – Walter Vitali: ”Sono stati anni belli e difficili, anni di forti innovazioni politiche e amministrative. Lei era sempre in prima fila nelle battaglie per i diritti civili, per la difesa dell’ambiente, per rendere la città più vivibile ed inclusiva”.
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da Sesto Potere
Bologna – Apprendiamo con tristezza della scomparsa di Marcella Di Folco, ed esprimiamo un sincero cordoglio per la perdita di un personaggio importante dal punto di vista culturale e fondamentale nella storia della lotta per i diritti civili in Italia”. Così gli assessori regionali alla Cultura dell’Emilia-Romagna Massimo Mezzetti e alle Pari opportunità Daniela Bortolazzi hanno ricordato la figura della Di Folco.
“Marcella – ha aggiunto Mezzetti – con la sua passione e con un grande coraggio ha contribuito notevolmente all’affermazione dei diritti e dell’orgoglio di un movimento, quello delle persone transessuali. Ma il suo impegno non si è fermato qui: la sua generosità l’ha portata spesso a impegnarsi dove le cause degli ultimi avevano bisogno di una voce e un sostegno. E, infine, dobbiamo ricordare il suo grande amore per il cinema, che le ha permesso di collaborare con registi del calibro di Fellini, Rossellini, Dino Risi, Elio Petri e tanti altri. Lascerà un grande vuoto in tante persone che le hanno voluto bene”.
Anche l’assessore Donatella Bortolazzi ha ricordato il “grande impegno di Marcella perché tutti potessero avere pari dignità ed essere considerati semplicemente persone. Scompare una figura – ha concluso – che si è sempre battuta per i diritti di tutti”.
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da JulieNews.it
All’età di 67 anni è scomparsa a causa di una grave malattia
È morta Marcella Di Folco fondatrice e presidente del Movimento transessuali
Caterina Cannone
BOLOGNA – Nell’hospice di Bentivoglio è morta all’età di 67 anni, Marcella Di Folco, dove era ricovera per una brutta malattia. Lo annuncia il Movimento Identità Transgender, di cui lei ne era presidente e fondatrice. Sul sito si legge il seguente messaggio: Marcellona ci ha lasciati. Non è facile annunciare la perdita di una grande persona e non è semplice comunicare il vuoto che lascia. Le parole e i discorsi hanno un loro limite, affidiamo ai pensieri, alle emozioni, ai ricordi tutto quello che è stata Marcella Di Folco. Compagna, amica, sorella, mamma di tutte/i noi, il MIT perde la leader maxima, la sua traccia essenziale resta indelebile nella storia della nostra Associazione e del movimento tutto. Il coraggio con cui ha dedicato la sua intera vita alla dignità e ai diritti di tutte e tutti indistintamente, rende difficile l’elaborazione della sua perdita. Il MIT, il Movimento GLBT, la politica e la cultura tutta perdono una loro parte importante.
Ma chi era Marcella Di Folco? Nata a Roma nel 1943, è stata un’attivista e politica italiana, nonché vicepresidente dell’ONIG (Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere). Nel 1980, dopo un travagliato e lungo periodo di conflitto con la sua identità di genere, si opera a Casablanca. In quegli anni partecipava attivamente al Movimento Italiano Transessuale, che aveva lo scopo di ottenere una legge per il cambio di sesso in Italia (ottenuta nel 1982). Per quanto riguarda la politica nazionale è stata più volte candidata alle elezioni parlamentari ed è stata consigliere comunale dal 1995 al 1999, prima trans eletta al mondo, alle politiche sociali di Bologna. Nel mondo del cinema ha lavorato per registi come Federico Fellini (nel film Amarcord), Roberto Rossellini ed altri.
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da Liberazione
Morta a Bologna a 67 anni, comunità lgbtq a lutto
Addio a Marcella Di Folco madre del movimento trans
Vegliata da compagne e amici se n’è andata, dopo un anno di lotta contro il tumore che l’aveva colpita, Marcella Di Folco, pioniera del movimento trans in Italia. Da agosto era ricoverata a Bologna.
«Marcellona ci ha lasciati», si legge sul sito del Mit, il Movimento Identità transessuale di cui era fondatrice e presidente. «Compagna, amica, sorella, mamma di tutte/i noi, il Mit perde la leader maxima, la sua traccia essenziale resta indelebile nella storia della nostra associazione e del movimento tutto. Il coraggio con cui ha dedicato la sua intera vita alla dignità e ai diritti di tutte e tutti indistintamente, rende difficile l’elaborazione della sua perdita. Il Mit, il movimento glbt, la politica e la cultura tutta perdono oggi una loro parte importante». Corale il cordoglio del movimento: dal Mario Mieli («lascia un vuoto incolmabile ma i suoi insegnamenti, la sua fierezza e l’amore dimostrato nei confronti della comunità transessuale e omosessuale restano un punto fisso nella storia del movimento glbt di questo paese») al circolo Maurice, ad Azione gay e lesbica, all’associazione Certi Diritti, da Franco Grillini a Paola Concia, Aurelio Mancuso, Vladimir Luxuria («Sento di avere una ragione in più per continuare la mia lotta: preservare la memoria e l’eredità della sua vita tesa al riconoscimento della dignità di noi persone transgender»), solo per citare i primi messaggi che hanno invaso mailing list e agenzie.
Prima trans eletta al mondo, Marcella (che da giovane, nella fase ante-transizione, aveva fatto cinema, con Fellini e Rossellini tra gli altri) era stata consigliera comunale a Bologna dal 1995 al 1999. Tra le sue tante imprese, ci piace ricordare l'”invenzione” del consultorio per l’identità di genere, il primo al mondo gestito da trans, ancora attivo a Bologna.
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da Il Manifesto
Giusi Marcante
LUTTO SE N’È ANDATA «MARCELLONA», LEADER DEL MIT
Per il Mit è un colpo forte, è la perdita dell’anima vera e profonda del movimento. Marcella ha dedicato la sua vita alla battaglia per le persone transessuali ma più in generale era impossibile per lei stare zitta quando si trovava di fronte ad un’ingiustizia. Dignità e diritti, questi sono stati i fari della sua azione politica e dell’ostinazione che hanno portato, tra le altre cose (anche se rimangono tante le conquiste da raggiungere per le persone transessuali), a creare un consultorio per l’identità di genere che è un esempio in Italia. Non riesce a trovare le parole Porpora Marcasciano che accanto a lei ha guidato il Mit in questi anni: «Siamo disorientate in questo momento – spiega a poche ore dalla notizia – ma ben orientate da quello che ci ha insegnato Marcella in questi anni e che proveremo a portare avanti». Marcellona è stata anche la prima consigliera comunale trans al mondo, tratto di una Bologna che forse non è più così all’avanguardia come ha dimostrato in passato. Dal 1995 al 1999 ha portato le tematiche trans nei banchi del consiglio comunale bolognese, era stata eletta nelle file dei Verdi e non le riuscì negli anni successivi ad arrivare in parlamento. Un suo collega di allora in consiglio comunale, Valerio Monteventi, la ricorda così: «Le piaceva particolarmente sorprendere i consiglieri più bacchettoni, quelli dell’ex Dc, e lo faceva anche ricordando com’era stata la sua vita o addirittura come era stata ricostruita bene la sua vagina nell’operazione cui si era sottoposta». Era così Marcella, eccessiva, con un cuore grande e con la capacità di prendere la scena in ogni momento. Era un «grosso personaggio», dice affettuosamente Porpora giocando anche con le sue dimensioni fisiche. Tutto il mondo Lgbt ma non solo la sta piangendo in queste ore. La «leader maxima, la compagna, amica, sorella, mamma di tutte e tutti noi». Il suo Mit saluta così Marcella Di Folco anima del Movimento identità transessuale di cui è stata a lungo presidente e prima consigliera comunale al mondo trans. «Marcellona», così la chiamavano tutti coloro che le volevano bene, è morta a 67 anni all’hospice di Bentivoglio. Un tumore l’ha portata via dalla città in cui aveva scelto di vivere arrivando a Bologna da quella Roma dove era nata e dove aveva anche lavorato nel cinema (anche in due film di Federico Fellini). Bologna la ricorderà domani con la camera ardente che verrà allestita in Comune, a Palazzo d’Accursio mentre i funerali saranno celebrati dopodomani nella chiesa di Sant’Antonio della Dozza da don Giovanni Nicolini, un sacerdote amato da tanti per il suo impegno civile e la capacità di parlare al cuore di tutti. Per il Mit è un colpo forte, è la perdita dell’anima vera e profonda del movimento. Marcella ha dedicato la sua vita alla battaglia per le persone transessuali ma più in generale era impossibile per lei stare zitta quando si trovava di fronte ad un’ingiustizia. Dignità e diritti, questi sono stati i fari della sua azione politica e dell’ostinazione che hanno portato, tra le altre cose (anche se rimangono tante le conquiste da raggiungere per le persone transessuali), a creare un consultorio per l’identità di genere che è un esempio in Italia. Non riesce a trovare le parole Porpora Marcasciano che accanto a lei ha guidato il Mit in questi anni: «Siamo disorientate in questo momento – spiega a poche ore dalla notizia – ma ben orientate da quello che ci ha insegnato Marcella in questi anni e che proveremo a portare avanti». Marcellona è stata anche la prima consigliera comunale trans al mondo, tratto di una Bologna che forse non è più così all’avanguardia come ha dimostrato in passato. Dal 1995 al 1999 ha portato le tematiche trans nei banchi del consiglio comunale bolognese, era stata eletta nelle file dei Verdi e non le riuscì negli anni successivi ad arrivare in parlamento. Un suo collega di allora in consiglio comunale, Valerio Monteventi, la ricorda così: «Le piaceva particolarmente sorprendere i consiglieri più bacchettoni, quelli dell’ex Dc, e lo faceva anche ricordando com’era stata la sua vita o addirittura come era stata ricostruita bene la sua vagina nell’operazione cui si era sottoposta». Era così Marcella, eccessiva, con un cuore grande e con la capacità di prendere la scena in ogni momento. Era un «grosso personaggio», dice affettuosamente Porpora giocando anche con le sue dimensioni fisiche. Tutto il mondo Lgbt ma non solo la sta piangendo in queste ore.
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da L’Unità
Addio a Marcella Di Folco volto amato da Fellini
GIULIA GENTILE
Per Bologna, come per il resto del Paese, resterà la prima transessuale a varcare le porte di una sede comunale da consigliera, sotto la Giunta Vitali dal 1995 al 1999. Ma Marcella Di Folco è stata molto di più, storica presidente del Movimento italiano transessuali (Mit) e volto reso noto da registi del calibro di Federico Fellini, Roberto Rossellini, Elio Petri, Mauro Bolognini. «Marcellona», come amici e militanti del movimento gay, lesbiche, trans e bisex di Bologna amavano chiamarla, se n’è andata poco dopo le 15 di ieri, dopo una lunga lotta conun male incurabile, all’età di 67 anni. Ricoverata per l’ultima volta dalla metà di agosto, da tempo era stata accolta all’hospice di Bentivoglio alle porte di Bologna. Nata a Romail 7 marzo del 1943, «anno di cui andava fiera – ricorda l’amica e comelei voce del Mit Valerie Taccarelli -, diceva sempre di essere figlia della guerra», oltre ad aver dato l’avvio negli anni Novanta a fondamentali progetti per la salute delle persone transessuali e per la «riduzione del danno» in tema di prostituzione, è stata più volte candidata anche alle elezioni parlamentari.
La camera ardente sarà allestita nella Sala Bianca del Comune di Bologna, domani dalle10alle 19. Venerdì alle 15, alla parrocchia della Dozza, sarà infine don Giovanni Nicolini ad officiare la messa. La notizia, ieri, è stata divulgata quasi in tempo reale attraverso la rete. Il sito del Mit le dedica la pagina d’apertura, nera, con una sua fotografia e poche parole: «Marcellona ci ha lasciati. Non è facile annunciare la perdita di una grande persona e non è semplice comunicare il vuoto che lascia». E poi ancora: «Compagna, amica, sorella, mamma di tutte/ i noi, il Mit perde la lider maxima ». «Con la sua ironia e la sua irruenza assieme a un’affluente oratoriaha dato rappresentanza almovimento transessuali», la ricorda Franco Grillini oggi consigliere regionale Idv. Mentre Vladimir Luxuria parla di «giornata di profondo dolore».
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da Liberazione
Marcella Di Folco, leader del movimento trans ci ha lasciato. Un ricordo corale
La mia, la nostra Marcellona
Porpora Marcasciano
Cosa scrivere e come scrivere della Marcella, una persona con cui ho condiviso e intrecciato un’esperienza personale e politica che definire “sensazionale” sarebbe riduttivo, un percorso lungo 25 anni, da quando, in una salottino del Senato, Giglia Tedesco (Pci) convocò una delegazione del Mit, il Movimento identità transessuale, per un incontro con Rosa Russo Iervolino allora ministra degli interni. Indimenticabile per me la scena finale dei saluti quando, come in un film di Fellini, Marcellona singhiozzando di gioia, abbraccia, fino a farla scomparire tra le sue spire, la ministra che in quel momento, confidenzialmente, per lei era diventata Rosa. Rosa con la sua vocina ringraziava e Marcella col suo vocione elogiava. La paura di essere banale nel parlare della Di Folcland (come confidenzialmente la chiamavo) per me è alta, la paura di non riuscire a dire tutto quello che andrebbe detto nello spazio di un articolo. Il rapporto che ci univa era profondo, durava nel tempo perché, per evitare le durezze della vita, avevamo fatto di una sana e salutare autoironia uno stile di vita. Non ci siamo mai prese sul serio, riuscivamo a dirci le peggio cose l’una dell’altra (le trans sono così), ma la serietà non è mai mancata quando ci si confrontava con la nuda vita, con i mille problemi e le infinite tragedie che assediano la vita delle persone transessuali. Marcella sapeva dove arrivare, ottenere il massimo per le persone trans e in quello si tuffava anima e corpo e… che corpo!
Dall’incontro con il Presidente Napolitano a quello con la trans malata anziana e senza casa, da quello con gli scienziati dello Hbgda (l’associazione mondiale professionale per la salute transgender) all’incontro con le trans brasiliane clandestine e senza diritti, con tutti metteva la stessa identica verve e dignità, non esistevano per lei limiti politici, morali o istituzionali nella rivendicazione dei diritti. Costava quel che costava, per la Marcella le trans dovevano vincere.
Del resto la sfida, oltre al mangiare, era la cosa che amava di più e in un paese come l’Italia in cui di sfide (anche di sfighe) ce ne sono mille al giorno, lei aveva trovato terreno fertile. Come dire…una ruspa! Non per niente a un concorso di Miss Alternative era stata nominata Diga Vaiont. Prorompente, come quando a un congresso nazionale dei Verdi, con i suoi centosettanta chili di stazza, facendosi largo tra la folla dei delegati a colpi di pancia e di gomiti, arrivata al cospetto dell’allora sindaco di Roma Francesco Rutelli gli disse: «A Francè se nun te comporti bene me te’nculo!». E quando, consigliera comunale a Bologna, pretese pubbliche scuse dall’opposizione di destra che l’avevano offesa nel suo essere trans. Mettendosi di traverso, una vera e propria barricata, il consiglio comunale non sarebbe proseguito senza quelle scuse, la vendetta politica delle trans!
A Marcella piaceva soprattutto divertirsi, per lei infatti la politica, le battaglie per i diritti, il lavoro al Mit erano soprattutto un gran divertimento: mezzo e fine, personale e politico, privato e pubblico coincidevano in quel grande, spropositato delirio trans che a noi piace definire “favolosità”, la linea guida dell’esperienza bolognese del Mit. Visto che i diritti, la dignità e quindi anche la gioia ci sono stati sempre preclusi, con Marcella era chiaro che ce li saremmo presi tutti, con un grande e, soprattutto, favoloso divertimento. Ci siamo divertite e continueremo a farlo ricordandola, grande, favolosa, Marcellona mentre prepari la rivoluzione davanti a un fumante piatto di fagioli con le cotiche, mentre intoni appassionate arie della Callas in viaggio verso i mille pride della nostra liberazione. Mentre sfili vestita da papessa benedicendo urbi et orbi i convenuti alla processione gaia organizzata per l’arrivo del papa a Verona. E mentre te ne vai, lasciandoci qui, alle cose di tutti i giorni, mi piace riportare, alla fine, una frase geniale di Foucault: «No, non sono dove mi cercate ma qui, da dove vi guardo ridendo».
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Una “grande” rivoluzionaria a cui abbiamo voluto bene
Saverio Aversa
E’ morta Marcella, “Marcellona” anzi, così era chiamata affettuosamente dagli esponenti del movimento “frocio” (lgbtiq). L’accrescitivo al suo nome veniva spontaneo a causa della sua altezza, della sua “corpulenza” ma anche della voce stentorea e dei modi in genere poco diplomatici. Ricordo che qualche anno fa dal palco del Pride romano a piazza SS. Apostoli urlava con tutto il fiato che aveva in gola augurandosi la morte del papa! Era buffa con la sua parrucca portata con gran disinvoltura anche quando era leggermente spostata, un poco sbilenca. Poi decise di non portarla più e di coprire il capo con dei civettuoli foulard o dei romantici cappelli.
Marcella Di Folco, presidente del Mit, movimento identità transessuale, era una mia amica, una persona cara, un’attivista per i diritti civili che aveva speso tutta la sua esistenza per il pieno riconoscimento legale delle persone non eterosessuali, delle cittadine e dei cittadini transessuali, di gay, lesbiche, bisessuali, intersessuali. La conoscevo da tanti anni, me l’aveva presentata Porpora Marcasciano che con lei guidava egregiamente il Mit: insieme erano un vero punto di riferimento per le transessuali e i transessuali che per la loro condizione automaticamente si trovano in difficoltà in una società ancora profondamente maschilista, tenacemente ostile nei riguardi di chi è fuori della cosiddetta “norma”, di chi non è omologato al conformismo sociale, al familismo a tutti i costi.
Certo non bisogna dimenticare che esiste la legge 164 che legalizza il cambiamento di sesso ma una sola legge, con i segni dell’età e i limiti evidenti a 27 anni dalla sua approvazione, non è sufficiente a dare il via ad una vera e propria rivoluzione culturale che appare ancora lontana in un Paese vincolato ai diktat vaticani. Lo scandalo Marrazzo con i “mostri” transessuali sbattuti sulle prime pagina dei giornali e sui teleschermi di prima serata ha fatto fare molti passi indietro, causando un danno notevole alla vita quotidiana delle transessuali e mettendole in serio pericolo. Marcella e Porpora erano disperate per questa situazione, ma motivate a continuare la loro battaglia. Marcella stava già male ma non aveva nessuna intenzione di ritirarsi a vita privata. Partecipava a tutte le manifestazioni per i diritti lgbtiq e non faceva mai mancare la sua voce, esprimeva con forza le sue opinioni, incoraggiava le nuove generazioni.
Aveva 67 anni, era nata a Roma e dopo la maturità scientifica (era ancora Marcello, non aveva iniziato la transizione verso la sua reale identità) aveva cominciato a lavorare come portiere di albergo. Dal 1965 al 1978 fece il cassiere presso lo storico Piper Club di Via Tagliamento, locale dove mossero i primi passi artistici Patty Pravo, Caterina Caselli, Loredana Bertè e Renato Zero. E una carriera artistica intraprese anche Marcello Di Falco (nome d’arte di Marcello che adottò il cognome originario della sua famiglia) per volere di Federico Fellini che lo notò a Cinecittà (c’era andato soltanto per consegnare una lettera) e lo scritturò per il Satyricon. L’attore Di Falco recitò in tanti altri film: con Fellini fece anche Amarcord, nel ruolo del principe Umberto di Savoia, e La città delle donne. Per Roberto Rossellini recitò in due film televisivi L’età di Cosimo de’ Medici e Cartesius: nel primo interpretò proprio Cosimo. Gli anni ’70 sono molto duri per Marcello che entra in crisi: la sua vera identità di genere non più repressa è causa di un lungo periodo di sofferenza che supererà con il sostegno psicologico e un’adeguata terapia ormonale.
Nel 1980, dopo venti anni di carriera d’attore, Marcello Di Falco va a Casablanca, si sottopone ad un intervento chirurgico e torna con la sua nuova identità: Marcella Di Folco. Subito si unisce al movimento transessuale che si batte per la legge per la riattribuzione del sesso che sarà approvata due anni dopo. Marcella si trasferisce quindi a Bologna e diventa presidente del Mit avviando una vera e propria rifondazione dell’associazione. Sua l’idea di creare un consultorio per le persone transessuali, il primo al mondo gestito dalle stesse persone alle quali è utile. Questo consultorio è ancora in funzione ed è il frutto delle capacità politiche di Marcella che riuscì proficuamente a relazionarsi con le istituzioni cittadine. Nel 1990 viene eletta consigliere circoscrizionale e dal ‘95 al ’99 è consigliera comunale per i Verdi: la prima transessuale al mondo eletta ad una carica simile. Fu candidata in molte tornate elettorali: nel 2004 era nelle liste del Pdci per il Parlamento europeo, nel 2006 nelle liste per il Senato dei Verdi. Ciao Marcella, ti volevo bene.
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Indimenticabile Papessa in Frocessione a Verona
Pia Covre*
Con la morte di Marcella Di Folco tutte le persone che aderiscono ai movimenti per i diritti civili glbt e di sex workers sentono di aver perduto un pezzo di sé, una parte della propria forza.
Marcella una persona non comune ci lascia un vuoto che resterà incolmabile. Mille attiviste/i tutti insieme non riusciremmo mai a sostituire Marcella, la sua presenza e la sua voce sempre straordinaria e potente e il suo pensiero che veniva dalla mente ma passava dal cuore e che esprimeva sempre appassionatamente com’è tipico di chi le esperienze le ha vissute in prima persona e non solo per sentito dire.
Marcella ha condiviso con molte compagne i momenti drammatici quando ancora negli anni ’70 erano applicate le infami leggi fasciste alle transessuali che venivano messe al bando e relegate al confino e anche in carcere. Con loro e per loro si è battuta per ottenere una legge (Legge 14 aprile 1982, n. 164 “norme in materia di rettificazione di attribuzione di sesso” ) partecipando attivamente alla lotta che fu portata in Parlamento dal Partito Radicale. Sempre in prima linea attivista e militante nel più completo e vero senso di queste due parole. Generosa con tutte/i anche nei giudizi, capace di affermazioni dure ma subito ammorbidite da una grande umanità che aveva spontanea anche verso chi le era antagonista. Dal 1982 ha partecipato e condiviso con il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute le lotte per il riconoscimento dei diritti e contro le discriminazioni. Il sindacato delle sex workers francesi Strass e il Network europeo delle sex workers che conoscevano e apprezzavano il suo lavoro e le lotte del Mit la ricordano come una delle grandi sostenitrici del movimento internazionale. Noi l’abbiamo sempre sentita vicina, in ogni momento di lotta lei c’era. Anche quando era affaticata o stanca, sempre pronta ad un nuovo sacrificio per portare la sua solidarietà e la sua presenza significativa alla lotta.
Ma non solo noi dobbiamo rendere onore a Marcella, anche il mondo della politica lo deve fare. I cittadini e le cittadine di Bologna la stimavano e lo hanno dimostrato eleggendola in Consiglio comunale. La sua popolarità fra la gente se l’è conquistata, non con la pubblicità mediatica o i giochetti di potere, ma con la sua grande autenticità e intelligenza con la quale si relazionava con le persone nelle strade della sua città, ascoltandone i problemi e rispondendo sempre con gentilezza e comprensione. Soprattutto schierandosi con i più deboli contro le ingiustizie. Nel giorno della sua scomparsa voglio ricordare le sensazioni che provocò in me al nostro primo incontro, mi impressionò per la sua dimensione fisica che percepivo sovrastante, quasi imbarazzante. Ma subito mi sentii rassicurata per la sua accoglienza tenera e calda. La sentivo come una sorella, grande e protettiva. Mi stupiva la sua storia personale davvero straordinaria, mi impressionò la sua lucidità sulle rivendicazioni intraprese e il suo senso di giustizia. Ricordo che pensai che sembrava un personaggio di Fellini, un po’ di tempo dopo scoprii che aveva anche recitato con Fellini. Sapeva stare in scena personalità e con ironia e aveva il physique du rôle, indimenticabile la sua partecipazione al concorso del Cassero dove è stata eletta Miss Alternative una autentica “Favolosa” come amano definirsi le transessuali.
Coraggio, orgoglio e dignità è la lezione che ci ha dato Marcella Di Folco come attivista, ma come amica la ricorderò sempre per la sua gentilezza e affettuosa generosità è stato un onore per me avere la sua amicizia..
*(Cdcp (Comitato per i diritti civili delle prostitute) onlus