GRANDE DIVERTIMENTO AL FESTIVAL MIX

Con due film esilaranti, “Drool” e “Eating Out 3” che hanno sbellicato il pubblico facendolo allo stesso tempo riflettere sui nostri quotidiani problemi, mentre scioccante, ma affascinante, il film “Uncle David” coi protagonisti presenti in sala (foto) con un gustosissimo show d’amore.

Giornata speciale questo venerdì al Festival Mix milanese, aperto a tutta la cittadinanza che poteva entrare gratuitamente e che ha effettivamente affollato le proiezioni serali. Dal palco, il rappresentante sindacale ha letto il comunicato unitario che spiegava i motivi di questa scelta, cioè sciopero ma teatro aperto con ingresso e lavoro degli inservienti gratuiti. Rimandiamo al resoconto della serata d’apertura per maggiori dettagli.

Il direttore del Festival, Giampaolo Marzi, ha ricordato dal palco la recente scomparsa di Ivan Dragoni, compagno e ‘marito’ di Gianni delle Foglie, che ci aveva lasciati nel 2007 (erano stati la prima coppia gay a ‘sposarsi’ in piazza a Milano nel lontano 1992), con queste parole: “Voglio dirvi una cosa a cui tengo molto, anche personale, parlandovi di Ivan dragoni che è morto settimana scorsa e a cui dedichiamo questa serata. Ivan era un caro amico, alcuni di voi lo conoscevano, soprattutto quelli che hanno frequentato la libreria Babele, fondata da Gianni Delle Foglie e Ivan, suo compagno da più di 26 anni. Era una persona speciale, molteplici erano i suoi mondi affettivi e culturali. Docente universitario, coordinatore di progetti nel mondo dell’alimentazione, meraviglioso ballerino e compagno di viaggio, zio amatissimo da tutti i bambini degli amici, Ivan si è sposato, ha avuto due mogli, ma poi anche un marito, (per lui e Gianni fu celebrato il primo matrimonio gay italiano in piazza della Scala). Ivan non ha mai nascosto la sua omosessualità, pur lavorando con molte istituzioni, ma nemmeno la sua gioiosa apertura al mondo etero, ci ha insegnato che l’amore ha tante facce. Vogliamo ricordarlo questa sera perché frequentava il festival, gli piaceva giocare, ridere e divertirsi e vogliamo immaginare che sia ancora qui con noi, con la sua leggerezza, allegria e intelligenza. Ciao Ivan, ti pensiamo.”

ALCUNI CORTI

Nel pomeriggio le prime proiezioni di cortometraggi, dei quali vogliamo ricordare “Pink River” dove vediamo la mesta desolazione di una lesbica che vive a Sarajevo e scopre quanto sia ambigua una sua ex amante ora sposata e incinta; assai duro e interessante “Mosa” che ci fa entrare nel mondo omofobico dei neri sudafricani che vivono a Londra; decisamente porno “Authority” che ci mostra lunghe e dettagliate sequenze di fist-fucking lesbo, che hanno lasciato impietrita la platea femminile, incapace persino di un minimo applauso che forse la spontaneità delle protagoniste avrebbe meritato (sicuramente molte hanno pensato che si trattava di puro hard); softcore invece “Belle de nature” della brava Maria Betty, specializzata in questo genere, che qui ci mostra il scioccante amplesso di una donna nuda con la natura (pioggia, vegetali e insetti vari) che la circonda. Esteticamente raffinato e da noi apprezzato. Ci ha un po’ delusi invece “Un dì all’azzurro spazio” di Andrea Cramarossa, presente in sala, un corto che, ci ha detto, ha impiegato tre anni a realizzare, sulla storia di un tetraplegico che s’innamora del proprio assistente sociale etero. Il film ci è sembrato un po’ troppo intellettuale, con inquadrature pretenziose e poco spontaneo. Carino “If the Shoe Fits” che vorrebbe farci condividere il particolare erotismo del protagonista. Grandissimi applausi per “Boycrazy” un musical di 25 minuti già famoso, che non racconta nulla di nuovo (il solito discorso se è meglio l’amore di una notte o quello di una vita), ma possiede una grazia ed una naturalezza (oltre ai soliti bonazzi) difficili da trovare in questo genere.

UNCLE DAVID

Iniziamo a parlare del film senz’altro più interessante della giornata, l’originale “Uncle David”, presentato sul palco dai due protagonisti David Hoyle (lo zio, anche coregista) e Ashley Ryder (il giovane nipote sexy). David e Ashley hanno subito voluto farci capire quanto sono innamorati anche nella vita reale, abbracciandosi e baciandosi ripetutamente tra la gioia del pubblico che continuava ad applaudirli. Ashley ci ha detto che: “il film è stato girato in due giorni e mezzo, mancava una scenaggiatura, tutto quello che diciamo nel film è improvvisato”. David ha aggiunto che “incontrare e lavorare con Hushley è stata una delle sorprese più belle della mia vita. Hushley ha fatto una carriera nel mondo del porno e in questo film si è rivelato ancora più bravo di quanto potessi aspettarmi”.
Quattro quinti del film, senza il finale, si sono rivelati per noi assai piacevoli e interessanti. L’ambientazione poverissima (una roulotte in riva al mare fangoso dell’isola di Sheppey) bene si adatta all’anima dei personaggi che capiamo subito essere alla deriva di un mondo che rifiutano forse perché li ha rifiutati lui per primo. Chi parla è quasi sempre l’anziano zio, innamoratissimo del nipote, ricambiato, con cui fa del dolcissimo sesso. Ma le parole di David esprimo a più riprese tutta la sua insoddisfazione (e odio verso il mondo) e quindi anche il desiderio che i dolori della sua vita passata possano venire risparmiati al tenero e devoto nipote. Noi spettatori non sappiamo ancora come, e ci piace comunque assistere ad una relazione così intima e sincera tra due generazioni che sembrano incontrarsi felicemente. Il giovane Ashley è quasi sempre nudo come non volesse privare lo zio del piacere di guardarlo ed amarlo. Piacere che è anche il nostro, ma che piano piano s’incrina di un grave e assurdo sospetto che non possiamo rivelarvi. Il film comunque funziona, ha una sua freschezza e delicatezza che contrastano con il pazzo finale ma che complessivamente ci offrono uno sguardo inusuale e alla fine allucinante su una possibile visione del mondo e delle cose. Molti spettatori sono usciti angosciati e in lacrime. Voto 8½ per il coraggio e l’abilità di costruire con pochissimi mezzi un’opera poetica su un tema ostico e difficile.

DROOL

Finalmente un film lesbo che è piaciuto tantissimo anche al pubblico gay (che, sbagliando, evita spesso questo cinema, dimostrandosi narcisista e sicuramente disinteressato al cinema in sé). Una commedia che mescola parodia, grottesco e una buona dose di autoironia in un modo così lieve ed agile da farsi seguire con partecipazione (il pubblico applaudeva spesso alle battute e iniziative dei protagonisti) dal pubblico più eterogeneo. Certo non siamo ai livelli di un John Waters o di un Almodovar, ma è significativo che questi grandi autori vengano alla memoria guardando il film, che ha forse il suo aspetto più debole proprio nella storia d’amore lesbo che appare debole e in contrasto coi sogni della protagonista. Ma le riflessioni che gli autori vogliono farci fare sulla famiglia contemporanea (con marito razzista e violento costretto a spompinare il suo capo in fabbrica e che cerca di recuperare la sua virilità con un brutale machismo famigliare sia verso la moglie che verso i figli), sulle illusioni del mondo consumistico, sulla mancanza di valori nella gioventù abbandonata a se stessa, e sulla necessità di ribellarsi in tutti i modi, risultano efficaci, divertenti e mai gratuite. Voto 7½ per gli ottimi interpreti e perché fa riflettere divertendo.

OUT 3 – ALL YOU CAN EAT

Terzo espisodio della serie ideata da Allan Brocka che è stata ancora una festa e un sollazzo per il pubblico che gremiva la sala (platea e galleria), applaudendo quasi ad ogni scena e ridendo ininterrottamente. Il film non vale certo per la storia che racconta (il giovane gay inesperto e dal fisico non esaltante che s’innamora di un attraente gay navigato che vorrebbe trovare qualcosa di più del solito sesso, entrambi coadiuvati dall’esperta frociarola di turno) ma per i dialoghi e le situazioni frizzanti, sempre condite da una forte dose di sex appeal, che ci ripropongono gran parte dei sogni e della realtà quotidiana del mondo gay contemporaneo. Battute sagaci, personaggi azzeccati (frociarole comprese, che qui assurgono a vere protagoniste), un po’ di romanticismo e tanta presa per i fondelli, rendono il film godibilissimo e assicurano un’ora e mezzo d’evasione senza staccrasi troppo dalla realtà. Voto 7 perché senza troppe pretese riesce comunque a comunicarci qualcosa divertendoci.

Alcune immagini dal Festival

Cristina, la protagonista di "Terza persona" di Lidia Fuentes (foto di Tamar Matza)
Jeffrey Friedman (coregista di Howl)
Claudia Mauti
Andrea Cramarossa
David Hoyle e Ashley Ryder (regia e protagonisti di Uncle David)

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