Ieri sera in prima serata tv è andato in onda su Rai Uno uno dei primi film gay di Bollywood (anche se girato completamente a Miami), doppiato appositamente dalla Rai e mantenuto in programmazione nonostante le richieste di sostituirlo con un film per commemorare la dipartita della grande sceneggiatrice Suso Cecchi d’Amico (che verrà ricordata con un’intera serata). Il titolo originale “Dostana” che letteralmente significa “amicizia” è stato tradotto con “Appartamento per… 3“. Il film, nonostante racconti in apparenza la storia di due giovani ‘etero’ innamorati entrambi di una bella fanciulla, è stato da noi classificato con tre G, cioè completamente gay, perchè tutta la vicenda è imperniata su diverse problematiche gay.
Il film, diretto da uno dei più talentuosi giovani filmakers indiani (ha avuto in India una grandissima distribuzione con più di mille copie), risulta interessante proprio per la capacità di affrontare temi ancora tabù in quel Paese utilizzando in modo sottile e divertente i soliti stereotipi gay e la ‘copertura’ etero dei protagonisti, svelando alla fine (per i più attenti) che in realtà il film racconta una storia d’amore gay con tanto di bacio appassionato finale. Nel film appaiono anche diversi personaggi gay, come il primo direttore della rivista di moda e l’ispettore dell’ufficio immigrazione, che ci regalano, insieme a tante altre ambigue situazioni (nei cessi e fuori) esilaranti scenette di vita e passione gay. Ridendo e scherzando vengono fuori anche commoventi momenti sul coming out, come la lunga scena della madre che scopre scandalizzata l’omosessualità del figlio recuperandone poi completamente la stima e l’affetto. Il film è anche pervaso da ripetuti messaggi di comprensione e accettazione dell’omosessualità, espressi soprattutto dalla protagonista femminile.
In definitiva un film che secondo i nostri canoni occidentali non è niente di più di una bizzarra commediola di serie B che sfrutta la parodia del mondo gay, ma che ad una lettura più attenta rivela spunti e finalità intelligenti, come quello di parlare di omosessualità, dell’amore e della coppia gay ad un pubblico ancora prevalentemente omofobo. Rinunciando anche ad un finale che avrebbe potuto risolversi in un trionfo dell’amore etero (come solitamente avviene in questo genere di storie basate su etero che si fingono gay) e che invece lascia le cose come stanno, insinuando anzi che i due protagonisti finti gay possano in realtà essere dei veri gay repressi che alla fine si scoprono realmente innamorati. Ma già dall’inizio vediamo che uno sfoggia con orgoglio il proprio corpo scolpito, denudandosi alla minima occasione (con grande soddisfazione del pubblico gay) e l’altro riesce fin troppo bene ad inventare romantici incontri d’amore gay in quel di Venezia.
Il film utilizza quindi il percorso inverso a quello di tante commediole occidentali, come il nostro “Diverso da chi?” dove un gay vero si ritrova innamorato etero, o “Io vi dichiaro Marito e Marito” dove un finto gay seduce la bellona di turno. Qui la seduzione femminile viene usata come un grimaldello per far venire allo scoperto l’omosessualità repressa di due bellimbusti ‘finti etero’. Scusate se è poco!